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sito diretto da fabrizio bottini -1/11 - http://mall.lampnet.org Joel K. Bourne, Jr., Terre di confine, National Geographic, luglio 2006 Titolo originale: Land on the Edge – Scelto e tradotto per eddyburg_Mall da Fabrizio Bottini In un magnifico pomeriggio di San Diego, il sessantaquattrenne leggenda del surf Skip Frye fa scivolare la sua tavola lungo una torreggiate parete azzurra d’acqua lanciata verso quelle che giustamente si chiamano Scogliere del Tramonto. Si sposta leggermente a sinistra per scoraggiare una mezza dozzina di adolescenti dall’intromettersi, poi taglia dolcemente una curva bassa a destra, risale l’onda, la attraversa sino all’orlo, e plana come un gabbiano sul fronte battuto dal vento. In superficie, è la quintessenza di una giornata californiana. Sotto la superficie, è una storia assai più torbida. Gli appassionati del surf chiamano quell’onda “Spazzatura del Nord”. A pochi chilometri dalla spiaggia, gli impianti di depurazione dell’acqua di Point Loma rilasciano 680 milioni di litri al giorno di scarichi fognari solo parzialmente depurate, in un collettore che li porta a 7,2 chilometri al largo nell’oceano. Finché non è stato prolungato nel 1993, il tubo da quattro metri di diametro era lungo soltanto te chilometri, e la schiuma marrone spesso arrivava nella zona del surf. Gli scarichi delle acque piovane spesso portano il dilavaggio degli scarichi delle auto, oli, benzina, polvere di freni, e insieme strati di bicchieri di carta, bottigliette, escrementi di animali domestici, dritto verso le onde di San Diego ogni volta che piove. Frye e i suoi colleghi surfisti ora soffrono di un elenco fisso di malattie portate dall’acqua, da infezioni nasali e alle orecchie, a cose più serie come l’epatite. “Arriverà il momento in cui il mare sarà morto” dice Frye, che tempo fa aveva previsto che le onde di San Diego entro il 2000 sarebbero state troppo tossiche per il surf. “Siamo un po’ come il bambino olandese, col suo dito nella diga”. Eppure, le masse continuano ad arrivare affascinate dal surf, dalla sabbia, dalla vita di spiaggia. Chiamatela la sindrome di Jimmy Buffett. Ogni settimana arrivano nella California meridionale più di 3.300 nuovi abitanti, e altri 4.800 si affacciano sulle coste della Florida. Ogni giorno sorgono 1.500 nuove case sulla linea di costa degli USA. Più di metà della popolazione nazionale ora abita nelle contee affacciate sul mare, che rappresentano solo il 17% del territorio degli stati. Nel 2003 I bacini costieri hanno generato oltre sei trilioni di dollari, più del doppio dell’economia nazionale, il che ne fa uno dei nostri più validi assets. Eppure due comitati bipartisan di alto profilo – la Pew Oceans Commission e la U.S. Commission on Ocean Policy, rispettivamente sito diretto da fabrizio bottini -1/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -2/11 - http://mall.lampnet.org istituiti da Pew Trusts Congresso USA – hanno recentemente pubblicato rapporti inquietanti, che rilevano come la costa sia sottoposta a una serie di pressioni da parte dell’inquinamento e della popolazione. L’ex segretario all’Energia James D. Watkins – non precisamente un assatanato ambientalista – ha presieduto la Commissione USA e scritto per il Congresso: “La mancanza da parte nostra di una adeguato governo delle attività umane che influiscono sulle coste nazionali dell’oceano, e dei Grandi Laghi, sta compromettendo la loro integrità ecologica … minacciando la salute umana, e mettendo a rischio il nostro futuro”. Quelle che seguono sono storie di persone che hanno acqua salata nelle vene, e che in misura piccola o grande stanno avendo un impatto sulle nostre coste. I. Il duo del surf Dove un surfer e sua moglie cavalcano l’onda popolare dell’acqua pulita filo all’aula municipale di San Diego Nel circo di tatuaggi e disperati che passa oggi per cultura del surf, Harry Richard “Skip” Frye è una specie di Fred Astaire, sportivo tranquillo e timorato di Dio che si costruisce le tavole, il cui inconfondibile stile dentro e fuori dall’acqua parla più forte delle sue