il pensiero cristiano nella costruzione dell`europa
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il pensiero cristiano nella costruzione dell`europa
Franco Cardini IL PENSIERO CRISTIANO NELLA COSTRUZIONE DELL’EUROPA Liceo Scientifico Mascheroni, 29 novembre 2016 Quale realtà esprime l’Europa? Come si definisce o si distingue? Dovremmo definirla in riferimento alle altre culture? Ma la cultura occidentale le ha fagocitato tutte, la cinese, l’indiana, la giapponese, la cultura araba. Popoli che oggi parlano una lingua unificata, vestono alla maniera occidentale a parte la kefiah, la galabia, o il sari, si sono sostituiti all’interno dell’unica cultura bisognosa di informatici, economisti, giocatori di borsa, sono entrati nella stessa stanza dei bottoni, come i popoli germanici si sostituirono ai latini nella conduzione dell’Impero romano. Un secolo fa Spengler nominava la sua opera “Il tramonto dell’Occidente”, in polemica con Hegel che aveva parlato di grande sera dell’Occidente per un mondo senza notte. Era il tramonto di un occidente per un altro, oltreatlantico? Così pensava il generale americano MacArthur, governatore in Giappone: comunque la cultura occidentale era destinata a subentrare al vecchio mondo giapponese. Non c’erano alternative. La modernizzazione, almeno quella socioeconomica, era stata già avviata dallo stesso imperatore giapponese Meiji, a metà Ottocento. Ora, insisteva il generale, doveva essere completata, raggiungendo l’animo stesso giapponese. Oltre l’Occidente non c’era nient’altro, che altro ci poteva essere? “Il Giappone” rispose il funzionario imperiale che l’accompagnava in visita nel paese, stanco di quelle parole di disprezzo e superiorità del vincitore: “Signor generale, a Occidente degli Stati Uniti c’è il Giappone”. Che ne è stato della nostra Europa all’indomani del Primo Conflitto Mondiale? Il Presidente americano aveva imposto i diritti delle Nazioni, a ciascun popolo una nazione. Salvo poi premiare i popoli amici degli Alleati vincitori (la Serbia, per esempio) e punire quelli dello schieramento perdente (la Croazia e la Slovenia). Ogni sistema ha le sue eccezioni. Si punì la Germania, incolpata della guerra, con il risultato di avere Hitler e il Nazionalsocialismo. Anche sulle spoglie dell’Impero ottomano nacquero nuove nazioni, ma la parola araba corrispondente al nostro “patria” non c’era, ummah andrebbe resa piuttosto con “matria”. Si dice che le Crociate furono decisive per il concetto di Europa. A scuola se ne numerano otto. Ma da parte araba furono inavvertite o non così avvertite. Per loro si trattava di incursioni. A volte lasciavano signorie feudali senza particolari programmi politici o culturali. Da noi invece si parlò di crociate fino alla soglia del Settecento. Per l’Europa ci sono stati progetti, quelli di Kant, di Napoleone, anche del nostro Cattaneo, seppur limitato all’Italia, per non parlare di Hitler. Caddero. Ma le potenze egemoni con la fine della Seconda Guerra Mondiale tagliarono l’Europa in due, in nome della real politik, come avevano tagliato a tavolino con riga e matita l’Iraq, la Giordania, l’Egitto, all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Avevano promesso l’unità araba; c’era già il leader designato, naturalmente filoccidentale, Hussein, bisnonno dell’attuale re di Giordania. Non se ne fece nulla perché l’unità araba era contro gli interessi delle potenze occidentali. Oggi gli Stati nazionali non bastano. Si profila per il vicino Oriente una nuova carta di Stati, basati su etnie. L’Iraq, in turbolenza dalle sue origini per la presenza di diverse etnie, verrebbe scisso in tre, con nuovi prevedibili squilibri: la parte kurda al nord, la sunnita al centro, la shiita al sud, filoiraniana. Di male in peggio. E l’Europa? Se non fa presto a rifondersi rischia la deflagrazione. Troppi cambiamenti in atto: la globalizzazione, l’economia integrata, le politiche protezionistiche. A che punto è la notte? diceva Brecht. Ha perso la bussola religiosa dopo la spaccatura tra riformati a nord e i cattolici a sud. I primi sempre più succubi del potere politico, i secondi indeboliti dalla progressiva laicizzazione degli Stati nazionali. Europa da erebos, Asia da asu: una luogo dove muore il sole, l’altra luogo della sua nascita. Chi si sentiva al centro? Il mondo greco. I cinesi guardavano in altro modo. Come il viaggiatore arabo del Trecento che comprava, vendeva e trasportava mercanzie e che perciò si preoccupava di venti, tempeste, naufragi. Conosceva il sistema monsonico - sei