[nazionale - 34] inserti/pagine 19

Transcript

[nazionale - 34] inserti/pagine 19
Il mondo in cifre
Egitto-Iraq
34 Il Mondo nel 2009
SPECIALE LA STAMPA
VENERDÌ 19 DICEMBRE 2008
Egitto
Etiopia
Crescita del Pil: 5,7%
Crescita del Pil: 7,0%
Pil: 184 miliardi di dollari
Pil: 31 miliardi di dollari
Inflazione: 9,1%
Inflazione: 15,0%
Popolazione: 78,6 milioni
Popolazione: 87 milioni
Le tensioni resteranno
alte con l’aumento dei prezzi
e i salari che non si muovono. Il governo si presenta
con un ambizioso programma di liberalizzazioni economiche, ma le condizioni della
congiuntura globale dicono
che la crescita sarà lenta.
I
Il Fronte Democratico Rivoluzionario è saldamente al
potere, ma le tensioni politiche attraverseranno il paese in vista delle prossime
elezioni che si svolgeranno
nel 2010. Quanto accadrà
nel Corno d'Africa dominerà la politica del Paese. La
I
controversia sui confini con
l'Eritrea resterà molto tesa,
e la guerra in Somalia si fa
sentire molto da vicino. Si
può prevedere una forte crescita nel settore dei servizi e
dell’agricoltura, che porterà all’economia etiope un
sano progresso: fino al 7%.
Ma il flusso di finanziamenti nel paese rischia di essere
ridotto. Continuano le violenze che hanno seguito le
elezioni del 2005, e gli investitori internazionali continuano a muoversi con grandissima prudenza.
Il mondo dell’automotive
“L’automobile?
Ci saranno
meno costruttori”
VANNI CORNERO
I gruppi automobilistici mondiali saranno costretti a fondersi tra loro per sopravvivere alla crisi dei mercati e alla
fine di questo processo potrebbero restare soltanto sei
case automobilistiche. Questo è lo scenario delineato
dall’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, mentre in America
si complica il fronte del «no»
agli aiuti per il settore.
Gli Usa esitano
Dunque gli Usa prenderanno
il denaro del piano di soccorso per l’auto dalle banche e
l’Europa non potrà che allinearsi, se non vuole aprire una
gigantesca voragine nella
competitività delle sue aziende del settore. «Non vogliamo niente di più e niente di
meno di quello che hanno gli
altri», aveva detto nelle settimane passate fa Marchionne, a proposito dell’eventualità che Washington avesse
sbloccato i finanziamenti
d’emergenza. «Se succedesse - aveva aggiunto l’amministratore delegato della Fiat l’Europa non avrebbe scelta,
dovrebbe dare lo stesso tipo
di supporto ai costruttori». E
«L’unica possibilità
di sopravvivere
è produrre 5 milioni
di vetture all’anno»
la ricetta suggerita da Marchionne prima di ogni altra
passa per gli interventi strutturali a sostegno della domanda: «La nostra quota di
mercato è buona, ma il mercato no - ha spiegato in occasione dell’annuncio del nuovo tracollo nelle vendite delle
quattroruote in Italia a novembre - il 2009 non lo vedo
bene, per lo meno se non ci
saranno cambiamenti che comincino a spronare la domanda. Non parlo di rottamazione, ma di interventi sui
consumatori per aiutarli a
spendere. Si accetta tutto,
considerando lo stato dell’economia europea e mondiale, ma
probabilmente non basterà».
Cinque milioni di auto
Una previsione, quella conclusiva, ripresa e dettagliata dall’ad Fiat in un’intervista uscita
«Quando la crisi
sarà superata
il nostro mondo
sarà un’altra cosa»
sull’edizione europea della rivista specializzata nel mondo
delle quattroruote «Automotive News»: la crisi economica
porterà a una forte concentrazione nel mercato dell’auto,
tanto che potrebbero sopravvivere solo pochi gruppi.
«In due anni - spiega Marchionne - potrebbero restare
solo sei grandi produttori: uno
statunitense, uno tedesco, uno
franco-giapponese con una
possibile ramificazione in Usa,
uno in Giappone, uno in Cina e
infine resterebbe spazio per
un altro soggetto europeo. Le
compagnie potranno sopravvivere solo con una produzione
superiore a cinque milioni e
mezzo di auto l’anno». E volumi del genere oggi sono raggiunti solo da Toyota, General
Motors, Volkswagen, Ford e
Renault-Nissan.
Un mondo nuovo
Insomma, dopo l’attuale crisi
niente sarà più come prima:
«Questo settore sarà completamente diverso - aggiunge il
topo manager del Lingotto nell’intervista - non potrà continuare a essere come in passato. L’indipendenza non è più
sostenibile in questo settore».