parole. A un’età in cui molti dei suoi coetanei prevedono un intervento chirurgico di bypass, Frye ha passato il suo 64° compleanno a fare surf per ore sulle creste delle onde, cavalcando qualunque cosa, da mostruose tavole lunghe quattro metri alle corte modello “fish” per l’alta velocità che ha contribuito a rendere immortali negli anni ‘60. Per chiunque abbia mai tentato di stare su una tavola da surf, figuriamoci portarne una nelle onde alte, si è trattato di un’impresa notevole. Ma quello che ha davvero impressionato i guardiani che l’hanno fatto entrare prima al San Onofre State Park, è stata l’ora che ha passato, lasciando perdere quelle fantastiche onde, a raccogliere spazzatura sulla spiaggia. “Nella Genesi, Dio lo dice chiaro” ricorda Frye mentre ripulisce la sua ultima creazione: un pesce di alabastro con tante curve sottili, di cui Leonardo potrebbe valutare le potenzialità per il volo. “Ci è stata consegnata la Terra, ma abbiamo la responsabilità di averne cura”. Una responsabilità che Frye prende seriamente da anni, sin dai tempi in cui raccoglieva spazzatura attorno a Harrys', il negozio di surf della vecchia scuola che ha gestito insieme all’amico Harry “Hank” Warner sulla passeggiata a Pacific Beach. Quella striscia di negozi lungo la spiaggia serve come centro dei festeggiamenti per gran parte di San Diego, e si sito diretto da fabrizio bottini -2/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -3/11 - http://mall.lampnet.org tocca il culmine il Quattro Luglio. Il 5 ora è soprannominato ufficialmente da chi si interessa della spiaggia “il giorno dopo il casino”. Racconta Frye: “É come se prendessero una discarica e la rovesciassero sulla spiaggia. È la cosa più schifosa che possiate immaginare. Dà un’idea piuttosto scarsa del genere umano”. Questo è il tipo di pensieri che la moglie di Skip, Donna – più fiduciosa nelle capacità delle persone di rimediare ai propri pasticci – tenta di ammorbidire. Se Skip si è evoluto in un silenzioso modello di comportamento per molti surfers, Donna – estroversa, fiera, attivista veterana – è rimasta galvanizzata dalla questione acque pulite dopo che lei e Skip avevano riaperto Harrys' nel 1990. “La gente continuava a venire nel negozio di surf con una serie di acciacchi” ricorda. “All’inizio ero scettica: ah sì c’è un gonfiore, certo che sei malato!' Ma poi nel settembre 1995 Skip tornò a casa da una uscita in surf nell’acqua insolitamente marrone e opaca. Di solito sano come un pesce, Skip si sentiva confuso e col fiato corto, tanto debole che non riusciva a guidare la macchina. “Ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che quasi tutti i punti più popolari per fare surf stavano di fronte a scarichi fognari o sbocchi di corsi d’acqua” ricorda Donna. “Abbiamo ricostruito una mappa e cercato di capire cosa contenevano”. Donna si spiega nella sua voce roca alla Lauren Bacall. Con l’abbronzatura profonda, i capelli biondi dritti, il sorriso pronto, ha l’aspetto esteriore di una surfer-girl, che però sparisce in fretta quando comincia a elencare di TMDL, BMP, e altri arcani delle norme sull’inquinamento idrico. Quello che scoprono in 19 sbocchi di scarico su alcune delle più popolari spiagge da surf di San Diego è disgustoso: la quantità totale di batteri coliformi – che per una balneazione sicura dovrebbe stare al di sotto dei 1.000 organismi per 100 millilitri d’acqua – è di 1,6 milioni; quella dei coliformi fecali da fogne – che dovrebbe stare sotto i 200 organismi per una balneazione sicura – è a 240.000. Armata delle sue rilevazioni, Donna si lancia in una instancabile campagna per mettere segnali agli sbocchi degli scarichi, aggiustare i condotti che perdono, richiedere un controllo più costante e severo delle acque sulle spiagge, deviare gli scarichi peggiori nel sistema delle acque nere. Il suo attivismo alla fine la catapulta al consiglio comunale nel 2001, una dei pochi Democratici ad ottenere un seggio in una città in gran parte Repubblicana. É tale il potere del suo messaggio sull’acqua pulita, che Donna per due volte si avvicina a vincere le elezioni a sindaco, obiettivo