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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
LA CRIMINALITÀ NORD- AFRICANA
PREMESSA
La massa di cittadini africani presente in varie città italiane è costituita, per la massima parte, da clandestini
provenienti da Paesi nord africani ed è caratterizzata da un forte stato di povertà. Inizialmente, molti dei
clandestini sostituirono, soprattutto nelle regioni del meridione d’Italia, la manovalanza locale (lavoro di
raccolta di pomodori, di altri prodotti agricoli, ecc.), con una retribuzione di gran lunga inferiore rispetto a
quella percepita da quest’ultima.
La maggiore parte dei clandestini è putroppo dedita alla vendita di prodotti di abbigliamento contraffatti,
prodotti da organizzazioni camorristiche, a furti, rapine e spaccio di sostanze stupefacenti al minuto. Anche
tale ultimo traffico pone i clandestini in contatto, ai fini dell’approvvigionamento, con affiliati ad
organizzazioni di tipo mafioso.
È, però, lo sfruttamento della prostituzione in danno di connazionali e nel traffico di stupefacenti il fenomeno
più allarmante, anche per evidenti problemi di natura sanitaria.
Vi sono, ormai, interi paesi ed arterie nazionali e provinciali che registrano massicce presenze di donne di
colore, prevalentemente nigeriane le quali, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro, non riuscendo a
pagare il prezzo per l’ingresso clandestino, anticipato da vere e proprie organizzazioni di tipo mafioso
operanti nei paesi di origine, sono costrette con minaccia o, più spesso con la violenza, a prostituirsi.
La maggior parte delle ragazze “trafficate” proviene dalle aree del Sud della Nigeria, in particolare dalle città
di Benin City, Lagos o da qualche cittadina dell’interno, e appartengono alle tribù Igbo, Yoruba, Bini, Edo.
Sono tutte donne giovani o giovanissime, con una età media tra i 17 ed i 30 anni; diverse sono sposate con
figli e spesso sono state abbandonate dai mariti. Molte di loro avevano un lavoro o erano studentesse ed
avevano passato un periodo di inurbamento (di solito alla periferia di Benin City o Lagos).
I gruppi criminali nigeriani operanti in Italia sono caratterizzati da frammentazioni etnico-tribali, filiazioni di
una vasta struttura criminale, costituita da poche famiglie, che hanno il centro decisionale in Nigeria.
Il fenomeno del crimine organizzato nigeriano risulta in costante aumento nell’intera Italia. Vi sono
insediamenti stabili nelle città e province di Napoli,Caserta,Roma, Torino, Padova, Brescia, Milano, Rimini,
Palermo e Cagliari,Milano.
In tali città, sono stati aperti, da cittadini nigeriani, centri di ristorazione, società di import-export, market,
disco-club, beauty-center.
Come si è detto, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con
riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Ciò soprattutto nelle regioni meridionali ed in
particolare nella provincia di Caserta, dove esistono nutrite colonie di prostitute che operano
quotidianamente e per l’intero arco della giornata. Queste ed i loro sfruttatori sono stati fino a poco tempo fa
tollerati dalla criminalità organizzata casertana, nonostante quest’ultima non abbia mai avuto, notoriamente,
interessi nella gestione della prostituzione.
Tale tolleranza è dovuta ad un duplice ordine di motivi: perché le prostitute ed i loro protettori costituiscono,
molto spesso, delle vere e proprie “vedette della camorra” e perché i secondi sono costretti a pagare una
sorta di “canone di fitto” del territorio di pertinenza dei singoli gruppi criminali organizzati locali.
Sulle strade che costituiscono la lunghissima via domitiana, che attraversa paesi diversi della fascia costiera
della provincia di Caserta (Castelvolturno, Mondragone, Baia Domitia, ecc. che dovevano costituire cittadine
balneari simili a “Rimini del sud”) sostano, permanentemente, giovani donne di colore in attesa di clienti e
uomini, anch’essi di colore, che, di giorno e di notte spacciano, al minuto, sostanze stupefacenti di ogni tipo,
in maniera palese (eroina, cocaina , ecc.).
Questo stato di tolleranza è terminato con l’avvento ed il sopravvento dell’area stragista del clan dei
casalesi,operante nella provincia di Caserta,ma con cellule in tutta Italia ,che anche a costo di porre in essere
gravissimi fatti delittuosi e colpire soggetti inermi(cfr.la recente strage di Castelvolturno)ha cercato di
imporre senza riuscirci il pagamento del pizzo alle associazioni nigeriani che gestiscono il racket della
prostituzione ed il mercato degli stupefacenti.
Peraltro, la via domitiana è divenuta, di frequente,teatro di regolamenti di conti, per il predominio del
territorio, tra uomini delle “mafie” nigeriane ed albanesi, quest’ultime dedite agli stessi tipi di traffici illeciti.
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Quanto, in particolare, alle ragazze nigeriane sfruttate, la loro riduzione in schiavitù, come già detto, è resa
possibile anche dalle credenze religiose esistenti nei paesi di origine. Infatti, la cosiddetta mafia nigeriana
“affida” le predette ragazze a donne anch’esse nigeriane chiamate “madame”,che sottopongono le stesse, per
costringerle a vendersi, a terrificanti riti magici “woodoo”.
Altrettanto allarmante è il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti. Va sottolineato che, negli ultimi
venti anni, la Nigeria si è affermata come nazione con le più grosse organizzazioni di narcotrafficanti:
nonostante non sia produttore di droga, il Paese si distingue per l’ampiezza del traffico, orientato alla
riesportazione piuttosto che al mercato locale, ponendosi quale principale crocevia della droga in Africa e
come luogo di stoccaggio ideale di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti.
I “signori” della droga nigeriani possono, infatti, sfruttare due condizioni ambientali particolarmente
favorevoli:
- una manovalanza giovanile molto numerosa, la cui diffusa devianza testimonia lo smarrimento e lo
sfaldamento sociale causato da molti anni di governo inefficiente e di diffusissima povertà che ha
consolidato la convinzione, nelle varie etnie, che le leggi e le regole costituiscano un ostacolo al successo
individuale, per cui la società nigeriana approva ed ammira i ricchi, indipendentemente dal modo in cui è
stato ottenuto il patrimonio (ad esempio anche ai danni di un estraneo), a condizione che la ricchezza venga
ridistribuita a parenti e bisognosi;
- il lassismo e la corruzione del sistema politico e sociale, che non appaiono in grado di predisporre efficaci
strumenti di contrasto - esemplare in tal senso è la non chiara posizione assunta nel corso degli anni dalle
autorità nel campo della lotta agli stupefacenti, ondivaga tra la volontà di penalizzazione su modello
occidentale ed una tolleranza aperta al lucroso traffico(basta citare l’esempio dell’attentato in Nigeria
avvenuto pochi anni fa ai danni di un ufficiale di collegamento della Dcsia che ha determinato la chiusura
dell’ufficio dell’esperto antidroga italiano che era stato allocato in quella nazione).
