risorgo dunque sono
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risorgo dunque sono
La forza deL destino Mel Gibson risorgo dunque sono (e la mattina prego) é stato un avventuriero e un eroe romantico. Così famoso che non c’era bisogno di pronunciare il cognome. da regista ha mietuto successi e suscitato altrettante POLEMICHE. Poi dieci anni di silenzio. ora l’ex Mad Max torna sulla scena. Con un film su un “supereroe”. Capace di un’impresa impossibile. Proprio come lui, che è in attesa del nono figlio... Mel Gibson, 60 anni. L’attore e regista australiano dal 2015 è legato alla sceneggiatrice televisiva Rosalind Ross, da cui aspetta un figlio. Gibson ha avuto sette figli dall’ex moglie Robyn Moore e una, Lucia, nel 2009, dalla musicista russa Oksana Grigorieva. Il sesto figlio, Milo, è nel cast di Hacksaw Ridge. 88 i o donna | 2 2 o t t ob r e 2016 getty Portrait di Paola Piacenza foto di Olivier Vigerie 90 i o do nna | 2 2 ot t ob r e 2016 Andrew Garfield in due scene di Hacksaw Ridge: in alto, è con l’attrice australiana Teresa Palmer, che nel film interpreta la moglie. Il film, che è stato girato in Australia, uscirà in Usa il 4 novembre. In Italia nel 2017. “Nel film c’è una scena in cui Desmond Doss, il protagonista, ha un attacco da stress post-traumatico: io volevo che il pubblico vivesse quello stesso trauma” to l’eroismo in tutte le sue nuance (è stato il cinico poliziotto post-apocalittico di Mad Max, ma anche il romantico reporter di Un anno vissuto pericolosamente) e che, da regista ha messo in scena, da Braveheart ad Apocalypto, epopee violentissime talvolta premiate, sempre molto discusse. «Quando arrivò l’ordine di ritirarsi, un uomo rimase»: così il marketing hollywoodiano sintetizza Hacksaw Ridge, la storia vera di DesmondDoss(interpretatodall’uomo ragno Andrew Garfield), devoto avventista del settimo giorno, arruolatosi volontario, ma contrario alla violenza e all’idea di imbracciare un fucile. Doss, candido come un bambino, ferreo nelle sue convinzioni, animato da una fede incrollabile, salverà decine di commilitoni (quegli stessi che in caserma gli facevano vedere i sorci verdi a causa della sua determinazione a osservare il riposo del sabato), gettandosi a mani nude nell’inferno della bat- Contrasto (2) C alvario. E chi non l’ha sperimentato almeno unavoltanellavita?Mel Gibson di sicuro ha vissuto il proprio. La sua, oggi – e qui più che la blasfemia, rischiamo la banalità – è un’autentica resurrezione. Erano dieci anni che non girava un film e la ragione che fornisce a Io donna è sicuramente sincera, ma parziale: «Ci sono registi che ci hanno messo anche di più: Terrence Malick per esempio (vero, nella filmografia del regista di I giorni del cielo c’è un intervallo di vent’anni, ndr). Nel frattempo ho lavorato a idee che amavo solo io e tutti gli altri rifiutavano. E, siccome se fossi andato avanti così sarei finito in bancarotta, ho smesso di produrre idee e ho cominciato a considerare quelle degli altri». Ilrisultatoèunfilmsucommissione,Hacksaw Ridge, che non potrebbe essere più “Gibsoniano” di così. Che con i suoi 30 minuti appena scarsi di sanguinosa battaglia (isola di Okinawa, 1945) derubrica le frustate di La passione di Cristo e sottolinea una volta di più la coerenza dell’autore: «C’è una scena in cui il protagonista è colto da un attacco di “ptsd” (sindrome da stress post-traumatico, ndr)» spiega Gibson a Io donna. «Io volevo che il pubblico vivesse quello stesso trauma». Qualche critico ha parlato esplicitamente di sadismo. Ma per questa epopea ispirata all’impresa di un soldato pacifista ultradecorato da Harry Truman già si scommette sul numero di candidature all’Oscar. Mel Gibson oggi è un signore di sessant’anni che non fa nulla per nascondere la pancetta, gesticola come farebbe un italiano e per tutta la durata dell’intervista, non accontentandosi di torturare il barbone sale e pepe, tratteggia a biro un ritratto un po’ luciferino che la cronista si augura non la riguardi. In una terra che ha istituzionalizzato la liturgia del “come back”, il rientro sulla