Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove
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Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove
Luciano Lagamba e Katia Scannavini* Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione Qualche dato introduttivo per una nuova prospettiva di indagine In Europa, ma più specificatamente in Italia, quando si riflette sulla migrazione nigeriana sempre più spesso si pensa a percorsi di vita illegali: la prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti divengono le connotazioni esplicative di un universo in realtà molto più complesso e variegato. In pochi conoscono le articolate dinamiche della storia politico-sociale della Nigeria, così come sono pochi a sapere quanto è multiforme la compagine sociale di questo ricco Paese. Eppure la Nigeria colleziona importanti primati: è il primo produttore di petrolio in Africa e – a fronte di una popolazione maggiore di 144 milioni di abitanti – detiene una forte influenza nell’area occidentale del continente africano, tanto da essere il vero e proprio motore economico dell’Africa dell’Ovest. Oltre al settore petrolifero, la Nigeria conta ulteriori reparti industriali stimolanti e che stanno registrando un’interessante crescita: si pensi soprattutto al settore della telefonia mobile. Da una recente indagine promossa dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP - United Nations Environment Programme) in collaborazione con l’organizzazione non governativa Admiral Environmental Care, si legge inoltre che la Nigeria potrebbe incassare 20 miliardi di dollari l’anno se investisse adeguatamente nel settore agricolo, dedicando risorse all’esportazione di prodotti come la gomma arabica, il mango, il sesamo, le arance e i meloni. Denunciando, quindi, forti potenzialità del Paese e interessanti prospettive future. Anche rispetto all’Italia la Nigeria rappresenta uno dei principali partner commerciali, con il quale si intessono da anni importanti relazioni mercantili. Tuttavia, non possiamo certamente dimenticare le sofferenze che coinvolgono il Paese. Transparency International, ad esempio, classifica ancora la Nigeria come uno dei Paesi più corrotti al mondo, pur evidenziando gli sforzi e i miglioramenti promossi negli ultimi anni. Rimangono però dei dati sconcertanti, la Nigeria ha alcuni dei peggiori indicatori sociali al mondo: un bambino su cinque muore prima del compimento del quinto anno di età; * Luciano Lagamba (S.E.I.-Ugl) ha curato i paragrafi 2 e 4, Katia Scannavini (Università “La Sapienza” di Roma) i paragrafi 1, 3 e 5. Elaborazioni statistiche a cura del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 124 A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione dodici milioni di bambini non sono iscritti a scuola; vi sono circa due milioni di bambini rimasti orfani di entrambi i genitori a causa dell’epidemia di Aids. Circa il 54,7% della popolazione (75 milioni di persone) vive al di sotto della soglia di povertà, in un Paese dove l’aspettativa di vita non supera i 47 anni1. Va da sé, quindi, come questo spinga uomini e donne a cercare un futuro migliore. Recenti ricerche, aventi come obiettivo principale quello di indagare nuove categorie interpretative per l’analisi della presenza della comunità nigeriana in Europa, hanno evidenziato – attraverso la voce degli stessi protagonisti – un universo migratorio che scardina totalmente gli imperanti stereotipi e pregiudizi su una popolazione così interessante. Se si prendono, ad esempio, in considerazione le pagine scritte dagli scrittori migranti arrivati nel vecchio continente dalla Nigeria, si è in grado di acquisire elementi fondamentali per conoscere il cosiddetto Gigante dai piedi di argilla, di capirne la complessità sociale e soprattutto di comprendere tutti quegli elementi utili a quei Paesi che, come l’Italia, stanno affrontando la questione del radicamento e del riconoscimento della presenza dei cittadini migranti nei territori locali. Elementi economico-sociali: endemiche debolezze e interessanti punti di