PERIODICO della FID Aart N.5 - Maggio ANNO 2014
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PERIODICO della FID Aart N.5 - Maggio ANNO 2014
PERIODICO della FIDAart N.5 - Maggio ANNO 2014 FIDAart Intervista a PAOLA GROTT Ciò che colpisce nei dipinti di Paola Grott sono le enormi dimensioni delle sue tele e il senso di movimento che riescono ad esprimere attraverso i mille segni nervosi che corrono sulla superficie: dipinti monumentali resi leggeri e dinamici dall’uso sapiente di forme e colori. Paola ama i colori che usa indifferentemente in tutte le sue gamme: dai primari puri fino alle tonalità più varie che vanno dall’azzurro al verde, al blu, al viola, al giallo, al bianco non bianco fino ai neri e all’oro che emana un fascino simbolico o alchemico particolare. La complessità compositiva è esaltata dalle pennellate che non sono mai piatte, bidimensionali, ma sovrapposte in successivi passaggi in modo da poter vibrare e dare un senso di profondità ed ottenere così una pittura sfumata, evanescente, come vista attraverso un vetro opalino. Complesse figure gestuali vi si agitano, come organismi viventi aggrovigliati in uno spazio, a volte aperto e dilatato, a volte definito e costretto entro rigidi confini. L’artista affronta con metodo i temi che si pone e, fino a quando non li ha esplorati, sviscerati e introiettati, vi lavora infaticabilmente spinta dalla necessità di immergersi totalmente nella materia. Nella sua pittura espressionista in cui si sente la lezione di Rothko filtrata però da una sensibilità più emotiva, si riconoscono brani di natura o memorie fantastiche vagamente antropomorfe, racconti trasferiti sulla tela e composti con ideogrammi di una scrittura inventata (ma che potrebbe anche essere vera), attraverso segni sospesi come in volo o mossi dal vento, in un turbinìo ascendente. Solo nelle opere più recenti Paola ha iniziato a racchiudere in forme curve chiuse il suo “caos controllato”, forse per il bisogno di portare un ordine razionale in un’esperienza informale troppo coinvolgente, o forse solo per aprire un nuovo ciclo nella sua vita artistica (e personale). Paolo Tomio A sinistra: Per quanto tu cammini, 2010, olio su tela, 200x150 cm In basso: Provvisorio stabile, 2011, tecnica mista su tela, 120x170 cm Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Solo tardi ho avuto la consapevolezza che ciò che avrei intrapreso sarebbe stato un viaggio nelle immagini e nel colore. Da giovani a volte si è confusi, non si sa dove andare, non si conosce. Riempire uno spazio di forme e segni significa dargli identità. Quindi la tela e il foglio diventano territori dell’identità, lo spazio per la ricerca e la costruzione del sé. Serve il “sapere” e il “saper fare”. Il “saper fare” si fonda sull’esperienza, è la capacità di individuare soluzioni, è un insieme di teoria, di pratica e di valore. Quel che resta del giorno, 2011, olio su tela, 140x110 cm Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che più ti hanno influenzato? Ho sempre amato Soutine, affascinata dalle sue figure, dai paesaggi contorti, dai rossi decisi, dal particolare senso di deformazione, da un raccontare emotivo che si muove e si piega. Poi Rothko, ci si immerge nel colore e ci si perde nei bordi. La cosa più impegnativa è essere se stessi. Dedicarsi all’arte è un lavoro difficile, necessita di continua ricerca e autocritica e non si sa se la situazione dell’artista sia un privilegio o una maledizione. Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? A Trento sono stata in contatto con Giancarlo A sinistra: Sconfinato oceano, 2012, tecnica mista su tela, 140x110 cm Vitturini del quale ho visitato la bella mostra a lui dedicata lo scorso anno: sembrava fosse ancora lì, nello studio di via San Pietro, come se il tempo si fosse fermato. Tanti artisti ho incontrato, anche di grande fama, tanti compagni di studi prima e d’insegnamento poi: in lunghi anni hanno fatto ottimi percorsi. Tutti ti danno qualcosa che non si cancella. Non c’è pensiero senza memoria e senza lotta contro l’oblio, le cose stanno comunque nell’ombra di ciò che appare. Dopo gli inizi figurativo, quando hai cominciato a sviluppare un linguaggio più astratto? Non lo ritengo un linguaggio astratto, ma semplicemente un’evoluzione di linguaggio e per me sono ancora figurativa. Il mio percorso non è stato lineare, tuttavia costante: mi piace indagare ciò che non so. Le immagini a volte sono in incubazione per anni, non ci si sveglia una mattina a dire: ecco ora faccio questo, c’è un lavoro preparatorio invisibile, silenzioso e molto intenso. Gille Deleuze scrive:” Nell’arte, in pittura come in musica, non si tratta di riprodurre o inventare delle forme, bensì di captare delle forze.” Poi serve quel tanto di follia profonda senza la quale non c’è arte. Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Non mi interessa lo stile, nè caratteristiche di riconoscibilità, non sono un marchio anche se poi come accade per la scrittura che è solo tua, così il segno e la pennellata ti individualizzano. Silenzio delle sirene, 2013, olio su tela, dittico cad. 110x140 cm marchio di riconoscibilità, ma dietro questi fenomeni c’è il marketing, denaro, società, gruppi di persone che lavorano e l’opera diventa come la moda sostenuta dalla pubblicità e veicolata in modo veloce dai media e sempre dal denaro che deve dare un ritorno a tutti. Va sottolineato l’indebolimento della funzione sociale dell’arte a tutto vantaggio dell’apparente. Penso anche che la velocità delle nuove tecnologie cozzi un po’ con i bisogni di tempi lunghi dell’interiorizzazione e così tutto scivola via in superfice. Nel coso della tua carriera hai spesso modificato il tuo linguaggio per naturale evoluzione, per il desiderio continuo di sperimentare… ? Vado a cicli di lavoro della durata media di due anni. Rigiro un’idea, un oggetto o un pensiero finché non l’ho interiorizzato, concettualizzato e alla fine capita talvolta che vorrei rifare tutto da un altro punto di vista e in altro modo. Si va avanti sugli errori: errore dopo errore la vita se ne va velocemente. Del resto l’arte è una linea frastagliata fatta di scontri, di conquiste, di successi e di fallimenti. Esiste secondo te una “pittura femminile” oppure l’arte non ha sesso? Bisogna ricordare che fin al 1893 le ragazze non potevano frequentare l’Accademia di Belle Arti, poi quando furono ammesse vennero tenuti dei corsi solo per loro e le Associazioni professionali degli artisti uomini, nate per tutelare i loro interessi, L’asino del poeta, 2010, olio su tela, 200x100 cm Di questi tempi ha successo ciò che assume la forma di prodotto commerciale, con 10 erano chiuse alle artiste e le scuole d’arte per loro interdette. Lo ricorda anche Alberto Savinio nel suo libro “Ascolto il tuo cuore, città” raccontando che l’abate Parini, direttore dell’Accademia di Brera, quando una ragazza cercò d’iscriversi, si oppose pervicacemente, poi avvenuta l’ammissione a suo dispetto, la osteggiò in tutti i modi dicendo che non erano cose da donne, la isolò, la vessò in mille crudelissimi modi, la separò dai suoi compagni maschi, la escluse dalle classi. Non aveva pensato che l’uguaglianza mentale è anche più necessaria dell’uguaglianza sociale. Le donne potevano senza scandalo accedere a nature morte, disegni di ornato, paesaggi, ritratti, potevano ricamare. Solo in alcune classi sociali privilegiate esisteva la posizione di “professioniste”, le donne hanno avuto poco accesso alla formazione e alla visibilità. Non si riesce ad immaginare una donna che nel ‘500 e ‘600 potesse viaggiare, studiare filosofia, matematica, prospettiva. Anche all’inizio