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La mia cara Angelina Jolie prima e dopo la cura (vedi ieri), è un artefatto (poco
angelico ma molto joli), proprio come me, e perfino come l’acino d’uva che, lo ripeto,
prima della sua scoperta cioè del pensiero della sua commestibilità e vinificabilità,
esisteva solo come antefatto indifferente (detto “natura”).
L’amore tra me e Angelina J. è una relazione tra artefatti.
Nella realtà umana, acini compresi, i fatti sono tutti artefatti, anzi è proprio
questo che significa “realtà”, che dunque è d’emblée meta-fisica, non natura (ecco
Freud, “metapsicologia”, “pulsione”):
è nell’artefatto che c’è senso (meta) e interesse, non nella natura.
Per millenni “natura” ha dato copertura a una Teoria mistificatoria.
É a questo punto che assume senso e interesse la (psico)patologia, come
misfatto fatto sull’artefatto (dunque anch’esso artefatto):
e la guarigione stessa non è né ritorno all’antefatto indifferente, né semplice
restituzione dell’artefatto antecedente, bensì artefatto del misfatto riconosciuto (ossia c’è
novità con verità).
É qui che assume senso (privo di interesse) la perversione, come riedizione del
misfatto nella casa editrice del suo rinnegamento.
Non c’è amore tra misfatti.
Dell’antefatto indifferente, natura, c’è scienza (fisica, chimica, biologica):
anche questa è un artefatto, un sapere diverso dal sapere sull’artefatto umano
come sapere sul lavoro.
Artefare è lavoro, con frutti:
la perversione non lavora:
la nevrosi è stakanovismo o iperlavoro con poco frutto:
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FATTI: ARTEFATTI O MISFATTI
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la perversione la vince sulla nevrosi (questa è un’ovvia verità politica).
venerdì 17 maggio 2013
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