scena dopo essere caduti in disgrazia, Hacksaw Ridge è l’ultimo giro di boa possibile per l’attore che anni fa Jodie Foster, in un afflato mistico, definiva semplicemente «Dio», che ha incarna- folgorazioni celebri Conversioni, pratiche, fede, culti: il variegato rapporto dei divi con la religione a occhioecroce,selareligione è una componente fondamentale del suo cinema, lo è ancora di più della sua vita: «Ho fatto un gran lavoro su di me in questi 10 anni, ma soprattutto ho tenuto un basso profilo» taglia corto. Il personale calvario di Mel Gibson comprende infatti l’ostracismo seguito al brutto affare dell’arresto per guida in stato di ebrezza nel 2006 e dei commenti antisemiti all’indirizzo del poliziotto che l’aveva preso in custodia:«Lacosamigliorechepossiamo fare per gli altri è aggiustare quello che non va in noi. Io ho otto figli e li amo profondamente». Un nono, tra l’altro, è in arrivo. La madre è la nuova compagna, la sceneggiatrice Rosalind Ross. Nessuna sorpresa dunque se nel percorso del divo, di quella schiatta di attori australiani che un tempo bastava definire per nome (Nicole, Hugh, Cate, Mel), c’è anche il sequel dellaPassionediCristoche,comeha rivelato non in conferenza stampa, ma davanti a migliaia di fedeli di una congregazione californiana, si 92 i o do nna | 2 2 o t t o b r e 2016 Richard Gere (67 anni). Segue il buddismo tibetano e la causa politica del dalai Lama. Jim Caviezel Cattolico praticante (48), è Gesù nella Passione di Cristo diretto da Gibson. Orlando Bloom L’attore inglese (39) è buddista della scuola giapponese Soka Gakkai. John Travolta (62) Cresciuto in una famiglia cattolica si converte a Scientology nel ‘75. Judi Dench (81) Frequenta una scuola quacchera a York in gioventù e si converte. Tom Cruise anche il re delle Mission: impossible (54) è affiliato a Scientology. Denzel Washington (61) Figlio di un predicatore pentecostale, è un fervente cristiano. dovrebbe intitolare The Resurrection. Sono i film in cui il cristianesimo è coinvolto «i veri kolossal di supereroi, perché parlano di uomini capaci di andare oltre se stessi. Io credo che ci sia qualcosa di più grande di me. Perché se non è così, vorrebbe dire che sono io il mio dio e allora saremmo tutti nei guai. Non credo che nemmeno l’uomo più eccezionale del mondo avrebbe potuto fare quello che ha fatto Desmond DossaOkinawa,senoncifossestato qualcosa di più grande di lui ad attirarlonell’infernoperspingerlopoi fuori ogni volta». Lei prega? «Ogni mattina. È facile. E veloce. Devo farlo prima di svegliarmi completamente e di essere del tutto consapevole. Se ritardo le voci cominciano a parlarmi dentro la testa». Ride. e che cosa le dicono le voci? «È come vedere la tua testa in fondo al letto che ti parla» ironizza. «Echemidice:“Ehinon pensichequestasiaunabuonaidea? E quest’altra?”. E sono tutte pessime buone-idee». Ha mai paura? Del mondo, del futuro, di se stesso? «Ho sempre paura. Prima di iniziare questo film ho incontrato Jodie Foster e le ho confessato che ero terrorizzato al pensiero, mi veniva da vomitare da tanta paura avevo. E sono stato così fino al giorno prima dell’inizio delle riprese. Alla fine è andato tutto bene: quando sei in ballo è ovvio che ballerai. Ma dubitare di se stessi è inevitabile. Una prova di umiltà. Per me, almeno, lo è». E di Donald Trump ha paura. Una parola su di lui? «Una sola? No». _ discese ardite e risalite di mel gibson su iodonna.it Getty Images (7) taglia. «Storie come queste mi ispirano profondamente, soprattutto quando so che sono vere» ci racconta Gibson. «Il mio compito è quello di portare allo scoperto l’essenza di quel supremo atto di eroismo: che cosa ha spinto un uomo a compiere un’impresa simile? È il genere di indagine giusta per me». Perché coinvolge la fede? «La fede può molto, ma non sapendo quanto forte sia la mia, non saprei dire fino a dove può portare un uomo» racconta Gibson, senza smettere di disegnare. «È una lottaquotidianaconinostrilimiti.E io di solito, all’ora di pranzo, già comincio a vacillare. Alcune persone invece sono forti come rocce».