Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ

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Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ
28 agosto 2013
L'essenziale in un colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni
AA
- AAPROD - NEW à titre d'information
ORDERS DONE ON O NEW 10-YR CAPUB
Hedge funds
Proiezioni a 6 mesi
 Tirando le somme alla fine dell’estate si può dire che per l’attualità
economica non c’è stata pausa estiva: si è confermata la buona salute
dell’economia americana (e i primi effetti del rialzo dei tassi lunghi
sull’attività hanno iniziato a farsi sentire), l’area euro è uscita dalla
recessione, la crescita giapponese è ripartita e il mondo emergente è
stato scosso da preoccupanti turbolenze. Tutto questo sullo sfondo delle
crescenti tensioni geopolitiche legate alla Siria e all’Egitto.
 Settembre si preannuncia altrettanto intenso con la prospettiva del
vertice del 17 e 18 della Fed, che potrebbe concludersi con la decisione
di procedere al primo ritiro degli stimoli economici del piano di
quantitative easing (QE). In maggio, era stata precisamente questa
eventualità a ricordare bruscamente ai mercati finanziari che la
sovrabbondanza di liquidità sarebbe prima o poi finita….
 In Europa, le elezioni tedesche del 22 settembre potrebbero segnare una
tappa importante nel superamento della crisi debitoria sovrana. Non
tanto per la possibilità di un avvicendamento politico, poiché la vittoria
della cancelliera uscente Angela Merkel appare scontata, ma piuttosto
perché, con il passaggio alle urne, finirà il silenzio stampa sui problemi
dell’Europa voluto dalla cancelliera per non turbare la campagna
elettorale. I problemi sul tavolo sono numerosi: unione bancaria, nuovo
piano di aiuti alla Grecia, tensioni politiche in Italia…
 Le economie emergenti si allontanano sempre più dal ruolo di locomotive
della crescita mondiale svolto nell’ultimo decennio. Ormai, sono piuttosto
una fonte di preoccupazione che, di recente, si è ulteriormente
aggravata a causa delle tensioni geopolitiche. Insomma, le vacanze sono
finite e le questioni sul tappeto di certo non mancano!
Economia
Stati Uniti ............................................................................... 2
Aspettando la Fed
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì che
precede il giorno di diffusione.
Pubblicazione del team Ricerche e Analisi
SYZ Asset Management
Tel. +41 (0)22 819 09 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Yves Gallati
Maurice Harari
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Europa ..................................................................................... 2
La recessione è finita, ma le speranze di ripresa sono limitate
Giappone ................................................................................. 4
Si conferma l’accelerazione della crescita, la deflazione allenta la morsa
Economie emergenti ............................................................... 4
Scivolone della rupia
Mercati
Azionario ................................................................................ 5
« To taper or not to taper »
Obbligazionario ....................................................................... 5
Tasso decennale del Treasury US vicino al 3%
Valutario.................................................................................. 6
Sotto pressione le monete emergenti delle economie in deficit con
l’estero
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
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28 agosto 2013
Economia
Stati Uniti
Tutti gli occhi sono puntati sulla prossima riunione del
comitato di politica monetaria della Fed, che si terrà a
metà settembre e potrebbe segnare l’inizio del lungo
processo di normalizzazione della politica monetaria
americana. Infatti, né le statistiche diffuse nelle ultime
settimane, né il verbale dell’ultima riunione della Fed
hanno modificato le anticipazioni del mercato a questo
proposito.
Tuttavia è bene ricordare che non ci sono ancora
certezze assolute. La Fed l’ha detto più volte: il ritiro
graduale
delle
misure
anti-convenzionali
sarà
subordinato al quadro economico, in particolare alla
situazione sul fronte dell’occupazione. Se in agosto
l’indice ISM della fiducia degli imprenditori si attesterà
sopra i 50 punti, i dati sull’occupazione diffusi il 6
settembre saranno determinanti per anticipare il timing
esatto dell’annuncio e la probabile agenda (modalità e
scadenze) del tapering.
Richieste di mutui ipotecari (compresi i rinnovi)
e tasso USA oltre i 10 anni
all’anno, mentre il mese precedente avevano sfiorato le
500.000 (un dato poi corretto al ribasso a 455.0000). Di
certo, la colpa per questo dato deludente su un settore
emblematico per la ripresa americana spetta al brusco
aumento dei tassi.
