Manuale per gli insegnanti - Regione Emilia-Romagna

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Manuale per gli insegnanti - Regione Emilia-Romagna
EDURES
ENNE
ERRGGIIAA IINN GGIIOOCCOO
MANUALE PER INSEGNANTI
SEZIONE ENERGIA
Provincia di
Ravenna
Indice
Che cosa è L’energia
pag. 1
L’energia nella storia
pag. 10
Il consumo energetico
pag. 16
Che cos’è l’energia
Tutti noi viviamo la nostra quotidianità in continuo contatto con l’energia. Utilizziamo
energia per riscaldare e illuminare la casa, per produrre e trasportare beni; ciascuna
delle nostre attività ne prevede l’utilizzo. Senza energia niente funziona e niente si
muove, ma sappiamo dire esattamente che cosa è l’energia?
Nella vita quotidiana incontriamo varie forme d’energia: la luce solare, il calore del
fuoco, il movimento dell’acqua e del vento. L’energia è però invisibile, non si può
vederla, udirla, assaggiarla o toccarla. La visione di un fulmine o di una fiamma, sono
solo gli effetti dell’energia; l’energia vera e propria è nascosta e si rivela solo
attraverso questi fenomeni.
Dell’energia si occupa la scienza della fisica. Il termine “energia” deriva dal greco en
(dentro) ed ergos (lavoro) “lavoro dentro” ed i Fisici, in effetti, la definisco come la
capacità di un sistema di compiere un lavoro, dove il lavoro è il risultato
dell’applicazione di una forza per uno spostamento. Tale capacità di compiere lavoro
viene sfruttata sotto forma di forza motrice, calore o luce. In base all’esperienze che
quotidianamente viviamo, però, il termine energia può essere semplificato e inteso
come la capacità di fonti solide (es. carbone, uranio, Terra-Luna), fluide (es. gas,
acqua) e organiche (es. alimenti), di produrre movimento, calore, elettricità.
Figura 1: pensare l'energia... (foto di Davide Gaglio )
Le diverse forme di energia
L’energia presente in natura e di cui l’uomo può disporre si distingue in un certo
numero di forme eterogenee. In base alle caratteristiche e all’attitudine di ciascuna
forma, l’energia può essere convertita in lavoro utile da destinare ad un particolare
uso finale ed è possibile scegliere, di volta in volta, la fonte energetica più
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conveniente in quella specifica circostanza. Le diverse forme in cui l’energia si
presenta si possono distinguere in: chimica, elettrica, elettromagnetica, meccanica
(cinetica e potenziale), nucleare e termica.
Energia chimica
È la forma insita nelle forze di legame tra molecole o atomi di particolari sostanze. È
un’energia in potenza, cioè che può esprimersi attraverso opportune reazioni sotto
forma di energia termica oppure elettrica. L’energia chimica prevalentemente
utilizzata è quella posseduta dai combustibili fossili come petrolio, gas e carbone.
Energia elettrica
Tale forma di energia è caratterizzata dal movimento ordinato di elettroni liberi nei
conduttori, soprattutto nei metalli. Più precisamente è scorretto parlare di energia
elettrica perché insieme al campo elettrico è sempre presente un campo magnetico e
quindi, si dovrebbe parlare più propriamente di “energia elettromagnetica”. Tuttavia
questa distinzione è comoda per definire il tipo di energia che normalmente viene
utilizzata solo per le sue caratteristiche elettriche. Poiché l’energia elettrica
disponibile in natura, come quella che deriva dai fulmini, non è direttamente
sfruttabile, è necessario produrre elettricità in modo artificiale, convertendo in energia
elettrica altre forme disponibili in natura.
Energia elettromagnetica
Detta anche energia radiante è legata all’interazione tra un campo elettrico ed uno
magnetico, ed è l’unico tipo di energia che si trasmette senza il supporto di alcun
mezzo fisico quindi anche nel vuoto dove è praticamente assente ogni fenomeno di
dissipazione. Si manifesta attraverso il moto delle onde elettromagnetiche che
riempiono lo spazio tra i corpi materiali e si muovono alla velocità della luce (ad
esempio luce visibile, onde radio, raggi X). In natura è presente soprattutto nella
radiazione solare.
Energia meccanica
Quando mettiamo in moto un’auto, il motore compie un lavoro meccanico. In natura
vi sono due tipi di energia meccanica: potenziale e cinetica. Il primo deriva dal campo
di attrazione gravitazionale che agisce sulla terra. Questa energia è posseduta anche
da corpi in quiete e dipende dalla posizione, o “quota” occupata, da ogni corpo nel
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campo terrestre. Quella cinetica è legata al movimento dei corpi solidi, liquidi e
aeriformi. Ad esempio, nel caso del vento si parlerà di energia eolica mentre per
l’acqua dei fiumi di energia idraulica e per il mare di energia del moto ondoso.
Energia nucleare
Questa energia è chiamata anche atomica, ed è dovuta alle forze di coesione
presenti a livello del nucleo degli atomi. In natura viene liberata spontaneamente da
elementi generalmente di grande massa atomica, detti radioisotopi, che emettono
radiazioni e/o particelle (radioattività naturale).
Energia termica
Detta anche calore è il movimento caotico delle particelle molecolari che
costituiscono qualsiasi corpo materiale. Dal punto di vista microscopico è dovuta
all’energia (cinetica e potenziale) presente nella materia legata al moto di atomi e
molecole. La quantità di energia termica contenuta in
un corpo è indicata dalla sua temperatura; maggiore è
il movimento molecolare, maggiore è la temperatura
del corpo.
Come si misura l’Energia?
L’unità di misura dell’energia è il Joule (J) che
corrisponde all’energia necessaria per produrre un
lavoro corrispondente alla forza di 1 newton (N)
applicato ad un corpo perché si sposti di 1 metro (m).
Un J equivale all’energia necessaria per alzare di dieci
cm un kg d’acqua. Il J è un’unità di misura molto
piccola è più comunemente si utilizzano i suoi multipli:
il kilojoule, mille joule (kJ, 103 J) e il megajoule, un
milione di joule (MJ, 106 J).
Esistono anche altre unità di misura, che sono la
caloria (cal), il kilowattora (kWh) e la tonnellata
equivalente di petrolio (TEP). La caloria, utilizzata nel
Figura 2: Il Joule è l'unità di
misura
dell'energia del Sistema
misurare il contenuto energetico di un corpo, è la
Internazionale di riferimento
quantità di calore necessaria a far aumentare di 1°C la
temperatura di un grammo di acqua distillata, precisamente da 14,5° a 15,5°C sul
livello del mare (pressione di una atmosfera). Una caloria corrisponde a 4,186 J.