mancatolo scorso novembre solo per l’8% a favore del capo della polizia. Col consiglio devastato da scandali e montagne di debiti dalla precedente sito diretto da fabrizio bottini -3/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -4/11 - http://mall.lampnet.org amministrazione i cittadini hanno preferito il poliziotto conservatore all’attivista radicale per l’acqua pulita. Donna prendo tutto di slancio. Da quando ha iniziato la campagna a metà anni ‘90, in città ci sono il 70% in meno di perdite dai condotti, e il 60% in meno di zone chiuse. Le spiagge stanno meglio, dice, ma c’è ancora tanto da fare, ad esempio ripulire il San Diego River e modernizzare l’impianto di gestione rifiuti di Point Loma, per un trattamento di secondo livello. “Uno degli slogan contro di me era, SA TUTTO SULL’ACQUA PULITA: MA COSA SA DI COME SI GOVERNA UNA CITTÀ?” ricorda Donna con la sua voce roca. “Lasciate che lo dica: acqua sporca, politica sporca, vengono tutte dallo stesso posto”. II. Lo Scienziato Impegnato Dove uno studioso del mare usa scienza e comunicazione per suonare l’allarme sullo stato delle coste Lontano dalle spiagge di San Diego, una dozzina di giovani uomini e donne in tute impermeabili e felpe battono un promontorio roccioso in Oregon per una verifica scientifica a bassa marea. Qualcuno raccoglie spugne lavapiatti arancio brillante e pezzi grigi di Plexiglas incastrati nel tappeto di molluschi bruni. Altri filtrano l’acqua di mare in un colino, o rilevano la posizione delle mosce palme marine. Uno studente addirittura fruga le pozze di marea alla ricerca di gusci di riccio per una cosa che chiama Progetto Genoma dei Ricci. Nel mezzo di questa tempesta di raccolta dati, una donna dai corti capelli rossi, stivali verdi, e orecchini d’oro a forma di stella marina salta da un aroccia all’altra, distribuendo cioccolato biologico, dando una mano o un consiglio quando ce n’è bisogno. Jane Lubchenco insieme al marito e collega Bruce Menge, entrambi della Oregon State University, tentano di capire questo mondo salato da 28 anni: e insieme di capire meglio i principi ecologici fondamentali che governano la vita sulla Terra. “La superficie rocciosa inter-maree è incredibilmente utile per studiare l’interazione fra terra e oceano” racconta la Lubchenco, ex presidente della American Association for the Advancement of Science e membro della Pew Oceans Commission. “Stiamo cercando di capire i collegamenti, e come vengono influenzati dalle attività umane. L’inquinamento da sostanze nutrienti, il riscaldamento globale, la pesca, c’è una grande quantità di cose che si sovrappongono nella fascia del litorale”. Oggi, comunque, i due scienziati stanno tentando di concentrare il proprio cervello attorno uno dei più spinosi problemi di biologia marina: le nuove leve, ovvero quanti giovani di una specie entrano in un sistema ogni anno. A differenza degli animali terrestri, dove i giovani restano all’interno di una sito diretto da fabrizio bottini -4/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -5/11 - http://mall.lampnet.org popolazione, le specie oceaniche tendono a diffondere i piccoli attraverso le correnti, ricevendone altri da lontano, rendendo impossibile per chi gestisce la pesca sapere quanto prelevare in quantità sostenibili ogni anno. Dopo anni di prove ed errori, Menge ha scoperto che le spugne lavastoviglie sono lo strumento ideale per catturare i piccoli mitili, e i pezzi di Plexiglas ricoperti di vernice antisdrucciolo sono un punto di attracco perfetto per i giovani cirripedi. E cozze e cirripedi si comportano in modo molto simile ai piccoli pesci di scogliera e granchi Dungeness, due specie che valgono milioni ogni anno per i pescatori della West Coast. “Sembra pulito, e in confronto ad alte parti del mondo lo è” osserva la Lubchenco. “Ciò non significa che non sia in pericolo. L’urbanizzazione qui è rampante, e anche l’eccesso di pesca. Una delle più grandi zone di pesca limitata del mondo è al largo della nostra costa: 20.000 chilometri quadrati per proteggere sei specie di pesci da scogliera sottoposte a prelievi eccessivi”. Un’idea