copertina giugno
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97 preda, ma soprattutto la temperatura esterna, poiché i rettili in generale modulano il proprio metabolismo in funzione delle condizioni ambientali. IL CIBO GIUSTO. Tutti i serpenti sono carnivori. Prendiamo per esempio due specie molto diffuse nelle case degli italiani come il Boa constrictor e il Pito regius: queste specie rientrano nel grande gruppo dei serpenti costrittori, che immobilizzano la preda mordendola alla testa con lo scopo di bloccarla e successivamente la avvolgono tra le spire fino a ottenerne il soffocamento. Questi rettili, al momento dell’acquisto, hanno dimensioni di solito ridotte (poche decine di cm), ma da adulti possono anche superare i 2 m, quindi nella scelta dell’alimento dovremo adeguarci alla loro dimensione e al loro ritmo di crescita. Come regola generale è bene evitare, soprattutto nei soggetti molto giovani, prede troppo grosse e una regola empirica, ma universalmente accettata, è quella di scegliere animali APPARATO DIGERENTE DEL SERPENTE da pasto la cui lunghezza sia inferiore al doppio della lunghezza della testa del serpente. Tra le prede maggiormente utilizzate per i giovani spiccano topi, gerbilli, pulcini, quaglie e criceti, mentre gli adulti possono essere alimentati anche con cavie, ratti e conigli (i cui piccoli di pochi giorni di vita vanno bene anche per l’alimentazione di serpenti di dimensioni ridotte). Esiste tuttora una diatriba tra i sostenitori del cibo “vivo” e di quello “congelato”: indubbiamente, fornire al serpente animali vivi ne stimola l’istinto predatorio, ma non bisogna trascurare né l’aspetto “etico” della questione, né la difficoltà che spesso si riscontra nel reperire il cibo al momento giusto. In alternativa, molti appassionati di erpetologia provvedono personalmente all’allevamento degli animali da pasto, che dovranno essere sottoposti a un’alimentazione varia e bilanciata per evitare che vadano incontro a fenomeni carenziali o che diventino troppo grassi (per questo è importante evitare di nutrirli solamente con semi troppo ricchi in lipidi) e quindi inadatti all’alimentazione del serpente. Se si decide di alimentare i rettili con prede vive è necessario fornire il cibo nelle ore serali e rimanere in osservazione perché, se il serpente non consuma il pasto entro poche decine di minuti, la preda andrà rimossa per evitare che possa danneggiare il terrario o, peggio ancora, aggredire il serpente stesso come a volte succede quando questo è poco reattivo. Molto più semplice è l’alimentazione con il congelato, che consente al proprietario di fare scorta anche per un lungo periodo. Qualunque sia il tipo di alimentazione scelta, l’ideale sarebbe abituare il proprio serpente ad alimentarsi in entrambi i modi. Alcuni rettili manifestano preferenze sia verso la forma in cui viene proposto il cibo (vivo o congelato), sia verso la specie o il colore: conoscere queste preferenze aiuta molto nell’alimentare correttamente il nostro amico strisciante. Per quel che riguarda la frequenza nella somministrazione del cibo, per ogni serpente è necessario regolarsi soggettivamente in funzione della temperatura del terrario, dell’attività fisica svolta dall’ofide, dello stato di nutrizione, dell’età, del momento fisiologico e delle dimensioni della preda. A grandi linee si può dire che i giovanissimi potranno essere alimentati con un topolino di pochi giorni una volta alla settimana, fino ad arrivare alla somministrazione di prede più grosse (per esempio ratti) negli adulti ogni 15-20 giorni. Va infine ricordato che i serpenti possono rimanere senza cibo anche per mesi, ma nel caso di digiuni prolungati dovuti a rifiuto è sempre buona norma consultare un veterinario esperto e verificare così l’assenza di stati patologici o di errori nella gestioPARTICOLARE DELLE FAUCI DI UN SERPENTE ne del terrario.