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Aurelio Buletti
Vecchio vizio di scrivere in estratto
alla chiara fonte
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a Giovanni Orelli e Antonio Rossi
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BREVITÀ È UN LIMITE
Parole come fossero sorprese,
pattuglie di disperse pellegrine:
non sanno, non avranno
nessuna terrasanta di poema
né santiago di inno.
Al poeta dispiace, frammentario.
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AUT AUT
Talmente poco scritta sembra nuda,
se scrivere è vestire,
infagottata, se scrivere è spogliare.
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PREFERENZA
Poesia vorrebbe le parole
sprovviste dell’incarico del postumo
percettive soltanto
della vita vivente.
Tratti connessi di semplice luce
per lo più mattutina
se non ignari della Sorellastra
da Essa districati.
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P.G.R.
Nella loro sostanza e nella forma
le poesie si fanno da sole,
per grazia ricevuta.
E se fossero ex-voto,
ingenui tentativi di trascrivere
l’insistente prodigio?
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O!
O vita, cara vita,
distesa per parole sulla carta,
come burro sul pane,
orco tempo ti mangia.
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CONGIUNTIVI
Di quanto le parole siano carne
chi qui scrive sa poco
e nemmeno gli è noto
se vogliano si sappia oppure temano,
se magari desiderino essere
di puro spirito,
se, al contrario, disdegnino
e amino consistere.
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RIMA INSISTITA
Stendere anche l’opaco con nitore
scrivere con fervore
ma salvare l’enigma
non farsi di certezza servitore.
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IL SUO SCRIVERE
Il poeta s’interroga
su cosa sia il suo scrivere:
forse è fede, o preghiera,
di armoniosa sostanza,
forse soltanto ornato,
cornice di dipinto inconoscibile,
forse amoroso cenno.
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CI VUOLE UN BEL CORAGGIO
O veramente superba pretesa
di scrivere all’origine,
rare magnifiche gocce di nuovo,
o vera fede, singola speranza,
amorevole orgoglio
di non scrivere invano.
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NETTARE, POLLINE
Caro amore del ritmo dello scrivere
bisognoso di immagini non sciocche:
ape o vespa talvolta
o altro insetto:
nutrendosi promette qualche frutto.
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PRECISAZIONE
Il poeta non snobba la realtà,
anzi cerca di dirne le apparenze.
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UN CERTO AMORE
Un certo amore per la nostalgia
non è esterno ai poeti
e ciò li fa parere
scienziati dell’enigma dell’essenza.
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SEMPRE VECCHIE DOMANDE
Ma davvero il poeta
valica l’apparenza?
Ed essa è velo o manto o muro o unicum?
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UNA CERTA FATICA
Fa una certa fatica a combinare
il poeta minore
le sue quattro parole da cartiglia:
sono poche e ribelli
e sentono il richiamo del ronzio
dei discorsi operosi.
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VALUTAZIONE
È talvolta un buon uomo
il poeta minore e quasi ignoto.
I vicini di casa non ne sanno
lo sforzo creativo.
Dicono: è gentile, premuroso,
ma come… poco vivo.
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CERTIFICAZIONE
Noi poeti minori
siamo scarni e modesti:
stringiamo qualche pizzico di vita
e pizzichiamo timidi la cetra.
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ENIGMA
Non poche volte
si scrivono parole che non bene,
pur se stese con cura,
raffigurano il fatto:
e per sapere se della mancanza
il fatto si compiaccia o si disperi
è arduo indagare.
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FORSE
Scrivendone, il dolore si trasforma,
si infittisce o si attenua,
se ne trova ragione o nuova ansia,
ma la gioia, la gioia solamente
si dichiara, non muta sulla carta
e men che meno la gioia del testo.
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MALGRADO LE INTENZIONI
Il verso vuole splendere
stare senza difetto
e distinto, virtuoso:
però può farlo caro
qualche stanchezza, qualche lieve smusso.
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SPOSE
Andate spose ai versi
le parole si interrogano
sopra il loro destino:
dare sostanza e suoni,
ricevere che cosa, l’armonia?
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MALE MINORE
Le parole si sprecano? E che dire
se noi tutti restassimo
muti testardi?
Se solo con il corpo ci esternassimo,
nudi i sinceri a oltranza,
intabarrati i falsi.
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RIVALITÀ
Capita che chi scrive si scoraggi
e si stizzisca per la tenuità
in cui sono viventi le parole
e invidi a chi dipinge
la sostanza dell’olio.
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CHAPEAU!
Ci sono casi in cui
soltanto per parole
pare sodo un poeta
e persino talvolta
fragile in esse.
Pure prosegue non senza letizia.
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SEMPLIFICAZIONE
Di terra e fuoco i giovani poeti,
noi vecchi d’acqua e d’aria.
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PRETESA
Vecchio vizio di scrivere in estratto:
vorrebbe estese,
sempre nuove virtù.
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TIMORE
Certe volte il sincero
e il suo fratello grande
il vero
non sanno se dimorano
in questi versi esili,
temono
che li celi o li scacci
il bisogno del bello.
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AMBIZIONE
Per il mio corto scrivere sospiro
in premio un mirtillo d’argento
montato su uno spillo,
frutto all’occhiello.
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MEMENTO!
Le graziose signore che fra gli alberi
della nostra città
o fra i semplici umani
appaiono ed esistono passando
non sono fatte di queste parole,
ma di loro medesime
e a meraviglia.
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PUDORE
Si scrivano leggere
le parole che cantano:
alto soltanto suoni
il lamento dei poveri.
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INDICE
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Brevità è un limite
Aut aut
Preferenza
P.G.R.
O!
Congiuntivi
Rima insistita
Il suo scrivere
Ci vuole un bel coraggio
Nettare, polline
Precisazione
Un certo amore
Sempre vecchie domande
Una certa fatica
Valutazione
Certificazione
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Enigma
Forse
Malgrado le intenzioni
Spose
Male minore
Rivalità
Chapeau!
Semplificazione
Pretesa
Timore
Ambizione
Memento!
Pudore
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“Vecchio vizio di scrivere in estratto ”
di Aurelio Buletti,
parte indivisibile della raccolta
“E la fragile vita sta nel crocchio”
è il n. 20 della collana Quadra.
L’immagine è di Mauro Valsangiacomo
aprile 2005
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