forza L’epoca dell’indipendenza della Nigeria è quella degli anni ’60, che fu anche il periodo del boom dei prodotti agricoli come il cacao, le arachidi, la gomma arabica, boom che accelerò il processo unitario portando in loco valuta pregiata. Lo choc petrolifero del 1973 rappresentò inoltre un’opportunità eccezionale ma non sfruttata soprattutto a causa della fragilità politica, dei conflitti etnici e della corruzione. Gli anni ‘70 e ‘80 per la Nigeria, come per l’Africa subsahariana, furono persi per uno sviluppo sostenibile. Alla fine degli anni ‘80 gli indicatori economici principali dimostrarono che la condizione era peggiorata rispetto a quella risalente al primo periodo post-indipendenza. Due dati sono indicativi della condizione economica in tale periodo: diminuzione del PIL procapite del 10%, investimenti ridotti del 50%. La media annuale di crescita economica era negativa, soprattutto se pensiamo che questo avveniva in un periodo di sovrappopolazione (tasso annuale di nascite quasi del 3%) quindi meno risorse e più persone. Regimi totalitari e militari iniziarono il loro cammino di riforma, regimi che nella maggior parte dei casi naufragarono in lotte intestine di militari e nella marginalizzazione della popolazione. Tutto ciò, accompagnato da tutta una serie di cataclismi naturali come la siccità, la deforestazione, la desertificazione e da guerre e conflitti etnici, che generarono sconforto e commiserazione da parte degli occidentali. Dagli anni ‘94-‘95 in poi vi sono stati dei segnali di ripresa economica, segnali non lineari ma con ripetute crisi nei processi di democratizzazione della realtà nigeriana. In generale l’atteggiamento degli ultimi anni è cambiato, soprattutto visto l’interesse degli Stati Uniti, con una tendenza a riprendere il dialogo e il confronto e incrementare la partecipazione della società civile. Infatti, da dopo la decolonizzazione degli anni ‘60, il nuovo modello di relazione tra Africa e mondo occidentale non ha più bisogno di una presenza fisica sul posto. Si basa ormai su forze molto più astratte e mimetizzate, e per questo più insidiose e pervasive come la scienza, la tecnica, la diplomazia commerciale, l’economia e tutto l’armamentario dell’immaginario occidentale ma soprattutto nordamericano: con i valori del progresso di oggi e sotto forme sempre apparentemente nuove con i sistemi mediatici più sofisticati. A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I 125 Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione Oggi l’economia della Nigeria, basata sul petrolio, a lungo azzoppata dall’instabilità politica, dalla corruzione, dalla cattiva gestione delle politiche macroeconomiche, sta subendo sostanziali riforme grazie alla nuova amministrazione civile. Nel 2000 le esportazioni di petrolio e gas rappresentavano più del 98% del totale delle esportazioni e circa l’83% delle entrate statali2. La nuova ricchezza dovuta al petrolio e il contemporaneo declino degli altri settori economici, con la trasformazione verso un modello economico che necessita di un’intensa migrazione interna verso le città, ha portato a una forte e diffusa povertà, soprattutto nelle aree rurali. Inoltre il collasso delle infrastrutture basilari e dei servizi sociali ha accompagnato questo cambiamento. Gli sforzi fatti non sono stati sufficienti a risolvere questi problemi. In assenza di programmi governativi, le maggiori multinazionali hanno lanciato in proprio dei programmi per lo sviluppo comunitario. Nonostante la Nigeria debba confrontarsi con le sue decadenti infrastrutture e un’endemica mancanza di rispetto delle leggi e delle regole in generale, il Paese ha molte caratteristiche positive per investimenti accuratamente mirati ed è in espansione sia come mercato regionale che mondiale. Mercati di nicchia profittevoli, all’infuori del mercato energetico, come le telecomunicazioni, si sono sviluppati grazie alle riforme messe in atto dal governo. C’è un consenso interno crescente che gli investimenti esteri siano necessari per realizzare il vasto potenziale dell’economia