del’900 a “uscire da seminato” s’incontravano notevoli difficoltà, perché, per sottrarsi ad un destino di dipendenza, servivano autonomia economica e sociale senza dimenticare e sottovalutare la repressione, la violenza sottile e spesso sfuggente che si poteva annidare nelle relazioni intime e nella famiglia. Alla donna era dato solo trasmettere l’educazione e la scrittura, compito grande perché forma la coscienza, ma non eravamo nemmeno padrone del nostro corpo: non scordiamoci che la donna per la religione era un corpo senz’anima, solo gli uomini erano preposti al ministero. Esisteva un dualismo Grigiviola Verde, 2013, tecnica mista su tela, 140x110 cm Profondo è il rumore del bosco, 2010, olio su tela, 200x150 cm cresciuti i prodotti massificati e la rete dell’informazione. Il concetto di arte oggi è ampliato a dismisura, il marketing e la comunicazione impongono anche ciò che arte non è, col risultato che solo ciò che il marketing considera ha valore e fuori dagli schemi del marketing c’è solitudine, mentre gli industriali dell’arte si prestano a operazioni finanziarie e pubblicitarie. ma l’artista fa uno sbrego sull’ombrello, fa entrare un po’ di caos e cerca di riordinarlo in forme nuove: dal caos alla composizione che comunque è un’immensa fatica. Il viaggio nell’arte è una ricerca di senso, una ricerca dell’ignoto in noi e fuori di noi. Nelle tue opere predomina il colore e la materia. Cosa rappresentano per te? Uso di tutto un po’, in primis il disegno come strumento d’indagine e non ho paura dei colori. Mi butto con avidità nel secchio del giallo o del rosso come avessi un grande desiderio di dissetarmi. Mi piace andare nel difficile, in ciò che non so fare, i blu e i monocromi mi pare siano più semplici da accordare. Il colore è forma e significato, le immagini hanno un loro significato che bisogna conoscere. Purtroppo pochi sanno leggere le forme e il significato del colore e per ciò che riguarda la pittura pochi conoscono il valore o meno della materia con la quale la struttura è costruita. Le immagini raccontano più delle parole, con un colpo d’occhio si percepiscono numerose informazioni, mentre con le parole si può mentire. Il viaggio nell’arte è una ricerca di senso, una ricerca dell’ignoto in noi e fuori di noi. Ritengo ogni opera un momento di passaggio, di fatica, un tentativo di miglioramento del proprio lavoro e di se stessi. Dipingere è un esercizio di pensiero. Samuel Bekett. ”……… avrei potuto fallire meglio.” Quel che abbiamo vissuto ci siederà sempre accanto, 2010, olio su tela, 200x150 cm donna-natura, uomo-spirito. Un pensiero, un’idea non sono né maschile, né femminile e anche un quadro dovrebbe essere considerato per quello che è. Dice Louise Bourgeois: “Una donna non ha spazio come artista finché non ha ripetutamente dimostrato che non si lascerà eliminare.” Ti interessa rappresentare nelle tue tele concetti, emozioni o cos’altro? Il poeta e scrittore Lawrence con una chiara metafora spiega che l’uomo, per difendersi dal caos in cui è immerso, apre un ombrello sulla cui volta interna è disegnato il suo firmamento, le sue convinzioni, il suo sapere, Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? L’arte non ha più una funzione, sono 12 Qual’è la tecnica artistica che principalmente nella tua attività? utilizzi Si può usare qualunque materiale, nuove tecnologie comprese, più che altro serve un’idea, un progetto e la sua realizzazione è il luogo di sintesi che deve essere capace di confrontarsi con la realtà e le contraddizioni dei nostri tempi. Più che alla tecnica bisogna fare attenzione a non cadere nell’illustrativo, nel descrittivo e nella ripetizione. Dunque pratica e pensiero, ma se non s’insegna più la storia dell’arte si va verso la desertificazione di quest’ultimo. Contemporaneamente alla pittura, hai