In questo contesto, il transito di stupefacenti, provenienti dal Brasile, dalla Colombia, dal Pakistan o dalla
Thailandia, con destinazione Europa e Stati Uniti, è aumentato in maniera sempre crescente.
Nel nostro Paese, proprio i soggetti originari di quell'area geografica sembrano destinati ad assumere una
crescente importanza, alla luce anche delle grandi trasformazioni in corso nei luoghi di provenienza, nonché
dell'alto tasso di crescita demografica che li caratterizza. Si tratta di soggetti per la quasi totalità provenienti
dalle zone più depresse della Nigeria (dove predominano spesso rapporti sociali pre-capitalistici, con una
cultura di tipo rurale) che, venendo in Italia, si trovano a dover affrontare:
•
l'inserimento, come già detto, nel settore più precario e meno garantito del mercato del lavoro, sovente in
situazioni forzatamente irregolari e perciò di estrema ricattabilità;
• il difficile adattamento alle condizioni radicalmente differenti della società urbano-industriale di
accoglimento.
Queste situazioni di precarietà contribuiscono talvolta ad emarginare i nigeriani, favorendo ancor di più la
loro tendenza a strutturarsi e ad articolarsi in comunità autonome che, comunque, sovente presentano anche
al loro interno grandi conflitti tribali. Considerevole, in tutta la penisola, è il fenomeno delle associazioni di
mutuo soccorso che però, talvolta, celano interessi poco limpidi.
I trafficanti nigeriani hanno grande abilità nell’individuare i mercati più proficui e nello sfruttarne le
potenzialità; tale capacità deriva da una ben organizzata struttura criminale, in grado di ricevere in tempo
utile ogni informazione sulla fluttuazione dei mercati della droga. Gli incontri frequenti - talvolta sfruttando
le occasioni propizie fornite dai meeting internazionali, svolti ufficialmente dalle numerose associazioni
nigeriane culturali o di mutuo soccorso - per lo scambio di informazioni, svolgono un ruolo determinante
all’interno dei gruppi, i cui componenti sono spesso collegati fra loro da legami di clan o di parentela che
rendono molto difficile un’eventuale attività “undercover” o di infiltrazione.
I suindicati gruppi criminali hanno una struttura verticistica, nella quale emerge la figura di uno o due capi
rigorosamente nigeriani, i quali possono addirittura non avere contatti con la base, costituita dai corrieri, ma
che gestiscono a livello internazionale i rapporti tra i vari gruppi. La base, generalmente, non ha invece una
precisa connotazione etnica, preferendo i nigeriani avvalersi di soggetti non strettamente legati
all’organizzazione per la fase più rischiosa costituita dal trasporto.
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Tali gruppi criminali sono in grado, poiché non necessariamente legati al territorio, se minacciati dalle forze
di polizia, di spostarsi con estrema facilità in altre zone senza far subire alcun danno rilevante ai loro illeciti
traffici e, generalmente, riescono a convivere con le altre realtà criminali, siano esse autoctone che
extracomunitarie, evitando violenze inutili, riuscendo sempre, in questo modo, ad assumere quell’apparente
basso profilo che li mette in condizione di condurre efficacemente in porto affari miliardari.
Secondo le risultanze delle indagini svolte dalle Forze di Polizia ed indagini condotte dalla D.d.a di Napoli , i
nigeriani trafficano tutti i principali tipi di droga, dalla cocaina all’eroina, dalla cannabis alle droghe di
sintesi, anche se le prime tre citate sono le preferite sia per gli enormi ritorni finanziari che per la facilità di
approvvigionamento.
L’eroina viene acquistata direttamente sui mercati asiatici in enormi quantità e, dopo uno stoccaggio in
Nigeria o in Togo viene trasportata verso i Paesi consumatori via aerea o via mare, utilizzando le rotte verso
l’Italia, la Turchia la Grecia o la Spagna. L’acquisto viene gestito da cittadini nigeriani residenti in questi
ultimi Stati, di norma stabilmente, che costituiscono i terminali dell’organizzazione, la cui “testa” è sempre
nella nazione di origine.
La cocaina viene importata, sempre mediante contatti diretti con i produttori del Sud America, in USA ed in
Europa con le stesse modalità di cui si è testè detto. I collegamenti sono garantiti dai soggetti rappresentanti
di una nutrita comunità nigeriana regolarmente e stabilmente residente in Sud America(in particolare in
Colombia,ove i nigeriani hanno realizzato una vera e propria “joint-venture” con i trafficanti colombiani che
esporta carichi di cocaina ovunque persino in Australia ed in Cina come si è potuto acclarare all’esito di una
rogatoria espletata di recente dalla D.d.a di Napoli alla Fiscalia antidroga colombiana ).
I corrieri sono tutti in regola con i permessi di soggiorno, di solito senza precedenti penali. Dopo un numero
limitato di viaggi, vengono “bruciati”, cioè non più utilizzati. In questo modo essi hanno solo rapporti con
colui che direttamente dispone il viaggio e con il soggetto che lo attende nel luogo di destinazione, ma non
sono in grado di rivelare nulla dell’organizzazione; alcune volte addirittura ignorano l’esistenza di una vera e
propria consorteria criminale alle loro spalle. Con questo tipo di compartimentazione, l’organizzazione tende
a garantire la propria sopravvivenza alle indagini eventualmente svolte nei confronti dei suoi appartenenti.
Ai corrieri non viene data disponibilità di scelta sulla rotta da seguire, che viene disegnata da un membro
dell’organizzazione, la quale decide i continui spostamenti da far effettuare, i cambi improvvisi del
programma dei viaggi anche “in itinere”, gli scali aeroportuali da utilizzare. Il tutto per far perdere le tracce e
depistare: per far ciò l'organizzazione, tra l’altro, prenota e paga posti su aerei sui quali i corrieri non
saliranno mai, in quanto spesso dirottati su tratte ferroviarie.
Può accadere talvolta che su un volo i passeggeri che viaggiano siano quasi tutti corrieri cd.
“ovulatori”,(fonti della polizia olandese).
Ogni viaggio frutta 3.000 euro circa al corriere, il quale può effettuare numerosi viaggi anche nel breve
periodo, preferendo le organizzazioni criminali frequenti e piccoli rifornimenti (fino al chilogrammo o poco
più per corriere) a grosse acquisizioni periodiche.