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Il kWh si usa spesso quando ci si riferisce al consumo di energia elettrica. Il kWh
deriva dal watt (W) che è l’unità di misura della potenza e corrisponde ad i J su un
secondo (1W = 1J/s). Ne deriva l’equivalenza che 1 kilowattora, cioè mille watt in un
ora (3.600 secondi), equivale a 3.600.000 J o 3.600 kJ.
Per misurare la potenza di un motore, viene utilizzato anche il cavallo-vapore (1
CV=736 Watt) in particolar modo nelle aziende produttrici di generatori elettrici e
meccanici, e più diffusamente per i mezzi di trasporto.
La tonnellata equivalente di petrolio (TEP), viene utilizzata per quantificare enormi
quantità di energia, come ad esempio il bilancio energetico di una nazione. La TEP si
basa sul potere calorifero dei combustibili, cioè la quantità di calore che si ottiene
bruciando una unità (kg, m3) di combustibile. La TEP è quindi la quantità di energia
che si ottiene da una tonnellata di petrolio o da una quantità equivalente di un altro
combustibile o fonte energetica. Una TEP corrisponde a 4,3·1010J, cioè a 43000 MJ.
Quali sono le fonti energetiche?
Tutta l’energia che si trova sulla terra deriva soltanto da tre fonti:
•
il Sole, che c’irradia costantemente di energia elettromagnetica (luce e calore);
•
l’energia nucleare che tiene unite le particelle costituenti i nuclei degli atomi;
•
l’energia termica residua concentrata nel centro della terra.
Dall’irraggiamento solare derivano inoltre tutte le altre fonti di energia utilizzabili
dall’uomo, nonché ogni forma di vita e l’uomo stesso.
A seconda di come vengano utilizzate dall’uomo le fonti vengono suddivise in
primarie e secondarie. Le fonti primarie sono quelle presenti in natura che possono
essere direttamente utilizzate dall’uomo senza doverle trasformare (il Sole, il vento, il
carbone, il petrolio, l’energia nucleare). Quelle secondarie derivano da trasformazioni
delle primarie operate dall’uomo; ad esempio la benzina è un derivato del petrolio e
la corrente elettrica deriva da centrali che la generano sfruttando carbone, petrolio,
gas naturale o energia idraulica e geotermica.
A seconda del fatto che le fonti siano destinate ad esaurirsi oppure no vengono
classificate in rinnovabili e non rinnovabili.
Molte fonti energetiche presenti sulla Terra non sono altro che energia solare conservata. Il
carbone si è creato nel corso di alcuni milioni di anni dai resti di piante e foreste sommerse. Il
petrolio e il gas naturale si sono formati dalla decomposizione di microrganismi degli oceani
di una volta. Queste fonti (fossili) sono considerate non rinnovabili, perché si sono generate
in ere geologiche e una volta bruciate non sono più disponibili, non si rigenerano e pertanto
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sono “consumate” e “perdute”. Le energie rinnovabili invece sono quasi inesauribili, perché il
“sistema” Terra riceve permanentemente nuova energia sotto la forma di radiazione solare.
L’energia solare genera anche il vento e il movimento delle acque (energia eolica e idrica) e
fa crescere le piante (biomassa). Visto che la vita del sole durerà circa altri 5 miliardi di anni,
anche queste fonti saranno disponibili ancora a lungo. Non di origine solare sono il calore
dell’interno della Terra (energia geotermica), l’energia nucleare e l’energia delle maree.
Quali sono le proprietà dell’energia?
L’energia ha tre importanti proprietà: può essere trasformata, trasportata e
conservata. Essa inoltre si manifesta sempre in più forme contemporaneamente, in
particolare si assiste sempre alla generazione di calore: le onde luminose originate
dal Sole generano anche energia termica, così come l’energia elettrica che percorre
un conduttore genera sempre una certa quantità di calore.
Foto: Davide Gaglio
La trasformazione
L’energia può sempre passare da una forma all’altra, ma non sempre questo
passaggio la rende ugualmente utilizzabile. Le trasformazioni obbediscono alle leggi
della termodinamica, la prima delle quali afferma che: l’energia non si può né
produrre, né consumare, ma solo convertire. “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma
tutto si trasforma”. La quantità totale di energia in ogni sistema rimane dunque
sempre la stessa.
Quando mettiamo in moto un’auto, il motore compie un lavoro meccanico. Nel
cilindro del motore avviene la combustione di una miscela di benzina e di aria
sviluppando un gas. Il gas in espansione esercita una pressione che spinge il pistone
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e questo mette in movimento altri componenti del motore e, infine, l’intero veicolo. Si
tratta quindi di una trasformazione dell’energia chimica, contenuta nei legami chimici
delle molecole di benzina, in energia meccanica, detta anche energia cinetica. Parte
dell’energia in gioco si trasforma in calore a causa dell’attrito tra gli elementi in
movimento e si disperde nell’ambiente assieme ai prodotti di scarico. Il calore
prodotto per attrito nel motore e perduto con i prodotti di scarico non può essere
utilizzato in
modo efficace, quindi non tutta l’energia che risulta da una
trasformazione è utilizzabile.
La seconda legge della termodinamica afferma che: in tutte le trasformazioni e in tutti
gli scambi di energia che avvengono in sistema chiuso l’energia presente alla fine
sarà sempre minore di quella presente all’inizio.Questa legge è facilmente verificabile
nell’esperienza quotidiana: un masso che rotola giù da una collina non potrà tornare
da solo al punto di partenza; il calore passa sempre da un corpo più caldo ad uno più
freddo. In questi processi l’energia in potenza utilizzabile alla fine del processo è
sempre minore di quella iniziale.
Ciò che chiamiamo “consumo di energia” è solamente una svalutazione dell’energia.
Ogni trasformazione e ogni trasporto riduce l’utilizzabilità dell’energia. Con una
caldaia trasformiamo l’energia chimica contenuta nel gas metano o nel gasolio in
calore e con questo riscaldiamo la casa e l’acqua. Quando il calore ha riscaldato la
casa, non è più utile, è stato svalutato o, come comunemente diciamo, “consumato”.
