Teca tematica
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Effendi Autore: Freya Stark Editore: Guanda, Parma Tipo: Reportage Anno: 2004 Data inserimento: 29/11/2010 Settembre 1939: alla vigilia dello scoppio del conflitto, Freya Stark, viaggiatrice e scrittrice inglese, viene invitata a partecipare a una missione in Medio Oriente per conto del ministero dell'Informazione britannico. Profonda conoscitrice della lingua e della cultura arabe, a suo agio tra i grandi così come tra la gente comune, la Stark si sposta nel corso di quattro anni tra l'Egitto e la Giordania, Aden e Bagdad, svolgendo con intelligenza e passione compiti diplomatici e di propaganda. Nel raccontare quella missione traccia un appassionante quadro d'insieme dello scacchiere medio-orientale durante la Seconda guerra mondiale; intuizione e tema centrale è l'ascesa della classe media araba: una «rivoluzione» che la Stark presenta attraverso il ritratto del giovane effendi, il «signore», funzionario e professionista, che ha studiato in scuole statunitensi ed è amico degli inglesi, possibile membro di una classe dirigente araba ancora in embrione. Pubblicato per la prima volta nel 1945, Effendi è un mosaico di straordinaria sensibilità e spesso singolare lungimiranza, composto di volti e paesaggi in una scrittura fresca e quasi diaristica. E un'analisi etnologica e politica condotta sul campo, animata da un'attenzione tutta femminile per i dettagli e per le donne, un'opera giustamente famosa la cui lettura aiuta a comprendere quell'intrico di storie e di ragioni che ancora oggi rendono le questioni medio-orientali, dalla Palestina all'Iraq, così cruciali e così roventi. Freya Stark è nata a Parigi nel 1893 ed è cresciuta tra l'Inghilterra e l'Italia. È autrice di numerosi libri, tra i quali Le porte dell'Arabia e Le Valli degli Assassini, pubblicati da Guanda. È scomparsa ad Asolo ne1 1993. (dalla seconda e terza di copertina) da: Freya Stark, Effendi, Parma, Guanda, 2004, [p.6] Quando lasciai il Medio Oriente, dopo quattro anni di rapporti amichevoli con la sua gente, trasferendomi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, scoprii che il Mediterraneo si era mosso troppo in fretta verso l'Atlantico: l'idea del mondo arabo comunemente accettata in entrambi quei paesi, se si escludevano alcune piccole congreghe di esperti viaggiatori, era datata. Già vi si avvertivano i sintomi della tragedia storica, dal momento che l'oggi di coloro che parlano dell'Arabia, per gli arabi è invece lo ieri. Pertanto, in considerazione del fatto che tante tragedie della storia hanno avuto inizio in tal modo e con simili equivoci, fu il dottor Brandt, discutendone con me nella piacevole quiete dell'Oriental Institute di Chicago, a farmi presente l'utilità di scrivere un libro privo di intenti ambiziosi ma tale da presentare quei fatti come li avevo visti personalmente, nella speranza, per quanto una materia tanto complessa possa essere presentata in forma semplice, di dare un'idea del mondo arabo come esso effettivamente è oggi. Non è dunque un libro scritto per gli specialisti, ma un resoconto di viaggio indirizzato a lettori medi. Vari motivi concorrono a far sì che la vera realtà di quel mondo sia tanto poco conosciuta. La vecchia società araba è pittoresca, mentre quella moderna lo sta diventando sempre meno di ora in ora: gli artisti della parola e dei colori trovano più facile fare oggetto della propria attenzione lo sceicco avvolto nei suoi drappeggi, piuttosto che l'effendi nel suo stato di omologazione cosmopolita. Altra causa di ignoranza, inoltre, è la rapidità con cui sono sopravvenuti e continuano a sopravvenire i cambiamenti. Una ragione più precisa è costituita dal fatto che di recente, a proposito della Palestina, sono state scritte molte cose, che danno un taglio particolare alla posizione araba e sono deliberatamente o inconsciamente fuorvianti. È inoltre un fatto che il deserto, con tutto il suo incanto, non offre più un quadro autentico della vita araba. Già nell'idea che ha del passato l'immaginazione popolare concede troppo al