nigeriana. Le imprese interessate agli investimenti di lungo termine e a joint ventures, specialmente quelle che utilizzano materie prime locali, possono trovare una buona opportunità nel vasto mercato interno. Per migliorare le possibilità di successo, i potenziali investitori devono prendere conoscenza della situazione locale e delle pratiche economiche, stabilire una presenza locale, e scegliere con molta cura i propri partner. Il governo nigeriano è molto attento a sostenere il processo democratico, migliorare la qualità di vita e le condizioni di sicurezza, mantenere e costruire nuove infrastrutture necessarie per attrarre investimenti stranieri. Sebbene ci si aspetti la continuazione del processo riformatore avviato dal precedente esecutivo, si ritiene che alcune importanti riforme, quali la soluzione della crisi elettrica, potranno essere portate a termine soltanto in tempi lunghi. Le tensioni politiche nel Delta del Niger stanno limitando notevolmente la produzione di petrolio. Conseguentemente, la crescita del PIL rimarrà relativamente bassa, anche se i settori non-oil dell’economia continuano a ottenere ottimi risultati. Tuttavia, se la nuova amministrazione riuscirà a risolvere almeno parzialmente i problemi nella regione del Delta e la produzione offshore di petrolio aumenterà, come indicano gli analisti, si stima che la crescita si attesterà al 6% e al 6,3% fine 2010. A fronte della situazione economico-sociale descritta, si registrano ormai da anni continue migrazioni dalla Nigeria. Per comprendere le evoluzioni delle traiettorie migratorie verso l’Europa, è tuttavia necessario fare un passo indietro e capire cosa accade fra la partenza dal Paese di origine e lo sbarco nelle spiagge del Sud Europa. Le migrazioni nigeriane tra movimenti interni e spostamenti internazionali È dal 1950 che il fenomeno migratorio è divenuto un fattore sempre più importante 126 A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione nella vita del popolo nigeriano. Infatti, come ogni società, anche quella nigeriana è stata ed è una popolazione di movimento: una collettività che per diverse ragioni storiche si è sempre mossa verso svariate direzioni e con differenti motivazioni. Alcuni spostamenti si caratterizzano per la loro tendenza al radicamento, altri – al contrario – sono assolutamente temporanei e circoscritti. Certamente, la migrazione nigeriana nel suo complesso non ha una natura prettamente economica. Purtroppo la storia della diaspora nigeriana include anche la dislocazione territoriale avvenuta a causa dei conflitti etnici: i costanti conflitti costringono continuamente numerosi gruppi a migrare da una parte all’altra del Paese. La migrazione nigeriana, di matrice etnica, senza dubbio più conosciuta è quella avvenuta alla fine degli anni ‘60. Si tratta del periodo, prima e durante la Guerra del Biafra: un milione circa di igbo sono costretti a lasciare le loro case per sfuggire alla morte e alla desolazione. Ulteriore conseguenza di questo periodo è la coercizione esercitata su altre etnie minori: chi, infatti, si trova in un territorio diverso rispetto a quello del proprio gruppo di appartenenza è costretto a ritornare nel territorio di origine. Una triste consuetudine, in realtà, ancora in atto e che si evidenzia nella considerazione che le etnie in maggioranza numerica hanno dei cosiddetti stranieri, ossia dei nigeriani appartenenti alle minoranze etniche del Paese. Questi sono ancora discriminati e fatti vivere ai margini: se, ad esempio, un igbo nasce nel territorio yoruba è comunque considerato uno straniero e non avrà gli stessi diritti di uno yoruba. Un’ulteriore importante tipologia di migrazione interna è quella legata all’influenza dei fattori ambientali. Questo tipo di diaspora viene solitamente distinta tra migrazione regolare e irregolare: nel primo caso si tratta di spostamenti che seguono il regolare ritmo delle stagioni e del sistema ambientale, nel secondo caso ci si riferisce a tutti quei movimenti causati da situazioni eccezionali. Vi sono anche migrazioni pendolari che si