l`altopiano dei settecomuni - consorzio pro loco altopiano 7 comuni

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l`altopiano dei settecomuni - consorzio pro loco altopiano 7 comuni
“L’ALTOPIANO DEI
SETTECOMUNI”
Il massiccio carsico
morfologie superficiali e profonde
le sorgenti
MUSEO DELL’ACQUA - ASIAGO
Come si presenta l’altopiano
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È un vasto territorio rialzato (600 km2) delimitato ad est ed a nord dalla Valsugana ed
ad ovest dalla Val d’Astico. Unica continuità in quota è data dall’altopiano di Vezzena
che lo collega, politicamente, al trentino. A sud troviamo la pianura padano-veneta.
Possiamo dividere questo “acrocoro” in 4 subunità : la scarpata meridionale collegata
con la pianura veneta, l’altopiano meridionale che sovrasta la scarpata con quote da
1100 a 1500 m. slm, la conca mediana con quote da 1000 a 1100 m slm e l’altopiano
settentrionale con altezze da 1500 a 2300 m. slm.
Singolare, nella parte mediana la presenza, del torrente Ghelpach che la percorre per
12 km, con una pendenza media di solo 1,2%. Nell’alveo del Ghelpach troviamo
alcuni inghiottitoi che ne limitano la portata. Questa è la zona con meno fenomeni
carsici apparenti, in quanto interessata da affioramenti di biancone, che hanno
favorito il depositarsi di sedimenti alluvionali e glaciali.
L’altopiano settentrionale è stato modellato dai ghiacciai del Pleistocene e presenta le
tipiche morfologie glaciocarsiche.
Politicamente, l’altopiano geografico, non è interessato solo dai sette (otto) comuni
“storici”. In realtà i comuni che si suddividono il nostro altopiano sono almeno il
doppio ( e due regioni).
Quando è nato il nostro altopiano ?
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Il pianeta Terra ha 4600 milioni di anni
Se consideriamo l’età della Terra come il quadrante di un orologio diviso in 12
ore, possiamo dire che, la nascita dell’altopiano, è avvenuta da 37 minuti.
…. e come è nato il nostro altopiano?
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Le rocce che costituiscono l’altopiano sono sedimentarie di origine organica.
Queste rocce erano fondali marini che si sono depositati principalmente nell’era
secondaria.( processo litogenetico)
L’era secondaria, o Mesozoica, è conosciuta anche come l’era dei dinosauri;
inizia dopo la grande estinzione di massa del Permiano (250 mio. anni) e si
conclude con l’estinzione di massa alla fine del Cretaceo (65 mio. anni).
Nel Permiano avevamo un unico grande continente: La Pangea. Nel Mesozoico
questo continente inizia a smembrarsi. Questa separazione ha portato alla
formazione dei continenti. Il loro movimento è continuato per milioni di anni ed è
ancora in atto.
Le rocce dell’altopiano sono costituite, principalmente, da resti solidi del mondo
animale, come scheletri, gusci, valve, coralli ecc. che vivevano in un mare
tropicale, il Mar della Tedite.
Un “ricordo” di quel periodo sono i fossili che oggi troviamo tra gli strati della
roccia.
La sostanza che forma questi sedimenti è pertanto, soprattutto,carbonato di
calcio. (CaCO3 )
I fondali si sono depositati, in milioni di anni, in strati, come una grande torta, e si
sono compattati senza subire trasformazioni. (calore o pressione).
Orme su calcari grigi a Rovereto (200 mio-anni)
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Una nota sui fossili
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La fossilizzazione inizia con la sedimentazione dei resti organici ed il loro rapido
seppellimento in acqua, sabbia o fango. Quindi è più facilitata nel mare, nei fiumi, nei laghi
o nelle paludi.
La sedimentazione inibisce la decomposizione, evita l’ ossidazione e la putrefazione
aerobica.
Avviene una mineralizzazione, ovvero la sostituzione dei componenti solidi con altri
minerali presenti nell’ambiente. Le componenti più dure, come denti, ossa o gusci hanno
maggiori possibilità di subire questa “conservazione”.
La sedimentazione, grazie ai fossili guida, ci permette di datare gli strati delle rocce.
Possiamo trovarli nelle rocce sedimentarie ma non in quelle metamorfiche o magmatiche.
