Francia - WEC Italia

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Francia - WEC Italia
Francia
(1)
DATI ECONOMICO/ENERGETICI
Tipologia dati
Popolazione
Prodotto Interno Lordo (PIL)
PIL pro-capite
Cons. Energetico pro-capite
PIL per unità di energia
Emissioni CO2 pro-capite
Cons. Ener. Elettr. pro-capite(4)
UNITA' DI MISURA
VALORI
milioni (2011)
65,44
2.733,0
42.377
3.843
7,8
5,5
6.746
miliardi $ correnti (2011)
$ correnti (2011)
Kg petrolio equivalente (2011)
$ di PIL (PPP 2005)/Kg petrolio equivalente (2011)
tonnellate CO2 equivalenti (2010)
kWh (2011)
FONTI FOSSILI E ALTRE FONTI
Carbone e
Gas naturale
Nucleare
Lignite
Tipologia dati
Petrolio e gas
liquidi
(2)
(milioni bbl)
(miliardi m3)
90
5
160
(Mtoe)
(Mtoe)
(Mtoe)
(Mtoe)
(Mtoe)
1,92
81,82
-2,61
0,36
81,17
31,2%
0,50
38,08
0,06
9,73
115,29
21,18
-4,48^
-1,73
36,86
14,2%
0,01
9,80
3,8%
(Mtoe)
259,82
115,29
44,4%
16,70
6,4%
Riserve provate e recuperabili
(3)
Produzione Anno 2011
Importazioni nette
Bunkeraggi Internazionali
Variazioni Stock
Offerta di energia primaria 2010
% sul Totale
Offerta totale energia primaria
Idroelettrico e Altre
Rinnovabili
(milioni ton)
ELETTRICITA'
(4)
ANNO 2011
Tipologia dati
Fossili
Nucleare
Idroelettrico
Altre Rinnovabili
TOTALE
Potenza efficiente Lorda (GW)
29,4
63,1
25,6
10,8
128,9
Produzione Lorda (TWh)
48,0
442,4
50,2
21,9
562,5
Produzione Netta
536,2
-56,4
Saldo Imp - Exp
Perdite Trasporto/Distribuzione
-33,0
dati aggregati (TWh)
Consumo Totale
440,1
Consumo Settore Energetico
22,4
417,6
Consumo Finale
(1) Fonte: World Bank, IEA;
(2) Fonti: Eni World Oil & Gas Review 2012;
(3) Fonte:Elaborazione WEC Italia su dati Commissariat général au développement durable - Bilancio energetico 2011;
nota: ^ Include interscambio netto di elettricità non ripartibile per le diverse fonti;
(4) Fonte: Elaborazione su dati Global Energy & CO2, 2011 - ENERDATA;
Francia
Situata al centro dell’Europa, di cui occupa la maggiore superficie tra tutti i 27 paesi della UE, la Francia
presenta una delle economie industrializzate con la minore intensità di emissioni di gas ad effetto serra
(CO2), grazie al ruolo del nucleare che sfiora circa il 45% dei consumi totali di energia e l’80% della
generazione di elettricità. Con una produzione di energia primaria pari a circa 139 milioni di tonnellate
equivalenti petrolio (TEP), a fronte di una domanda primaria di circa 260 milioni di TEP, nel 2011 il paese
complessivamente denotava un grado di autosufficienza energetica pari al 53,5%, pur dipendendo
dall’estero per circa il 98% circa suoi approvvigionamenti di petrolio e di gas naturale.
Tuttavia, a causa di una temperatura media annuale superiore di almeno 1,3 °C alla media di riferimento
(1981-2010), la più calda degli ultimi cento anni, i consumi primari, nel 2011, sono stati inferiori di oltre
6 milioni di TEP ai valori che sarebbero stati richiesti in condizioni normali di temperatura; ma anche in
quest’ultimo caso i consumi normalizzati in funzione delle temperature (266 milioni di TEP) sarebbero
comunque rimasti al disotto dei livelli pre-crisi (2009) di 270-275 milioni di TEP.
