...le figlie d`oro del Bangladesh

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...le figlie d`oro del Bangladesh
Una giorna
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Una giornata con...
Renata Pisu
...le figlie d’oro del
• Bangladesh
CINA
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INDIA
BHUTAN
INDIA
BANGLA
DESH
OCEANO
INDIANO
CINA
MYANMAR
A Daulotda, ad un centinaio
di chilometri da Dhaka,
la capitale del Bangladesh, tutte le
donne sono prostitute, quelle che non
hanno più l’età lo sono state, quelle che
non l’hanno ancora, lo sono già.
N
Nel loro villaggio-bordello, tutta la misera ecoEntro nella casa di una ottantenne che ormai non
nomia del circondario ruota intorno all’attività di
esercita da trent’anni ma che ora, mi spiega, deve
circa tremila donne che vendono sesso. C’è la
“espiare il suo peccato”, e per questo si prepara
mescita di bevande, il chiosco che noleggia vi- ad andare in pellegrinaggio alla Mecca. È una
deocassette, i banchetti di frutta e verdura; in- stanza abbastanza grande, c’è un ampio letto sul
somma, c’è tutto meno che una scuola, un asilo quale mi fa accomodare, una cassapanca, un
nido, un posto dove si possa comprare un gio- enorme televisore con lo schermo ricoperto da
cattolino qualsiasi per i bambini di queste don- un centrino ricamato, chicchere per il caffè con i
ne, di queste mamme. Per lo meno ottocento di fiorellini rosa, bicchieri e bicchierini, insomma,
loro hanno un figlio che ancora non cammina: lo tutti i segni del benessere. E in più c’è un uomo,
nascondono sotto la branda quando ricevono un un vecchio paralitico. “È suo marito?” le domancliente. Così, tra uno e l’altro, possono accudire i do. Lei ride e dice: “Sì, il marito del cuore”.
piccoli, dargli il biberon. Una di queste mamme Così chiamano il loro uomo le donne che possomi racconta che si è accorta di essere incinta no permettersene uno, uno che se ne stia buono
quando era già al sesto mese, così ha dovuto te- e zitto e che non si impicci del business perché
nersi il bambino che “purtroppo è un maschio”. qui la prostituzione è affare di donne, non di maDice proprio così, e io mi stupisco perché non gnaccia o protettori, anche se al vertice della scac’è posto del sud del mondo dove non
la, alla “Porta di Ingresso”, c’è sempre un
si preferisca un bel maschietto.
uomo, un poliziotto che fa da notaio il
“Una figlia
Invece, a Daulotda, tutte le donne spequale “autorizza” l’iscrizione di una donè oro per
rano di partorire una femmina perché mamma sua”, na nel registro ufficiale delle prostitute
“Una figlia è oro per mamma sua”, nel
dietro pagamento di una somma che vanel senso
senso che eredita il mestiere.
ria e che è piuttosto alta se la ragazza è
che eredita
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il mestiere.
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Così al sesto
mandarla a scuola…” grida all’assimese si
stente sociale che mi accompagna.
dicono: “Dio
“E io, come campavo?” È furente.
mio, che
La notte prima avevo dormito nella
mi succede
“Casa Protetta” fuori dal villaggiobordello dove sono ospitate da una nella pancia?”
ONG del Bangladesh le ragazze che
vogliono recidere il cordone ombelicale con la
madre puttana. Una ventina di ragazzine appena
sopra i dieci anni mi avevano mostrato i loro quaderni, i loro libri di testo, orgogliose di imparare
a leggere e scrivere e con una grande voglia, vagamente espressa, di accedere a Internet che fa
parte del sogno del villaggio globale, un sogno
sognato da qualche altra parte, non a Daulotda.
Qui, in questo villaggio non brilla nemmeno una
luce, l’elettricità va e viene, l’acqua è un pio desiderio, le case sono catapecchie con i tetti di lamiera ondulata: la sera, i volti imbellettati delle
donne brillano a lume di candela, di lampade a
petrolio, al guizzo delle fiamme di fornelli dove
arrostiscono interiora di animali. Percorro una
stradina e a un certo punto scorgo una tenda di
juta sporca e lacera: la scosto ed entro.
Una donna sdraiata su una branda che occupa
più della metà dello spazio, mi fa cenno di entrare. Ha addosso una coperta turchese che la copre fino al collo. Ride e si tira giù la coperta fino
alla vita: è nuda, ha due seni enormi, se li tocca,
mi fa capire che ha appena servito un cliente mimando con le mani il gesto universale dell’accoppiamento. Poi solleva del tutto la coperta e mi mostra una bambina che dorme beata in fondo al letto, una bambina che avrà cinque o sei anni.
“È mia” mi dice orgogliosa “è mia
figlia”. Temo che la bambina sarà
l’unico sostegno della sua vecchiaia che si annuncia precoce. !
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una bambina, cioè se non ha i diciotto anni che la
legge richiede perché possa legalmente esercitare. Sono soldi che servono a chiudere tutti e due
gli occhi del poliziotto-lupo che domanda compito: “Quanti anni hai, Cappuccetto Rosso?”
E Cappuccetto Rosso risponde “Venti”. E lui
“Benissimo, venti”. Solo che Cappuccetto Rosso
ne ha dieci, undici, dodici, non è nemmeno mestruata. Ma il Lupo che ne sa di mestruo, che ne
sanno le bambine che rimangono incinte e non se
ne accorgono perché le mestruazioni, prima, non
le avevano mai avute e la prima volta che hanno
perso sangue è stato quando il cliente privilegiato le ha deflorate?
Così al sesto mese si dicono: Dio mio, che mi succede nella pancia? Ed è troppo tardi. Se l’avessero saputo prima, avrebbero abortito? Chissà.
Ad ogni modo il bambino nasce ed è figlio di puttana. Ma anche la mamma è una bambina. Puttana?
Ci aggiriamo per i vicoli del villaggio-bordello dal
tardo risveglio: lunghi sbadigli sulle soglie delle
capanne dai tetti di lamiera, sommarie toilette
all’aria aperta, acqua che dai secchi si rovescia a
mestolate su corpi femminili sempre pudicamente nascosti, anche nelle abluzioni mattutine
delle abitanti di Daulotda che parrebbe un villaggio qualsiasi se non fosse che le donne sono
tutte truccate, hanno tutte vistosi gioielli luccicanti. È l’ora dei bambini che giocano e si rincorrono per i viottoli fangosi, l’ora della maternità, non dell’adescamento. Dentro una corte, sulla soglia di un bugigattolo, si affaccia
una ragazza dal volto purissimo
che subito si ritrae perché è apparsa sua madre, una donna
sulla trentina avanzata, il corpo sfasciato, un po’ di belletto sulle guance. Fa cenno alla
figlia di sparire. Quanti anni
avrà la ragazza? Forse quattordici, quindici al massimo.
“Volevate portarmela via,
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Nazma, portata dal Bangladesh,
è costretta a prostituirsi in India