inconcepibile nel 1969 quando il Congresso nominò la Commissione Stratton per preparare il primo rapporto sulle coste USA, che successivamente mise le basi per le attuali politiche. I commissari della Stratton consideravano l’oceano come una risorsa a cui prelevare in modo illimitato, incoraggiando il governo federale a costruire flotte pescherecce e perforare alla ricerca di petrolio e gas al largo. Quarant’anni dopo, racconta la Lubchenco, è diventato dolorosamente ovvio quanto siano limitate le risorse marine, e che grossa porzione è stata sottratta dall’uomo: il 90% dei grandi pesci pelagici, come tonno, marlin, squali, spariti; te quarti delle riserve di pesca mondiali sfruttate, a prelievo eccessivo o indebolite; e una quantità di petrolio riversata dalle automobili USA, pari a un incidente di dimensioni Exxon Valdez ogni otto mesi. Nel mondo esistono ora quasi 150 zone morte, compresa una al lardo della costa dell’Oregon comparsa per la prima volta nel 2002 e da allora raddoppiata. La cosa più spaventosa di tutte, dice la Lubchenco, è ch egli oceani assorbono la metà dell’anidride carbonica liberate dall’uomo: forse uno dei più grandi servigi offerti dal mare. Ma le grandi quantità che entrano oggi stanno rendendo l’oceano più acido, il che insieme alle temperature in aumento potrebbe avere conseguenze devastanti per qualunque cosa dotata di una conchiglia o di uno scheletro, essenzialmente rendendo tutti più lenti, fragili, più suscettibili alla predazione. La notizia positiva è che i sistemi marini hanno la capacità di riprendersi con sorprendente prontezza se ne hanno l’occasione. La Lubchenco e molti dei suoi colleghi sono sempre più convinti che una rete di riserve marine dove le creature e gli habitat del mare fossero protetti sarebbe uno strumento potente di ripristinare i banchi di pesce lungo le coste USA. Studi sulle riserve di Merritt Island, Florida, e in California alle Channel sito diretto da fabrizio bottini -5/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -6/11 - http://mall.lampnet.org Islands, hanno mostrato che in queste aree le femmine hanno il tempo per crescere, e femmine grosse e grasse sono l’elemento chiave. “Il numero di piccolo prodotti è funzione del volume” spiega la Lubchenco. “Un pesce rosso di scogliera grande così” – allarga le mani sino a 36 cm – “produce 150.000 piccoli. Uno grande così” – sposta le mani fino a raggiungere circa 60 cm- “ne produce 1,7 milioni. Dieci femmine piccole non riescono a fare quello che riesce a una femmina grossa. E la stessa cosa vale per gli invertebrati”. Ma bisogna agire ora, dice. “Nell’oceano stanno succedendo cose bizzarre, che non avevamo mai visto prima d’ora” come la prima volta a memoria d’uomo che i venti settentrionali di primavera non abbiano spirato al largo della costa settentrionale del Pacifico, nel 2005. I venti che si prevedono di norma portano a galla una grande quantità di sostanze nutrienti vicino alla costa; senza questa risalita non c’è cibo per il fitoplancton, che sta alla base della catena alimentare. Ne segue una moria di massa dei cormorani, urie, alche, e una grande scarsità di pesca sino a Point Conception, California. L’alternativa che nessuno vuole prendere in considerazione è un altro principio ecologico fondamentale appreso attraverso il materiale roccioso delle aree di marea: stato stabile alterato. “Accade quando si flette un sistema al punto che non può più riprendersi” dice la Lubchenco, e che porta ad altre disastrose esplosioni di alghe, altre zone morte, più cadute dei banchi di pesci, più specie invasive, e, cosa strana, un boom di meduse. III. Il Grande Costruttore Dove il principale proprietario privato di terreni della Florida decide di coltivare comunità di anziani, anziché alberi di pino, su lunghi tratti della costa della penisola I primi baby boomers hanno compiuto 60 anni lo scorso gennaio, avanguardia di quella che presto sarà la fascia più ampia, sana e agiata di pensionati che il paese abbia mai visto, forte di circa 78 milioni di componenti. Immaginatevi un’ondata di di sessantaqualcosa in forma e