Il mix dei consumi normalizzati finali di energia delle singole fonti (circa 168 milioni di TEP, nel 2011), era
composto per il 43% circa dal petrolio e per il 24% circa dall’elettricità primaria (nucleo e idrica), per il
20,5% dal gas naturale e per il resto dalle altre fonti rinnovabili (9,2%) e dal carbone (3,6%).
Giova ricordare che nel 2011 le fonti rinnovabili hanno contato poco più del 15% sulla produzione
energetica complessiva e per il 13,1% sui consumi finali di energia, mentre nell’ambito del pacchetto UE
per il 2020, la Francia è impegnata a raggiungere una quota di fonti rinnovabili del 23% sul totale dei
suoi consumi finali lordi di energia nel 2020.
La Francia è riuscita comunque a migliorare l’intensità energetica finale, che è diminuita dell’1,6% nel
2011; dopo l’1,7% raggiunto nel 2010, la sua diminuzione media annua dal 2005 risulta pari all’1,3%,
risultato certamente apprezzabile ma ancora distante dall’obiettivo fissato nel 2005 dal Parlamento
francese, che prevede una diminuzione media del 2% all’anno entro il 2015, e del 2,5% tra il 2015 e il
2030. Il paese ha comunque abbassato i consumi finali pro-capite di energia e ridotto le sue emissioni
totali di gas ad effetto serra (GHG) sotto il livello richiesto dal Protocollo di Kyoto (-6,3% rispetto al 1990,
nel periodo 2008-2012), mentre persegue l’ambizioso obiettivo di tagliare le emissioni del 75% al 2050,
rispetto al 1990.
L'estrazione su ampia scala del carbone nel paese è stata interrotta nel 2004, dopo la chiusura dell’ultima
miniera (La Houve) del bacino della Lorena; tuttavia piccoli quantitativi (equivalenti a circa 60 mila TEP)
sono ancora recuperati nell’area di Nord Pas de Calais e impiegati in una centrale a carbone appartenente
al gruppo tedesco E.On. Le importazioni di carbone hanno raggiunto il loro livello più basso nel 2011
(15,8 milioni di tonnellate), in calo del 17% rispetto al 2010. Il carbone da vapore riguarda circa i due
terzi delle importazioni, che per il resto sono rappresentate dal coke destinato alla siderurgia. Tra i
principali fornitori di carbone della Francia, nel 2011, figuravano gli Stati Uniti (22%) e la Colombia,
seguiti da Australia, Russia, Sud Africa e Polonia.
La Francia è il terzo consumatore europeo di petrolio (dopo Germania e Regno Unito) e il quarto di gas
naturale (dopo UK, Germania e Italia). Poiché il paese è sprovvisto di riserve significative di idrocarburi,
le importazioni di queste due fonti fossili comportano una fattura energetica netta piuttosto elevata, che
nel 2011 ha segnato un record di 61,7 miliardi di Euro, relativi per 50,2 mld di Euro al petrolio e per 11,5
mld di Euro al gas naturale, a causa di un prezzo medio del greggio importato di 113$ barile (rispetto a
quello di 81 $/barile del 2010).
La produzione di greggio, pari a circa 900 mila tonnellate nel 2011, proviene sempre più dalla regione
Aquitania, a causa del declino progressivo nei bacini di Île-de-France e dell’Alsazia. Nel 2011 le
importazioni di greggio sono state pari a circa 64 milioni di tonnellate. Tra i principali fornitori di petrolio
figuravano Russia (15%) e Kazakhstan (13%) seguiti da Arabia Saudita e Norvegia (circa 10% ciascuno),
Azerbaijan, Nigeria, Algeria e Libia. Le forniture di greggio sono state integrate con ulteriori acquisti di
prodotti petroliferi per circa 40 milioni di tonnellate (rappresentati per metà da gasolio), mentre l’export
di prodotti lavorati è stato pari a circa 23 milioni di tonnellate. I consumi petroliferi (circa 81 milioni di
tonnellate) nel 2011 sono aumentati, sia pure lievemente, per la prima volta dal 2000.