Non è molto che si è capita la loro origine. Tra i primi ad immaginare l’origine organica ci
fu anche Leonardo, ma doveva essere un terreno minato per gli scienziati, che
rischiavano di produrre teorie in antitesi con le sacre scritture. Non sapendo datare i
fossili si pensò a lungo che fossero creature estinte durante il diluvio universale.
Aneddoto : nel 1726 lo svizzero Scheuchzer trovò ( in Germania) lo scheletro di un uomo
gigante, alto tre metri. Lo battezzò “Homo diluvi testis” (uomo testimone del diluvio),
ovvero uomo annegato nel diluvio universale, come riportato nei libri della genesi.
Il fossile divenne successivamente riconosciuto come una salamandra gigante e
denominato “Andrias Scheuchreri”, dove “Andrias” significa simile all’uomo. Oggi “Andrias”
è associato ad alcune salamandre, a ricordo della falsa scoperta, per esempio l’ Andrias
Japonicus è la salamandra gigante del Giappone.
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Il fondale marino diventa altopiano
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Queste banconate di rocce calcaree fanno parte della placca africana che, 65 milioni
di anni fa, all’inizio del Cenozoico, ha iniziato a traslare fino a collidere, nel Miocene
(20 mio-anni), con la placca europea, Il processo di emersione è continuato avendo
la sua fase più intensa circa 5 milioni anni fa. Questo fenomeno di orogenesi (alpinohimalayano) è ancora in corso.
Durante l’orogenesi queste banconate calcaree, che originalmente avevano giaciture
orizzontali, si sono inclinate, piegate e soprattutto fratturate. Queste caratteristiche
sono determinanti per il successivo sviluppo del fenomeno carsico.
Nel Quaternario (ultimi due milioni di anni) si sono verificate incredibili variazioni
climatiche. Le più determinanti per il processo morfogenetico sono state le
glaciazioni. Quella Wurmiana è finita solo 10000 anni fa.
L’italia nel Pliocene
L’Italia nel quaternario
Glaciazione wurmiana Altopiano dei Settecomuni – Trevisan1939
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Le ere geologiche e le rocce carbonatiche
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Le rocce che costituiscono il nostro altopiano incominciano a formarsi solo 230 mlioni
di anni fa e, questo processo, è durato oltre 180 milioni di anni.
Queste rocce sedimentarie, costituite principalmente da carbonato di calcio hanno
caratteristiche diverse a seconda del periodo di loro formazione .
Le dolomie, per esempio, sono un carbonato doppio di Ca e Mg. La loro carsificabilità
e peraltro buona, anche meglio di altri calcari.
Caratteristico il sedimento di “Rosso Ammonitico” che prende il nome appunto dalle
ammoniti che vivevano a milioni nei fondali del mare, in particolare nel Giurassico.
Affiora principalmente nell’altopiano meridionale.
Il “Biancone”, che troviamo, tra l’altro, nella conca di Asiago, è meno carsificabile.
Come vedremo questo è un vantaggio, considerando che, questa, è l’area più
antropizzata.
Su queste rocce avviene il “fenomeno carsico”.
Il “carsismo” lo possiamo trovare anche su rocce evaporitiche, come i gessi, o nei
conglomerati tipici delle colline del Montello, ma non è il nostro caso.
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Conglomerati
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Scaglia rossa
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Calcari
bituminosi
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Biancone
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Rosso
ammonitico
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Calcari grigi
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dolomia
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ALTOPIANO DEI SETTECOMUNI
formazione
PRINCIPALI FORMAZIONI ROCCIOSE
carsificabilità
METRI
min.
max.
SCAGLIA ROSSA
70
150
buona
BIANCONE
30
300
scarsa
ROSSO AMMONITICO
10
30
eccellente
CALCARI GRIGI
200
500
eccellente
DOLOMIA PRINCIPALE
500
900
buona
Il fenomeno carsico
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La parola carsismo deriva dal Carso Triestino. Carso deriva dalla parola indoeuropea
kras o karra (roccia). Il termine internazionale è karst
Il fenomeno carsico è un insieme di processi. I due elementi necessari sono la roccia
calcarea e l’acqua.
Inizialmente abbiamo un processo di corrosione chimica. Un litro di acqua pura
scioglie al massimo 12 mg. di carbonato di calcio a 20°c. Se l’acqua contiene in
soluzione dell’anidride carbonica arriviamo a sciogliere fino a 300-400- mg./litro di
carbonato.