abbronzati che si abbatte ogni anno sulle coste del paese. Una cosa che va benissimo a Peter Rummell. Ex guru immobiliare per la Disney, ora comanda la St. Joe Company, ex gigante della Florida del legno e della carta che ha trasformato in uno dei principali costruttori nelle aree costiere a livello nazionale. Rummell batte l’avanguardia dei sessantenni di un paio di mesi. Abbronzato, in forma, con una capigliatura Bianca tagliata a spazzola, potrebbe sembrare il fratello minore di George C. Scott. “Riteniamo ci siano quantità enormi di persone che si avvicinano alla mia età e che hanno una certa flessibilità nello stile di vita” dice Rummell. “Non staranno a Cincinnati 12 mesi l’anno. Cercano un clima più caldo, in particolare in Florida. È una cosa documentata da 75 anni”. In realtà, scherza Jerry Ray, responsabile della St. Joe per la sito diretto da fabrizio bottini -6/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -7/11 - http://mall.lampnet.org comunicazione, si sposterà verso la Florida l’intero stato della Pennsylvania- 12 milioni di persone – entro i prossimi 25 anni, secondo i calcoli dell’Ufficio Censimento. Per rispondere alla domanda, Rummell e il suo gruppo stanno trasformando vaste distese di pini in eleganti insediamenti turistici, mirati a conquistare il cuore e la mente di acquirenti agiati di seconde case amanti della natura. E come far stare tutta questa gente in un pezzo di Florida affacciato sull’acqua che un tempo era soprannominato “la sponda dimenticata”,” senza distruggere la bellezza naturale che attira le persone, tanto per cominciare? Il trucco sta nel pianificare, dice Rummell, pianificare in grande, per essere esatti. Al loro villaggio modello di WaterColor, circa 60 chilometri a ovest di Panama City, Jerry Ray indica fiero quanto sono arretrate le case e il marchio di fabbrica Water-Color Inn - che sembra una grossa caserma della guardia costiera ma di buon gusto – stanno rispetto alle dune bianche come lo zucchero. Le aree naturali piene di specie native della Florida, come pini da sabbia, palmizi seghettati, e magnolie, sono tutte collegate da sentieri pedonali e ciclabili che si snodano attorno a un lago costiero naturale, formando una fascia di interposizione. Le case, costruite come curiosi rifugi antibombardamento, sono progettate in quello che la compagnia chiama stile Cracker Modern, ovvero dove la Florida dei bifolchi incontra il gusto dei ricchi di Nantucket. Anche se è più sparso del pionieristico complesso New Urbanism di Seaside – lo sfondo idilliaco di The Truman Show, che gli sta accanto – molti dei concetti sono gli stessi: uno spazio pedonale dove chiunque può trovare ogni cosa di cui ha bisogno con una passeggiata di dieci minuti, aree naturali protette come la spiaggia e il lago, diventate elementi della comunità, fare in modo sito diretto da fabrizio bottini -7/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -8/11 - http://mall.lampnet.org che la gente parcheggi le macchine e le lasci ferme per il resto del soggiorno. Queste idee si sono rafforzate da quando Rummell ha fatto un giro delle spiagge del Mississippi devastate dagli uragani Katrina e Rita lo scorso anno. Rummell è rimasto sorpreso nel vedere le nuove stazioni di servizio o i negozi alimentari praticamente intatti, mente le vecchie case e cottage erano gravemente colpiti. “Era evidente che la qualità delle costruzioni fa una enorme differenza” dice. Con oltre 120.000 ettari di aree costiere, una capitalizzazione di mercato di 4,5 miliardi di dollari, abbondanza di appoggi politici, la St. Joe può fare quello che altri costruttori possono soltanto sognare. In una zona della Gulf County, la compagnia sta spostando 20 km della U.S. Highway 98, che attualmente scorre attraverso i terreni della Joe affacciati sul Golfo, qualche chilometro verso l’interno. Il pubblico ci guadagna quattro corsie protette dalle maree e la pista ciclabile sul mare più lunga di tutto lo stato, la St. Joe ci guadagna chilometri di fronte spiaggia riservato. Nella Bay County, la compagnia ha ceduto 1.600 ettari per realizzare un discusso aeroporto