Europa
Il miglioramento che traspare dalla maggior parte degli
indici sulla fiducia e l’attività degli ultimi mesi si riflette
sui dati statistici del PIL del secondo trimestre: dopo sei
trimestri consecutivi di contrazione, la zona euro in
primavera si è riportata al passo con la crescita,
segnando un aumento dello 0.3% (dopo il calo dello
0.3% registrato nel trimestre precedente). Questi
sviluppi incoraggianti sono il frutto della consistente
progressione registrata in Germania (+0.7% dopo lo
0.0% del primo trimestre) e in Francia (+0.5% dopo il 0.2%), insieme al calo meno pronunciato in Italia (-0.2%
dopo il -0.6%) e in Spagna (-0.1% dopo il -0.5%), che
avvalorano l’ipotesi del raggiungimento del punto di
svolta inferiore della recessione a fine 2012.
PIL dell’area euro e delle quattro principali economie
(base 100 : gennaio 2008)
19/8/13
8000
2.00
104
7000
2.50
102
6000
3.00
5000
100
4000
3.50
98
3000
4.00
96
2000
94
4.50
1000
92
0
2008
2009
2010
Total mortgage apps index
US over 10Y government bond's yield(R.H.SCALE)
5.00
2011
2012
2013
90
Source: Thomson Reuters Datastream
La risalita dei tassi lunghi ha ovviamente inciso sui tassi
ipotecari a 30 anni, passati da 3.6 a 4.6%. Nel nuovo contesto,
le richieste di nuovi mutui o di rinnovi a condizioni migliori è
caduta del 60% rispetto alla primavera.
A giudicare dalla forte e rapida risalita dei tassi lunghi
americani osservata da metà maggio (dall’1.6% al 2.9%)
e legata alla svolta di politica monetaria prevista in
autunno, è legittimo chiedersi se il mercato non sia stato
un po’ precipitoso nell’anticipare la fine della crisi … E’
quanto pensano alcuni membri della Fed, secondo i quali
l’improvviso inasprimento delle condizioni monetarie
rischia
di
frenare
(eccessivamente)
l’economia
americana, prima che questa possa definitivamente
uscire dal tunnel. Il primo segnale è venuto la settimana
scorsa dal mercato immobiliare. In luglio le vendite di
case nuove sono ricadute a meno di 400.000 unità
2008
EURO AREA
GERMANY
FRANCE
2009
2010
2011
2012
2013
ITALY
SPAIN
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
Il PIL dell’area euro ha registrato il primo trimestre di crescita
da quasi due anni grazie alla ripresa della crescita in Germania
e in Francia, e all’attenuarsi della recessione nel sud
dell’Europa.
Tuttavia, il recente miglioramento ciclico non può
occultare le disparità che si sono create negli ultimi
quattro anni fra i singoli paesi dell’area euro e tra area
euro e Stati Uniti. Il secondo trimestre 2013, infatti, ha
visto il PIL tedesco salire a un nuovo picco, cancellando
la fase di debolezza della fine del 2012; il PIL francese è
invece solo tornato ai livelli di inizio 2012, e resta ancora
sotto il picco raggiunto a inizio 2008. In Italia e in
Spagna la morsa della recessione si è allentata, ma il PIL
continua a scendere toccando, rispettivamente, i livelli
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
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28 agosto 2013
minimi dal 2000 e dal 2005, dal 9 al 7% in meno rispetto
al picco del 2008 e il 2% sotto il livello più basso del
2009. Nel suo insieme, il PIL dell’area euro resta
inferiore ai massimi del 2008, accumulando negli ultimi
due anni un ritardo di oltre il 6% rispetto al PIL USA.
La schiarita congiunturale degli ultimi mesi deve perciò
essere valutata alla luce delle « performance » dei
precedenti quattro anni. E’ frutto del miglioramento delle
componenti più cicliche dell’economia, in lieve ripresa
grazie al rinnovato slancio della domanda estera.