L’energia direttamente utilizzabile dal consumatore è detta energia finale che può
essere il calore derivante dalla combustione di carbone, gas metano, benzina o
elettricità. L’energia finale è il risultato della trasformazione di energia primaria e
secondaria. Le raffinerie trasformano il petrolio, il greggio, in gasolio, benzina e altri
derivati e le centrali elettriche trasformano carbone, gasolio e gas naturale in
corrente elettrica. Per essere utile al consumatore, l’energia primaria deve essere
quasi sempre trasformata.
Durante la trasformazione e il trasporto dell’energia, una parte di quella iniziale va
persa. Per esempio, per produrre 1 kWh di corrente elettrica occorrono circa 3 kWh
di energia primaria (carbone, gasolio, metano). L’energia finale elettrica è cara e di
alta qualità, ma anche inquinante se prodotta da fonti fossili.
Molta energia elettrica serve per l’illuminazione. Le lampade convenzionali
trasformano solo il 5% dell’energia elettrica in luce. Ciò significa che la luce artificiale
usata corrisponde solamente al 2-4% dell’energia primaria, il resto è andato perso
sotto forma di calore.
Nessuna macchina funziona senza perdite d’energia; ciò vuol dire che una macchina
assorbe più energia di quella utile che fornisce. Una parte delle perdite è inevitabile,
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ma la maggior parte è causata da effetti indesiderati quali attrito e resistenza elettrica
dai quali risulta calore.
L’obiettivo della ricerca energetica è pertanto quello di sviluppare tecnologie che
forniscono, come risultato, lo stesso servizio con un minore impiego di energia.
L’efficienza della trasformazione energetica viene indicata dal rendimento che
descrive il rapporto tra energia utile ed energia impiegata. Il rendimento è sempre
inferiore a 1. Un motore elettrico trasforma la corrente elettrica non solo in energia
meccanica utile, ma una piccola parte anche in calore, a causa degli attriti interni che
scaldano il motore.
Energia, entropia ed exergia
Nei processi di trasformazione energetica oltre alla svalutazione di una parte
dell’energia iniziale, un altro fattore entra in gioco: l’entropia, la quale fornisce la
misura del disordine di un sistema. Ogni sistema chiuso tende a passare da uno
stato ordinato a uno disordinato e, in esso, l’entropia può solo aumentare.Il termine
centrale di questa tendenza è l’entropia che, in un sistema chiuso, può solo
aumentare. Il principio dell’entropia vale anche per la trasformazione dell’energia.
L’energia ben ordinata (meccanica) può essere totalmente trasformata in energia
meno ordinata (calore), ma la trasformazione nella direzione opposta funziona solo
parzialmente. Il calore (forma disordinata) è solo in parte trasformabile in energia
elettrica (forma ordinata) e pertanto l’energia contenuta nel carbone non può essere
mai completamente trasformata in corrente elettrica. Il secondo enunciato della
termodinamica
descrive
quindi il fatto che le direzioni
della
trasformazione
energetica non hanno la
stessa valenza. La porzione
L’entropia è una misura del disordine. Due sfere in
dell’energia che può essere
ciascuna delle quali si trova un gas sono collegate da un
tubo. Aprendo la valvola i due gas si mischiano. Il
trasformata in una forma
processo
è irreversibile perché non può avvenire che i
energetica più ordinata è
due gas si separino spontaneamente.
detta “exergia”.
(Fonte www.MiniWatt.it)
La possibilità di viaggiare nel tempo ha sempre affascinato l’uomo e molti romanzi
fantascientifici si sono occupati di questo argomento. Per molto tempo la fisica non è
stata in grado di dimostrare l’impossibilità di questi viaggi, perché nella teoria della
meccanica classica, ideata da Isaak Newton, il tempo non aveva nessuna direzione
e quindi tutti i processi erano reversibili e viaggiare nel tempo poteva essere
possibile.
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Il secondo enunciato della termodinamica, riconducibile a Rudolf Clausius, ha posto
fine a questo sogno e ha dato ai processi della natura una direzione. L’enunciato
dice che il trasferimento di calore avviene sempre da un corpo più caldo ad uno più
freddo, e mai nella direzione opposta. Non è possibile estrarre calore da un corpo più
freddo e conferirlo ad uno più caldo. Quindi viene esclusa categoricamente la
possibilità di costruire un perpetuum mobile, una macchina che lavora senza fornire
sempre nuova energia.
Accumulo e trasporto dell’energia
L’energia può essere immagazzinata e anche trasportata. Il trasporto diretto
dell’energia dal luogo di produzione a quello di consumo avviene sfruttando l’energia
elettrica, attraverso l’utilizzo di reti elettriche (come per esempio la rete elettrica
nazionale). La corrente elettrica prodotta nelle centrali elettriche viaggia lungo i
tralicci che comunemente vediamo nei nostri campi per distribuire energia nelle
nostre case.
Trasportatori di energia sono anche le materie in grado di accumularla.
L’immagazzinamento rende l’energia trasportabile e disponibile. Per esempio,
l’energia elettrica può essere immagazzinata in batterie o accumulatori (energia
chimica). L’accumulo dell’energia consente il suo uso in telefoni cellulari, PC portatili
ecc.
L’energia elettrica può essere anche immagazzinata in un altro modo. Molte centrali
idroelettriche possiedono due bacini d’acqua, uno posto in alto e uno in basso. Nei
periodi di poca richiesta, l’energia elettrica viene utilizzata per pompare l’acqua dal
bacino inferiore a quello superiore e così l’acqua può essere utilizzata un’altra volta
per produrre corrente elettrica
Il calore si deve invece immagazzinarlo in altra maniera, per esempio in acqua o in
materiali pesanti (pietre) che sono ottimi accumulatori. Il calore ottenuto da un
collettore solare viene normalmente immagazzinato nell’acqua, così si ha acqua
calda anche quando non c’è sole. Il calore contenuto in un accumulatore si disperde
rapidamente nell’ambiente circostante e per questo motivo gli accumulatori di calore
vengono rivestiti con un isolamento termico che impedisce il loro rapido
raffreddamento.
Gli accumulatori di questo genere sono detti “sensibili” perché l’accumulo di calore si
fa sentire tramite l’aumento della temperatura, ciò che non avviene negli
accumulatori “latenti” che sfruttano il fenomeno della transizione di fase di certi
materiali. Uno di questi materiali è la paraffina. Un accumulatore latente che
raggiunta una certa temperatura, comincia fondersi e, anche aggiungendo altro
calore, non aumenta più la sua temperatura fino alla totale fusione del materiale. Il
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vantaggio degli accumulatori latenti consiste nel fatto che, nello stesso volume, può
essere accumulato il doppio di energia rispetto agli accumulatori sensibili. A questo
proposito si parla di “densità energetica”.