circoscrivono in un’unica area della Nigeria: è il caso di alcune emigrazioni stagionali del Nord. Qui gli spostamenti sono collegati all’andamento delle forti piogge che caratterizzano la regione, che – diversamente dal Sud – riesce a produrre un solo ciclo all’anno di raccolto. Per cinque o sei mesi gli allevatori non possono coltivare le loro terre e si trasferiscono nelle maggiori città del Nord, come: Kano, Katsina e Kanduna. Questa migrazione di breve termine è solitamente intrapresa dagli uomini più giovani, che cercano di porre rimedio all’instabile economia della propria famiglia. Non si dimentichino, inoltre, le migrazioni interne che hanno visto lo spostamento dalle campagne alle città. Subito dopo l’indipendenza la Nigeria è divenuta, infatti, una società sempre più orientata verso l’urbanizzazione, tanto che negli anni ‘70 risulta essere la nazione con la più veloce crescita urbana del mondo. Le città nigeriane moderne si sono formate e sviluppate come sede privilegiata delle attività e dei commerci della società coloniale. In quanto tali, hanno espresso i modi di vita e il sistema di scambi economici di una realtà straniera, profondamente diversa da quella quotidiana della maggior parte delle società nigeriane. Ciò nonostante, hanno mantenuto anche dopo l’indipendenza, le loro caratteristiche esogene. Anzi, la crescita demografica abnorme sviluppa da sempre e in modo oltremodo visibile, tutte quelle caratteristiche di estraneità e di opposizione al mondo rurale. Dagli studi più attuali si evince, sempre con maggiore convinzione, come la situazione A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I 127 Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione delle attuali migrazioni nigeriane rifletta le innumerevoli connessioni che esistono tra le zone rurali e quelle urbane. Sono proprio questi legami a dare convincenti spiegazioni sulle migrazioni interne alla Nigeria. Cruciali risultano essere i legami tra la mancata pianificazione urbana, la crescita del crimine nelle città e la povertà rurale, l’arretratezza tecnologica e lo sbilanciamento della distribuzione della popolazione. Il cercare una via di sopravvivenza diviene quindi una prerogativa ineludibile. La scelta di emigrare dai villaggi diviene una possibilità per l’intera comunità di appartenenza: si parte grazie all’appoggio della propria famiglia e si prende la responsabilità di lavorare anche per quanti rimangono a casa. In questo caso diviene ancora più palese quanto la vita nelle città influenzi le dinamiche del vivere rurale e viceversa. Ciò è vero non solo da un punto di vista meramente economico (le rimesse inviate appena possibile al proprio villaggio), ma anche culturale: le nuove idee, la diffusione di innovazioni e le forme di organizzazione cittadina suggestionano lo sviluppo dei centri rurali. In Europa la migrazione nigeriana è un fenomeno rilevante, che si prevede acquisterà sempre più valore. Al momento si contano circa 200.000 residenti nigeriani nei vari Paesi dell’Unione Europea, con una concentrazione maggiore in Gran Bretagna, in Italia, in Germania, in Spagna e ultimamente anche in Irlanda. Sebbene la gran parte delle ricerche accademiche e degli approfondimenti giornalistici abbiano dato molto rilievo alle migrazioni nigeriane legate ai traffici illegali, alla prostituzione e al crimine organizzato, è importante sottolineare che la maggior parte dei nigeriani stanziata nel territorio europeo non è affatto coinvolta in queste attività illecite. Al contrario, spesso i migranti nigeriani presenti in Europa sono richiedenti asilo: sono persone che fuggono da una situazione molto delicata e scivolosa. Se, infatti, è vero che la Nigeria è un Paese povero così come purtroppo lo sono tante altre nazioni africane, è anche vero che il territorio nigeriano risulta essere uno tra i più corrotti e violenti rispetto agli altri Stati dell’Africa. Indubbiamente, il traffico illecito e la prostituzione sono anche tra le cause che spingono i nigeriani a cercare protezione in un Paese europeo; ma come si è detto, la