L’acqua meteorica, attraversando l’atmosfera, si arricchisce di anidride carbonica
(CO2), altra ne viene “assorbita” dal terreno, ricco di forme di vita, e quindi di CO2.
L’acqua (H2O) e la CO2 formano un acido debole che si chiama acido carbonico .
L’acido carbonico trasforma il carbonato di calcio in bicarbonato, che è molto più
solubile. Tanto più l’acqua è acida tanto più scioglie la roccia. Le acque fredde
possono sciogliere più CO2.
Quanta roccia si consuma con il fenomeno carsico? Ogni metro quadro, mediamente,
100 gr. all’anno; circa 100 Kg. ogni 1000 anni. Lo spessore arriva a “calare” anche
di 4 cm.(Considerando un peso specifico di 2,5.)
I protagonisti del fenomeno carsico
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Come il carsismo influisce sul paesaggio
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La corrosione chimica modella la roccia. Quindi, in funzione del tipo di calcare, dalla sua
fratturazione, inclinazione e dello stadio di incarsimento raggiunto, avremo morfologie
diverse.
Tra le principali morfologie carsiche superficiali possiamo ricordare le scannellature, i
solchi a doccia, le vaschette di soluzione, i campi solcati o carreggiati, le città di roccia, le
doline, le valli morte ecc.
Forme carsiche più evolute sono gli inghiottitoi, le voragini e quindi le grotte. Alcune di
queste si possono presentare con aperture e profondità notevoli. Le cavità carsiche
censite a catasto sono oltre 2500 (sull’altopiano).
Il paesaggio carsico non presenta scorrimenti superficiali di fiumi o laghi ma può essere
ricco di piccoli affioramenti d’acqua, mentre sono più rare le sorgenti perenni in quota.
Una delle più interessanti è la sorgente della Covola a Gallio.
Il GSS ha censito oltre duecento affioramenti d’acqua solo nella conca centrale
dell’altopiano. Molti sono stati utilizzati come pozzi o fontane.
Le montagne si presentano con forme smussate e levigate. Solo oltre una certa quota
troviamo morfologie più frastagliate, influenzate dall’azione crioclastica.
Grossi depositi di ghiaccio si possono trovare nelle cavità carsiche, in particolare in quelle
con ingressi sopra i 1600 m. slm. Questo ghiaccio si trova tutto l’anno ed è in continua
evoluzione.
Lo studio di questi ambienti carsici si chiama “speleologia”.
ESEMPI MICROFORME SUPERFICIALI
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Vaschetta carsica
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–
Campi solcati
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Campo solcato
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Paesaggio carsico
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Città di roccia
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doline
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L’acqua entra nel massiccio carsico e …….
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Le precipitazioni meteoriche possono raggiungere, sull’altopiano, oltre 2000 mm all’anno.
Un terzo circa di questa massa viene persa per evaporazione o perché trattenuta ed
utilizzata dalla vegetazione.
Quindi, circa due terzi delle precipitazioni, dopo brevi percorsi superficiali, vengono
assorbiti dal massiccio carsico.
Gli spazi si allargano e si formano degli inghiottitoi. Nel sottosuolo, l’acqua, trova la
possibilità di scorrere lungo fratture verticali ed attraverso i giunti di separazione delle
banconate calcaree. ( più o meno inclinati).
Si crea quindi un reticolo a scorrimento prevalentemente verticale che darà vita a pozzi,
stanze, gallerie ….. sono nate le grotte!
Le grotte si allargheranno sempre più per i crolli interni. Infatti le rocce calcaree sono
disposte a strati, scollati tra loro. Quindi i soffitti degli ambienti ipogei tenderanno a crollare
sotto l’azione dell’acqua che “lavora” sulle pareti delle cavità.
Questa zona di scorrimento verticale delle acque carsiche si chiama vadosa.
Le vie preferenziali di scorrimento diventano quindi le grotte che hanno andamenti, nella
zona vadosa, prevalentemente verticali. In questa fase l’acqua non si ferma, possiamo
quindi dire che il massiccio carsico, con la sua struttura, non filtra l’acqua che lo
attraversa.
Questi dati torneranno importanti quando parleremo dell’inquinamento.