anche affrontato anche altre tecniche artistiche? Mi sono occupata d’incisione realizzando piccole edizioni a tiratura limitata, di fusioni a Toro, 2013, tecnica mista su carta, 25x35 cm cera persa traducendo in oggetti i soggetti di tele e disegni intesi come arte da indossare. Il senso con il quale una donna costruisce per sé un ornamento è diverso dal senso che dà un uomo nell’acquistarlo e nel porgerlo in dono: nella maggior parte dei casi è significativo del suo potere e della sua disponibilità economica, mentre anche dalle cose di poco conto possono nascere cose vere che si rivelano preziose metafore e diventano simboli. Purtroppo mi manca tutta la parte digitale e così non si possono fare tutti i filmati che vorrei o tutte le interessanti sperimentazioni che le nuove tecnologie consentono. Penso comunque che anche con i semplici strumenti tradizionali si possano indagare gli incidenti dell’anima e i gorghi della vita. Forse a torto ritengo che da una semplice immagine si debbano accendere le icone del cervello anche se talvolta faticoso e non sempre immediato. L’esperienza di lavoro a Milano come ha cambiato la tua visione artistica? I luoghi dove si vive spesso rimangono transitori, quelli delle origini sono il tuo paesaggio interiore permanente. I rapporti con i luoghi della memoria sono profondi, non si riesce a staccarsi, a volte sono fotografie scattate e messe da parte, ma lì vive, precise che si fanno presenza, significato, impronta e rimescolano i nostri pensieri. Il tempo interiore è un tempo diverso da quello della quotidianità, ha una durata diversa. La memoria si riempie d’immagini, talvolta le immagini si sovrappongono diventando senso ed emozione: questo è ciò che è sfuggito al passato a dispetto dell’omologazione del presente, si fa traccia, costruzione, luogo, ricompone frammenti emotivamente vivi, quasi ad indicare rassicurazioni sul nostro incerto vivere. Milano ricca di fermenti culturali e diversa mi ha dato molto e tutto si è mescolato in modo profondo alle radici trentine. Aurora surgit, 2011, olio su tela, 200x150 cm razione. Se c’interroghiamo sulle scelte culturali, quelle locali sono anche nazionali, europee e planetarie, si pongono fra ciò che è la nostra tradizione e la progettualità che dovrebbe essere scevra da interessi particolari e da consensi immediati. Si dovrebbe dialogare continuamente con tutto ciò che è diverso da noi, no a chiusure e arroccamenti per ampliare il nostro modo di vedere e come obiettivo alzare sempre più la linea d’orizzonte. Conoscere le differenze dell’altro da noi è percorso difficile, ma forse l’indicazione di una strada da intraprendere, una fatica da Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico? Non seguo la politica culturale trentina, ma in generale posso dire che la politica ha ridotto male la cultura tenendola in scarsa conside- A sinistra: In volo, 2004, olio su tela, 110x110 cm 15 Invece la bellezza, attraverso un lungo e paziente lavoro, compone un mondo all’interno del quale noi possiamo scoprirci. Ben consapevole della precarietà dell’io ritengo si debba correre il rischio del naufragio. Cito Simon Weil: ”L’essenza del bello è contraddizione, scandalo e in nessun caso pacifico accordo.” E per finire, cosa è per te l’arte? E chi è l’artista? Sicuramente per me l’arte è un bisogno, quasi una circolarità che indica l’impossibilità di uscire dal proprio destino. L’arte, alla fin dei conti è un atto di resistenza alla morte, dovrebbe essere qualcosa di atemporale, separata da chi ha prodotto le opere atte a durare, ma se il corpo è opera ora a cosa affidare il compito di resistere alla morte se l’arte è destinata ad declino? L’attività artistica è un costante impegno fisico, intellettuale, di studio da perseguire con rigore e serietà e nel quale si deve essere sempre