Marylin arrivo
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Marylin arrivo
Tempo Libero 11 Corriere di Bologna Mercoledì 11 Agosto 2010 TRENTA SECONDI Racconti d’estate BO T di CHIARA CREMONINI Marilyn, arrivo renta secondi e sono morta. Non per davvero... è così, per provare. Quella che sto per procurarmi è una morte apparente, ma non siamo in Romeo e Giulietta, né ne La bella addormentata. Sono triste, tutto qua. E voglio fare un risveglio ad effetto al mio funerale, giusto per vedere chi viene, mica per altro. L’idea m’è venuta la settimana scorsa. Fa molto caldo e i miei appena possono mi lasciano da sola a gestire la farmacia di famiglia e vanno a Viserbella. Si amano ancora molto. Quindi ero da sola, in farmacia, l’unica cliente certa verso le dieci di mattina, una nonnina minuscola che si compra vitamine tutti i giorni. M’affaccio sulla strada, nessuno. Il tempo di accendermi una sigaretta e arrivano due diciottenni abbracciati, tipo lui con le mani nelle tasche di dietro di lei. Entrano a comprarsi tutto il necessario per una bella sudata in sicurezza e devo pu- Il tema In questo mese un gruppo di sceneggiatori bolognesi crea una storia L’iniziativa è in collaborazione con «Finzioni» re essere carina perché così giovani, già tanto consapevoli. Andate via! M’appoggio sul bancone. Ad angosciarmi ulteriormente ci pensa la foto di Luca, il mio ormai ex fidanzato, che mia madre si ostina a tenere, come il santino di un morto, di fianco alla cassa. Io la guardo. E la foto mi guarda. E io la fisso, e la foto... una noia mortale... tanto che mi è venuto da pensare. Morte, oblio, morte. Qual è il desiderio accarezzato da ogni cristiano sulla terra, soprattutto in momenti come questi, in cui sembra che nessuno si curi di te, che tu, appunto, potresti pure crepare e chi verrebbe al tuo funerale? Tutti, nessuno? Vai a sapere. Bene. Io sono una farmacista, per la miseria, e lo posso fare, almeno ci posso provare. Così ieri è arrivata una bella camionata di tetrodossina con relativo antidoto a base di datura stramonium. Ora basta capire la combinazione necessaria a far- mi morire un paio di giorni, giusto il tempo di far tornare tutti dal mare. È da due giorni che la sera, dopo il lavoro, mi regalo questi brevi svenimenti per capire le dosi, ormai ci sono. Giovedì mattina. È il 5 agosto e mi sembra appropriato spargere Nembutal sul bancone e Chanel n. 5 nell’aria, Marilyn sarebbe fiera di me. Preparo tutto per bene. Scrivo pure una bella letterina frigna-frigna con tante scuse a tutti, e nessuno avrà voglia di un’autopsia. La vecchina delle vitamine, che dovrebbe arrivare tra una ventina di minuti, lancerà l’allarme. 30... 29... 28... 1... ciao. Aspettavo della tetrodossina con relativo antidoto a base di datura stramonium ❜❜ Comincio a svegliarmi. Mi sembra tutto ovattato... per forza: apro un occhio e indovina... m’hanno sistemato in una bara da regina, in un trionfo di raso, e la camera mortuaria è invasa di fiori. Non male, si sono dati da fare. Mia mamma m’ha pure messo l’abitino nero che mi mettevo ai matrimoni per portare sfiga, poverina. Sento l’eco di porte che si aprono, arriva gente. Ora occhi chiusi e nervi d’acciaio: devo riuscire a non ridere. Comincio a sentire voci familiari tutt’intorno. «Guarda com’è bella, che incarnato favoloso...», questa è quella cretina di mia cugina. E mia mamma: «Zitta, imbecille, certo che è bella, e pure da morta è più bella di te!». Che spasso. Mio padre alza la voce: «Bene, siamo in molti qui oggi. Visto che, come tutti sapete, Margherita non amava le funzioni religiose, ognuno di voi la saluti, se crede, e poi la affideremo alla terra». Oddio che fatica. Ci passano venti minuti e ogni volta che qualcuno s’abbassa verso di me, spero che non s’accorga del caldo che butto fuori. Tutto bene finché non m’arriva una folata di dopobarba a me ben noto. Sono fregata. Luca s’avvicina singhiozzando, s’abbassa e mi bacia, sulla bocca. Che credo sia rovente. E infatti. Comincia a sussurrare «No, no, non è possibile, no, no...». È il momento. Mi tiro su di scatto e sbarrando gli occhi per riabituarmi alla luce comincio a vedere un po’ chi c’è. La mamma col cappellino e la veletta della nonna, le zie, mia cugina Mimma coi bambini, Franco con il cane. Tutti eleganti eh... ma che facce! E che scherzone del secolo che gli ho fatto. Peccato duri tutto una frazione di secondo. Perché porca di quella, sono un’idiota. Non avevo calcolato la presenza della mia zia del mare. Dopo la pensione c’è andata in fissa con Voyager e boiate affini ed è ora una grande assertrice dell’esistenza dei morti viventi, dei vampiri e di tutto quello che ci sta tra la vita e la morte. Non si perde mai un funerale, ma ci va con pugnali d’argento, pronta all’attacco, nel caso il Maligno decida di far camminare i morti. Non riesco neanche ad urlare la frase ad effetto che mi ero preparata davanti allo specchio. La zia, tutta stretta nel suo tailleurino, con l’agilità di un boss della Yakuza fa roteare una lama affilatissima nell’aria e mi centra il petto. Giusto il tempo per una goccia di sudore di scendermi giù nelle mutande e sono morta, questa volta per davvero. Marilyn arrivo. (9 - continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA Stampato e distribuito da NewspaperDirect http://edicola.corriere.it supporto telefonico 02-63797510 • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • COPYRIGHT AND PROTECTED BY APPLICABLE LAW - © TUTTI I DIRITTI RISERVATI