Come si formano le stalattiti e le stalagmiti
Il percorso dell’acqua
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Le caratteristiche tettoniche dell’altopiano convogliano gran parte dell’acqua in
circolazione, verso la Valsugana.
I tempi di percorrenza dalla zona di assorbimento alla falda freatica sono tra le 12
e le 24 ore. La velocità calcolata dalle prove pratiche di tracciatura, realizzate tra
il Ghelpach e l’Oliero, danno una velocità di 460m/h, tra le maggiori riscontrate
nei massicci carsici. Naturalmente la medesima precipitazione tornerà alla luce in
più giorni in quanto, nei grandi bacini della falda, le acque rallentano e si
miscelano.
La zona vadosa interessa il massiccio carsico fintanto che l’incarsimento, e
quindi l’acqua, non avranno raggiunto il livello delle rocce impermeabili. Queste
rocce, molto più antiche, formano il basamento scistoso-cristallino del subalpino.
Sono i resti di sedimenti formatisi nel paleozoico superiore.
A questo punto lo scorrimento avverrà per vie orizzontali e sotto pressione, siamo
nella zona freatica. Il livello dell’acqua viene chiamato “tavola d’acqua” e può
variare, trasformando i tubi freatici, sotto pressione, in condotte a pelo libero.
LE SORGENTI
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La falda freatica dell’altopiano è costituita da giganteschi fiumi sotterranei, con condotte
larghe ed alte anche decine di metri. Le sorgenti principali del massiccio si trovano ad
Oliero (valstagna) e sono due grandi sorgenti valchiusane : Il Covol dei Siori ed il Covol dei
Veci. Hanno una portata media di 15 m/c al secondo ed, in piena, la portata può triplicare.
Le sorgenti valchiusane sono dei sifoni. L’acqua scorre ad un livello inferiore rispetto alla
quota di uscita. La sorgente è quindi attiva in quanto i grandi laghi e le gallerie sotterranee
sono costantemente alimentate dall’acqua che percola, attraverso le grotte, nel massiccio
carsico. Per la legge dei vasi comunicanti l’acqua arriverà nuovamente alla luce. In questo
caso alimenta il fiume Brenta.
In queste due grotte, fino ad oggi, sono stati esplorati oltre 9 Km di fiumi e laghi
sotterranei. All’interno del massiccio sono comunicanti tra loro. Si tratta quindi della stessa
grotta con due uscite principali.
Ancora più imponente è il sifone dell’ Elefante Bianco, a Ponte Subiolo, che si immerge
sotto altopiano. L’immenso fiume carsico è stato esplorato fino ad una profondità di -189
m. Siamo già oltre trenta metri sotto il livello del mare.
Le più antiche sorgenti dell’altopiano sono ormai in zona vadosa, ma presentano
comunque molti sifoni attivi interni. Oggi possiamo dire che fungono da troppo pieno. Il loro
reticolo di gallerie esplorate supera i 42 km. Sono la Grotta della Bigonda del Calgeron, nel
comune di Grigno (TN).
Sezione di un sistema carsico
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• Il ciclo delle acque sull’atopiano dei settecomuni
Covol dei siori
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Covol dei Veci
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Oliero
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Ponte subiolo
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Ingresso Bigonda
riflessione
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Non tutta l’acqua arriva alle sorgenti dell’Oliero, ma non tutti i massicci carsici hanno
sorgenti così rilevanti. Possiamo quindi consideraci dei privilegiati perché, anche se non
abbiamo l’acqua fuori dalla porta di casa, sappiamo dove trovarla.
Solo la sorgente dell’Oliero potrebbe dare 300 litri di acqua al giorno per ogni abitante del
Veneto. Diventa compito nostro, quindi, salvaguardarla.
bibliografia
•
Grotte del veneto – Paolo Mietto e Ugo Sauro
Regione del Veneto -1989
•
Un sistema carsico tipo: l’Altopiano di Asiago. Tavola rotonda.
Alpine caves: alpine karst systems end their environmental context
Atti del congresso, Asiago 1992 - relatori: Ugo Sauro, Giovanni Frigo, Leonardo Busellato.
•
Il glacialismo quaternario sull’Altopiano dei Sette Comuni –
Livio trevisan 1939
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www.gruppospeleo7c.it
www.museocivico.rovereto.it
www.gggmodon.it

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