La capacità di accumulare calore può essere illustrata con l’esempio dell’acqua. Per
trasformare ghiaccio di 0°C in acqua della stessa t emperatura bisogna fornire la
stessa quantità di calore che occorre per riscaldare l’acqua da 0°C a 80°C. Ancora
più energia richiede la transizione di fase da acqua a vapore. In questo caso occorre
una quantità di energia 5,4 volte maggiore di quella che occorre per riscaldare acqua
da 0°C a 100°C.
L’acqua è un ottimo accumulatore: non è tossica, è chimicamente stabile e possiede
un’elevata capacità termica. Il serbatoio d’acqua calda deve avere un efficace
isolamento termico.
Come si produce e trasporta l’energia elettrica?
La corrente elettrica distribuita nelle nostre case viene prodotta nelle centrali
elettriche da giganteschi generatori, gli alternatori. La parte mobile dell’alternatore (il
rotore) viene messo in moto da una turbina a cui è collegato. La rotazione della
turbina viene a sua volta prodotta in maniera diversa a seconda del tipo di centrale
(termoelettrica, idroelettrica, nucleare, ecc.). In ogni caso in tutte le centrali elettriche,
si verificano una serie di trasformazioni energetiche, che provocano il movimento
della turbina e quindi produzione di energia meccanica; nell’alternatore si verifica la
trasformazione dell’energia meccanica in energia elettrica.
L’energia elettrica prodotta viene dunque trasportata attraverso la linea di
trasmissione, costituta da cavi elettrici sorretti da tralicci e stazioni di trasformazione.
Per ridurre le perdite di energia lungo la linea elettrica, sotto forma di calore, si può
aumentare la sezione dei fili oppure aumentare la tensione della corrente elettrica.
La tensione della corrente prodotta nelle centrali viene innalzata da 6.000 a 220.000
volt. Prima di essere utilizzata la corrente elettrica subisce un abbassamento di
tensione, che la porta prima a 6.000 volt e infine, prima di entrare nelle nostre case,
a 220 volt.
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L’energia nella storia
La storia dello sfruttamento delle fonti di energia da parte dell’uomo, coincide in larga
misura con la storia della tecnologia. Ogni innovazione introdotta nel corso dei
millenni ha sempre comportato un diverso e, spesso maggiore, ricorso all’energia. In
numerose occasioni l’Uomo è stato stimolato nello studio e nella ricerca, a seguito di
un evento spontaneo naturale. I fulmini, la scoperta casuale del fuoco, la capacità di
alcune pietre di attrarre metalli, le proprietà termiche e meccaniche dei minerali
ferrosi, hanno sempre mandato input alla “materia grigia” umana, generando
domande, ma soprattutto un senso inarrestabile di colmare le proprie curiosità, la
voglia di conoscere, alleviare dolori, alleggerire fatiche. Fin dai tempi antichi, infatti, le
manifestazioni e le fonti energetiche sono state studiate da illustri filosofi, scienziati,
ingegneri, architetti con l’obiettivo di facilitare le attività umane. Grazie al fuoco, agli
animali, a leve e ruote, barche a vela e mulini a vento, gli uomini hanno alleggerito e
potenziato le capacità di costruire opere civili, di svolgere attività agricole e
artigianali, di trasportare merci e persone, facendo progredire sul globo terrestre
maestose e fiorenti Civiltà.
Dalla preistoria alle antiche civiltà
Le prime fonti di energia che l’uomo ha
utilizzato erano la forza muscolare,
propria e degli animali (che derivava
dall’energia chimica contenuta negli
alimenti) e dal fuoco. Le tracce più
antiche
dell'uso
del
fuoco,
probabilmente utilizzato soltanto per
riscaldarsi, per cuocere i cibi, per
illuminare e per difendersi dagli animali,
risalgono al paleolitico. Il fabbisogno
energetico dell'uomo primitivo era
dunque circoscritto alla necessità di
sopravvivere.
VM
Con l'avvento del mesolitico e poi del neolitico, l'uomo apprese gradualmente a
coltivare la terra ed allevare gli animali. Molte popolazioni, che fino ad allora erano
essenzialmente nomadi, iniziarono ad occupare stabilmente quelle aree dove più
efficacemente si poteva produrre il cibo necessario alloro sostentamento. Nacquero i
primi villaggi (5000 a.C.), nei quali si iniziò a lavorare il legno e a costruire i primi
utensili per la coltivazione, i primi aratri con il vomere di pietra. In quella fase, la fonte
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di energia prevalente, oltre al fuoco, era costituita dall'energia muscolare, soprattutto
degli animali dedicati alla trazione e al movimento di macine e mole. A partire dal
terzo millennio, muta radicalmente l'uso del fuoco: da semplice strumento di
riscaldamento, illuminazione e cottura, esso diviene la forma di energia utile anche
per produrre i primi manufatti metallici. La legna, fonte energetica primaria dell'uomo
primitivo, viene utilizzata in misura sempre crescente. Ciò durerà per molti secoli, fino
all'alba della rivoluzione industriale.
Ma almeno altre due fonti di energia, annoverabili tra quelle rinnovabili, apparvero e
divennero di primaria importanza in quelle epoche: il vento e il moto dei corsi
d'acqua. Le prime imbarcazioni a vela risalgono infatti al 3.200 a.C., mentre nella
stessa epoca gli egizi presero a sfruttare il moto delle acque per muovere le prime
macine. Fino al basso medio evo, comunque, il ricorso al moto delle acque e al vento
era circoscritto a specifiche funzioni, mentre l'energia muscolare, spesso offerta da
una moltitudine di schiavi, costituiva la gran pane dell'energia disponibile ed
utilizzata. Oltre, naturalmente, al fuoco utilizzato per cuocere le ceramiche e fondere i
metalli.