E la Fiat? «Sto tirando i freni
su tutto, sto tirando i freni su
nuovi modelli il cui sviluppo
non è ancora arrivato all’80%
o al 90% - spiega Marchionne la nuova Alfa 147 uscirà, questo è sicuro, ma se mi chiedete
se investirò in un nuovo Suv
per la Alfa la risposta è no. I
“Wal-Mart” delle quattro ruote, i produttori di massa come
noi, devono trovare un accordo su un nuovo modello indu-
6
big
Secondo
Marchionne
resteranno
in campo
a livello
mondiale
sei grandi
costruttori
4
anni
Il tempo
necessario
alla Fiat
per mettere
in produzione
l’erede
della 600
striale che consenta di proseguire».
L’auto economica
Fiat quindi punta su auto poco costose scommettendo
che la crisi economica farà
aumentare la domanda per
questo tipo di vetture e vuol
diventare quello che la catena statunitense Wal-Mart
rappresenta per il commercio al dettaglio: un punto di
riferimento per i prodotti
economici, filosofia che ha
portato grande fortuna al colosso americano della grande
distribuzione.
In cantiere ci sono tre nuovi progetti, due modelli saranno sviluppati in Brasile per sostituire la Palio e la Uno. La
terza vettura, assemblata in
Polonia, succederà alla Seicento, verrà lanciata entro il 2012
e sarà caratterizzata da un peso ridotto e da basse emissioni
inquinanti.
Negli Stati Uniti
Stop agli interessi alti sulle carte di credito
La Federal Reserve, la banca
centrale americana, potrebbe presto adottare una serie di nuovi regolamenti che imporrebbero limiti alle
società di carte di credito nell’innalzare indiscriminatamente i tassi d’interesse ai propri clienti. Le regole,
che sono state proposte in maggio
e potrebbero essere adottate in un
incontro fissato verso la fine di dicembre 2008, sarebbero un giusto
I
intervento di correzione ad un sistema dove certe persone che hanno
sempre pagato i conti in tempo si
sono viste per esempio portare i
tassi di interesse dal 7,9% al
29,99% da un mese all’altro. I cambiamenti renderebbero tuttavia
più difficile per milioni di persone
con basso merito creditizio di sottoscrivere le cosiddette carte «subprime».
ORDINI IN CRESCITA IN EUROPA E USA
Si prepara il boom
dell’aerospazio
LUIGI GRASSIA
È in arrivo in bastimento carico di 28.600 aerei commerciali e 900 satelliti. Gli analisti del settore aerospaziale
fanno questa stima di mercato per la domanda globale di
tali particolari e costosissimi
«prodotti» entro i prossimi
diciotto anni per i jet di linea
(le compagnie devono per
forza fare programmi a lunghissimo termine) e sull’arco
di prossimi dieci per i satelliti da osservazione, navigazione e telecomunicazioni. Per
quanto riguarda l’aeronautica civile, il marcato globale
da oggi al 2026 è stimato in
2.800 miliardi di dollari - la
valuta con cui si comprano e
si vendono gli aerei in tutto il
mondo, come si fa con il petrolio - cioè 1.800 miliardi di euro
abbondanti, e si tratta proprio
di miliardi, non di milioni.
Quanto ai satelliti si stima una
Gli esperti prevedono
una crescita forte
tra satelliti
e jet di linea
domanda di 90 miliardi di dollari quest’anno (quindi 60 miliardi di euro) e la crescita è attesa in una media del 7% all’anno per un decennio. Una fetta
non piccola di questo ricco
mercato andrà alle 1.400 imprese italiane del comparto,
che mettendo insieme i progetti in proprio, fatti tutti in casa una minoranza - e la partecipazione alle grandi cooperazioni
internazionali, fatturano 8 miliardi di euro all’anno e danno
lavoro a 39 mila persone, quasi
tutte ad alta specializzazione.
Queste cifre sono state rese pubbliche a Torino dal primo Aerospace & Defense Meetings, appuntamento internazionale fra le industrie di settore con una forte connotazione
«B2B», cioè business to business, quindi molto operativo,
per consentire alle aziende di
conoscersi fra loro e avviare
affari negli stand. A conti fatti
all’Oval Lingotto sono convenuti più di 300 partecipanti da
18 Paesi in 4 continenti.
Le stime di mercato degli
analisti si basano su un’assunzione ottimistica ma non irragionevoli, cioè che la domanda
di aerei e di satelliti civili sia
pompata da una crescita media dell’economia globale del
3,1% all’anno, da un aumento
del traffico passeggeri del 5%
annuo e da un incremento della domanda di trasporto merci
del 6,1% ogni dodici mesi. L’arrivo di 28.600 aerei nuovi di
zecca sommandosi alle flotte
aeree esistenti, e al netto delle
radiazioni che avverranno nel
frattempo, farà crescere il totale degli aerei civili nel mondo a 36.400 nell’anno 2026.
Ovviamente questo richiederà anche uno sviluppo complessivo del sistema del trasporto aereo, e per esempio sarà necessario disporre di molti
più piloti, che già adesso cominciano a scarseggiare (la loro formazione è un investimento costoso).
I principali programmi aerei civili sono di iniziativa dell’americana Boeing e dell’europea (soprattutto franco-tedesca) Eads, quella che fabbrica
gli Airbus.