Documento Conclusivo CDN FLAI 21 maggio 2013

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Documento Conclusivo CDN FLAI 21 maggio 2013
DOCUMENTO CONCLUSIVO del C.D. FLAI CGIL NAZIONALE 21 Maggio 2013
Politiche contrattuali, Bilateralità, Collocamento Pubblico e Autoriforma
La crisi economica, giunta ormai al quinto anno, seguita a lasciare segni profondi nel
tessuto sociale del Paese e ferite sulle vittime di quel lavoro che si perde o che non c’è. In
tale contesto, anche lo scenario politico si presenta in forme inedite. Questi elementi
devono indurre ad una discussione importante e profonda, che sappia tracciare la strada
che il sindacato deve percorrere, rimarcando in questo percorso tutta la sua autonomia.
Politiche contrattuali e bilateralità, congiuntamente al tema dell’autoriforma della Cgil
possono essere le linee guida di tale percorso.
La lunga stagione dei governi Berlusconi prima, con i suoi continui attacchi al mondo del
lavoro e ai lavoratori, le decisioni assunte dal governo Monti poi, unite ai comportamenti
delle controparti imprenditoriali in materia previdenziale e fiscale, e una stagione
contrattuale caratterizzata dagli accordi separati, hanno fatto perdere centralità al lavoro
nell’economia del Paese e hanno portato ad un vero attacco al ruolo del Contratto
Collettivo Nazionale.
Il Piano del lavoro della CGIL deve assumere i connotati di una proposta che rifondi le
radici del welfare, dell’inclusione sociale, rilanci gli investimenti nei settori della
conoscenza e in politiche industriali che favoriscono innovazione di prodotto e di filiera.
Contrattazione ed inclusività
E’ attraverso la graduale realizzazione di questi obiettivi che si riconsegna il Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro alla centralità del mondo del lavoro. In tale ottica occorre
mettere in campo politiche contrattuali “inclusive” che regolino i diritti di tutti i lavoratori
interessati al processo di filiera produttiva, di comparto, di territorio, di unità produttiva
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(appalti, partita iva, precari, atipici, collaboratori a progetto), in una logica di coesione
sociale e di universalità di diritti. Occorre inoltre continuare a ridurre il numero dei contratti
nazionali, ed estendere la contrattazione di II livello (aziendale, sito, filiera, territoriale,
regionale).
Il CCNL deve essere in grado di garantire il potere di acquisto dei salari e, inoltre,
redistribuire la produttività del settore di riferimento.
Il CCNL definisce in forma prescrittiva le quantità di orario di lavoro ed i limiti settimanali, le
declaratorie professionali e le griglie di riferimento che garantiscano l’esercizio della
contrattazione articolata, nelle quali dovranno trovare risposta e percorsi di sviluppo
professionale. Il Contratto Nazionale definisce le norme quadro con le quali si attiva la
contrattazione articolata, le materie non sovrapponibili e dovrà stabilire l’effettiva esigibilità
ed
estensione della contrattazione di II livello ed il sistema sanzionatorio per quelle
imprese che non ne permettono l’esercizio del diritto. Ad esempio si può ipotizzare un
sistema di procedure a livello territoriale come quelle che erano in essere per i contratti di
formazione lavoro o per il recente accordo interconfederale sulla produttività che prevede
il coinvolgimento delle strutture territoriali qualora nel sito non siano presenti le Rsu.
Il Contratto di II livello si deve prefigurare come un livello di governo delle intese nazionali
in merito all’organizzazione del lavoro (ricomposizione del ciclo produttivo), degli orari,
delle condizioni per la sicurezza, all’accesso alla formazione professionale, al salario
variabile legato agli andamenti produttivi ed alla situazione finanziaria dell’azienda, avendo
in via preventiva definito strumenti di condivisione per l’identificazione dei parametri
gestionali del PPO e dei progetti di investimento.
Visti gli elevati tassi di disoccupazione, in particolare quella giovanile, è necessario avere
un sostegno al reddito, di carattere universale, facendo salvi, naturalmente, gli
ammortizzatori sociali, anche in deroga e per i lavoratori del settore agricolo e della pesca,
quali strumenti per gestire la crisi industriale e le riorganizzazioni. Questa impostazione è
in alternativa al salario minimo garantito, in quanto in netta antitesi con il percorso fin qui
tracciato fatto di centralità del contratto nazionale e centralità della negoziazione.
È altresì necessario, a fronte delle crisi aziendali che provocano esuberi, mettere in campo
gli strumenti della contrattazione quali il controllo dell'orario di fatto, saturazione degli
impianti, utilizzo in modo collettivo di riduzioni di orario, riposi e festività, che ci consentano
di intervenire sull'orario di lavoro per difendere l'occupazione.
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Per rifondare un sistema contrattuale così fatto occorre una legislazione a sostegno che
ridisegni il rapporto fra ragione sociale dell’impresa e le sue articolazioni di comparto o
filiera con il contratto di riferimento, facendo chiarezza per l’attuale sistema di “shopping”
contrattuale e il valore erga-omnes dei CCNL.
Il modello dell’industria agroalimentare, che è stato anticipatore di un sistema contrattuale
rinnovato e più moderno, va consolidato e si deve lavorare ad un processo graduale di
riduzione dei contratti.