Le prime innovazioni di carattere tecnologico, che permisero all'uomo di poter
sfruttare meno l'energia muscolare, risalgono al decimo secolo dopo Cristo, con
l'introduzione di nuovi sistemi di bardatura degli animali da tiro e la costruzione dei
primi mulini a vento in Europa (in Persia noti da 500 anni prima) . Nel primo caso, si
tratta di un'innovazione capace di migliorare l'efficienza di una fonte di energia
(quella muscolare degli animali); nel secondo, di un innovazione capace di sfruttare
anche sulla terra ferma una fonte di energia altrimenti riservata soltanto al trasporto
via mare. La nascita dei primi mulini a vento permise, unitamente ad un sempre più
efficace sfruttamento del moto delle acque dei fiumi, di introdurre ulteriori nuove
tecniche: grazie alle pale sospinte dall'energia eolica o dai corsi d'acqua fu possibile
costruire i primi magli meccanici per la lavorazione dei metalli, muovere le prime
macchine per il taglio del legname, muovere i primi rudimentali macchinari di
tessitura, dare fiato ai mantici necessari per ottimizzare la combustione della legna;
utilizzata per riscaldare i forni per fondere i metalli e quelli per cuocere le ceramiche.
Dal medioevo alla rivoluzione industriale
A partire dal Cinquecento in Europa, ma da quasi venti secoli prima in Cina, prese ad
essere utilizzato anche un nuovo combustibile, capace di sostituire, almeno in parte,
la legna: il carbone.
All’inizio il suo uso fu molto limitato dalla sua relativa scarsa disponibilità, fino a
quando in Inghilterra non furono messe a punto nuove e più efficaci tecniche di
ricerca dei giacimenti. Il grande impulso che, dal Seicento in poi, ebbe la produzione
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di manufatti metallici, si deve in
gran parte alla sempre crescente
disponibilità di questo combustibile,
particolarmente adatto per il
riscaldamento dei forni di fusione
dei metalli. Si giunse così alla
cosiddetta rivoluzione industriale,
che vide la nascita delle prime vere
industrie in Inghilterra, verso la fine
del Seicento e successivamente,
anche se in maniera molto
disomogenea in tutta Europa.
VM
Le
macchine
utilizzate
in
quell'epoca erano assai rudimentali e la produzione di manufatti esigeva ancora
l'apporto di molta mano d'opera. Il salto tecnologico successivo e determinante fu
costituito dall'invenzione, nel 1769, da parte di James Watt (l'unità di misura della
potenza porta il suo nome) della macchina a vapore. Una parte sempre crescente del
lavoro manuale fu sostituita dal lavoro delle macchine: ciò determinò una sempre più
rapida crescita dell'attività industriale e della quantità di manufatti prodotti.
La rivoluzione industriale ha così segnato un cambio di velocità, un’accelerazione
improvvisa nella storia e nella vita dell’uomo. Dalla fine del ‘700 ad oggi le
successive tappe dello sviluppo tecnologico e dell’utilizzo di nuove fonti di energia da
parte dell’uomo, si sono evolute ad un ritmo sempre maggiore e con esse è
aumentata a dismisura la quantità di energia utilizzata.
Cronologia dell’utilizzo dell’energia da parte dell’uomo
Per centinaia di migliaia di anni gli uomini preistorici, antenati dell’attuale homo
sapiens sapiens, non conoscevano altre forme di energia al di fuori dei propri
muscoli, vivevano di caccia e raccolta e non cucinavano gli alimenti.
450.000 anni fa circa – l’homo erectus per caso scopre e domina il fuoco, poi
impara a mantenerlo vivo e ad utilizzarlo per scaldarsi fare luce e cucinare. La legna
diviene la prima fonte di energia oltre al Sole nella storia dell’umanità.
10.000 – 9.000 a.C. – inizio dell’età Neolitica; con la nascita dell’agricoltura l’uomo
comincia ad addomesticare alcuni animali e a utilizzare la loro forza. Gli animali
divengono una fonte di energia per trainare l’aratro e trasportare materiali.
4.000 a.C. circa – con la nascita delle prime città aumenta il bisogno di energia che
è all’origine della schiavitù. Gli schiavi vengono utilizzati per la costruzione di grandi
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opere. In Mesopotamia (3500 a.C. circa) viene inventata la ruota, facilitando così il
trasporto con animali.
3.200 a.C. – le antiche civiltà dell’Asia minore e del Nord Africa inventano la vela,
viene così facilitato il trasporto via mare e via fiume con imbarcazioni; per molto
tempo la propulsione delle navi sarà affidata alle correnti, ai venti ed alle braccia dei
vogatori.
3.000 a.C. – gli egizi presero a sfruttare il moto delle acque per muovere le prime
macine; comincia ad essere sfruttata l’energia cinetica contenuta nell’acqua;
2.540 a.C. – costruzione della Piramide di Cheope; la forza motrice di questa grande
opera sono uomini e animali;
2.500 a.C. – in Asia Centrale i mongoli addomesticano il cavallo; per svariati secoli
sarà il più efficiente mezzo di trasporto terrestre;
287 a.C. – nasce il matematico ed ingegnere Archimede, approfondirà conoscenze
su leve, carrucole e “vite senza fine”; storica la battaglia di Siracusa (240 a.C.):
Archimede distrugge la flotta romana utilizzando la luce solare concentrata con
specchi ustori parabolici;
100 a.C. – vengono perfezionati dai romani i mulini idraulici greco - turchi;
400 – 644 d.C. – In Cina prima e in Persia successivamente, vengono costruiti i primi
mulini a vento, in Europa appariranno nel 1105 d.C.;
X secolo – introduzione nelle campagne europee di nuovi sistemi di bardatura degli
animali da tiro, che permettono di sfruttarne al meglio la forza;
Medioevo – la produzione di energia continua ad essere correlata ancora all’utilizzo
della legna, della forza muscolare degli animali e degli uomini, al vento, e all’acqua
corrente. Bisogna attendere la fine del Rinascimento e la sostituzione della legna con
il carbone nei processi di combustione, perché le idee si evolvano e vengano
scoperte nuove invenzioni;
XVII secolo – gli inglesi cominciano ad utilizzare sistematicamente come
combustibile il carbone, che permette di accelerare i processi industriali;
1629 – l’italiano Giovanni Branca sperimenta la prima turbina a vapore;
1682 – il francese Danis Papin inventa la pentola a pressione; primo manufatto in cui
l’uomo sfrutta e controlla la potenza del vapore;
1712 – Thomas Newcomen realizza il primo motore a vapore (macchina atmosferica)
con cilindro e stantuffo, capace di trasformare il calore in energia meccanica;
1763 – migliorie al motore di Newcomen, da parte di James Watt; definizione
dell’unità di misura dell’Energia;
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1769 – invenzione della macchina a vapore da parte di James Watt; costruzione del
primo veicolo con caldaia e motore a vapore;