migrazione nigeriana è composta soprattutto da catene migratorie regolari o comunque non coinvolte in questi traffici. Certo il viaggio verso l’Europa è molto complesso e difficile, compiuto spesso in modo clandestino. Piccoli furgoni superano il confine della Nigeria per dirigersi verso la frontiera tra Algeria e Marocco: di sera gli immigrati attraversano la frontiera, diretti verso Oujda (prima città marocchina dopo la frontiera), una volta arrivati nel territorio del Marocco, proseguono in taxi, autobus oppure camminando verso gli accampamenti “illegali” ubicati nel Nord del Paese oppure verso la zona di Tetouan o Nador, dove aspettano una patera (barca) per tentare di raggiungere il Sud dell’Europa. Una via che negli ultimi tempi appare sempre più difficile e che quindi costa (sia in termini economici che umani) molto di più a chi decide o si trova costretto a intraprendere un cammino verso un agognato miglioramento della propria vita e di quella dei propri cari. Va sottolineato, inoltre, che la catena migratoria nigeriana si caratterizza per essere composta da individui scolarizzati, che fuggono da un Paese in costante crisi economica e dove la corruzione scivola spesso in comportamenti violenti e criminali nei confronti di gran parte della popolazione. Molti dei migranti nigeriani riescono a raggiungere l’Europa e a ottenere permessi di soggiorno per motivi di studio: questo è vero soprattutto per le 128 A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione nuove mete della diaspora nigeriana. Ad esempio in Irlanda, sin dagli inizi degli anni ‘90, sono giunti i figli delle famiglie nigeriane più ricche, spinti dall’esigenza di cercare un sistema formativo più stabile e sicuro rispetto a quello del proprio Paese. Al contempo sono arrivati anche diversi lavoratori, costretti a emigrare dopo la chiusura di molte multinazionali, che hanno lasciato la Nigeria dopo le proteste, gli scioperi e le inquietudini politiche e sono andate alla ricerca di nuovi territori estremamente “competitivi” (o per meglio dire ancora notevolmente sfruttabili). I rapporti con l’Italia: le relazioni economiche Sebbene sia noto che molti nigeriani emigrano in Italia, è forse meno conosciuto il fatto che la Nigeria rappresenti uno dei principali partner commerciali dell’Italia nell’Africa subsahariana. L’interscambio commerciale dell’Italia con la Nigeria ha registrato negli ultimi tre anni valori piuttosto positivi a favore del Paese africano, a causa dell’aumento delle importazioni di prodotti nigeriani3. La Nigeria esporta principalmente petrolio grezzo e gas, ma è costretta a importare prodotti energetici raffinati, data la scarsa capacità di raffinazione interna, dovuta a carenze infrastrutturali e di forza lavoro qualificata. L’Italia riconosce il ruolo chiave che in politica estera riveste la Nigeria, interlocutore privilegiato e partner fondamentale delle relazioni italiane con il continente africano, non solo per l’immenso patrimonio umano e naturale di cui dispone, ma per la grande capacità di guardare al futuro con dinamismo. In questa visione si inserisce anche l’azione della cooperazione e della società civile italiane, attive soprattutto in favore delle categorie più vulnerabili della Nigeria, con un’attenzione particolare rivolta alla formazione professionale nel settore socio-sanitario. L’Italia apprezza altresì il ruolo che la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), con sede ad Abuja, chiamata a svolgere un ruolo centrale nel processo di integrazione e di stabilità regionale. Ritenendo di fondamentale importanza la collaborazione nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, l’Italia segue con interesse le vicende dell’Organizzazione ed esprime il proprio impegno attraverso il sostegno a un suo rafforzamento, affinché l’intera regione dell’Africa occidentale possa trarne vantaggi, in termini di crescita economica. L’Italia ha da sempre guardato con grande interesse alla Nigeria – un partner fondamentale per l’approvvigionamento energetico – come dimostra la consolidata presenza