mesi i venti spirano in un senso, sei mesi in senso opposto-. Perché la sua ossessione era il naufragio, in cui avrebbe perso tutto. Nel Tesoro della Cattedrale di Hildesheim (Sassonia) è conservato un candelabro (VIII sec. d.C.) dove vengono raffigurati i tre continenti, Europa, Asia, Africa, nella figura di tre donne. L’Africa è in abito casto, circondata dal mappamondo, la squadra e il compasso, rappresenta la sapienza; è la madre delle scienze luogo dell’astrologia e della magia fin dall’antico Egitto. L’Asia è una donna prosperosa, ingioiellata, rappresenta il paese delle ricchezze, delle spezie e della seta. L’Europa è una guerriera, con scudo e corazza, è la forza. Dall’Europa venivano le armi, né più né meno di oggi. L’Islam non è l’Oriente, semmai l’Africa o la penisola iberica. Qui, in Spagna, compare la parola Europa. Si parla di europehenses in occasione della battaglia di Poitiers. Non fu un granché, una scaramuccia di qualche centinaia di uomini. Per lo storico Gibbon quell’episodio fu una vera minaccia, tanto da dire: “se gli arabi fossero passati, oggi dalle torri di Oxford echeggerebbero gli inviti degli ulema alla preghiera”. Ma non fu la sensazione del momento. I soldati si fronteggiarono per tre giorni, poi una mattina gli arabi si ritirarono. Abd-al Rahman, voleva spingersi fino a Tours per saccheggiare i tesori della Cattedrale di S. Martino. Non era un episodio isolato. Gli emiri di Cordoba presero Tolosa e uno di loro sposò una principessa franca. A Bari gli arabi stettero indisturbati per quarant’anni. In quei tempi l’Islam non trovava resistenze. Né la trovò nell’Impero bizantino il quale non scherzava in fatto di deportazioni, tassazioni ed esecuzioni in piazza di ribelli o infedeli. Molti di questi sudditi salutarono favorevolmente l’arrivo dei musulmani, per certi versi più tolleranti, non usi a sottigliezze dottrinali. A loro bastava che i cristiani non facessero proseliti, pagassero le tasse e stessero tranquilli. Gli europehenses non erano una realtà che allora si contrapponeva agli arabi, semmai era gente del Nord diversa da quella meridionale della Spagna in mano agli arabi. Piano piano l’Europa si configurò. La Chiesa fece da guida, con i centri monastici e le università. Con il risveglio del secolo XI ci fu un risveglio le città si animarono, diventarono un punto di convergenza. L’università si adattò a questa nuova società civile. L’idea era nata a Bagdad, nei suk dove con le varie mercanzie si cominciò a trattare cultura. C’era richiesta di scienza, di medicina, di astronomia, di diritto. Perché allora non creare una “casa della scienza” (baylat al-ilm)? Dalla Spagna l’idea passò in Europa, assieme alla chimica, fisica, geografia, astronomia, e ai manoscritti greci e latini. Gli Arabi fecero da carrettiere, limitandosi a fare da ponte tra la Cina e l’Europa, come scrisse la Fallaci? ma non si può dimenticare che Avicenna oltre che essere filosofo era un grande medico e scrisse un libro che fu la base della fisiologia umana fino al XVIII secolo. Il Il Cristianesimo già diviso da quello ortodosso-slavo, si indebolì ulteriormente con la Riforma. Gli Asburgo, pur difensori della fede cattolica, dovettero tener conto che molti sudditi erano protestanti. La cattolicissima Francia aveva sempre la sua ragion di stato. E poi c’erano gli interessi economici: la città di Strasburgo fu felice di passare sotto la Francia del Re Sole solo perché i propri mercanti cattolici si sentirono liberati dalla concorrenza protestante. E’ questa l’Europa unita? Semmai si può parlare di arcipelago (Cacciari). L’Europa non trova il suo punto fermo. L’ultimo recente tentativo è nato un po’ sul modello federale americano e su un’unione umanitaria tipo Nazioni Unite. Nel 1948 nacque un’Europa a base economica, primo passo di altri che dovevano venire. Schumann insisteva sull’esercito comune. La destra non lo volle perché già c’era la Nato, con gli Stati Uniti in un ruolo rilevante. La sinistra la osteggiò in tutti i modi: un manifesto di propaganda mostrava un fiorellino interrato nell’elmetto nazista. La linfa che ha alimentato questo progetto si è ora disseccata? Die Christenheit oder Europa (Novalis): oder può significare ossia ma anche oppure. Lui parlava dell’anima cristiana persa. Il progetto di una Costituzione europea si è arenato sulla definizione delle radici d’Europa. Si temeva che riconoscendo la radice cristiana fosse di pregiudizio per la sua laicità. Echeggiano le parole di Brecht: a che punto è la notte? A cura di Mauro Malighetti