1783 – i fratelli Montgolfier, si librano in aria con il loro pallone aerostatico;
1799 – invenzione della pila da parte di Alessandro Volta; inizia l’era dell’energia
elettrica;
1806 – realizzazione del primo impianto di illuminazione a gas in un cotonificio
inglese, il Phillis and Lee;
1810 – primi battelli a pale con motore a vapore solcano il Mare d’Irlanda
1814 – invenzione della locomotiva da parte di George Stephenson;
1827 – invenzione della turbina idraulica (Benoit Fourneyron);
1831 – Michael Faraday scopre che il magnetismo può indurre elettricità;
1831 – Joseph Henry brevetta il motore elettrico ed il generatore di corrente elettrica
continua;
1853 – Matteucci e Barsanti inventano e costruiscono il primo motore a scoppio;
1866 – invenzione della dinamo da parte del tedesco Werner von Siemens;
1877 – invenzione del motore a scoppio (Nikolaus Otto);
1878 – Thomas Edison inventa la prima lampadina a incandescenza, che rivoluziona
il sistema di illuminazione fino ad allora basato su lampade alimentate ad olio o a gas
e candele;
1879 – costruzione della prima ferrovia elettrica al mondo da parte di Werner von
Siemens;
1882 – negli USA ad Applenton, Wisconsin viene inaugurata la prima centrale
idroelettrica a corrente continua;
1888 – il fisico piemontese Galileo Ferrarsi realizza il primo motore elettrico a
corrente alternata;
1891 – Nikola Tesla inaugura alle cascate del Niagara la prima centrale idroelettrica
basata sul principio della corrente alternata;
1893 – invenzione del motore Diesel (Rudolf Diesel);
1903 – a Larderello (Toscana) costruzione del primo impianto sperimentale per la
trasformazione dell’energia geotermica in energia elettrica: il vapore generato nella
crosta terrestre dal calore delle Terra, viene sfruttato per azionare le turbine degli
impianti;
14
1905 – nelle praterie degli Stati Uniti vengono installati i primi aerogeneratori, i quali
consentivano di ottenere energia elettrica a partire dal vento: l’energia eolica viene
utilizzata, sfruttando il principio dei mulini a vento, per azionare delle grosse pale
collegate a generatori di corrente;
1933 – l’italiano Enrico Fermi, geniale professore di fisica all’Università di Roma,
scopre l’energia nucleare di fissione; debutta una nuova era nel settore dell’energia;
1942 – nella base segreta di Los Alamos negli USA, Enrico Fermi riesce per la prima
volta a controllare la reazione a catena di fissione nucleare e sfruttare l’energia
liberata dai legami atomici, purtroppo per fini militari;
1945 – per accelerare la fine della seconda guerra mondiale gli USA sganciano due
bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto), causando
centinaia di migliaia di morti;
1951 – costruzione della prima centrale termonucleare, finalmente l’energia nucleare
viene posta a servizio dell’umanità per la produzione di energia elettrica;
1953 – il fisico Gerald Pearson realizza la prima cella fotovoltaica in silicio (sfruttando
l’effetto fotovoltaico noto dal 1839), la quale permette di convertire l’energia solare
direttamente in corrente elettrica continua;
1979 – primo impianto fotovoltaico costruito in Italia al passo dei Mandrioli della
potenza di 1kW;
1986 – in Ucraina (allora facente parte dell’URSS Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche) nella città di Cernobyl esplode la centrale termonucleare; la
nube tossica sprigionata investirà mezza Europa facendo sentire i propri effetti anche
in Italia;
1987 – in Italia, in seguito alla tragedia di Cernobyl, con un referendum il popolo dice
no alla produzione di energia elettrica dalla fissione nucleare;
1991 – nel Centro europeo per la fusione nucleare di Culham in Gran Bretagna,
viene azionato con successo il JET, una macchina per sperimentare la reazione di
fusione nucleare (la stessa reazione fisica che da 4 miliardi di anni tiene acceso il
sole); nascita delle speranze per l’utilizzo di una “energia nucleare pulita”;
15
Il consumo energetico
Treni, aerei, navi, automobili, industrie, grandi opere, vita quotidiana: dal treno ad
alta velocità al tostapane noi consumiamo molta energia, principalmente sottoforma
di energia elettrica e carburante. Ogni oggetto, ogni apparecchio che usiamo ha
richiesto energia per la sua fabbricazione e ne richiede anche per funzionare, allo
stesso modo ci vuole molta energia per estrarre e trasformare le materie prime come
il cemento, l’alluminio o l’acciaio che consumiamo in grande quantità.
I consumi nel tempo aumentano in maniera esponenziale, soprattutto nei paesi
maggiormente sviluppati; è stato calcolato che un abitante di un paese come il
nostro, consuma oggi 15 volte più energia che duecento anni fa e tre volte più che
nel 1960.
L’energia non è ripartita in maniera equa tra tutti gli abitanti del pianeta Terra; alcuni
paesi possiedono importanti giacimenti di petrolio, gas o carbone, mentre altri non ne
hanno. Tale disparità di ricchezze genera nel mondo gelosie e numerosi conflitti, in
certi paesi la mancanza è talmente elevata da impedire lo sviluppo. Molti abitanti di
regioni povere ancora oggi utilizzano la legna come unica fonte di energia per
cucinare, riscaldarsi e illuminare le abitazioni, comportamento che produce un serio
problema di deforestazione quando la foresta non viene curata e rimboschita. Ciò
avviene in numerosi villaggi dell’Africa, dell’America latina e dell’Asia centrale.
L’accesso all’energia è un passaggio obbligatorio per lo sviluppo di una società,
affinché ciascuno acquisisca un giusto livello di vita, un desiderio idealistico che
purtroppo ancora tarda a realizzarsi.
Disporre di energia e proteggere l’ambiente sono due esigenze egualmente
importanti per la società del futuro e metterle d’accordo è una delle sfide che essa
deve affrontare. Dipende dai progressi che faranno le tecnologie, dalle scoperte
scientifiche oggi imprevedibili e da equilibri politici ed economici complicati. Ma
dipende anche dagli atteggiamenti personali di tutti noi. Ci sono alcune cose che
dovremmo ricordarci ogni volta che accendiamo la luce, il gas o il motore della nostra
automobile, come ad esempio:
-
il 20% della popolazione mondiale consuma il 70% dell'energia;
-
dal 1850 a oggi i consumi sono raddoppiati in media ogni 30 anni;
-
oggi nel mondo si consumano più di 11 miliardi di TEP (tonnellate equivalenti
petrolio) all'anno, cioè 21.150 TEP al minuto, 350 TEP al secondo;
-
l'Italia nel 2004 ha bruciato quasi 200 milioni di TEP: circa un cinquantesimo dei
consumi mondiali, i 4/5 di questa energia vengono importati;
16
-
un cittadino del Niger dispone mediamente di circa 60 kWh all’anno, un
americano di 10.000 kWh/anno, un italiano di 4.500 kWh/anno.