La Francia nel 2010 era dotata di una capacità di raffinazione di circa 90 milioni di tonnellate/anno (1,8
milioni di barili giorno), appartenente per circa il 50% alla compagnia Total. Tuttavia, nell’ultimo triennio
il settore ha dovuto affrontare gravi problemi - determinati da diminuzione dei consumi, carenza
strutturale di gasolio, concorrenza dei paesi emergenti e difficoltà di trovare sbocchi per le eccedenze di
benzina e di altri prodotti - che sono sfociati nella chiusura delle raffinerie di Dunkerque (Total) nel 2010,
di Reichstett (Petroplus) e Berre (LyondellBasell) nel 2011 e per ultimo nel fallimento della raffineria di
Petit-Couronne (Petroplus) nel 2012. Di conseguenza, gli impianti effettivamente in esercizio si sono
ridotti da 12 a 8 (rispetto ai 24 esistenti alla fine degli anni ’70), facendo scendere la capacità totale di
raffinazione al di sotto dei 70 milioni di ton/anno (1,38 milioni di barili/giorno).
La Francia è il secondo maggiore produttore di biocarburanti in Europa, dopo la Germania, e produce
principalmente biodiesel. Nel 2011 le immissioni al consumo sono state pari a 2,89 milioni di tonnellate.
Dal punto di vista qualitativo, sono stati privilegiati i biocarburanti ottenuti da grassi animali o oli usati
che sono aumentati di circa sei volte rispetto al 2010, mentre il biodiesel convenzionale da oli vegetali ha
subito una diminuzione di quasi il 17%. I nuovi carburanti SP95-E10 e E85 hanno continuato la loro
penetrazione nella rete di distribuzione, riguardando alla fine del 2011, 3.085 stazioni di servizio.
La produzione gas naturale (circa 500 mila metri cubi, nel 2012) proviene ormai essenzialmente dal
giacimento di Lacq, nel sud-ovest del paese, e rischia di esaurirsi completamente entro il 2015.
Nonostante nel paese sia valutata l’esistenza di riserve potenziali di gas da scisti, nel luglio 2011 il
Parlamento francese ha approvato una legge che vieta l'impiego delle tecniche di fratturazione idraulica
per esplorare e sviluppare le risorse non convenzionali di shale gas e petrolio.
La domanda di gas naturale in Francia (pari a circa 46 miliardi di metri cubi, nel 2012) dovrebbe
mantenersi abbastanza stabile, oppure diminuire semmai leggermente, fino al 2020. La domanda è
prevista in crescita nel settore industriale e nella generazione elettrica, ma in diminuzione nel settore
residenziale (recupero di efficienza) dove si contano circa 11 milioni di utenze (circa la metà rispetto ai 22
milioni di utenti che si registrano in Italia).
Le importazioni di gas naturale avvengono per circa il 70% attraverso una fitta rete di gasdotti
provenienti prevalentemente da Norvegia, Paesi Bassi e Russia e per il resto mediante gas naturale
liquefatto (GNL) in arrivo via nave, soprattutto da Algeria e Qatar, seguiti da Nigeria, Egitto e Trinidad &
Tobago. Il paese è dotato di tre terminali di rigassificazione ubicati sulla costa atlantica a Montoir-deBretagne (Elengy, unità di Gaz De France Suez) e sul Mediterraneo a Foss-Tonkin (Elengy-GDF Suez) e
Fos Cavaou (joint venture tra GDF Suez e Total), entrambi nei pressi del porto di Fos-sur-Mer. A Fos è
previsto anche un nuovo rigassificatore (Vopak-Shell), che dovrebbe essere ultimato nel 2016, e un
ampliamento del terminal di Fos Tonkin.
