copertina giugno

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preda, ma soprattutto la temperatura esterna,
poiché i rettili in generale modulano il proprio
metabolismo in funzione delle condizioni
ambientali.
IL CIBO GIUSTO. Tutti i serpenti sono carnivori.
Prendiamo per esempio due specie molto diffuse nelle case degli italiani come il Boa constrictor e il Pito regius: queste specie rientrano
nel grande gruppo dei serpenti costrittori, che
immobilizzano la preda mordendola alla testa
con lo scopo di bloccarla e successivamente
la avvolgono tra le spire fino a ottenerne il
soffocamento. Questi rettili, al momento dell’acquisto, hanno dimensioni di solito ridotte
(poche decine di cm), ma da adulti possono
anche superare i 2 m, quindi nella scelta dell’alimento dovremo adeguarci alla loro dimensione e al loro ritmo di crescita.
Come regola generale è bene evitare, soprattutto nei soggetti molto giovani, prede troppo
grosse e una regola empirica, ma universalmente accettata, è quella di scegliere animali
APPARATO DIGERENTE DEL SERPENTE
da pasto la cui lunghezza sia inferiore al doppio della lunghezza della testa del serpente. Tra
le prede maggiormente utilizzate per i giovani spiccano topi, gerbilli, pulcini, quaglie e criceti, mentre gli adulti possono
essere alimentati anche con cavie, ratti e conigli (i cui piccoli di pochi giorni di vita vanno bene anche per l’alimentazione di serpenti di dimensioni ridotte).
Esiste tuttora una diatriba tra i sostenitori del cibo “vivo” e di quello “congelato”: indubbiamente, fornire al serpente animali vivi ne stimola l’istinto predatorio, ma non bisogna trascurare né l’aspetto “etico” della questione, né la difficoltà
che spesso si riscontra nel reperire il cibo al momento giusto. In alternativa, molti appassionati di erpetologia provvedono personalmente all’allevamento degli animali da pasto, che dovranno essere sottoposti a un’alimentazione varia e
bilanciata per evitare che vadano incontro a fenomeni carenziali o che diventino troppo grassi (per questo è importante evitare di nutrirli solamente con semi troppo ricchi in lipidi) e quindi inadatti all’alimentazione del serpente.
Se si decide di alimentare i rettili con prede vive è necessario fornire il cibo nelle ore serali e rimanere in osservazione
perché, se il serpente non consuma il pasto entro poche decine di minuti, la preda andrà rimossa per evitare che
possa danneggiare il terrario o, peggio ancora, aggredire il serpente stesso come a volte succede quando questo è
poco reattivo.
Molto più semplice è l’alimentazione con il congelato, che consente al proprietario di fare scorta anche per un lungo
periodo. Qualunque sia il tipo di alimentazione scelta, l’ideale sarebbe abituare il proprio serpente ad alimentarsi in
entrambi i modi. Alcuni rettili manifestano preferenze sia verso la forma in cui viene proposto il cibo (vivo o congelato),
sia verso la specie o il colore: conoscere queste preferenze aiuta molto nell’alimentare correttamente il nostro amico
strisciante.
Per quel che riguarda la frequenza nella
somministrazione del cibo, per ogni serpente è necessario regolarsi soggettivamente
in funzione della temperatura del terrario,
dell’attività fisica svolta dall’ofide, dello
stato di nutrizione, dell’età, del momento
fisiologico e delle dimensioni della preda. A
grandi linee si può dire che i giovanissimi
potranno essere alimentati con un topolino
di pochi giorni una volta alla settimana, fino
ad arrivare alla somministrazione di prede
più grosse (per esempio ratti) negli adulti
ogni 15-20 giorni.
Va infine ricordato che i serpenti possono
rimanere senza cibo anche per mesi, ma
nel caso di digiuni prolungati dovuti a rifiuto
è sempre buona norma consultare un
veterinario esperto e verificare così l’assenza di stati patologici o di errori nella gestioPARTICOLARE DELLE FAUCI DI UN SERPENTE
ne del terrario.