sul territorio di ENI e di ENEL, nonché di molte altre forme imprenditoriali italiane. L’Italia ha attualmente 112 società operanti in Nigeria, di cui 22 di grandi dimensioni, concentrate prevalentemente nel settore petrolifero e del gas, in quello delle costruzioni e nei servizi (trasporti, import-export, società subappaltatrici di infrastrutture per le società petrolifere e del gas). Le imprese di piccole e medie dimensioni, a loro volta, operano principalmente nel settore dell’edilizia e nella costruzione di infrastrutture, oltre che nel settore delle forniture governative per la difesa e la marina. Dal 22 agosto 2005 è in vigore tra i due Paesi l’accordo bilaterale per la promozione e la protezione degli investimenti, la cui operatività viene condotta d’intesa con la NIPC (Nigerian Investment Promotion Commission). Il volume complessivo dell’interscambio bilaterale nel 2008 si è attestato attorno ad 1.855 milioni di euro. Le esportazioni italiane sono state di 762,4 milioni di A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I 129 Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione euro, costituite soprattutto da macchinari e apparecchiature industriali, ferro e acciaio, prodotti petroliferi raffinati, veicoli stradali, prodotti in metallo, petrolio, prodotti alimentari e manufatti vari. Le importazioni italiane dalla Nigeria sono state pari a 1.093,3 milioni di euro, principalmente composte da petrolio greggio, gas e prodotti correlati, nonché da cuoio, pelli e pellicce lavorate, materie plastiche, legno e spezie. Le autorità nigeriane danno prova di voler instaurare relazioni di cooperazione paritaria con partner internazionali affidabili, in un clima di amicizia, rispetto reciproco e grande professionalità. Le iniziative degli ultimi anni per contrastare la corruzione e la ben riuscita ristrutturazione del sistema bancario nigeriano rappresentano dei punti centrali di questo importante slancio verso il rinnovamento, la crescita e lo sviluppo economico. Se l’attuale cammino di riforme verrà mantenuto, la Nigeria potrà diventare la più forte economia emergente dell’Africa, insieme all’Egitto. Solo così si può realmente contribuire allo sviluppo sostenibile delle realtà in cui si trovano ad operare e facilitare la crescita di quel benessere locale che è e sarà l’unico deterrente reale e soluzione sostenibile a qualsiasi forma migratoria. I legami con l’Italia: le migrazioni È chiaro quindi quanto siano intensi i rapporti economici tra Italia e Nigeria e come i due Paesi abbiano proficui e significativi scambi commerciali, che di certo non disturbano o infastidiscono nessuno. Al contrario, quando i legami tra i due popoli si concretizzano attraverso il contatto prodotto dalle immigrazioni nigeriane in Italia, la questione cambia e di molto. La complessità di un popolo che emigra si semplifica attraverso due facili equazioni, “nigeriano = trafficante” e “nigeriana = prostituta”. Questi gli stereotipi che più di altri si utilizzano per dare senso alla presenza degli immigrati nigeriani nel territorio italiano. Certamente non si possono e non si devono negare tutte quelle situazioni che danno conto di effettivi traffici illeciti dalla Nigeria all’Italia. La questione della tratta di giovani donne nigeriane è purtroppo una realtà meschina, che esiste e che deve essere senza dubbio risolta (non tanto per il decoro cittadino locale, quanto per la necessità ineludibile di salvaguardare la dignità e la vita di queste giovani ragazze, coinvolte in tali attività in termini più o meno palesemente coercitivi). Tuttavia, come già sottolineato le migrazioni nigeriane nel mondo e in Europa coinvolgono cittadini, spesso altamente scolarizzati e che lasciano il proprio Paese per migliorare le proprie aspettative di vita e per fuggire da situazioni che mettono in pericolo la loro stessa esistenza. L’Istat registra 44.544 residenti nigeriani in Italia al 31.12.2008; di questi 24.905 sono donne (ossia circa il 56%). La maggior parte dei nigeriani vive in Veneto (11.158), in Emilia Romagna (7.527) e in