regionale a servizio dei future proprietari di case, accantonando altri 4.000 ettari come zona di conservazione e fascia di interposizione attorno a West Bay, importante habitat per uccelli migratori come le tanagre scarlatte o i canterini del Kentucky. Non tutti sono entusiasti della visione della St. Joe. I gruppi ambientalisti hanno da poco ottenuto un’ingiunzione al Genio Militare perché ha concesso – cosa senza precedenti – alla compagnia di costruire ben ventimila ettari sulle coste in tre casi, distruggendo 600 ettari di zone umide, anche se la compagnia ha promesso di mitigare l’impatto creando alte aree umide altrove. “Le zone umide non sono cose inanimate” dice Melanie Shephardson, avvocato per il Natural Resources Defense Council, uno dei gruppi che ha iniziato la causa. “Svolgono diverse funzioni. Mettere a disposizione superfici naturali e fasce di interposizione può apparire una bella cosa, ma alla fine bisogna essere sicuri che queste baie con le loro diversità di specie non vengano danneggiate”. L’ingiunzione, che ha fermato i lavori in uno dei complessi in costruzione, fa infuriare Rummell. “C’è ancora gente che ha paura della crescita” dice. “Ma torniamo alla nostra visione di come apparirà il mondo fra trent’anni. Voglio che questa parte della Florida sia una versione migliore di sé stessa. Sarebbe vergognoso se si riempisse a morte di grattacieli. Dichiarerei un successo se da qui a dieci anni qualcuno dicesse che ha l’aspetto che deve avere. Nel mondo immobiliare, è una cosa difficile da sito diretto da fabrizio bottini -8/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -9/11 - http://mall.lampnet.org ottenere” Anche nel mondo acquatico, è difficile. IV. I Ragazzi delle Vongole Dove un gruppo di abitanti di un piccolo centro, armati di una buona documentazione, qualche soldo, e una passione per i molluschi, impara che ci vuole un villaggio per affrontare il deflusso delle acque É una tiepida giornata di gennaio, per i criteri del New England - 9° la temperature dall’aria, 3° quella dell’acqua – quando Greg Sawyer, grosso e bonario biologo dei molluschi della sezione Massachusetts della Marine Fisheries, e il responsabile per i crostacei Garry Buckminster, portano la loro Boston Whaler di fianco a una barca di raccoglitori per scambiare due parole. Tommy Caradimos, che ha passato gli ultimi 20 dei suoi 50 anni nella pesca commerciale dei molluschi, appoggia il suo rastrello di raccolta sul bordo della cabina per mostrare cosa gli ha fruttato un’ora di duro lavoro: una manciata di molluschi grigio-rossastri, dalle vongole piccole come biscotti a quelle veraci. “É uno di quelli tosti” commenta Sawyer, mentre raccoglie campioni di acque del Wareham, Massachusetts. “Sta fuori anche cinque ore quando la temperature è sottozero e c’è il vento. É meglio non venire alle mani con queste persone, mi creda”. Qualunque regione in cui si raccolgano cinque tipi diversi di molluschi con dimensioni commerciali prende queste cose molto seriamente, e la zona del Wareham guida il gruppo. Molto diverso il caso dei nuovi insediamenti della Florida, qui 87 chilometri di spiagge serpeggianti lungo la Buzzards Bay che attirano visitatori sin da quando Grover Cleveland spostò qui la Casa Bianca estiva nel 1893. La popolazione, di circa 20.000 abitanti, raddoppia nei mesi estivi, intasando le strade di macchine, i corsi d’acqua di barche, i piccoli cottage che riempiono le spiagge di gente che apprezza i molluschi. Ma già nei primi anni ‘90, i ricchi strati di molluschi del Broad Marsh River sono stati chiusi alla raccolta, a causa delle alte quantità di coliformi fecali dal dilavaggio delle strade che si riversava direttamente nel fiume. Questo ha spinto Sawyer, che raccoglie i campioni d’acqua anche in cinque villaggi vicini, ad agitare una carota davanti ai consiglieri della cittadina: Risolvete il problema del deflusso, abbassate la quantità di colibatteri, e io posso autorizzarvi trenta ettari di zona di prelievo. sito diretto da fabrizio bottini -9/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -10/11 - http://mall.lampnet.org Mark