La constatazione della facilità di individuazione dei corrieri di nazionalità africana da parte delle Forze di
Polizia agli scali aeroportuali europei e statunitensi, ha indotto le organizzazioni criminali nigeriane ad
utilizzare sempre più spesso corrieri di altre nazionalità: si rileva, infatti, che preferibilmente vengono
assoldate persone di sesso femminile, originarie dell’Europa dell’Est (polacchi rumeni moldavi) o del Sud
America, in particolare del Brasile. Ciò non vuol dire che non vi siano più corrieri nigeriani od in genere
africani, ma solo che le consorterie criminalmente evolute si sono organizzate per eliminare tale possibilità di
individuazione.
Accade, talvolta, che assieme ai corrieri di altre nazionalità viaggino nigeriani, che con il loro
comportamento artatamente nervoso, finiscono con l’indirizzare verso se stessi le attenzioni delle forze di
polizia, subendo i controlli del caso e consentendo così al vero corriere di passare liberamente. Tali soggetti,
in realtà, fungono da “controllori” del buon andamento dell’operazione, comunicando agli altri sodali
qualsiasi intralcio possa verificarsi in sede di trasporto delle sostanze stupefacenti, allertandoli
immediatamente in caso di arresto o fermo del corriere da parte della polizia.
Il pagamento verso l’estero della droga avviene o mediante rimesse disposte presso varie agenzie di money
transfer direttamente dal trafficante o, più spesso, utilizzando diverse persone che si recano nelle agenzie per
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disporre il pagamento verso il fornitore immediato, residente in altro Stato ovvero in altra città della nostra
penisola.
L’utilizzo del money transfer è lo strumento principale per il reimpiego del denaro ricavato dalle attività
illecite svolte: tale sistema è utilizzato, infatti, sia per il pagamento delle provvigioni dovute ai corrieri
ovvero per le spese correnti relative non solo al traffico di stupefacenti (pagamento biglietti, permanenze in
albergo, etc) ma anche allo sfruttamento della prostituzione ed ai reati ad esso connessi, sia per il
trasferimento in Nigeria di somme di denaro provento dei lucrosi illeciti traffici.
Altra metodica, meno utilizzata rispetto a quella innanzi indicata, è costituita dal pagamento estero su estero,
direttamente al vertice dell’organizzazione in Nigeria.
E’, infine, ancora molto utilizzato il trasporto di valuta direttamente tramite corriere.
I proventi della attività delittuosa non vengono reinvestiti nei paesi della comunità europea ma direttamente
in Africa ed è pertanto pressoché impossibile procedere ad azioni ablatorie degli ingenti patrimoni acquisiti
dalle organizzazioni criminose.
LA COOPERAZIONE CON LA NIGERIA
Nessuna concreta attività di cooperazione giudiziaria esiste con le autorità nigeriane. Soltanto in tempi
recenti sono state esperite iniziative in tal senso, poiché ritenute recentemente indispensabili per il contrasto
a questa pericolosa forma di criminalità,.
Una esperienza di cooperazione si è avuta nell’ambito nell’indagine Viola espletata dal Ros Roma in sinergia
con il servizio di cooperazione internazionale dell’Interpol e sotto la guida della Direzione distrettuale
antimafia di Napoli come si vedrà più avanti.
La Direzione nazionale antimafia ha, comunque, sottoscritto, in data 11.11.2003, un memorandum d’intesa
con la Procura Generale di Nigeria, finalizzato al rapido scambio di notizie informazioni e dati attinenti la
criminalità organizzata.
IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI-LA RIDUZIONE IN SCHIAVITU GESTITI
ORGANIZZAZIONI CRIMINALI NIGERIANE
DALLE
Nell’ultimo decennio si è registrato un notevole aumento di flussi migratori illegali originati dalla caduta di
alcuni muri 1 , da conflitti civili e interetnici 2 , da legislazioni demografiche 3 e dallo stato di povertà in cui
versano molte popolazioni 4 .
Tali flussi hanno riguardato, prevalentemente, clandestini in cerca di una opportunità di vita migliore, i quali,
con la falsa promessa di un lavoro o di un matrimonio, hanno raggiunto i paesi dell’occidente dove sono stati
invece costretti a prostituirsi o a svolgere lavori “in nero” in condizioni molto spesso disumane o, comunque,
ad entrare a far parte di gruppi criminali dediti alla commissione di reati nel nostro Paese.
Il traffico di clandestini è gestito da organizzazioni criminali transnazionali che usano le rotte delle
immigrazioni anche per traffici di sostanze stupefacenti e di armi.
Il prezzo del viaggio, anticipato dagli organizzatori del turpe traffico, varia dai due ai trenta e fino a settanta
milioni di lire italiane, a seconda del luogo di provenienza del clandestino.
L’anticipazione del prezzo rende già schiavo l’immigrato perché, raggiunto il luogo di destinazione, essendo
privo di qualsivoglia mezzo di sostentamento ed essendo gravato dal debito contratto, rimane totalmente
assoggettato ai trafficanti.
Qualsiasi tentativo di ribellione è soffocato da continui atti di violenza sulle vittime e da pesanti minacce,
anche di morte, nei confronti dei loro familiari rimasti nei paesi di origine.
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Regimi comunisti dei Paesi dell’Est.
Nei Paesi balcanici.
3
Paesi della Cina.
4
Paesi africani.
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Per quanto riguarda, in particolare, lo sfruttamento della prostituzione e, per quello che interessa ai fini del
presente relazione , lo sfruttamento della prostituzione di donne africane e in particolare nigeriane, talvolta di
minore età va rilevato come vi sono, ormai, interi paesi ed arterie nazionali e provinciali che registrano
massicce presenze di donne di colore, prevalentemente nigeriane le quali, arrivate in Italia con la promessa di
un lavoro, non riuscendo a pagare il prezzo per l’ingresso clandestino, anticipato da vere e proprie
organizzazioni di tipo mafioso operanti nei paesi di origine, sono costrette con minaccia o, più spesso con la
violenza, a prostituirsi.
Il fenomeno della prostituzione, negli ultimi 10-15 anni, ha subito una profonda trasformazione. In effetti,
così come appare agli occhi di tutti, le strade o per meglio dire “i marciapiedi” d’Italia, sono letteralmente
invasi da giovani donne straniere che hanno sostituito, nell’esercizio del meretricio, le donne italiane. Stime
effettuate dagli addetti ai lavori, hanno individuato, in diverse migliaia di miliardi di lire l’anno, l’ammontare
del giro d’affari che ne deriva.
Fino a qualche tempo fa la prostituzione, allora generalmente praticata dalle italiane, era considerata una
attività marginale, quasi al limite della depenalizzazione, più vicina all’area di intervento dei servizi sociali
che a quella dell’apparato repressivo: una attività praticata solamente in forma individuale o a piccoli gruppi
locali organizzati in case di appuntamento e non collegati fra di loro.
