Mister Ciotolino
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Mister Ciotolino
Tempo Libero 11 Corriere di Bologna Domenica 15 Agosto 2010 TRENTA SECONDI Racconti d’estate BO «L di MANUELA DRAGHETTI o sapevo che beccavamo qualche trattore su sta strada, è pieno di fattorie qui. Poi con sto caldo e senza aria condizionata...», mi dice Tommi, mentre riesce a superarlo. Siamo sulla sua Smart rosa. Io sono Federica la sua unica amica donna, e lui è il mio migliore amico. Davanti a noi sta arrivando un altro trattore alto e polveroso di terra, noi bassi nel nostro bon-bon rosa lucido di città, gli sfrecciamo accanto come se ci fossimo incrociati in una falla spazio-temporale. Per me è impossibile non fissare lo sguardo dei contadini che guidano le loro macchine agricole. Guardano avanti, presenti solo a loro stessi. Sono sicura che ottocento anni fa avevano lo stesso sguardo. Improvvisamente vengo strappata ai miei pensieri. «Ma Tommi che cavolo fai? Mi sento male». «Eh scusa», dice lui tenendo in mano l’iPhone che gli ha appena regalato il suo daddy, come lo chiama lui. «Ma qui non riesco a capire quale uscita dobbiamo prendere, il navigatore non è chiaro», poi abbassa ancora lo sguardo sul suo magico oggetto incapsulato in una custodia di pelle nera, che più che un telefono lo fa sembrare una trousse per le unghie. Continuiamo a girare in ton- Mister Ciotolino Il tema In questo mese un gruppo di narratori bolognesi crea una storia. L’iniziativa è in collaborazione con «Finzioni». www.finzioni.eu do, lui alza e abbassa lo sguardo, io mi sento male. «E quindi... cosa facciamo? Trenta volte il giro della rotonda? Se ti interessa sto per vomitare sui tuoi accessori da 10.000 euro». Comincio ad agitarmi. «Questa. Questa! — gli dico indicando uno sbocco sulla destra — Prendi questa. Cazzo davanti a noi! Qui, qui!» Poi urlo sbattendo il pugno sul cruscotto. «Non mi interessa dove va! Prendi questa per Dio!». Lui raddrizza il volante e ride, ride forte. «Ti diverti. Non hai visto che stavo male... cretino». «Ma dai, un giretto», dice lui tutto contento. «Fai sparire quel cavolo di telefono, che poi non è un telefono, o dallo a me che la strada adesso la guardo io se no ci ammazziamo». «Ma perchè non ti rilassi un po’, siamo in vacanza». «Sì, ancora per poco e finiamo al- l’ospedale già con le valige». «Ecco, così va bene, la vacanza con te non comincia se prima non t’incazzi per bene. Scarichi a terra la tensione del tuo lavoro di merda e dopo sei un’altra». «Scusa, ma non tutti hanno la fortuna di disegnare ciotoline di plastica e guadagnare milioni di euro». «Tu potresti farlo benissimo...». «Sì, peccato che mio padre non è Mister ciotolina di plastica nel mondo ma vende tubi ai fontanieri... Comunque se non ci sbrighiamo perdiamo il traghetto». Quando io e Tommi partiamo per le vacanze pensiamo sempre che siano le ultime assieme. Poi il tempo tra una stagione e l’altra non consolida i nostri nuovi amori e così, di anno in anno, Per me è impossibile non fissare lo sguardo dei contadini che guidano le loro macchine agricole ❜❜ stiamo diventando fortissimi alleati di vacanza. «E questi?», chiedo a Tommi che adesso guida la macchina attraverso un’ombra fitta e fresca di alberi scuri che mi costringe a togliermi gli occhiali da sole. Tutti i tronchi sono rossi come la terra del tennis sotto casa di mia nonna. «Siamo in un sughereto o sugheraia. Tagliano via la corteccia, che sotto rimane rossa e prendono i fogli di sughero. Guarda, sono ammucchiati lì». Mi giro, poi guardo l’orologio sulla trousse per le unghie. «Mi sa che sta volta non ce la facciamo a prendere il traghetto - dico io mancano 20 minuti e noi siamo ancora qui dispersi nella sigaraia o come si chiama. Dovevamo stare in autostrada». «Non cominciare». Imbocchiamo una statale sulle colline. Dopo un po’ vediamo il porto. «Ecco Tommi ti puoi fermare qui». «Perchè? Dai che ce la facciamo!». «Ma che cavolo dici! Mancano trenta secondi alla chiusura del traghetto, e visto che non possiamo partire almeno ci godiamo il panorama. Accosta. Guarda, la nostra nave è quella con sopra Titti gigante che fa l’occhiolino, ma non a noi, perchè siamo stati dei coglioni... Stanno chiudendo. Cosa ti dicevo? Non dovevo darti retta a fare il fuori autostrada, ogni anno c’incasina tutto». «La devi piantare con sta storia». Guardiamo la nave che salpa, l’acqua s’increspa dolcemente in onde che sembrano di vetro. «Non ti puoi lamentare del fuori autostrada, proprio tu». «Cosa vuoi dire adesso?». Sta facendo il serio, non mi piace quando fa così. «Federica, tutta la tua vita è un fuori autostrada, non hai seguito nessuna delle vie principali che hanno seguito quelli prima di te, nessuna». «Senti se attacchi con la sociologia, ti mollo qui, e poi francamente ne conosco pochi che sono riusciti a seguire le autostrade della vita segnate dai loro genitori. Per fortuna o per forza, non lo so, ma è così. Giusto te, e poi solo nel lavoro, ma perchè...». «... perchè mio padre è Mister ciotolina di plastica nel mondo... lo so. Saliamo in macchina dai che fa buio e dobbiamo cercare un albergo». Mentre guardo la trousse per le unghie che mi dice dove devo andare penso che poi in fondo il fuori autostrada non è che un’altra strada. Delle volte perdo un traghetto, ma non è poi così importante. (13 - continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA Stampato e distribuito da NewspaperDirect http://edicola.corriere.it supporto telefonico 02-63797510 • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • COPYRIGHT AND PROTECTED BY APPLICABLE LAW - © TUTTI I DIRITTI RISERVATI