Tuttavia, nella maggior parte dell’Unione monetaria, la
domanda
interna
è
ancora
penalizzata
dalla
disoccupazione record e dall’austerità che soffoca la
maggior parte delle economie europee. Il recupero
registrato all’inizio dell’anno della fiducia delle famiglie
non corrisponde ad altro che un arresto nella caduta dei
consumi, e non consente ancora di sperare nel reale
ritorno della crescita dei consumi, che sono la principale
componente del PIL dell’area euro.
Indice PMI composito di attività (manifatturiera + servizi)
dell’area euro, della Germania e della Francia
65
60
55
50
45
40
35
2007
EMU
2008
GER
2009
FRA
2010
2011
2012
2013
So urce: B lo o mberg, SYZ A M
Il miglioramento ciclico degli ultimi tempi è concreto e reale, ma
le probabilità di un reale ritorno della crescita a breve sembrano
scarse.
I primi indicatori dell’attività di agosto hanno evidenziato
l’attuale dinamica positiva, ma anche quanto l’attività
nell’area euro sia debole in termini assoluti: gli indici PMI
dell’industria e dei servizi hanno segnato un nuovo
progresso attestandosi in territorio di espansione, sopra
quota 50, a livelli mai visti da due anni. Come previsto,
la Germania ha dimostrato maggiore dinamismo rispetto
alla media dell’Unione monetaria, mentre in Francia gli
indicatori hanno segnato il passo e restano in territorio di
contrazione. Nel complesso, tuttavia, il livello di attività
che rilevano gli indici resta debole, e fa pensare più a
una stabilizzazione che a una reale ripresa dell’attività in
Europa.
In termini di politica monetaria, dal quadro delineato si
può dedurre che la recente dinamica incoraggiante
riduce la probabilità di un nuovo taglio del tasso di
riferimento, oggi a 0.50%. Ma la mancanza di reali
prospettive di ripresa della crescita, il vincolo tuttora
forte dell’austerità e la crisi del credito tuttora in corso in
Italia e in Spagna rendono necessario il mantenimento di
condizioni monetarie molto (molto…) accomodanti. E’
quanto ha confermato la BCE dopo l’ultima riunione,
rinnovando la sua previsione di un tasso di riferimento
che resterà « al livello attuale o più basso per un periodo
di tempo prolungato » formulata in luglio per contenere
le pressioni al rialzo sui tassi. Speriamo solo che nei
prossimi mesi l’area euro non ricada in una fase di
debolezza che richiederebbe un nuovo intervento da
parte della banca centrale…
Nel Regno Unito, il flusso di notizie e di dati incoraggianti
dei mesi precedenti è perdurato nelle ultime settimane:
il numero di disoccupati continua a scendere, l’inflazione
si stabilizza (anche se a livelli più alti rispetto al target
della BoE), il PIL del secondo trimestre è stato corretto al
rialzo (da +0.6% a +0.7%, dopo il +0.3% del primo
trimestre) e gli indici PMI di attività sono saliti ancora in
tutti i settori (in luglio l’indice dei servizi ha raggiunto i
massimi dal 2007). Su questo sfondo, per la Bank of
England sarà meno urgente adottare nuove misure di
allentamento monetario. A sua volta, anche la BoE ha
formulato le sue « forward guidances » come la Fed e, di
recente, anche la BCE: finché la disoccupazione rimarrà
alta e non ci saranno tensioni inflazionistiche, la BoE
manterrà la sua politica estremamente accomodante.
Come per la BCE un mese fa, queste dichiarazioni hanno
lo scopo di mantenere bassi i tassi d’interesse a lungo
termine il più a lungo possibile, allo scopo di non
soffocare sul nascere i fragili segnali di ripresa della
crescita.
In Svizzera, dopo due anni in territorio negativo il tasso
d’inflazione annuo (misurato in base all’indice dei prezzi
al consumo) è tornato a zero. Il rischio di deflazione
indotto dal rafforzamento del franco svizzero è stato il
motivo principale che ha spinto la BNS a introdurre il
limite di cambio a 1.20 EUR/CHF, a inizio settembre
2011. Tuttavia, anche se questo rischio sembra
attualmente inferiore, è molto poco probabile che nel
prossimo futuro il limite di cambio sia revocato o la BNS
decida di rialzare i tassi.
