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L'età del vino
di Marco Mercurio
Il vecchio guardava il mare e il ragazzo guardava il vecchio. Ogni tanto spostava lo sguardo anche lui su
quella enorme massa liquida che si muoveva con lenti e profondi respiri, poi tornava a fissarlo
ostinatamente.
“Comunque ho deciso: io vengo con te. Ormai ho sedici anni e sono grande abbastanza. Stavolta la
mamma non potrà impedirmelo! Ma a te cosa ha detto?” – chiese per l’ennesima volta il ragazzo, come
un disco rotto.
Il vecchio non ripose, neppure questa volta. Si limitò a far oscillare la canna da pesca con movimenti
misurati del polso, mentre la lenza danzava con la complicità del vento.
“Almeno dimmi quanto manca a tornare a casa!” – disse il ragazzo lasciando penzolare le braccia oltre
la murata della barca, le dita a sfiorare l’acqua.
Il vecchio trasse un lungo respiro. “Poco” – disse, “Per le dieci saremo in porto”.
Era stata una domanda inutile, e il ragazzo lo sapeva. Ogni volta che andavano a pescare tornavano
sempre in porto per le dieci. Aveva quindi ottenuto solo di farlo arrabbiare ulteriormente, già non
bastasse la storia del voler partire con lui. Si diede una manata stizzita sulla coscia, rimproverandosi la
sua stupidità.
Finalmente il vecchio riavvolse il filo e mise via la canna: quello era il segnale che si poteva allestire per
rientrare a terra.
“Cosa ci cucinerai con quelli oggi?” – chiese il ragazzo, indicando la nassa adagiata sul fondo della
barca.
Il vecchio parve pensarci un attimo. “Bouillabaisse” – rispose.
“Bouillabaisse?” – si stupì il ragazzo. “Ma non abbiamo preso neanche un grongo o un cefalo!” –
obiettò.
“Le orate andranno benissimo. Gli scorfani e i molluschi passava a prenderli tua madre da Pierre. Non ci
serve altro.”
Il ragazzo gli lanciò uno sguardo obliquo, mentre controllava la rotta verso il porto. Pensò che quel
piatto somigliava molto al carattere del vecchio.
Poi s’illuminò: “E la salsa rouille?” – gli chiese, già indovinando la risposta.
“Ah! Quella roba piace solo a te, marsigliese che non sei altro!” – disse il vecchio con un gesto vago
della mano. Non ne era sicuro, ma al ragazzo sembrò che gli fosse scappato un mezzo sorriso mentre lo
diceva. Intravide una piccola speranza.
Ormeggiarono che mancavano cinque alle dieci. Il vecchio e il ragazzo caricarono l’attrezzatura e il
pescato su una vecchia “Due Cavalli” e uscirono dal porto dirigendosi verso est su Boulevard Lamartine
e poi su Avenue Camusso, per guadagnare subito la campagna quando questa diventava Route des
Cretes. Svoltarono infine verso sud ed imboccarono il vialetto assolato, stretto tra cespugli di lavanda e
rosmarino, fermando la macchina davanti al portico.
Sull’altro lato della casa, si intravedeva una tavola già apparecchiata sotto il leccio che il vecchio stesso
aveva piantato secoli prima, quando ancora portava i calzoni corti.
Una voce femminile chiamò da dentro casa: “Cédric! Vieni in cucina, così mi dai una mano!”
“Arrivo, mamma…” – rispose il ragazzo senza entusiasmo. Avrebbe voluto riprendere col vecchio il
discorso lasciato in barca ma sua madre non avrebbe tollerato un tale atto di renitenza.
Dopo un’oretta e mezza di preparazione, la bouillabaisse era pronta. Il ragazzo arrivò in tavola con la
ciotola di salsa rouille, seguito da sua madre che teneva per i manici la cocotte fumante aiutandosi con il
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grembiule.
Il vecchio era già seduto a capotavola, ed aveva posato davanti a sé una bottiglia di Cassis Bianco,
imperlata di condensa. Riempì i bicchieri e, con un gesto lento, ne porse uno al ragazzo. Questi guardò
prima il vino poi sua madre, nello sguardo apprensione e speranza insieme.
La donna abbassò gli occhi, e prese a strofinarsi piano piano le mani nel grembiule.
In cuor suo, sapeva che quel momento sarebbe prima o poi arrivato.
Alla fine trasse un lungo respiro e rialzò il capo. Prese il suo bicchiere e guardando il ragazzo disse: “Va
bene. Tuo nonno ha ragione: ormai, hai l’età per accompagnare la bouillabaisse con un buon vino.”
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