la contrattazione separata e` stata sperimentata nella

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la contrattazione separata e` stata sperimentata nella
LA CONTRATTAZIONE SEPARATA E' STATA SPERIMENTATA NELLA PUBBLICA
AMMNISTRAZIONE DOVE IL GOVERNO HA POTUTO GIOCARE IL RUOLO DI
PRIMO ATTORE ED ANTICIPARE LE RESISTENZE DI CONFINDUSTRIA
Se si mettono in fila i fatti si capisce che l'accordo separato sul modello contrattuale è stato
preceduto dagli accordi separati nel pubblico impiego e che la rottura dell'unità sindacale si è spinta
fino a dove non era prima nemmeno immaginabile e cioè fino ad accordi quadro sulle regole della
contrattazione e fino a contratti nazionali separati anche contro la legge come nel caso del Parastato.
Questo è stato il risultato di una premeditazione e non di una serie di eventi casuali.
A partire dalla legge 133/2008 Tremonti Brunetta che che oltre ad anticipare finanziaria ed a
modificare il patto di stabilità è entrata a piè pari nella contrattazione, per la prima volta tagliando
il salario dei singoli lavoratori, peggiorandone le condizioni (malattia e produttività ) e stabilendo
deroghe sull'orario di lavoro.
Questo passaggio è stato totalmente sottovalutato anche in casa nostra e la risposta è stata tardiva.
Oggi noi paghiamo ancora i danni causati dal ritardo della mobilitazione.
Dopo un primo momento di opposizione unitaria ( l'unità della risposta sindacale è stata
prevalentemente locale vedi manifestazioni Brescia e Milano di luglio e settembre 2008 e la
proclamazione degli scioperi di novembre ( lo sciopero generale del PI era stato spezzato in tre dalle
pressioni della CISL improvvisamente, dopo la manifestazione unitaria della scuola, il 30 ottobre
CISL ,UIL ed UGL hanno firmato un accordo separato sui contratti del pubblico impiego.
Con quell'accordo si accettava il limite del 3.2% sugli aumenti del biennio 2008-2009, si
accettavano i tagli della legge133 con una vaga promessa di eventuale restituzione a fronte di futuri
risparmi interni e si aderiva preventivamente al nuovo sistema di contrattazione in fase di
definizione.
Anche questo accordo è stato sottovalutato nella sua portata generale e dirompente.
Qui la subordinazione politica della CISL e della UIL al Governo è stata totale ed ha innescato una
violenta pratica imitativa nei territori con l'idea di marginalizzare ed isolare a qualsiasi costo la
CGIL (con la violenza e senza le idealità del 1948).
Da questo momento sono stati realizzati i contratti separati di tutti i comparti delle funzioni
centrali della scuola e dell'università. Nel caso del parastato il contratto è stato firmato pure senza
avere i numeri previsti dalla legge.
La Funzione Pubblica CGIL dopo aver raccolto migliaia di firme per chiedere il referendum
sull'accordo madre di ottobre ed ha organizzato i referendum per ciascun contratto .
Lo sciopero generale della CGIL del 12 dicembre, interpretato come la chiusura della mobilitazione
della CGIL ha avuto come risposta l'accordo separato del 22 gennaio.
Quell'accordo è stato al centro dello sciopero generale di FIOM e Funzione pubblica del 13
febbraio scorso ed anche della grande manifestazione della CGIL del 4 aprile.
Questo evento evidentemente chiude un ciclo ma non può essere archiviato come una
manifestazione di identità a fronte di modificazioni che si accettano come definitive.
Quell'accordo è inaccettabile: programma una riduzione del salario attraverso l'applicazione del
nuovo indice IPCA che per il pubblico impiego viene esplicitamente calcolato sui soli valori
stipendiali e non più sull'intera massa salariale, determinando una programmata riduzione salariale
del 30%.
Quell'accordo blinda la contrattazione decentrata senza estenderla, prevede il recupero del
differenziale inflattivo per i pubblici successivamente allo scadere del triennio, introduce la
possibilità di deroga ad ogni livello e decide di limitare il diritto di sciopero nelle aziende di servizi
pubblici.
Per i settori pubblici in data 30 aprile, significativamente alla vigilia dell'appuntamento unitario del
1 maggio, e dopo la firma separata con Confindustria dell'accordo applicativo del 22 gennaio,
è stato firmato l'ulteriore accordo applicativo separato.
I “BENEFICI” del NUOVO MODELLO SUI PROSSIMI CONTRATTI
Oggi siamo in grado di misurare l'effetto perverso di un nuovo indice applicato ad una ridotta base
di calcolo:
L' Istituto di Studi e Analisi Economiche ha fornito il dato dell'Indice dei Prezzi al Consumo
Armonizzato, depurato dalla componente relativa all'energia importata, che sarà preso a riferimento
per definire gli aumenti contrattuali del triennio 2010-2012. L'IPCA è fissato al 5,9 e corrisponde a
120 euro. Come dice la CISL il 5,9 è superiore all'inflazione programmata fissata al 4,5. Ma come la
CISL si dimentica di dire il 5,9 si deve applicare ai soli valori stipendiali che nel pubblico impiego
costituiscono mediamente il 70% della massa salariale.
Pertanto il 70% di 120 euro corrisponde a 84 euro che è l'aumento prevedibile per il triennio
2010-2012.
84 euro in tre anni contro i 70 degli statali ed i 90 della sanità nei due anni del biennio
2008-2009 sono un risultato a perdere.