Giappone
Dopo la spettacolare schiarita della prima parte
dell’anno, gli indici di fiducia e di attività nelle ultime
settimane
hanno
mostrato
una
tendenza
alla
stabilizzazione, benché restino a livelli alti. La simultanea
ripresa delle importazioni e delle esportazioni si è
confermata anche in luglio e ciò tende a mantenere
invariato il deficit commerciale accumulato negli ultimi
due anni. Grazie al miglioramento congiunturale, il PIL
giapponese, in primavera, ha registrato un secondo
trimestre di forte crescita (+0.6%), dopo la decisa
progressione del trimestre precedente (+0.9%). La
buona tenuta dei consumi delle famiglie è il principale
motore di questi aumenti, che dimostrano che lo shock
di fiducia - frutto delle politiche del governo Abe - si
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
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data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
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28 agosto 2013
riflette anche sui comportamenti degli operatori
economici. Altro segnale incoraggiante, il deflatore del
PIL (un indicatore dell’andamento dei prezzi) ha rilevato
un ritmo di diminuzione dei prezzi che è fra i più lenti
degli ultimi venti anni. E’ segno che la politica di
allentamento monetario quantitativo e qualitativo attuata
dalla Bank of Japan riuscirà finalmente a trascinare
l’economia giapponese fuori dalla deflazione?
Giappone – PIL e deflattore dei prezzi del PIL (variazione annua)
6
4
2
0
-2
deficit delle partite correnti del paese (-4.8% del PIL nel
2012). Nonostante le nuove misure, la rupia contro il
dollaro è scesa questo mese a un nuovo minimo storico
(-20% dall’inizio dell’anno).
Tirando le somme, la decisione di tagliare i tassi nei
prossimi mesi per rilanciare la crescita è poco probabile,
anche se il governo indubbiamente ha l’esigenza di
stimolare un’economia da tempo anemica (nel 2012 la
crescita è stata del 5.1%, la più debole degli ultimi dieci
anni, contro l’8-9% dei precedenti anni). Si rischierebbe
di accrescere le pressioni al ribasso sulla rupia,
aumentare i prezzi dei beni importati gonfiando ancora
l’inflazione, che è già al 4.9%, ben oltre l’obiettivo del
3%. Concludendo, le tensioni apparse di recente
nell’insieme dei paesi emergenti sono destinate a durare
ancora, almeno finché i mercati avranno completamente
digerito il progressivo arresto del QE negli Stati Uniti
(senza parlare ovviamente dei diversi problemi
strutturali che i singoli paesi dovranno affrontare).
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-6
-8
-10
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98
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JAPAN GDP YoY %
JAPAN GDP DEFLATOR YoY %
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
I dati positivi dei due primi trimestri 2013 evidenziano che il
ritmo di crescita annua del PIL sta accelerando. Nel frattempo, il
deflatore del PIL sta diventando « sempre meno negativo » e fa
sperare che gli sforzi compiuti per fermare la deflazione stiano
cominciando a dare frutti.
Economie emergenti
Il persistente sell-off nei paesi emergenti è la
conseguenza
diretta
dell’imminente
contrazione
monetaria e del prossimo rallentamento nell’acquisto di
attivi da parte della Fed. Le monete emergenti, infatti,
sono le prime “vittime collaterali” del massiccio deflusso
di capitali esteri. Durante i vari piani di quantitative
easing (QE), un forte flusso di capitali esteri si è diretto
verso i paesi emergenti. Ma oggi il flusso si è invertito, e
gli investitori non residenti hanno iniziato a rimpatriare i
loro capitali. Sullo sfondo della crescente avversione per
il rischio e dell’aumento dei tassi, il carry-trade appare
infatti sempre meno redditizio.
In India, la banca centrale indiana (RBI) ha introdotto
una serie di nuove misure per contrastare la fuga di
capitali, ridurre il deficit delle partite correnti e frenare il
deprezzamento della rupia (INR). Fra queste misure è
previsto l’aumento di alcuni tassi bancari e l’introduzione
di vincoli alle aziende indiane, che d’ora in poi potranno
investire all’estero solo il 100% del loro patrimonio netto
contro il 400% autorizzato in precedenza. La Banca
centrale ha abbassato da 200mila a 75mila dollari l’anno
i capitali esportabili dei residenti indiani (tranne nel caso
di acquisti immobiliari). Il governo ha inoltre annunciato
l’introduzione di vincoli per frenare le importazioni di
petrolio e d’oro che sono due dei principali colpevoli del
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
28 agosto 2013
Mercati
Azionario
Dopo avere raggiunto i massimi storici all’inizio di
agosto, i mercati azionari americani, paradossalmente,
hanno sofferto delle buone cifre congiunturali. Infatti,
fanno temere che la riduzione del ritmo degli acquisti di
bond da parte della Banca centrale sia anticipata.