La “tradizionale figura” del cosiddetto “Pappone” (figura delinquenziale tra l’altro anche invisa agli altri
criminali, almeno sino a qualche decennio addietro) sembra essere letteralmente scomparsa per lasciare
spazio a vere e proprie organizzazioni criminali che, intravedendo nel fiume di denaro che l’esercizio della
prostituzione garantisce (si parla di diverse migliaia di miliardi) una inesauribile fonte di guadagni, da
impiegare poi, verosimilmente, nei traffici di armi e droga, si sono adoperate ed organizzate stabilmente sul
Territorio Nazionale, dando vita, come già accennato, a feroci organizzazioni che, spesso, si contendono
“fette di territorio” a colpi di pistola. In questo scenario anche la figura della prostituta ha, purtroppo, subito
dei mutamenti che non riguardano di certo l’esercizio della sua attività, ma bensì la sua condizione umana, in
quanto, almeno per quello che l’indagine in questione ha consentito di acclarare, esse sono divenute delle
vere e proprie schiave; acquistate come una comunissima merce ed alla completa mercé della “Madame”
(così viene chiamata colei che “compra” la giovane) che ha “potere di vita e di morte” (e dunque è
ipotizzabile il delitto di riduzione in schiavitù)sulla sventurata, sino a quando essa non si sarà affrancata
mediante il pagamento di somme di danaro.
In effetti parlare genericamente, come tipologia di reato, di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della
prostituzione, significherebbe non aver preso piena coscienza e conoscenza del fenomeno, le cui dimensioni
sono sotto gli occhi di tutti.
Come si è detto, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con
riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Ciò soprattutto nelle regioni meridionali ed in
particolare nella provincia di Caserta,(ma anche nel veneto) dove esistono nutrite colonie di prostitute che
operano quotidianamente e per l’intero arco della giornata. Queste ed i loro sfruttatorisono tollerati dalla
criminalità organizzata casertana, nonostante quest’ultima non abbia mai avuto, notoriamente, interessi nella
gestione della prostituzione.
Tale tolleranza è dovuta ad un duplice ordine di motivi: perché le prostitute ed i loro protettori costituiscono,
molto spesso, delle vere e proprie “vedette della camorra” e perché i secondi sono costretti a pagare una
sorta di “canone di fitto” del territorio di pertinenza dei singoli gruppi criminali organizzati locali.
Quanto detto non vale per la comunità nigeriana(i recenti episodi della tentata strage e della stage consumata
di cittadini nigeriani colpevoli per il solo fatto di appartenere alla detta comunità che non si era voluta
piegare alla richiesta di esponenti apicali del clan dei casalesi del pagamento del pizzo sui proventi delle
attività di controllo e sfruttamento della prostituzione e dei traffici di droga).
Sulle strade che costituiscono la lunghissima via domitiana, che attraversa paesi diversi della fascia costiera
della provincia di Caserta (Castelvolturno, Mondragone, Baia Domitia, ecc. che dovevano costituire cittadine
balneari simili a “Rimini del sud”) sostano, permanentemente, giovani donne di colore in attesa di clienti e
uomini, anch’essi di colore, che, di giorno e di notte spacciano, al minuto, sostanze stupefacenti di ogni tipo,
in maniera palese (eroina, cocaina , ecc.).
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La situazione, nelle predette zone, è divenuta insopportabile per le cittadinanze locali: insufficienti sono,
peraltro i controlli preventivi e repressivi degli organi di polizia.
Quanto, in particolare, alle ragazze nigeriane sfruttate, la loro riduzione in schiavitù è resa possibile anche
dalle credenze religiose esistenti nei paesi di origine. Infatti, la cosiddetta mafia nigeriana “affida” le predette
ragazze a donne anch’esse nigeriane chiamate “madame” che sottopongono le stesse, per costringerle a
vendersi, a terrificanti riti magici “voodoo”.
Da qualche tempo, però, le modalità di gestione di questo mercato sono cambiate drasticamente. Si è passati
a vere e proprie organizzazioni complesse che agiscono secondo un vero e proprio meccanismo industriale
che ha prodotto da un lato un radicale mutamento della struttura del mercato della prostituzione e dall’altro
l’affermarsi di vere e proprie complesse organizzazioni criminose le quali con modalità schiaviste
provvedono alla introduzione illegale nel territorio dello Stato della “ merce donna”, la quale viene
assoggettata perfino, come nel caso che qui occupa, con pratiche magiche proprie dei tradizionali riti woodo.
In questo modo i gruppi criminali si autofinanziano, controllando vaste aree del territorio nazionale e non
solo : nella presente indagine è stato accertato infatti accertato che organizzazioni similari e comunque
collegate a quella qui in esame risiedono in Spagna, in Olanda, Irlanda , Regno unito , Germania ed in altre
provincie di Italia e della Comunità europea.
Dunque il fenomeno del traffico di essere umani ha oggi una spiccata incidenza derivando direttamente dal
processo di globalizzazione economica, dalla crescita delle barriere di ingresso agli Stati per gli immigrati,
da una forte pressione migratoria proveniente dalle aree più sfavorite, dall’allargarsi dello squilibrio nella
distribuzione della ricchezza. La tratta degli esseri umani è dunque una pratica criminale che va assumendo
oggi dimensioni sempre più vaste ed organizzate, una forma di moderna schiavitù dalla profonde radici
sociali connesse soprattutto a condizioni di disagio economiche, che spingono milioni di persone a cercare
migliore fortuna in paesi più ricchi. Essa oltre all’assoggettamento della persona, presuppone l’esistenza di
una articolata struttura logistico operativa che provvede al trasporto delle vittime, al loro sfruttamento e
all’aggiramento della legislazione nazionale, garantendo enormi possibilità di guadagno illecito.
Sarà opportuno, a questo punto, fornire una definizione della dizione usata “Traffico di esseri umani”: il
traffico di essere umani è l’insieme delle attività di reclutamento, trasporto, trasferimento, ricezione di
persone attraverso l’inganno o la forza a fini di prostituzione, altra forma di sfruttamento sessuale o lavoro
forzato. La indagine della DDA di Napoli denominata VIOLA , peraltro, ha dimostrato come la gestione dei
flussi migratori illegali rappresenta un nuovo mercato del crimine organizzato.
Anche qui sarà opportuno fornire qualche ulteriore definizione: per flussi intendiamo le varie correnti del
traffico distinte secondo l’appartenenza etnica dei soggetti che le compongono ( nel nostro caso ci
occuperemo dei flussi provenienti dall’Africa) .
