EDITORIALE DEL VESCOVO Pasqua, risorge Cristo, rinasce la

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EDITORIALE DEL VESCOVO Pasqua, risorge Cristo, rinasce la
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EDITORIALE DEL VESCOVO
Gazzetta del Sud 24 aprile 2011
Pasqua, risorge Cristo, rinasce la speranza
«Questo è un abisso di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitare».
Così rispondeva lo scrittore Franz Kafka all’amico Gustav Janouch che lo
interrogava su Cristo. Quel commento ammirato descrive meglio d’un ritratto
fissato su tavolozza l’immagine del Messia risorto, fonte luminosa che rischiara
un mondo buio, finito nelle trappole del nichilismo e dell’idea, denunciava già
Dostoevskij, che la vita sia «una guerra di miserie individuali ed il suo corso lo
spegnersi di qualunque illusione».
Guardando le cose da questo fondo tragico, la visione trionfalistica della
Resurrezione sembra cadere assieme alla fede nel Dio Onnipotente, cui si
rimprovera di non essere intervenuto ad Auschwitz e in luoghi simili. Tuttavia,
proprio nella cornice del patire l’annuncio della Resurrezione acquista rilievo.
Affinando la coscienza dell’umana condizione di fragilità, si perviene infatti a
due no: il primo alla rassegnazione, il secondo all’attesa di una soluzione
miracolistica. Può aprirsi, allora, il confronto con il senso della Resurrezione,
che chiede di risalire al nucleo di ciò che ogni essere vivente effettivamente è.
Gesù ha mostrato che essa è dei vivi, cioè di quanti aderiscono all’amore
divino, che è l’amore secondo il bene, e lo ricomunicano. Ma la misericordia
che Egli rivela sulla croce è anche l’abbraccio di Dio per coloro che sono morti
perché estromessisi da ogni corrente di bene. Ed ogni Pasqua ricorda che
l’uomo non è solo un mucchio d’illusioni svanite, ma un anelito costante a
ricominciare. Il presente è la promessa ripetuta ogni istante che, nonostante il
passato, nonostante il dolore, nonostante il male, si possa rinascere. Scriveva in
proposito Walter Benjamin: «Non ci sfiora forse neppure un soffio dell’aria,
che ha spirato intorno a coloro che ci hanno preceduti? Non vi è nelle voci, cui
prestiamo ascolto, un’eco di quelle che sono ormai spente? Se è così, c’è allora
un appuntamento segreto tra le generazioni che sono state e la nostra. Noi siamo
attesi sulla Terra. Poiché a noi, come ad ogni generazione che ci ha preceduti, è
stata concessa una debole forza messianica, su cui il passato ha un diritto».
Nel concetto di redenzione, che coincide con quello di Resurrezione, c’è
dunque una meravigliosa percezione della continuità, della compagnia che ci
fanno le donne e gli uomini che ci hanno preceduto o che vivono adesso, che
abbiamo o non abbiamo conosciuto, proprio come il Cristo che, vinta la morte,
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ci invita a fare della Pasqua la festa di liberazione dalle catene della miseria,
dell’odio e della disperazione del peccato, che opprimono corpo e anima,
stringendoli nella morsa della disperazione.
Sia questa Pasqua, per tutti, la fine degli incubi, lo schiudersi di rapporti nuovi.
Se ognuno, come Cristo, uscirà dal sepolcro e si adopererà per smuovere i
macigni che ostruiscono i sepolcri altrui, non avrà reso vano il sacrificio di
Gesù e, soprattutto, avrà dato un senso alla propria vita.
 Vincenzo Bertolone
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