Poiché uno dei parametri su cui si basa le Fed nel
definire la sua politica monetaria è il mercato del
lavoro, la reazione negativa degli investitori di fronte al
migliorato mercato del lavoro non sorprende, come
peraltro il fatto che le ultime minute del FOMC abbiano
suscitato qualche inquietudine.
Andamento dei principali indici azionari mondiali
28/8/13
106
105
104
103
102
101
100
99
Il quadro attuale ha giovato ai titoli ciclici, come
dimostra l’andamento dei titoli legati alle risorse di
base, che beneficiano dei segnali di ripresa della
crescita in Europa e negli Stati Uniti. Si noti l’eccellente
percorso delle tecnologie dell’informazione. Il comparto
è stato sostenuto dalla performance di Apple Inc. che
ha reagito positivamente all’ingresso del finanziere Carl
Icahn nel capitale del gruppo, e alla sua intenzione di
rafforzare i piani di riacquisto di azioni. I finanziari, che
negli ultimi mesi sono stati uno dei motori della
performance dei mercati azionari, hanno segnato il
passo di fronte alle preoccupazioni per il rallentamento
del ritmo degli acquisti di attivi da settembre.
Nelle prossime settimane sui mercati azionari perdurerà
la volatilità, e il mese di settembre potrebbe riservarci
non poche sorprese. Mentre aspettano con ansia l’esito
della riunione della Fed (il 18 settembre), gli investitori
dovranno anche fare i conti con le elezioni tedesche del
22 settembre e con la decisione del governo
giapponese sul raddoppio dell’IVA entro il 2015. Il
nostro parere sull’azionario, nonostante le turbolenze,
rimane positivo e continuiamo a essere convinti che la
transizione dal precedente contesto dominato dagli
stimoli all’economia, ad un mercato sostenuto dalla
crescita economica non avverrà a scapito del mercato
azionario.
Obbligazionario
98
97
5
12
19
AUG
STOXX 600 EUROPE
S&P 500
TOPIX
MSCI EMERGING (LOC)
Source: Thomson Reuters Datastream
Sull’onda delle speranze sull’Europa, l’indice STOXX 600
Europa ha puntato verso l’alto.
Nell’ottica regionale, le ultime quattro settimane hanno
visto brillare i mercati europei che, sull’onda delle
speranze di un rafforzamento nell’area euro, hanno
nettamente sovra-performato le borse mondiali. Il
miglioramento del PIL dell’area euro del secondo
trimestre e l’incoraggiante rimbalzo della produzione
industriale evidenziano che dopo 18 mesi di recessione
l’economia
della
regione
sta
progressivamente
riemergendo. Dal canto suo, il Giappone è stato
penalizzato dalle incertezze riguardo alla politica
monetaria americana e dalla mancanza di nuovi
catalizzatori capaci di sorprendere gli investitori in
positivo. Gli ultimi indicatori hanno deluso gli
economisti (il momentum della crescita sta rallentando)
e non sono previste nuove misure di stimolo monetario
da parte del premier Abe. Nella prima quindicina di
agosto i mercati emergenti hanno beneficiato dei dati
macroeconomici positivi diffusi in Cina. In seguito, sono
stati penalizzati dal rialzo dei tassi lunghi americani,
che ha impattato anche la maggior parte delle monete
emergenti (vedere capitolo « Economie emergenti » e
« Valutario »).
Dopo la breve pausa all’inizio del mese in seguito alla
diffusione di dati sull’occupazione USA peggiori del
previsto, i tassi a lungo termine in agosto hanno ripreso
a salire.