Le rotte rappresentano gli abituali percorsi dei flussi dai luoghi di partenza a quella di destinazione (
intermedio finale) .
Il modulo associativo costituisce il mezzo ordinario di governo del mercato nero della immigrazione e la
riduzione in schiavitù rappresenta la modalità tipica di gestione di alcune fasce di mercato. Che poi nel
fenomeno associativo possa rinvenirsi il metodo mafioso consistente nella forza di intimidazione del vincolo
stesso che produce una condizione di assoggettamento e di omertà è questione che verrà partitamente
affrontata in relazione alla configurabilità dei reati contestati.
La vastità del fenomeno, le tragiche storie che spesso, purtroppo, riempiono le cronache giudiziarie,
l’insofferenza dei cittadini, sfociata talvolta in vere e proprie contestazioni di piazza, hanno determinato una
crescente attenzione degli organi investigativi verso il problema, atteso che, così come è emerso da attività
info-investigative condotte anche dalla D.I.A. e riferite al Parlamento della Repubblica, sono le cosiddette
“nuove mafie” a gestire i notevolissimi proventi derivanti dalla prostituzione, per poi riciclarli.
Si tratta infatti di organizzazioni nigeriane che, per ferocia e determinazione, nulla hanno da invidiare a
quelle italiane, e nient’affatto disposte a farsi sfuggire il miliardario “business” e quindi pronte ad usare
qualsiasi mezzo, anche l’assassinio, per “persuadere” le sventurate circa l’impossibilità di sottrarsi ad una
vita fatta di violenze e soprusi di ogni genere.
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Appartengono alla recente cronaca i fatti che hanno visto protagoniste ragazze africane che non hanno
lasciato indifferenti neanche le organizzazioni umanitarie, che anch’esse si adoperano per arginare un
fenomeno a dir poco raccapricciante.
Oggi, a differenza dei secoli passati, “i negrieri”, questa volta, hanno lo stesso colore della pelle dei loro
schiavi.
Quanto allo sfruttamento della prostituzione di origine nigeriana, intendendo con questo termine anche
quella proveniente da altri paesi africani come il Senegal, il Ghana, la Sierra Leone, ecc, ha caratteri
distintivi propri rispetto alle altre etnie.
Emerge dalla indagine denominata Viola della D.d.a di Napoli, infatti, una complessa rete di rapporti spesso
improntati a caratteri religiosi basate su credenze, riti di iniziazione, giuramenti e pratiche voodoo, che
intercorrono tra il paese di origine, gli sfruttatori e i soggetti passivi avviati alla prostituzione.
Tali pratiche esercitano una fortissima influenza suggestiva su tutti i soggetti (attivi e passivi) e, per quanto
riguarda le vittime, tale suggestione che ha caratteri intimidatori non solo nei loro confronti ma anche dei
loro familiari, giunge ad annullarne la capacità di autodeterminazione ingenerando nelle stesse la paura di
poter subire punizioni anche mortali. Il grado di subordinazione dei soggetti così costretti a prostituirsi è
rilevabile dalle esigue denunce per sfruttamento a fronte dell’altissimo numero di donne di colore coinvolte
nel fenomeno. Altra caratteristica di questo tipo di attività è la partecipazione e la predominanza di soggetti
femminili (le c.d. madames), mentre gli uomini hanno spesso mansioni di autisti per l’accompagnamento sul
posto di lavoro e di controllo delle prostitute.
La ramificazione di detti agguerriti sodalizi criminali ha interessato, e tuttora interessa, tutto il territorio
nazionale ed, in particolare, Castel Volturno, dove si è stabilmente insediata una tra le più numerose
comunità di nigeriani, la stragrande maggioranza dei quali è dedita ad attività illecite, tra cui il traffico e lo
spaccio di sostanze stupefacenti e l’esercizio della prostituzione. Tale presenza ha determinato, per i motivi
appena enunciati, nel corso degli anni, la nascita di un sentimento, difficile stabilire quanto diffuso, di
intolleranza, spesso sfociato anche in manifestazioni di piazza, che hanno posto l’accento, però, su un
diffusissimo stato di insofferenza e disagio della popolazione locale.
L’attività di polizia giudiziaria contro le organizzazioni criminali extracomunitarie ha consentito negli anni
di acquisire una notevole esperienza, grazie alla quale è maturata la convinzione che, per affrontare tali
fenomeni criminali, nella fattispecie quello della prostituzione, non era più sufficiente confidare sul singolo
caso della prostituta di colore che, stanca delle vessazioni e delle condizioni di schiavitù in cui era costretta a
vivere, di tanto in tanto si decideva a denunciare la sua “Madame”, ma era necessario “penetrare” all’interno
del sodalizio, per individuare non solo gli adepti, ma anche per sviscerarne i canali attraverso i quali il turpe
traffico si andava ad estrinsecarsi.
Ed infatti l’indagine denominata “Viola” traeva origine dalle operazioni di supporto per gli sviluppi
internazionali, fornita dal servizio Intrpol di Roma al R.O.N.O. CC del Comando Provinciale Carabinieri di
Viterbo, rivolta al contrasto di una pericolosa organizzazione criminale nigeriana attiva nel traffico
internazionale di stupefacenti.
L’INDAGINE VIOLA
L’ATTIVITA ROGATORIALE.
SINTESI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA E DALLA
POLIZIA OLANDESE.
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L’indagine denominata KOOLVIS, fu avviata dalla polizia di Amsterdam nel mese di giugno del 2006, a
seguito di oltre 90 indebiti allontanamenti di minori di etnia nigeriana da centri di accoglienza. La
legislazione olandese, permette, infatti, ai minori che si dichiarano vittime di tratta di ricevere
documentazione provvisoria per il soggiorno, nonché di essere ospitati in case di accoglienza. La polizia
olandese aveva constatato che nei mesi precedenti, alcune organizzazioni nigeriane attive in quel territorio
avevano iniziato ad impiegare tale escamotage per trasferire giovani, per lo più di sesso femminile e
destinate allo sfruttamento sessuale, facendole inizialmente transitare in Olanda. Una volta giunte
all’aeroporto di Schipol tramite vettori aerei KLM, provenienti da Lagos, i minori si dichiaravano vittime di
tratta, senza fornire ulteriori indicazioni, venendo quindi ospitati in strutture predisposte, dalle quali, dopo
aver ricevuto la documentazione provvisoria di soggiorno, si allontanavano. Successivamente, sotto la
minaccia di riti woodoo, raggiungevano i referenti della struttura criminale, i quali provvedevano all’ulteriore
loro trasferimento nei luoghi in cui erano stati richiesti dalle madame per il relativo sfruttamento sessuale.