pronti a mettersi in discussione, perché gli errori sono sempre in agguato, si vedono dopo: si rischia sempre la propria disfatta. I miei quarant’anni di lavoro non sono stati una passeggiata, così come la vita, anche l’arte è fra l’ordine e il disordine. Alla domanda chi è l’artista rispondo con questa frase di Gustav Klimt: “Chi vuole saper di più su di me, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio.” Grande cuore, 2013, olio su tela, 140x110 cm compiere per giungere ad una nuova dimensione di noi stessi e ad una visione dell’altro più definitiva, né oscura né irraggiungibile. Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? La bellezza è qualcosa che non si afferra, ma inquieta. La sua funzione pare perdere di senso, vanificarsi nella disattenzione, nella non passione mentre si annaspa in quel labirinto di doppi e contradditori messaggi: pare che l’inconscio nell’arte abbia sempre meno spazio imprigionato com’è nelle prepotenze del business e della finanza. A destra: Custode delle acque, 2008, olio su tela, 200x150 cm 16 PAOLA GROTT Nasce a Trento, frequenta l’Istituto d’Arte A. Vittoria e si trasferisce in seguito a Milano per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera dove si diploma al corso di Pittura nel 1974 con Domenico Purificato. Inizia l’insegnamento di Discipline Pittoriche e continuerà a frequentare lo studio del maestro fino al 1984: l’incontro determinerà sulla sua personalità un forte impatto culturale, umano e pittorico ponendo le radici per una costante ricerca di linguaggio. Il suo percorso artistico inizia con discrezione, si fa conoscere in diverse esposizioni e spesso premiata. Ha insegnato Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera. Nel 1987 frequenta per un breve periodo lo studio di Salvatore Fiume che darà una precisa svolta coloristica al suo lavoro. Realizzerà poi col maestro un dipinto a quattro mani dal titolo “Isola del Sogno” che sarà esposto nel 1988 alla Galleria Santerasmo di Milano. Ha dedicato cicli pittorici alla figura, alla natura che ha interiorizzato nella sua infanzia in Trentino, alle architetture della città di Bolzano e rivisitato gli affreschi di Casa Cazuffi-Rella di Trento. Sviluppa il tema della finestra quale confine simbolo fra esterno ed interiorità, mentre corpi, nature morte e oggetti sono figure di emozioni e sentimenti, un pretesto per esprimere altro: metafora della realtà e del suo pensiero sull’esistenza. Esegue una serie di dipinti rivisitando i miti, gli dèi e l’Archetipo della Grande Madre. Realizza alcune opere a cera persa traducendo in gioielli i soggetti di tele e disegni, si occupa di incisione proponendo dodici edizioni d’arte a tiratura limitata illustrando con incisioni Tra gli scritti più importanti su di lei si segnalano quelli di Gilberto Finzi, Raffaele De Grada, Franco Rella, Franco de Battaglia, Isabella Bossi Fedrigotti, Luigi Serravalli. Luigi Cavallo, Giuliano Salvadori del Prato e Sergio Spadaro. Una sua intervista è pubblicata in “Chi dice donna” (Trentino ed. 2005) a cura di Milena Di Camillo. Alla Sala degli Affreschi presso la Biblioteca Comunale di Trento presenta nel 2007 due pubblicazioni: “L’invidia degli dèi” (testo di Alessandro Grott) e “In viaggio con gli dèi” (testi di Grazia Aloi, Paola Grott, Maria Grazia Schinetti, Sergio Spadaro) Zell 40 Ed. d’Arte. “Colori per un fiume, colori per gli dèi” al Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda nell’estate 2007. Ciclo di lavoro dal titolo “Blu profondo”, presso lo Spazio Klien del Comune di Borgo Valsugana (2008). Le opere sono accompagnate da una raccolta di poesie “Il bosco in quattro canti” di Micaela Bertoldi. Partecipa con un suo intervento a “Incontro con le artiste”, catalogo audiovisivo delle artiste che 18 operano in Trentino, edito dall’Assessorato