Lombardia (7.129). Scomponendo i dati, si evidenzia poi una polarizzazione delle donne nigeriane in quattro principali città, quali: Verona (1.600), Padova (1.420), Roma (1.405) e Brescia (1.144). Rispetto all’inserimento lavorativo, l’Inail specifica che gli occupati nigeriani in Italia sono 24.945, ed è interessante notare che se la maggior parte di questi lavorano nel Nord Ovest, i neoassunti (al 2008) si concentrano soprattutto nel Nord Est. Significativo comincia ad essere anche il numero di studenti di origine nigeriana pre130 A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I Migrazioni nigeriane: dati, analisi ed esperienze per nuove prospettive di riflessione senti nelle aule delle scuole. Nell’anno scolastico 2008/2009 si sono iscritti 6.778 minori nigeriani, suddivisi quasi equamente tra genere femminile e maschile. I minori sono presenti soprattutto nelle scuole d’infanzia e nelle primarie, dando conto quindi di un gruppo migratorio giovane nel suo radicamento nel territorio. È proprio questo un elemento importante e significativo: il radicamento nel territorio evidenzia un gruppo sociale strutturato. Sono diverse le famiglie nigeriane che oggi vivono nella Penisola e che restituiscono, quindi, una fotografia certamente molto più complessa rispetto alle facili semplificazioni del pensiero comune. Le comunità nigeriane cominciano ad avere un certo peso nelle principali città di residenza, tanto da caratterizzare alcuni quartieri, così come accade ad esempio a Londra, dove sono presenti diverse associazioni e numerosi negozi e attività di vario tipo4. Una recente ricerca ha evidenziato, ad esempio, che a Roma e provincia i nigeriani abitano per di più in alcune zone, come Colleferro, Ladispoli, Cesano, Torre Angela, Tor Bella Monaca; molti lavorano, poi, nell’area dell’Esquilino5. Aree che insieme a quelle dove esistono luoghi di culto e/o di aggregazione della comunità nigeriana hanno visto la comparsa di nuove risorse economico-culturali. Forse è anche da qui che bisognerebbe ripartire per restituire anche attraverso le esperienze individuali nuove e più realistiche prospettive per analizzare e riflettere su una popolazione così ricca e complessa, come appunto quella nigeriana. Note M. Emiliani, Petrolio, forze armate e democrazia. Il caso Nigeria, Carocci, Roma 2004. Le riserve di petrolio effettivamente trovate in Nigeria sono stimate attorno ai 25 miliardi di barili, le riserve di gas naturale sono molto superiori ai 100 mila miliardi ft3 (2.800 km2). La Nigeria è un membro dell’OPEC, e nel 2001 la sua produzione di petrolio era vicina ai 2,2 milioni di barili (350.000 m3) al giorno. Limitate relazioni delle compagnie con le comunità indigene, il vandalismo sulle strutture petrolifere, seri danni ecologici e problemi di sicurezza personale in tutta la zona del Delta del Niger, regione dove viene estratto il greggio, continuano ad affliggere la popolazione e il settore petrolifero nigeriano. 3 Nel 2006 e nel 2007 le esportazioni hanno raggiunto rispettivamente i 775.559.342 euro e i 835.009.256 euro, invece le importazioni si sono attestate a 811.139.962 euro nel 2006 e 874.239.359 euro nel 2007, quindi con un saldo pari a 35.580.620 euro nel 2006 e pari a 39.230.103 euro nel 2007. Invece nel 2008 si è verificato un forte avanzo commerciale a favore della Nigeria, le cui esportazioni verso il nostro Paese sono state pari a 1.093.279.186 euro, rispetto alle importazioni che si sono attestate a 762.399.707 euro. Si è registrato dunque un saldo attivo pari a 330.879.479 euro. L’Italia si colloca al 10° posto tra i Paesi clienti e al 7° posto tra i Paesi fornitori. Più del 40% delle esportazioni italiane sono relative a prodotti energetici raffinati, macchinari per l’industria e agli elettrodomestici. 4 Cfr. K. Scannavini, Abuja/Londra solo andata. Storie e percorsi migratori dalla Nigeria, Liguori, Napoli 2010. 5 B. Petrini, Comunità nigeriana e organizzazione dello spazio-tempo a Roma, Aracne, Roma 2009. 1 2 A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I M I G R AT O R I 131