Un ragionamento a parte va fatto per l’agricoltura, considerate le anomalie temporali e
di recupero di una parte del potere di acquisto sul II livello. L’esperienza di questi anni ci
consegna risultati fortemente deficitari per i lavoratori: lo strumento contrattuale in sé e gli
strumenti attuativi che ne derivano sono da rimotivare fortemente.
Lo stesso sistema della rappresentanza del sindacato tramite la DS è da rivalutare, alla
luce dell’evolversi della legislazione in materia, della situazione finanziaria e della spesa
pubblica del Paese.
Occorre definire un esame delle realtà contrattuali per costruire una proposta politica che
individui nella revisione del sistema contrattuale agricolo le priorità. Occorre riportare gli
incrementi salariali del secondo biennio dal Contratto Provinciale al livello nazionale, per
difendere il potere di acquisto dei salari dei lavoratori interessati, per ridistribuire la
produttività di settore e per assegnare alla contrattazione di II livello gli aumenti territoriali
legati al salario variabile. È necessario riportare al livello nazionale anche la definizione
della classificazione dei lavoratori. In tale ambito si riportino anche tutti gli strumenti
necessari per la lotta all’illegalità, al lavoro nero ed alla irregolarità contrattuale.
Qui si inserisce anche la Campagna “Sgombriamo il campo”, che la Flai conduce
insieme alla Fp, iniziata da alcune settimane e che è necessario animare e far vivere sui
territori, attraverso iniziative che vadano anche oltre il calendario già previsto,
coinvolgendo le istituzioni e incalzando la politica. Questa nostra campagna, che va a
toccare il mercato del lavoro, ridisegnandolo affinché torni ad essere pubblico, costituisce
un pezzo importante del Piano del Lavoro e va portata avanti in modo forte e visibile per
conseguire l’obiettivo.
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BILATERALITÀ
La strategia della CGIL sugli enti bilaterali prevede che siano di origine contrattuale, non
devono erogare servizi alla persona sostitutivi del servizio pubblico, non devono essere
strumenti di raccolta del finanziamento in forma maggioritaria rispetto alla libera adesione
dei lavoratori. Una bilateralità che vede il contratto collettivo come fonte primaria di
regolazione ed indirizzo e che sia integrativa del welfare pubblico, integrando cioè un
modello incentrato sul primato dei principi costituzionali di eguaglianza, cittadinanza
sociale, universalità.
I Fondi e le Casse extra-legem di emanazione contrattuale, declinati nella maniera su
descritta, rappresentano una realtà positiva in essere nella nostra categoria e
costituiscono una opportunità per il lavoratore e per la categoria stessa specie se si
promuoveranno le prestazioni, si migliorerà l'informazione creando cosi anche opportunità
di crescita e diffusione del proselitismo.
Considerata l’importanza del tema si propone l’istituzione di un gruppo di lavoro ad hoc,
che affronti la questione delle casse extra legem al fine di mettere in campo tutte le
iniziative utili a garantire migliori prestazioni ai lavoratori; che ragioni su un eventuale
allargamento delle competenze; che agisca sul versante di una maggiore informazione.
Tale lavoro istruttorio consentirà alla Flai Cgil di produrre linee di indirizzo che creino
omogeneità nell’impiego delle risorse e nelle finalità e maggior trasparenza.
AUTORIFORMA CGIL
Una riflessione e proposte concrete su questo punto è necessario che si svolgano e
concludano prima del Congresso. La discussione sulla riforma organizzativa della nostra
organizzazione deve tenere conto delle filiere contrattuali e dell’insediamento territoriale,
sapendo coniugare la tutela del singolo con le tutele collettive.
Al centro di tutto il ragionamento ci sono i temi dell’insediamento territoriale e della
rappresentanza.
Insediamento territoriale e rappresentanza. Dal punto di vista organizzativo è
necessario sviluppare la capacità di presidiare ed essere presenti sul territorio, nei luoghi
di lavoro, nelle dinamiche territoriali e sociali, questo perché la Cgil nella sua confederalità
è in grado di tutelare il cittadino/lavoratore, quindi la confederalità come tutela dei diritti
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costituzionali. Come chiedeva nel 1946 Giuseppe Di Vittorio, affermando: “Il sindacato è lo
strumento più valido per i lavoratori, per l'affermazione del diritto alla vita e del diritto al
lavoro, che dovranno essere sanciti dalla nostra Costituzione”.
Ma per tornare al territorio e al radicamento in esso, è bene sottolineare come
insediamento territoriale sia anche un argine alla grande frammentazione del mondo del
lavoro: frammentazione del ciclo produttivo, dei luoghi di lavoro, delle tipologie contrattuali.
E rappresentanza significa anche pensare a come stare nel territorio, come strutturare la
presenza in modo capillare per intercettare il lavoratore e i suoi bisogni, facendo vivere le
nostre sedi, ivi comprese le leghe territoriali e le camere comunali, come luogo di
accoglienza, di confronto, di risoluzione dei problemi e di diffusione dei valori culturali del
sindacalismo confederale.
Centrale resta la politica del tesseramento e del proselitismo come elemento
fondamentale per misurare la nostra rappresentanza.
Infine il Cd da mandato alla Segreteria Nazionale di individuare, nel mese di Settembre,
una data per mettere in campo una grande manifestazione Nazionale della categoria a
Roma con al centro le tematiche del Collocamento e del lavoro nell'Agricoltura.
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