deserto e ai suoi nomadi. Il ruolo rappresentato dagli arabi nella storia è di aver costituito il più vasto impero commerciale dell'Occidente tra la caduta di Roma e l'ascesa dell'Inghilterra. Nel loro ricco e variegato fastello essi hanno riunito, in un'epoca o in un'altra, il sud della Spagna e il nord dell'India, con tutto ciò che vi stava in mezzo, penetrando nell'Europa, tanto http://www.bnnonline.it/index.php?it/136/teca-tematica/show/318 1/2 che Malta ancora ne porta il ricordo nella lingua, l'Italia nella tessitura dei broccati e l'Europa tutta nelle tradizioni cavalleresche e nelle forme letterarie importate originariamente dalle corti di Sicilia o di Provenza. [...] L'invasione proveniente dal deserto -e la fede maomettana che essa portava con sé - agì come un solvente tanto forte da alterare per sempre l'identità di diverse nazioni, lasciando loro il linguaggio o la religione, quando non entrambi, dei conquistatori. Fu come se i paesi presi e perduti da Hitler dovessero continuare per l'eternità a parlare in tedesco o a credere nel Walhalla. La fede musulmana in India; in Afghanistan, in Persia, in Egitto, Nord Africa, Siria, Palestina e Iraq, arrivò per rimanervi sempre, così come rimase in Turchia e in parte dei Balcani, portata non da arabi ma - in una fase successiva - da invasori più tardi. La lingua araba arricchì il persiano e il turco di parole nuove, e fu uno degli ingredienti dell'urdu, sopravvivendo tuttavia come lingua parlata solamente in Nord Africa {Egitto compreso) e in quella che la sua stessa gente chiama «l'isola degli arabi», ovvero nei territori chiusi tra la Persia, la Turchia e il mare. È a questa zona ristretta, rimasta in maniera preponderante araba per ciò che concerne la lingua e la religione, che mi riferisco in questo libro quando uso l'espressione «mondo arabo». Parlandone, è necessario ricordare che la sua unità riguarda prima di tutto la lingua, in larga misura la religione e infine la civiltà da esse prodotta: non si tratta pertanto di un'unità razziale. Le più importanti popolazioni settentrionali di tale «isola», che attualmente si definiscono arabe - quelle dell'Iraq, della Siria, della Palestina e dell'Egitto - se pure sono arrivate dal deserto, vi sono giunte millenni prima dell'invasione musulmana; l'ondata dell'VIII secolo è stata l'ultima e ha lasciato dietro di sé un manipolo di esseri umani, che appare ristrettissimo in confronto alla massa di popolazione formatasi nei secoli. Il fatto che un gruppo tanto piccolo sia riuscito a imporre la propria fede e il proprio modo di esprimersi su un numero tanto ampio e variegato di religioni rimane uno dei miracoli della storia: al confronto il futuro unificarsi delle nazioni arabe sembra un gioco da ragazzi. Alcune delle antiche fratture sopravvivono, rappresentate da una grande varietà di enclaves religiose, delle quali molte sono cristiane, alcune ebraiche, alcune ancora - come quella degli iracheni yezidi, cultori del diavolo, oppure quella dei mandei dell'Eufrate o degli ansayri della Siria settentrionale - rappresentative di un momento ancora più antico nella storia di quelle terre. Anche gli scismi avvenuti nella fede musulmana mostrano antiche differenziazioni di razza, tra cui la più importante è quella che corre tra i sunniti e gli sciiti, provocata, grosso modo, dagli influssi persiani sull'Islam. (pp. 9-12) Una discendente della famiglia Maraldi-Cassini, forse Maria Angela Carolina Maraldi (1831-1902), nella Biblioteca Maraldiana di Perinaldo foto da: Luisa Rossi, L'altra mappa. Esploratrici viaggiatrici geografe, Reggio Emilia, Diabasis, 2005, fig. 30 (dopo p. 128) Collegamenti http://it.wikipedia.org [1] http://www.saudiaramcoworld.com [3] http://www.saudiaramcoworld.com [3] [2] [2] Collegamenti - [1] http://it.wikipedia.org/wiki/Freya_Stark - [2] http://www.saudiaramcoworld.com/issue/197705/a.talk.with.freya.stark.htm - [3] http://www.saudiaramcoworld.com/issue/199304/a.lifelong.journey.htm http://www.bnnonline.it/index.php?it/136/teca-tematica/show/318 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) 2/2