LA VITA ACCANTO (dicembre 2016)

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LA VITA ACCANTO (dicembre 2016)
Mariapia Veladiano
LA VITA ACCANTO
(Einaudi Stile Libero Edizioni)
E poi arriva lei, Mariapia Veladiano, con la grazia di una fata e la convinzione di un filosofo.
Laureata in filosofia e teologia, prima docente di lettere e ora dirigente scolastica, con questo
romanzo ha vinto il premio Calvino nel 2010 e si è classificata seconda allo Strega del 2011.
La Veladiano è una donna all’apparenza fragile ed eterea ma con all’interno un potere narrativo
proprio solo dei grandi scrittori. I suoi libri sono come lei: sembrano raccontare una grande storia,
ma in realtà ne contengono tantissime, a partire dai nomi propri di persona, che l’autrice sceglie con
accuratezza dai testi sacri; per ogni nome un destino o l’etimologia dalla quale nessuno può fuggire.
I fiori. Adoro leggere la Veladiano perché, tra le sue innumerevoli doti, trovi anche quella di botanica
esperta; conosce tutti i tipi di piante e di fiori di cui consegna il nome latino e dentro la testa ti suona
come una filastrocca. Profumano ogni pagina di un “erbario” in continua formazione.
Infine la musica. I suoi libri richiedono sempre una lunga gestazione, perché oltre ad essere severa
con la propria scrittura e quindi sempre impegnata nella riscrittura, questa autrice ha bisogno di
sentire la musicalità nelle parole che scrive, sente di dover raggiungere un timbro ed un’intensità
adatte, prima di consegnare al lettore il prodotto finito.
Ogni senso con la Veladiano viene scomodato. Mi sento sempre in un sogno quando la leggo, in una
dimensione sospesa, anche se i fatti sono così reali da trafiggere da parte e parte.
Quando interviene nel festival dell’associazione “Rinascimento culturale” di cui faccio parte, la
ascolto, la osservo, con la sua delicatezza, la dolcezza intrisa di cultura alta e di profonda umanità e
penso: “questa donna non fa parte di questo mondo, è un’inviata speciale, è una sorvegliante, è qui
per illuminarci il cammino.”
TRAMA
Rebecca, figlia di un medico ginecologo, è una bambina che nasce brutta. Nessun handicap fisico o
mentale, semplicemente, terribilmente brutta. La madre, dopo la nascita la rifiuta, e il lettore è
indotto a pensare che sia a causa del rispetto ripugnante della figlia; consuma le intere giornate
nella sua stanza buia, senza rivolgere parole e sguardi alla figlia. Il padre accetta che la moglie si ritiri
e si sottragga alla famiglia con un’impotenza e una debolezza ineluttabile. Zia Erminia, sorella
gemella del padre di Rebecca e la tata Maddalena sono le uniche ad amare la bambina, Erminia più
per bisogni propri che di Rebecca. Sarà Erminia a togliere apparentemente la bambina dalla
reclusione in una casa sontuosa e splendida che si affaccia sul Retrone, fiume di una Vicenza chiusa,
pettegola e impietosa, insegnandole a suonare il pianoforte. Una dote che in Rebecca è innata e che
la avvolge come un involucro con il quale proteggersi dagli sguardi ossessivi e cattivi degli altri.
Sarà l’incontro con la maestra Albertina e una compagna, Lucilla, a farle scoprire un’umanità ancora
capace di oltrepassare l’aspetto esteriore per approdare all’interno di Rebecca, sempre sorpresa
che qualcuno la possa amare.
La vecchia signora De Lellis, madre del maestro di pianoforte del conservatorio a cui finalmente
Rebecca accede, rovescerà la verità sulla depressione della madre e sulla condizione distorta della
famiglia della bambina.
ALTAMENTE CONSIGLIATO A RAGAZZI ADOLESCENTI, COME ANTIDOTO AL BULLISMO.
Sempre nel mio mondo ideale, mi immagino un professore o una professoressa illuminati mentre
leggono qualche pagina ogni mattina di questo romanzo ai loro alunni adolescenti, pronti a spingere
e spingersi verso ogni burrone.
L’idea in più: Mi è tornato alla mente un libro letto quasi vent’anni fa: “Tu, mio” (Feltrinelli edizioni),
di Erri De Luca; mi hanno attraversato i profumi del mare ischitano, del sole e del sale, i sentimenti
in bilico di un adolescente che fatica a trovare una traiettoria. Nella mente ho stampata una mano
di ragazzo che sorregge una nuca. Piccolo meraviglioso tesoro di parole.