Il bilancio energetico mondiale
Nel mondo il consumo totale di energia nel 2004 è stato di 11.118,0 MTEP e tale
valore, ormai da 2 secoli, cresce enormemente. Inoltre se negli ultimi anni i “grandi
consumatori” storici di energia (USA, Europa, Russia e Giappone) hanno rallentato la
crescita dei loro consumi, in Asia ed in Medio Oriente l’aumento dei consumi è
particolarmente sostenuto, trainato dalla crescita economica in quasi tutta l’area e
soprattutto in Cina. La Cina nel 2004 con le sue 1.519,8 MTEP consumate, ha
raggiunto il 13,7% dei consumi energetici mondiali, ottenendo un peso quasi
equivalente all’area UE-25 (15,8%), attestandosi al terzo posto mondiale; ma con
una crescita dei consumi pari al 12,5% l’anno e con una popolazione di 1,5 miliardi di
persone, fra non molto supererà i più grandi consumatori di energia al mondo: gli
Stati Uniti (21% del totale mondiale). Se poi si va ad analizzare il tipo di fonte
primaria utilizzata, si osserva che la Cina, la quale possiede grossi giacimenti di
carbone, ottiene il 60% del proprio fabbisogno energetico dalla combustione del
carbone, la più inquinante tra le fonti fossili.
Consumi primari in MTEP
Carbone Petrolio
Mondo
Stati Uniti
Russia
Giappone
Cina
UE a 25
2.731,0
561,5
118,4
112,6
918,7
318,4
3.922,0
940,7
134,1
255,1
308,5
650,5
Gas
Rinnovabili Nucleare Totale
naturale
2.303,0
1.446,0
716,0 11.118,0
554,6
83,9
193,1 2.333,8
359,0
13,4
50,9
675,8
63,5
19,5
72,8
523,5
34,8
253,8
4,0 1.519,8
413,1
158,4
211,6 1.752,0
Energia consumata al mondo nel 2004 (fonte ENEA 2005)
Osservando il grafico nella pagina seguente, emerge come le fonti di energia fossili,
caratterizzate da un'elevatissima concentrazione ed un ciclo molto lento, vengano
divorate in quantità gigantesche: circa l'80 per cento dell'energia consumata in un
anno sulla Terra viene dalla combustione di quest’ultime, e aggiungendo il 6,4% di
energia nucleare, otteniamo che l’ 87% dell’energia prodotta in un anno nel pianeta
deriva da fonti non rinnovabili, che prima o poi sono destinate ad esaurirsi.
Si deve anche considerare che la quantità di energia consumata per ciascun abitante
della Terra è enormemente diversa tra l'Occidente ricco ed il resto del mondo, al
17
punto che, in media, ogni americano consuma più di dieci volte l'energia consumata
da un cittadino cinese, più di cinquanta volte l'energia consumata da un africano e il
doppio di un cittadino europeo. Quando, com’è auspicio di tutti, grandi paesi poveri o
poco sviluppati come la Cina, l'India, l’Indonesia, il Pakistan, il Brasile, la Nigeria e la
stessa Russia, riusciranno ad offrire ai propri cittadini un benessere anche soltanto
simile a quello di cui gode oggi l'Occidente, i consumi di energia non potranno che
essere smisuratamente cresciuti. Se non verranno attuate efficaci politiche di
risparmio e miglioramento dell’efficienza energetica e sviluppate le tecnologie per
l’utilizzo delle fonti rinnovabili, aumenteranno i consumi di combustibili fossili, e con
essi sarà altrettanto cresciuta la quantità di gas inquinanti prodotti ogni anno.
Mondo: fonti primarie 2004
6,4%
24,6%
13,0%
Carbone
Petrolio
Gas naturale
Rinnovabili
20,7%
35,3%
Nucleare
Consumo percentuale nel mondo di fonti primarie (fonte ENEA 2005)
… ma quante risorse fossili rimangono?
Gli studi condotti sulla disponibilità di fonti fossili affermano che restano a
disposizione quasi mille miliardi di tonnellate di carbone, che al ritmo di consumo
attuale, dovrebbero bastare per almeno altri 200 anni.
Non è così per il petrolio: le riserve sono pari a circa 165 miliardi di tonnellate e
consumandone circa 3,9 miliardi ogni anno, tra meno di cinquanta anni saranno
finite. Secondo la Exxon Mobile, la maggior compagnia petrolifera al mondo, i
giacimenti petroliferi conosciuti sono sufficienti, agli attuali ritmi di consumo, per la
fornitura di petrolio fino al 2050. Per il gas le cose vanno un poco meglio, ma non
molto: 155.100 miliardi di metri cubi di riserve, agli attuali ritmi di consumo,
termineranno più o meno entro settanta anni.
Certamente, quelle alle quali ci si riferisce sono le riserve di combustibili fossili
accertate, immediatamente disponibili ed economicamente utilizzabili; vi sono poi
vaste aree del mondo, a cominciare da gran parte dei fondali marini, ancora
inesplorate, ove potrebbero celarsi ancora grandi quantità di petrolio e di gas. Si
18
devono prendere anche in considerazione alcune fonti di energia fossili finora
trascurate perché dotate di un basso potere calorifico, quali: lignite, sabbie e argille
bituminosi, metano idrato.