Gifford, che dirige l’ufficio lavori pubblici del comune, ha abboccato volentieri all’amo, e con l’aiuto del Buzzards Bay National Estuary Project, e qualche finanziamento statale e federale, ha cominciato a lavorare sulle vecchie strade lungo il fiume installando sand galleys: grosse casse di cemento perforate che funzionano come pozzi perdenti di depurazione per le strade. Non è stato facile. Si sono dovuti sistemare gli impianti adattandoli fra le line del gas, acqua, fognarie, e affrontare tutta una serie di nuovi adempimenti burocratici per avere i finanziamenti. Ma le casse funzionavano. Nel 1998 si era aperto alla raccolta dei molluschi tutto il fiume. “Tutto quello che ci vuole è di far andare i primi centimetri d’acqua nelle sentine a sabbia” dice Sawyer, “perché è la parte che contiene la maggior parte degli inquinanti e i colibatteri fecali. Si filtra quello, e il lavoro è quasi fatto”. Poi è diventato una specie di vizio. Gifford ha installato centinaia di casse a Wareham, e il vicino centro di Bourne l’ha presto imitato. Queste sentine non funzionano per i terreni più pesanti di un altro centro vicino, Marion, che ha adottato la soluzione di zone umide artificiali, con l’aiuto di centinaia di volontari. Quello che era un fosso di scarico, normalmente con livelli di colibatteri fecali sull’ordine delle migliaia, ora è un corso d’acqua pieno di massi e giunchi, dove se ne rileva a malapena qualcuno all’inizio delle precipitazioni. L’acqua è tanto pulita che si possono mangiare anche i molluschi presi allo sbocco dei condotti. sito diretto da fabrizio bottini -10/11 - http://mall.lampnet.org sito diretto da fabrizio bottini -11/11 - http://mall.lampnet.org L’anno scorso, Wareham ha fatto il colpo grosso, spendendo oltre 20 milioni di dollari per migliorare il depuratore delle acque fognarie, a ridurre i livelli di azoto e fosforo rilasciati, i principali agenti per lo sviluppo delle alghe. Anche se i costi si sono quasi raddoppiati, ora la cittadina ha il sistema di depurazione più pulito dello stato. “Stiamo imparando” dice Gifford. “Non avremmo potuto farlo senza i finanziamenti statali e federali, o l’aiuto di persone come Greg”. Ed è un processo che non ha fine, soprattutto con la popolazione in crescita. L’anno scorso il New England ha subito il peggiore avvelenamento da microrganismi marini da decenni, con la chiusura di quasi l’88% della costa del Massachusetts alla raccolta dei molluschi. É stato il primo caso da sempre di inquinamento del genere a Buzzards Bay. Anche se si tratta di un fenomeno naturale, il sovrasviluppo delle alghe l’anno scorso è stato esasperato dal di lavaggio delle piogge primaverili. Ma Sawyer ritiene che ci sia una crescente consapevolezza pubblica nella regione sull’importanza di proteggere le risorse idriche. Di recente un multimilionario di Boston ha comprato una McMansion in una cittadina qui vicino interrando una piccola palude per collegare direttamente il suo prato inglese al campo da tennis. Voleva versare 400.000 dollari alla città a titolo di mitigazione, per realizzare un’altro acquitrino salmastro altrove. “La città ha detto no: rimetti l’acquitrino esattamente dove stava” racconta Sawyer ridacchiando. E forse è questo l’ultimo insegnamento delle Commissioni U.S.A. e Pew sullo studio degli oceani. A parte una serie di riforme legislative e di strategie raccomandate dalle due commissioni, alla fine se vogliamo spiagge più sicure, una natura abbondante, pescato stabile, cibo sano, insediamenti umani costieri vitali, dice Jane Lubchenco dell’Oregon, abbiamo bisogno di una nuova etica dell’oceano. “Non c’è un magico proiettile d’argento che possa risolvere il problema” sostiene la Lubchenco. “Le questioni sono complesse, e nascono dalle cose che abbiamo fatto alla terra per un lungo periodo, e che ora tornano a perseguitarci. Invece dobbiamo capire che gli oceani sono sia di grande valore che di grande fragilità, e si tratta di risorse finite. É importante salvarli non solo perché ci aiuta, ma perché è la cosa giusta da fare”. sito diretto da fabrizio bottini -11/11 - http://mall.lampnet.org