La polizia olandese, quindi, sottoponendo ad intercettazione alcune utenze cellulari in uso alle minori,
riusciva a comprendere che molte di esse erano giunte o erano in procinto di raggiungere l’Italia. Le stesse
attività tecniche, inoltre, permettevano di individuare il responsabile della cellula olandese in
OSAIKHWUWOUMWAN Ada Solomon.
Tale sforzo investigativo condotto nei suoi confronti dava modo di documentare una serie di rapporti con
soggetti nigeriani stanziali nella penisola, finalizzati a trasferimenti di minori, oltre ad alcuni suoi contatti
con soggetti attivi nel traffico internazionale di cocaina.
Elementi importanti emergevano dalla documentazione trasmessa a seguito di specifica rogatoria
dall’autorità giudiziaria olandese.
Tutte queste notizie venivano fornite in veste ufficiale dalla Autorità giudiziaria olandese, investita
formalmente con rogatoria formulata dalla scrivente autorità giudiziaria.
In data 11.10.2007 veniva effettuata un’ulteriore riunione di coordinamento presso la Procura ove lo
scrivente presta servizio con le autorità olandesi nel corso della quale sono state consegnate, nell’ambito
della rogatoria aperta con detto paese,una serie di intercettazioni e relativi decreti autorizzativi, che sono
parte integrante della presente richiesta, in relazione ai soggetti di comune interesse nelle due attività
condotte.
In detto incontro, inoltre, veniva confermato quanto già concordato nella precedente riunione tenutasi in
Groningen (Olanda) ed ovvero la congiunta esecuzione di una serie di misure cautelari nei confronti di
cittadini nigeriani responsabili di diversi delitti tra cui la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù e il
traffico internazionale di sostanze stupefacenti.Tali misure cautelari hanno visto coinvolti forze di polizia
appartenenti ai seguenti paesi Italia, Olanda, Francia, Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti e Nigeria.
L’ATTIVITA ROGATORIALE.
SINTESI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DALLA POLIZIA BRITANNICA
L’operazione SWALCLIFFE, condotta dalla Metropolitan Police di Londra è stata avviata nel settembre del
2001 a seguito del rinvenimento, nel fiume Tamigi, di un bambino (convenzionalmente indicato come
Adam), poi risultato di circa 10 anni, molto verosimilmente di nazionalità nigeriana, trovato senza testa ed
arti (
I preliminari accertamenti scientifici facevano emergere che nell’intestino del piccolo erano presenti tracce di
erbe velenose, impiegate normalmente per i riti voodoo. Anche le mutilazioni al corpo facevano propendere
per un possibile omicidio rituale. Come confermato dalle attività svolte in seguito all’omicidio, lo scopo del
rito sacrificale sembrerebbe essere quello di dare potere ed affermare il sodalizio criminale agli occhi delle
potenziali vittime.
Le indagini esperite da quell’organo di polizia, nel 2003, consentivano l’arresto di diverse persone ritenute
responsabili di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sospettate di aver gestito il trasferimento di
Adam dalla Nigeria alla Gran Bretagna, attraverso la Germania. Tuttavia nessun chiaro elemento emergeva a
loro carico per la contestazione dell’omicidio.
Le indagini trovavano in seguito nuova linfa a seguito della collaborazione formale di uno dei soggetti
arrestati all’epoca, indicato dalle autorità inglesi, come “OJO”, il quale aveva, a sua volta, indicato una
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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
donna, OSAGIEDE Joyce, come la responsabile, in qualità di appartenente ad un’organizzazione dedita alla
tratta di esseri umani, del trasferimento di Adam dalla Nigeria alla Germania. La OSAGIEDE, all’atto del
suo arresto nel 2002, aveva dichiarato ai servizi di immigrazione britannici che suo marito, tale
ONOJIGHOVIE Samuel, nato il 19.08.1966 era il capo della setta responsabile dell’omicidio del piccolo
“Adam” e che aveva provveduto personalmente al sacrificio di più di dieci minori.
Il collaboratore, scarcerato impiegato in affiancamento ad un undercover della polizia londinese, peraltro, era
riuscito a farsi contattare dalla OSAGIEDE Joyce che, in quel frangente in Italia, si stava adoperando
ulteriormente nel traffico di clandestini, impiegando le utenze cellulari n° 329.8216462 e 320.4465336. La
stessa gli aveva comunicato l’intenzione di trasferirsi, di li a breve, dalla zona di Pescara a quella di Napoli.
Per quanto riguarda l’esecuzione di rituali spirituali woodoo in territorio italiano appare opportuno
sottolineare che la Compagnia Carabinieri di Mondragone (CE), alla fine del 2004, comunicava il
ritrovamento, in un’abitazione in uso a due cittadini nigeriani sita in quella località Baia verde, in agro di
Castel Volturno (CE), di un altare utilizzato nel corso di tali riti animistici. All’epoca si accertava che tali
funzioni venivano svolti per assoggettare ragazze di etnia nigeriana al fine di indurle alla prostituzione in un
vero e proprio stato di schiavitù.
I successivi riscontri della polizia giudiziaria permettevano di accertare che uno dei due soggetti che aveva
nella disponibilità l’alloggio, risultava essere l’unico “stregone” di fama e rilevanza presente nella zona
dell’alto casertano, nonché appartenente all’importante associazione religiosa denominata REFORMED
OGBONI FRATERNITY, avente sede centrale a Lagos (Nigeria) e diverse articolazioni presenti in diversi
paesi. Il potere intimidatorio di tale setta si rileva nella riconosciuta facoltà di infliggere severe e cruente
sanzioni a chiunque provi a opporsi alle sue finalità. La brutalità nei metodi di tale consorteria la si può
pienamente comprendere se si pensa che il giuramento di iniziazione di un nuovo adepto prevede che il
vecchio iscritto o garante, deve presenziare alla cerimonia portando con se membra umane,
solitamente il cuore o un organo genitale, di una persona a lui cara (familiare o parente stretto).
SINTESI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DALLA POLIZIA NIGERIANA
Nel corso delle indagini veniva intrapresa una proficua collaborazione anche con l’autorità giudiziara
nigeriana e con l’organismo denominato Naptik attivo nella repressione dei traffici umani dalla Nigeria.
Tale cooperazione consentiva di disvelare l’esistenza di un allarmante programma da parte dell’indagata
ILAWAGBON Rose e complici in corso di identificazione finalizzato al rapimento di neonati o bambini da
quel paese per introdurli nel territorio nazionale; allo stato non è stato possibile accertare quali fossero le
finalità dei rapimenti ma non può escludersi anche alla luce delle informazioni fornite dalla polizia britannica
illustrate nel precedente capitolo che i neonati possano essere vittime di veri e propri sacrifici
nell’esecuzione di riti Wodoo.
