Qui nasce un colosso al giorno

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Qui nasce un colosso al giorno
TEMA 5 FRA
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TRADIZIONE E SVILUPPO
• DOSSIER LA
SPERANZA INDIANA
«Qui nasce un colosso al giorno»
Ugo Tramballi, «Il Sole 24-Ore», 9 gennaio 2007
Il settore dell’Information Technology in India cresce a ritmi impressionanti e non accenna a fermarsi. E i giovani, se le meritano,
hanno tutte le opportunità per avere successo. Come spiega questo articolo del «Sole 24-Ore».
G
sionisti. La crescita economica che si sta avvicinando al glorioso 10%,
dice che entro la fine di questo decennio l’India dovrà produrre non
meno di un milione e 700mila ingegneri; e che nonostante le sue
università lavorino praticamente col tutto esaurito, nel 2010 mancherà ancora mezzo milione di laureati.
È un problema d’abbondanza e anche di qualità se Nasscom, l’associazione delle imprese di software e dei servizi, ammonisce che
già oggi solo un ingegnere su quattro serve davvero a ciò di cui ha
bisogno l’Information Technology indiana. «È vero: quella della qualità è una strozzatura della crescita che dobbiamo correggere», ammette Nandan Nilekani. «Ma quello che vedo è un buon problema:
intendo un problema legato alla crescita, non a una stagnazione».
Infosys ha appena stanziato 300 milioni di dollari per costruire nuovi edifici, sviluppare i corsi e aggiornare i curricula nel suo campus
di Mysore, nel Karnataka, dove oggi studiano 4.500 giovani e fra un
paio d’anni saranno 13mila.
A luglio, alla festa organizzata nel campus per i 25 anni della prima
impresa indiana mai quotata al Nasdaq, il ministro delle Finanze P.
Chidambaram sosteneva che «l’Ibm è il passato, Infosys il futuro».
«Infy», come la chiamano gli indiani, oltre al quartier generale di Electronic City, a Bangalore, ha nove centri di sviluppo e 30 uffici in 20
Paesi. Quando fu creata nel 1981 da Murthy, Nilekani e altri cinque
amici, Infosys Technologies aveva le 10mila rupie (circa 200 dollari)
prestate da Sudha, la moglie di Narayan Murthy. Alla chiusura dell’ultimo anno fiscale – in India è a marzo – la sua capitalizzazione di
mercato superava i 30 miliardi di dollari.
Ma l’India continua ad avere il 40% della sua popolazione sopra i 15
anni d’età ancora analfabeta. Un contrasto pericoloso e stridente con
i 400mila ingegneri che ogni anno non devono nemmeno bussare
all’ingresso del mercato del lavoro: le porte sono già spalancate.
«Nessuno nega che l’India abbia davanti a sé ancora molte sfide»,
dice Nilekani, il quale non dimentica che oggi più di metà del miliardo e 100 milioni d’indiani ha meno di 25 anni. «L’analfabetismo, i
giovani disoccupati senza qualifica, la disparità fra l’India urbana e
quella rurale. Ma la buona notizia è che ci sia gente che può risolvere i problemi. Qui in India non ci chiediamo più cosa fare. Sappiamo
ciò che dobbiamo fare».
E. Fedrizzi-A. Della Valentina, Dossier Terra. Italia, Europa, Mondo, Minerva scuola
li ottimisti a volte rischiano di sembrare fastidiosi se non sanno contenere il loro sentimento. Ma come si fa a non esserlo
quando nel 2006 le esportazioni del software indiano cresceranno del 33%, rispetto al 25% del 2005 che già era più dell’anno
prima, di quello prima ancora e di molti altri anni? Come si fa a non
essere ottimisti quando Infosys Technologies, «leggenda della storia
della Corporate India», di cui Nandan Nilekani è il Ceo, da 26 trimestri fa risultati superiori alle previsioni: e per 13 è andata meglio del
15 per cento?
«Siamo in un mercato dalle tremende opportunità», si schermisce
Nilekani senza tuttavia riuscire a dissimulare il suo ottimismo. In realtà Infosys «fa le cose più in fretta, meglio e più a buon mercato
perché siamo riusciti a creare una compagnia su scala». Adil Zainulbhai, il responsabile di McKinsey in India, qualche tempo fa sosteneva che lavorare oggi nel subcontinente è «come essere in America
nei selvaggi giorni del dotcom, quando la gente si svegliava e diceva
“posso cambiare il mondo”. I chief executives indiani hanno aspirazioni oltraggiose».
Discepolo di Narayan Murthy, il guru dell’Information Technology indiana che ha creato il fenomeno Bangalore, cofondatore a 27 anni
di Infosys e Ceo dal 2002, a 51 Nandan Nilekani può permettersi di
continuare ad avere ambizioni esagerate. «Non so se anche oltraggiose – risponde – ma devo ammettere che il livello di fiducia, di
ambizioni e di visioni è davvero incredibile. Oggi come allora ci sono
le opportunità perché un ragazzo di 27 anni possa creare un’altra
Infosys. In effetti succede: ogni anno».
Negli anni ’80 gli imprenditori indiani avevano imparato ad adattarsi
alle prime, tenui liberalizzazioni; all’inizio degli anni ’90, continuando le
riforme, avevano scoperto il mondo col timore di esserne conquistati.
«Da un decennio abbiamo imparato a partecipare alla competizione
globale: abbiamo capitali e conoscenza per farlo», ricorda Nilekani, che
dal 1° gennaio è entrato nel consiglio d’amministrazione di Reuters.
E dunque ora è l’India che compra. Ma ogni storia di successo, ogni
crescita, porta anche i suoi problemi. Nemmeno i 400mila ingegneri che le università producono ogni anno bastano per soddisfare la
richiesta indiana. Solo Icici, la più grande banca privata con due compagnie d’assicurazioni, presto avrà bisogno di 40mila nuovi profes-