La generazione totale lorda di elettricità, che comprende la produzione primaria nucleare, idroelettrica,
eolica e fotovoltaica e quella termoelettrica convenzionale, è stata pari a circa 563 terawattore (TWh) nel
2011. Il settore nucleare ha contribuito alla produzione di elettricità per circa il 79%, con il resto fornito
dal comparto idroelettrico (9%), dalle fonti fossili (8,5%), dall’energia eolica (2,2%) e dal fotovoltaico
(0,36%).
La Francia è seconda soltanto agli Stati Uniti in termini di capacità nucleare installata, che è composta da
58 reattori dotati di una potenza complessiva di circa 63 gigawatt (GW), che sono entrati in servizio tra il
1977 e il 1999. Il paese è molto attivo (attraverso le compagnie Areva e EdF) nello sviluppo delle
tecnologie e dei combustibili nucleari e circa il 17% dell’ energia elettrica è prodotta da combustibile
nucleare riciclato.
Un ulteriore reattore di nuova generazione, di tipo European Pressurized Reactor (EPR) attualmente in
costruzione a Flamanville (1.750 MW) dovrebbe essere avviato entro la fine del dicembre 2016. La sua
realizzazione ha subito notevoli ritardi e aumenti di costo. Originariamente programmato per essere
ultimato nel 2012 con una spesa di 3,3 miliardi di Euro, il suo costo è raddoppiato a 6 mld di € nel 2011,
e nel 2013 i costruttori Areva e Electricité de France hanno annunciato che è ulteriormente cresciuto a
8,5 mld di €.
Nel suo insieme, il sistema elettrico francese ha un surplus di “baseload capacity” che permette alla
Francia di rivestire un ruolo importante a livello europeo nell’export di energia elettrica, che frutta
annualmente al paese circa 3 miliardi di Euro. Tuttavia negli ultimi anni il picco della domanda è cresciuto
più rapidamente dei consumi elettrici, per via dei maggiori impieghi termici, e ciò rischia di porre dei
problemi alla rigidità della risposta data del nucleare ai rapidi picchi della domanda, a differenza del gas
naturale che trova i suoi impieghi favoriti proprio nella rapida capacità di fronteggiare i picchi di richiesta
sulla rete.
La fonte idroelettrica nel 2011 ha contribuito a circa il 70% dell’energia elettrica generata da fonti
rinnovabili. Con una capacità installata di 25.600 MW, ha generato tuttavia soltanto 50 terawattore (TWh),
con un calo senza precedenti (del 25% rispetto ai 67 TWh del 2010), a causa della fortissima siccità che
ha colpito il paese nel corso del 2011. Nel complesso, nel 2011, la produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili è quindi diminuita, nonostante l’aumento significativo apportato dall’energia eolica (+2,3 TWh),
fotovoltaica (+1,4 TWh) e dalle biomasse (+0,3 TWh).
Alla fine del 2012 la Francia (esclusa la Corsica e i dipartimenti e territori d'oltremare) ha superato la
soglia di tre gigawatt (3.126 MW) di potenza installata nel settore solare e di 6,82 gigawatt nel settore
eolico, ottenendo rispettivamente lo 0,8% e il 2,9% dell’elettricità complessivamente prodotta.
Tali percentuali sono visibilmente ancora molto lontane da quelle registrate da altri paesi nord europei, e
anche a tali ritmi di sviluppo sembra improbabile che la Francia possa raggiungere gli obiettivi posti per il
2020 per le rinnovabili. Nel settore eolico pesano soprattutto i lunghi tempi burocratici per l’approvazione
e la realizzazione dei progetti (mediamente intorno agli otto anni, rispetto ai due anni richiesti in
Germania). Il nuovo governo di François Hollande ha tuttavia annunciato che intende accelerare la
transizione verso le energie rinnovabili, in modo di ridurre la dipendenza elettrica francese dal nucleare al
50% entro il 2050.
Roma, 24 Aprile 2013