Infatti la relazione finale redatta dal Direttore dell’unità nigeriana Investigazioni e Monitoraggio, interessato
a seguito di precisa richiesta avanzata a quel paese dall’Italia, tramite il Governo dei Paesi Bassi col quale è
in corso una richiesta di rogatoria aperta nell’ambito della presenta attività d’indagine, compendiava proprio
la loro attività svolta sul conto di ILAWAGBON Rose e sull’iter tenuto per dare attuazione all’adozione in
argomento.
Nel dettaglio, in detto rapporto investigativo, veniva premesso che la minore Success era nata presso il
centro medico Christ Way Medical Centre di Benin City il 03.10.2006, partorita e subito abbandonata da tale
IDEMUDIA May.
LA p.g. procedeva all’intercettazione delle conversazioni precedenti e legati alla scomparsa della bambina in
Nigeria e sulla mancanza della bambina nel domicilio dichiarato da ILAWAGBON Rose all’atto
dell’acquisizione della minore.
Infine proveniva dall’autorità giudiziaria olandese, per il tramite del’Interpol , nel mese di settembre 2007
una nota dell’autorità nigeriana dalla quale in sintesi emergeva il tentativo di adozione illegale della minore
Success oggetto di acquisto da Madame Rose e che la stessa era scomparsa dall’orfanotrofio nigeriana .
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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
GLI INDICI DI MAFIOSITÀ RAVVISABILI NEL MODUS OPERANDI DELLE ASSOCIAZIONI
NIGERIANE
Come si diceva il traffico di esseri umani, considerato nelle due forme dello smuggling e del trafficking,
costituisce ormai, per gli illeciti profitti che derivano, il secondo settore d’interesse illecito delle più
qualificate organizzazioni criminali di matrice etnica, dopo il traffico di droga.
Tale dato è riscontrato anche per la criminalità nigeriana, affermatasi negli ultimi venti anni in Europa, Stati
Uniti e Sud America in entrambe le attività.
In Italia, in particolare, gruppi di tale etnia hanno cominciato ad evidenziarsi negli anni ’80, in coincidenza
dei consistenti flussi migratori provenienti dal continente africano, insediandosi inizialmente nel casertano e
dedicandosi allo sfruttamento di giovani prostitute connazionali.
Nel corso degli anni i sodalizi nigeriani si sono quindi diffusi su tutto il territorio nazionale, creando stabili e
consistenti insediamenti soprattutto nella città di Torino, divenuta ormai la principale destinazione italiana
delle giovani donne nigeriane trafficate ai fini di sfruttamento sessuale, ma anche nel Veneto (Padova), in
Lombardia (Brescia e Milano) ed in misura minore nel centro-sud, come confermato dalla presente attività di
indagine.
La maggiore colonia di cittadini nigeriani come si diceva è situata tuttavia proprio in Campania, a
Castelvolturno, un piccolo paese del casertano che sorge sul litorale Domitio a poche decine di chilometri da
Napoli, dove una sensibile quota della popolazione è formata proprio da persone di tale nazionalità. Ed è
proprio nel casertano, ed anche nella zona domitiana della provincia di Napoli, sono state effettuate anche
nel recentissimo passato innumerevoli operazioni di polizia nei confronti di numerosissimi soggetti di
nazionalità nigeriana.
Ciascun gruppo si caratterizza per la comune provenienza etnico-tribale che contribuisce a garantire,
unitamente ai vincoli familiari e alle tradizioni magico-religiose, una elevata compattezza interna che ne
consente un’efficace operatività nonostante la ricorrente suddivisione in cellule, attive in diverse aree
territoriali.
Si tratta di gruppi connotati da un alto livello organizzativo e di pericolosità, ai quali sono riconducibile i
caratteri dell’associazione mafiosa, sotto il profilo del metodo “violento”scaturente dalla forza di
intimidazione del vincolo associativo adoperato per i promotori dell’associazione per ottenere
l’assoggettamento dei soggetti sfruttati a fine di prostituzione.
I dati dell’attività di contrasto alla matrice criminale relativi agli ultimi tre anni, ne confermano la capillare
distribuzione sul territorio, la tendenza ad un accresciuto coinvolgimento in attività illecite di vario tipo, tra
le quali prevalgono quelli in materia di stupefacenti ed immigrazione clandestina. La maggior parte delle
ragazze trafficate ai fini di sfruttamento sessuale provenga dal Sud della Nigeria (Benin City o Lagos) o da
alcune cittadine dell’interno ed appartengano solitamente alle tribù Igbo, Yoruba, Bini, Edo. Sono tutte
donne con una età compresa tra i 16 ed i 25 anni e dotate di un basso livello di istruzione
La situazione di precarietà economica e la speranza di trovare all’estero migliori condizioni di vita,
agevolano le attività delle organizzazioni criminali nei confronti delle vittime e delle loro stesse famiglie che,
allo scopo di finanziare il viaggio verso l’estero, contraggono debiti con le “madames” ammontanti a 50.000
ed in alcuni casi 60.000 euro, saldati proprio attraverso il successivo sfruttamento delle trafficate. Una volta
esaurita la fase del reclutamento, i gruppi criminali organizzano direttamente il viaggio verso le destinazioni
finali, anche attraverso la predisposizione della documentazione necessaria all’espatrio, spesso assicurata
dalle proprie cellule attive in territorio estero con precipui compiti di reperimento della documentazione di
viaggio e dei biglietti, attraverso canali internet, saldamente radicati, caratterizzati dall’uso fraudolento di
codici di carte di credito, preventivamente captate da solidali, prettamente incaricati di tali attività.
Prima della partenza viene svolta dall’organizzazione, tutta quella attività tesa al reperimento dei documenti
validi per l’espatrio. Il passaporto in alcuni casi viene ottenuto direttamente da soggetti che hanno contatti, di
natura illegale, con la polizia locale e con elementi all’interno delle varie ambasciate che dovranno rilasciare
i visti d’ingresso. Sono passaporti "regolari", acquisiti attraverso l’organizzazione criminale, che poi
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fraudolentemente sostituisce la fotografia. Talvolta i passaporti, per sopravvenute esigenze, sono inviati per
posta in Italia o fatti pervenire attraverso un amico o un parente.
Il luogo di partenza, nella maggior parte dei casi, è l'aeroporto di Lagos in Nigeria. Il primo scalo è in altro
aeroporto africano, spesso in Ghana, ove è presente storicamente una forte comunità di origine nigeriana, ma
anche a Cotonou, città del vicino Stato del Benin; talvolta la prima tappa è invece nel Togo, da dove partono
per la Spagna (Barcellona e Madrid) e quindi giungono in Italia. Le principali città di elezione di tali traffici,
e quindi di smistamento delle donne, sono: Torino, Milano, Genova, Verona, Padova, Brescia e Mestre per il
Nord; Livorno, Rimini, Perugia e l’hinterland romano per il Centro; Napoli, Castelvolturno e l’agro
domiziano per il Sud.