Invece la CISL, contro l'evidenza della matematica ed omettendo di segnalare che il nuovo indice si
calcola su di una minore base, propaganda questo risultato come una conquista, perpetuando
l'inganno.
l
Contemporaneamente però sui contratti della Sanità e delle Regioni e Autonomie Locali si sono
create le condizioni per la chiusura unitaria dei contratti.
Ciò è potuto avvenire in forza di un accordo politico con il fronte delle Autonomie locali
(Conferenza delle Regioni ed associazioni dei Comuni e delle Amministrazioni Provinciali) tutte
insofferenti ai diktat del Ministro Brunetta ed al modello neocentralistico della contrattazione che
non tiene conto delle prerogative e delle titolarità anche alla luce del Titolo V della Costituzione.
Senza il Governo al tavolo della trattativa ci sono risorse aggiuntive (poche ma ci sono), ci sono
impegni alla stabilizzazione dei precari e c'è una riduzione dell'impatto perverso dei tagli sulle
assenze per cause gravi.
Come dire che senza il Governo si possono ancora fare contratti unitari.
Possiamo concludere che il modello sperimentato nei settori pubblici ha aperto la strada alla
possibilità concreta di revisione del modello contrattuale, che è un modello autoritario di riduzione
della contrattazione e che è un modello neocentralista, totalmente in contraddizione con le
promesse federaliste.
Come a dire che è un modello che corrisponde alla visione autoritaria di una parte del Governo e di
Confindustria ma che non risolve i problemi posti dalla crisi della esigenza delle persone di avere
un reddito meno distante dalla necessità ed una tassazione più favorevole per il lavoro dipendente.
La traduzione populista di queste esigenze sono le parole d'ordine della Lega sulle gabbie salariali:
ma la lega sta al governo ed ha determinato il taglio dei salari, anche quelli del popolo padano.
Gli accordi ed i contratti nazionali separati hanno riaperto il tema della rappresentatività
semplicemente saltato a piè pari con atti arbitrari e totalmente autoritari.
Nella pubblica amministrazione gli accordi separati hanno aperto un altro grave problema: per
effetto del Dlgs 165/2001infatti la contrattazione decentrata è riservata alle organizzazioni sindacali
firmatarie del contratto nazionale.
Ne consegue che la mancata firma della CGIL sul contratto (non sul mero biennio come ha stabilito
una sentenza del tribunale di Torino) esclude la CGIL da tutta la contrattazione decentrata.
Anche per assicurarsi sempre la maggioranza di sindacati compiacenti il ministro Brunetta, con il
decreto delegato applicativo della legge 15/2009 (anche questa totalmente sottovalutate ed
ampiamente condivisa da larghi settori di opposizione) si accinge a modificare i comparti di
contrattazione, a sospendere la rielezione delle RSU che contribuiscono a determinare, assieme al
dato associativo, la rappresentatività di ogni singolo sindacato, a vietare per legge la contrattazione
sulla organizzazione del lavoro ed a dare facoltà alle amministrazioni anche in sede decentrata di
decidere in modo unilaterale, senza bisogno di aspettare i tempi del confronto sindacale.Infine a
privare per legge un quarto dei dipendenti di qualsiasi amministrazione pubblica del salario di
produttività.
In questo quadro pertanto il tema dello stare dentro o fuori dalla contrattazione è un tema
pesante.
Non si giustifica la sottoscrizione di qualsiasi porcata ma si è posto effettivamente un problema.
Così come si è posto il problema della democrazia sindacale interna alle organizzazioni e nel
rapporto con l'insieme dei lavorati a cui si applicano i contratti e gli accordi ed in generale della
titolarità contrattuale e della validità dei contratti erga omnes.
Temi non nuovi ma nuovamente di attualità non solo per il dibattito politico sindacale ma anche per
stabilire una linea di difesa di fronte ad accordi predisposti per escludere e non per includere.
Sono temi che noi avvertiamo anche nella contrattazione locale a fronte di una miriade di accordi
separati secondo una pratica invalsa.
Così noi abbiamo contratti nazionali declinati in salsa locale (come quello della sanità privata con le
deroghe peggiorative stabilite in sede regionale (ad esempio Fatebenefratelli) oppure contratti
separati locali nelle RSA per stabilire la modifica del contratto nazionale di riferimento o la
cessione a terzi dei lavoratori in operazioni di esternalizzazione.
Ci sono inoltre gli accordi individuali soprattutto in tema di deroga alla normativa sui riposi
giornalieri.
Come si rientra nella contrattazione, per fare che cosa.
Come si costruiscono le piattaforme, liberi dai vincoli del modello contrattuale che non abbiamo
condiviso e e non condividiamo ma contemporaneamente vincolati da una legge che tenterà di
assumerlo e di rendere le amministrazioni pubbliche estranee alla contrattazione ed alla democrazia
secondo il modello autoritativo e con un salto indietro di almeno 30 anni.
In questo quadro pertanto il tema dello stare dentro o fuori dalla contrattazione è un tema
pesante.
Non si giustifica la sottoscrizione di qualsiasi porcata ma si è posto effettivamente un problema.
Così come si è posto il problema della democrazia sindacale interna alle organizzazioni e nel
rapporto con l'insieme dei lavorati a cui si applicano i contratti e gli accordi ed in generale della
titolarità contrattuale e della validità dei contratti erga omnes.
Temi non nuovi ma nuovamente di attualità non solo per il dibattito politico sindacale ma anche per
stabilire una linea di difesa di fronte ad accordi predisposti per escludere e non per includere.