alla Cultura della PAT in collaborazione con il MART. “Colori della luna” è il catalogo che raccoglie le fusioni a cera persa, bracciali-scultura intesi come arte da indossare presentato allo Spazio Kryptos (giugno09) di Milano con l’intervento di Marco Mancini. Altre esposizioni nel 2009 a Riva del Garda alla Galleria Civica G. Craffonara e a Rovereto presso la Biblioteca Civica “G. Tartarotti”. Nel 2010 lo Spazio Hajech- Liceo Artistico di Brera le dedica una mostra presentata da F.Pensa. Segue esposizione “Luce di Memorie” alla Biblioteca Civica Tartarotti di Rovereto e nel 2011 Grazia Aloi presenta il catalogo “Chiarori nell’ombra” Zell 40 Ed. d’Arte e catalogo Dvd all’Officina della Psiche Milano A marzo del 2012 il catalogo “Filo bianco Filo rosso” con la presentazione di F.de Battaglia e G. Calliari raccoglie lavori di grande formato dedicato alla musica di Shostakovich. A settembre si apre a Canzo (Co) presso il Battistero la mostra “Racconti di piccolo formato” e in questa occasione Claudia Mandelli e Piergiorgio Mandelli, nell’incontro sul tema “Perché l’arte”, sviluppano una breve analisi sull’interpretazione dell’opera e del collezionismo. Nel gennaio del 2013 è a Palazzo Libera di Villa Lagarina (Tn) con l’esposizione “Tracce di Luoghi” presentata da Serena Giordani. Nel catalogo Filìa, dedicato all’amica Adriana Castellani, i lavori del 2012 sono presentati da Angela Manganaro e Serena Giordani e raccoglie testimonianze sull’amicizia e la solidarietà nel ambito della cultura di Grazia Aloi, Micaela Bertoldi, Giuseppe Calliari, Milena Di Camillo, Marcello Farina, Marco Mancini, Claudia Mandelli, Michele Nardelli, Alberto Noceti, Franco Rella, Emanuela Rossini, Nadia Scappini e Togo. (Zell 40 Ed.d’Arte 2013) A maggio 2013 presenta il libro d’arte FILIA alla Casa della Cultura di Milano con Angela Manganaro, Enrico Paglialunga, Emanuela Rossini e a giugno a Palazzo Trentini a Trento con Micaela Bertoldi, Mario Cossali e Antonella Carlin. Nel 2013-14 esegue una serie di disegni su carta dal titolo Fuga dall’ombra”. “Passioni esistenziali nelle forme e nei colori” è l’esposizione a marzo 2014 a Palazzo Libera a Villa Lagarina (TN). www.grott.it Tutti i numeri 2012-2013 della rivista FIDAart sono scaricabili da: www.fida-trento.com/books.html Tutti i numeri 2012-2013-2014 della rivista FIDAart sono sfogliabili su: http://issuu.com/tomio2013 FIDAart copertina del N.5 2014 Periodico di arte e cultura della FIDAart Curatore e responsabile Paolo Tomio FIDAart PERIODICO della FIDAart N.5 - Maggio ANNO 2014 ad acquaforte i suoi racconti ed i racconti di Vincenzo Buonassisi, Mauro Marcantoni, Giuliano Salvadori del Prato, Giorgio Saviane. Completa la serie con tre cartelle di incisioni dedicate alla poesia di Gilberto Finzi, Angioletto Mariani e Franco Rella. Con i suoi racconti e pensieri è stato pubblicato “Disegni e parole, parole e disegni”(1995), “Il pensiero e l’immagine”(1994) e “Solo su misura”(1998) da Zell 40 Ed.d’Arte. L’arte della Grott è stata presentata in numerose mostre: al castello Visconteo di Trezzo d’Adda, alla Casa dei Carraresi di Treviso, a Palazzo Geremia a Trento, allo Spazio Prospettive di Milano, alla Torre Avogadro di Lumezzane (Bs), al Museo d’Arte Contemporanea di Montesegale, al Palazzo Carpani-Beauharnais di Pusiano. Ha partecipato a diverse mostre collettive fra le quali, con gli Artisti Lombardi, al Castello di Vigevano e in “Situazione Trentino Arte” al MART di Rovereto. Nel 2001 viene invitata dalla Regione Trentino Alto Adige ad esporre alla Médium Galéria Kulturhaus di Szombathely (Ungheria), nel 2002 dall’Università di Trento per l’inaugurazione dell’Ex Molino Vittoria e in seguito per un’esposizione sulle “Carte geografiche”, chine e disegni, che esegue nel 2003 ispirandosi alle mappe catastali teresiane. 19