Le statistiche storiche mostrano che, dagli anni Settanta, la quantità di petrolio e di
gas naturale consumate anno dopo anno non hanno mai fatto scendere le riserve
sotto la soglia dei 35 anni; questo perché, mano a mano che si bruciavano
combustibili, si scoprivano nuovi giacimenti. Rimangono comunque due fatti
incontrovertibili: il primo è che le nuove riserve petrolifere e di gas naturale
individuate negli ultimi dieci anni sono quantitativamente inferiori a quelle che sono
emerse nei decenni precedenti; il secondo è che il costo che si deve affrontare per
estrarre petrolio e gas dai nuovi giacimenti è sempre più elevato, in ragione delle
crescenti difficoltà di ordine tecnologico (profondità sempre crescenti, esplorazione
dei fondali marini). Le previsioni e le proiezioni sul futuro sono numerose e non
univoche, ma in via generale, si ritiene che, all’ attuale ritmo dei consumi, il mondo
abbia energia a sufficienza soltanto per i prossimi 300 anni. Sempre che l'occidente
impari a risparmiare energia e i paesi in via di sviluppo a crescere senza sprecarla;
altrimenti, l'orizzonte non supererà nemmeno i cento anni.
Il bilancio energetico dell’Italia
Nel nostro paese nel 2004 il consumo
totale di energia è stato di 196,8 MTEP,
prodotto per l’ 87,2% dalla combustione di
carbone, petrolio e gas naturale. Il nostro
paese purtroppo fa un largo uso di fonti
non rinnovabili. Le fonti rinnovabili
rappresentano soltanto il 7,7% delle fonti
primarie utilizzate.
Italia: fonti primarie 2004 MTEP
Carbone
17,1
Petrolio
88,0
Gas naturale
66,5
Rinnovabili
15,2
Nucleare
0,0
Importazione energia
10,0
elettrica
Totale
196,8
L’utilizzo di fonti fossili oltre ai gravi
Energia consumata in Italia nel 2004
problemi d’inquinamento che produce, per
(fonte ENEA 2005)
il nostro paese è doppiamente pericoloso.
Infatti l’Italia è priva di grandi giacimenti di carbone, petrolio e metano e importa circa
l’ 85% delle fonti fossili che utilizza, ciò pone il nostro paese in una grave posizione di
dipendenza energetica. A questo si deve aggiungere che anche l’energia elettrica
prodotta nelle centrali del nostro paese non è sufficiente a soddisfare la domanda
interna di elettricità e siamo costretti ad importarla dalla Francia e dalla Svizzera. In
tali paesi l’energia che acquistiamo è prodotta da centrali nucleari. Quindi anche se
nel 1986 con un referendum abbiamo abolito l’utilizzo del nucleare nel nostro paese,
di fatto utilizziamo energia elettrica prodotta da centrali nucleari che stanno ad alcune
19
centinaia di chilometri dai nostri confini. Un motivo in più perché in Italia si dia
maggiore impulso alle energie rinnovabili.
Se analizziamo la tipologia delle fonti rinnovabili che utilizziamo, notiamo che la gran
parte dell’energia prodotta da esse è energia idraulica (72%), la quale deriva dagli
impianti idroelettrici costruiti tra gli anni ’50 e ’70. Se consideriamo che le potenzialità
dell’energia idraulica e geotermica nel nostro paese sono ormai da tempo
ampiamente sfruttate, e che la produzione di energia dalla combustione dei rifiuti
genera gravi problemi di tipo ambientale e sociale, dobbiamo aumentare
sensibilmente la produzione di energia solare, eolica e dalle biomasse.
Italia: fonti primarie 2004
5,1%
7,7%
8,7%
44,7%
33,8%
Carbone
Petrolio
Gas naturale
Rinnovabili
Imp. energia elettrica
Consumo percentuale in Italia di fonti primarie (fonte ENEA 2005)
Energia da fonti rinnovabili
6%
8%
3%
idraulica
11%
geotermica
eolica + solare
rifiuti
biomasse
72%
Produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia (fonte ENEA 2005)
Se andiamo ad analizzare come utilizziamo l’energia, ci rendiamo conto che nei
settori dell’industria, dei trasporti e degli usi civili (residenziale e terziario)
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consumiamo il 90,1% di tutta l’energia primaria. Tale consumo è ripartito in quantità
più o meno simile tra i tre settori. Quindi quasi tutta l’energia da noi consumata viene
utilizzata sostanzialmente per produrre merci e materiali, muoverci e trasportare le
merci prodotte e riscaldare e illuminare case, uffici e luoghi pubblici.
Italia: consumi primari per settore
2,3% 5,3%
2,4%
28,9%
industria
trasporti
usi civili
agricoltura
usi non energetici
bunkeraggi
30,2%
31,0%
Consumo percentuale di energia per settori in Italia (fonte ENEA 2005)
Il consumo di energia nel nostro paese è in costante aumento. Negli ultimi trenta anni
il fabbisogno di energia primaria è aumentato più del 40%, nonostante la popolazione
sia rimasta pressocchè stazionaria. Da notare che petrolio e gas naturale pur in
proporzioni diverse hanno sempre fornito i 4/5 circa dell’energia totale primaria.
MTEP
Evoluzione consumi energetici in Italia
200,0
180,0
160,0
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
0,0
Carbone
Petrolio
Gas naturale
Rinnovabili
Imp. energia elettrica
Totale consumo lordo
1974
1984
1994
2004
Evoluzione consumi totali e per fonti primarie in Italia (fonte ENEA 2005)
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Il petrolio all’inizio degli anni ’70 forniva più del 70% dell’energia primaria, in seguito
alla crisi petrolifera del 1973, nel nostro paese ci si rese conto che si doveva
diversificare l’utilizzo delle fonti, e si decise di sfruttare maggiormente il gas naturale
(metano), presente nei giacimenti della pianura Padana e del Mar Adriatico, che con
l’aumento del prezzo del greggio era diventato più economico estrarre. Negli anni ’90
il gas naturale forniva il 56% dell’energia primaria, ma i giacimenti italiani si stavano
esaurendo e si decise di aumentare l’importazione di gas da altri paesi, in particolare
da: Russia e Algeria. In seguito all’aumento del costo del gas naturale (richiesto
sempre maggiormente in tutto il mondo) e alle diverse crisi internazionali (Iraq,
Afghanistan, Russia, Venezuela e Iran), oltre ad aver ripreso ad utilizzare
maggiormente il petrolio (44, 7% nel 2004), si è anche ricominciato ad utilizzare il
carbone (8,7% nel 2004), abbandonato già negli anni ’50 e ’60 perché troppo
inquinante rispetto sia al petrolio che soprattutto al metano, ma attualmente diventato
più economico sul mercato.
Fonti
APAT, 2006, I quaderni di educazione ambientale, Energia e radiazioni
ENEA, 2006, Rapporto Energia e ambiente 2005
www.enea.it
www.enel.it
www.ermesambiente.it
www.apat.gov.it
www.minambiente.it
www.miniwatt.it
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