Censurare l`arte nel paese delle ombre e dei muri di gomma

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Censurare l`arte nel paese delle ombre e dei muri di gomma
Arti & Mestieri
Censurare l’arte nel paese delle ombre e dei muri di gomma
mercoledì 18 novembre 2009
Riportiamo un estratto dell'articolo su Imagining Plaza di Eleonora Fiorani epistemologa e saggista, docente di
antropologia culturale al Politecnico di Milano e di semiotica all’Istituto Europeo di Design.
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Censurare l’arte nel paese delle ombre e dei muri di gomma
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In un’epoca in cui il politico non ha più cittadinanza, ecco che, talvolta, inaspettatamente, il gesto dell’arte, con la sua
voce e il suo gesto apre a una poetica del politico.
E’ ciò che hanno fatto le installazioni di Sitart “imaginig Plaza― a Milano per la ricorrenza della caduta del muro di Ber
sia scegliendo Piazza Fontana come luogo emblematico per riflettere con le loro installazioni sulla presenza degli infiniti
muri che costellano la nostra vita anche quelli visibili che invisibili della discriminazione, dell’omertà , della connivenza. Sia
scegliendo di continuare a partecipare ma di non tacere e di rendere pubblico il fatto, emblematico e paradossale, che
tre delle opere del progetto che Sitart ha presentato sono state “censurate― dal Comune di Milano. E lo ha fatto.
appendendo le loro immagini sull’opera di Enrico Cazzaniga Wall Street, un muro di strada costruito con in asfalto, e
accompagnando le installazioni con un comunicato-catalogo che denuncia il carattere politico di tale censura, in cui è
pubblicato anche l’integrale, incisivo, testo critico, anch’esso escluso, di Emanuele Beluffi.
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Sitart “imaginig Plaza― è allora anche opera di un dis-velamento
dell’immane muro grottesco di ipocrisia in cui viviamo, e ci chiama in
causa, ciascuno di noi in prima persona. E delinea una diversa
geografia, quella che si nasconde nei buchi della rete, al di là della
cortina ammaliante della comunicazione massmediale dei berlinesi
festeggiamenti. E un altro modo di pensare l’arte in quanto gli eventi
di urban e public art promossi e organizzati da Sitart narrano storie,
riflettono su eventi, intervengono sul recupero della memoria dei
luoghi, sulla presenza dell’altro e sull’integrazione e sono anche una
cronistoria rovesciata di quanto avviene nella comunicazione mediale.
Ripensano quindi il fare artistico, nell’intricato panorama
contemporaneo, in cui è cambiato il rapporto che si instaura tra
l’opera e la realtà , tra l’estetico e l’economico, mettendo in atto
operazioni che interagiscono in un determinato contesto, coinvolgendo
il pubblico, costruendo narrazioni in dialogo, e ponendosi come istanza
critica, “puntando il dito― a indicare, in un rapporto con la realtà e
la vita sempre più stretto e libero da mediazioni. E’ un ritrovare
l’arte come passione civile, come “poiein―, un fare-dire che ci riporta
all’essere, al corpo dei territori e al senso delle cose.
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Angelo Caruso con Intrecci ha eretto un palo in cui si intrecciano
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tutte le bandiere del mondo a dire l’uguaglianza e a invocare nel loro
essere rapprese la solidarietà , l’installazione sonora di Carlo Dulla
Memoirs of a place fa risuonare le voci di tutte le Piazze del mondo: i
desparecidos argentini, le madri di Tianammem, i berlinesi divisi dal
muro, i cittadini morti e feriti all’interno della banca di Piazza
Fontana. Perché i grandi eventi si intrecciano alle singole vite di
quanti non hanno un nome solo nel cuore e nel ricordo di quelli che li
hanno amati. L’installazione Coni d’ombra di Federico De Leonardis
posta di fronte all’eccidio di piazza Fontana è esortazione a non
dimenticare. L’altro è evocato dalle memorie iconografiche del progetto
di Pino Lia MemoRingsquare.
Anche le altre installazioni ruotano sulla memoria chiamando
poeticamente in causa gli alberi quali narratori di storie e sui muri e
sui modi di aggirarli Andrea Zanotti o sulla loro presenza pervasiva
come i muri di gomma del sodalizio Anomala. E’ sui muri di gomma e su
quelli invisibili dell’esclusione che si infrange il dire sommesso,
rappreso nelle voci che sono ciò che resta delle infinite vite
spezzate, dei legami infranti, e insieme degli eventi che hanno mutato
e stanno mutando la nostra vita, quella di interi continenti e del
mondo.
A ricordare che la libertà è fragile e “va trattata con cura―, come fa
nella sua installazione sonora Domenico Olmedi, in un mondo in cui,
mentre si aprono le frontiere, permangono e si rafforzano e si
moltiplicano i confini invisibili quanto più l’altro si fa vicino. E
l’esclusione è diventata il fenomeno centrale delle società avanzate in
cui si parla tanto di sicurezza e di controllo del territorio mentre si
dovrebbe parlare di nuda vita che ci appare oggi particolarmente e in
tutte le sue forme “offesa―, “manipolata―, “omologata― rispetto alle
sue esigenze più elementari, in un mondo che è tornato ad essere un
mondo di dolore e di lacrime che eccedono la possibilità di essere
detti, se non come piccioni spazzatura o il surreale Ricordo del mulo
di Bellino, Mme Duplok e un letto matrimoniale separato da un muro,
Ruggero Maggi.
E di ciò e di noi ci parla la rappresentazione delle opere censurate di
Federico De Leonardis, Pino Lia, Andrea Zanotti sul muro di Enrico
Cazzaniga Wall Street.
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