Tasso governativo a 10 anni per USA, GB e Germania
5.50
5.00
4.50
4.00
3.50
3.00
2.50
2.00
1.50
1.00
2007
2008
US Treasury 10-year
German Bund 10-year
UK Gilts 10-year
2009
2010
2011
2012
2013
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
I tassi governativi a 10 anni degli USA e del Regno Unito si
avvicinano ormai al 3%.
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
28 agosto 2013
La prospettiva della riduzione degli acquisti di attivi da
parte della Fed – forse decisa già nella riunione di metà
settembre - si avvicina sempre più man mano che le
statistiche economiche confermano il miglioramento
congiunturale negli USA. Prima di stabilizzarsi intorno al
2.8%, il tasso del Treasury decennale ha infranto quota
2.90% per la prima volta da metà 2011. Il movimento
è stato quasi altrettanto spettacolare sui tassi inglesi,
sostenuti dalle statistiche economiche positive unite alla
poca convinzione della Bank of England nel mantenere
ancora a lungo la sua politica accomodante. La BCE è
stata apparentemente più convincente, probabilmente
alla luce della situazione economica indiscutibilmente
meno favorevole, visto che la risalita dei tassi tedeschi
o francesi è stata più contenuta.
In Europa, il differenziale dei tassi tra i governi ritenuti
sicuri (Germania, Paesi Bassi, Francia) e i paesi della
periferia si è ristretto grazie alla riduzione del premio di
rischio successiva alla diffusione di statistiche
economiche incoraggianti. Lo spread sul decennale
italiano o spagnolo rispetto al bund tedesco è sceso ai
minimi dall’estate 2011. Nelle ultime settimane sono
scese anche le obbligazioni societarie, in particolare
quelle delle società finanziarie, anche se in misura
meno evidente rispetto alle obbligazioni governative.
Valutario
Mentre la Riserva Federale si appresta, prima fra le
maggiori banche centrali, a inaugurare il processo di
normalizzazione della politica monetaria, il dollaro USA
nelle ultime settimane si è paradossalmente indebolito
contro l’euro (il cambio EUR/USD è salito oltre quota
1.34) e contro la sterlina (GBP/USD oltre quota 1.56).
Nei confronti dello yen, il biglietto verde ha oscillato
intorno a quota 98. Il cambio Eur/CHF si è mantenuto
invece in area 1.23.
Andamento del real brasiliano, della rupia indiana e della rupia
indonesiana, della lira turca e del rand sudafricano contro il
dollaro USA dall’inizio dell'anno
110
105
100
95
90
85
80
JAN
FEB
BRAZILIAN REAL vs USD
INDIAN RUPEE vs USD
INDONESIAN RUPEE vs USD
MAR
APR
MAY
JUN
JUL
TURKISH LIRA vs USD
S. AFRICAN RAND vs USD
AUG
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
In primavera, la prospettiva della riduzione del QE della Fed
aveva già provocato la caduta di buona parte delle monete
emergenti. Nell’estate, le monete dei paesi con un saldo
deficitario delle partite correnti sono rimaste sotto pressione.
I timori di una generale svalutazione nel mondo
emergente e l’aumento delle tensioni geopolitiche in
Medio Oriente hanno sostenuto il corso dei metalli
preziosi. Il prezzo di 1 oncia d’oro è aumentato da
1.300 a 1.400 USD e da 20 a quasi 25 USD per 1 oncia
d’argento.
Alcune monete emergenti hanno continuato a
deprezzarsi contro il dollaro USA, in particolare per le
economie con una bilancia delle partite correnti
gravemente deficitaria (Turchia, India, Indonesia,
Brasile, Sud Africa…). L’impossibilità, per queste
economie, di conciliare il sostegno alla crescita (benché
l’attività sia relativamente debole), con il controllo delle
pressioni inflazionistiche e le condizioni necessarie al
finanziamento del deficit estero, crea un contesto
particolarmente sfavorevole alla rispettiva moneta: la
rupia Indiana e la lira turca sono scese contro il
biglietto verde a nuovi minimi storici, perdendo in
agosto rispettivamente il 10% e il 5%. Nel vortice è
caduta anche la rupia indonesiana che nello stesso
periodo nei confronti dell’USD ha ceduto il 10%. Il rand
sudafricano e il real brasiliano si sono indeboliti circa
del 5%, tornando ai minimi di fine 2008/inizio 2009.
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