L’arrivo in Italia avviene prevalentemente via aerea, con arrivo presso gli scali milanesi e di Fiumicino, ove
le giovani nigeriane vengono prese in consegna dai referenti delle consorterie che le condurranno alla
destinazione finale, affidandole alle madames o ad altre donne di fiducia delle stesse madames con compiti
di controllo e riscossione dei proventi della prostituzione
Le madames rivestono una funzione essenziale all’interno del sodalizio criminale. Spesso, infatti, è la stessa
madame, scaricatasi a sua volta del debito contratto, ad inserirsi nell’attività di “acquisto”, pagando tra i
10.000 e 12.000 euro, per l’ingresso delle ragazze. In tal modo si garantisce la destinazione e
l’amministrazione finale della ragazze, usufruendo di un maggior guadagno. Sono queste stesse donne, che
hanno il compito di sorvegliare le ragazze e di avviarle all’esercizio della prostituzione, ricorrendo
soprattutto a metodi di coercizione psicologica e morale quali la sottrazione dei documenti
d’identificazione, utilizzati dall’organizzazione per l’ingresso di altre donne, la segregazione delle
vittime in alloggi gestiti dai sodalizi, il ricorso ai riti magico-esoterici, come i riti wodoo,
particolarmente efficaci per l’assoggettamento delle giovani sfruttate.
Come anticipato nell’introduzione a tale paragrafo nel contesto delle pratiche utilizzate dalle madame per
rendere più aderenti alle loro esigenze le donne sfruttate, emergeva chiaramente che la celebrazione di riti
voodoo risultava la modalità per piegare le resistenze delle giovani ai loro scopi criminali.
Ad esempio l’arrivo della ragazza nominata Mercy nell’ambito della indagine Viola a madame Esther
(IYAMU Helen) forniva numerosi spunti investigativi in tal senso. Infatti, quest’ultima, mostrava di avere un
rapporto piuttosto conflittuale con la giovane connazionale sia per il fatto che, almeno nel primo periodo,
non maturava i guadagni sperati, sia perché considerata “ … una ragazza furba anche se ha solo 17 anni e,
pertanto, capace di tenere testa alla sua madame.
In quel contesto veniva palesato come le donne sfruttate fossero in un grave stato di sottomissione e di
soggezione nei confronti delle rispettive madame/maman, anche perché i riti di iniziazione voodoo
apparivano tanto più efficaci quanto più le ragazze sottomesse si trovavano in difficoltà. Le medesime,
infatti, nei loro periodi di prostrazione tendevano ad affidare le loro sorti alle loro aguzzine, alle quali
chiedevano di farsi carico delle loro disgrazie e di proporre la loro soluzione attraverso preghiere o riti
animisti.
Esemplare appariva la richiesta di aiuto avanzata da Mercy (JOHN Naomi), nel momento in cui si rendeva
conto che non era in grado di rendere quanto si aspettava la sua protettrice Esther (IYAMU Helen).
Nell’occasione la ragazza, con il telefono di quest’ultima si rivolgeva ad un’altra donna con la seguente
preghiera: “ … mamma voglio dirti che da quando sono arrivata … non ho lavorato ... devi fare qualcosa
…”. Tale richiesta non cadeva nel vuoto tanto che l’altra interlocutrice tranquillizzava la ragazza
promettendo che le avrebbe fatto qualcosa e che, in virtù di ciò, le cose sarebbero cambiate .
.
I riti tribali appena accennati, seppure poco credibili in una cultura occidentale, venivano considerati capaci
di influenzare gli eventi (es. ripetuti controlli da parte delle forze dell’ordine) e la solidità fisica e mentale dei
sacrificati, secondo la cultura dei soggetti indagati.
Perdurando i rapporti tesi tra la protettrice e la ragazza trafficata, infatti, si aveva modo di venire a
conoscenza che l’asserita furbizia della ragazza Mercy poteva essere influenzata, anzi annullata del tutto,
proprio facendo eseguire un rito voodoo nei suoi confronti. In tale contesto, appariva interessante una
conversazione oggetto di intercettazione telefonica nel corso della quale la madame chiedeva aiuto ad uno
sconosciuto papà di Loveth per far eseguire un rito nei confronti di Mercy al fine di renderla stupida di modo
che, anche qualora avesse finito di assolvere al suo debito, avrebbe continuato a rimanere sotto la sua
sapienza. In tale conversazione, inoltre, si apprendeva che esisteva tutta una serie di riti magici che andavano
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da “ … quella che si usa per fare la doccia …” a “ … quello che si mette nel cibo …”, considerato in quel
preciso frangente più confacente allo scopo anche perché “ … quando l’ha mangiato rimane dentro al suo
corpo ed è difficile da curare …”. Al termine della conversazione, oltre al fatto che Mercy (JOHN Naomi)
era stata pagata 9000 euro dalla mamdame Esther (IYAMU Helen), veniva messo in evidenza che il prezzo
del suo riscatto ammontava a 60.000 euro.
L’organizzazione del rito voodoo procedeva ed in breve tempo, appena il giorno successivo la madame
Esther (IYAMU Helen) riceveva una risposta dal padre di Loveth il quale confermava di aver rintracciato un
santone disposto a comporre una pozione da miscelare con il cibo, al prezzo di 9000 naira, prezzo che Esther
(IYAMU Helen) considerava congruo agli scopi prefissi.
La celebrazioni dei riti spirituali voodoo non erano solo mirati agli obiettivi appena descritti, ma venivano
eseguiti anche per infondere nelle donne sfruttate una sorta di sicurezza e di invincibilità nei confronti delle
numerose avversità che le stesse avrebbero incontrato nell’esercizio della loro attività di prostituzione. Per
tali avversità, che potevano configurarsi sotto forma di controlli da parte delle forze di polizia, di scarsità di
clienti e di pericolo per la propria incolumità, venivano effettuati, ovvero fatte effettuare, alcune funzioni
animistiche sin dalla loro partenza dalla Nigeria, proprio allo scopo di far credere alle ragazze trafficate che
non avrebbero dovuto aver timore di nulla e di nessuno e che, l’unica persona in grado di poter avere
ascendenza nei loro confronti era solo la loro madame/maman alle cui cure erano state affidate.
Le ipotesi appena rilevate scaturivano dall’analisi di diverse conversazioni telefoniche intercettate
nell’ambito delle indagine cd. Viola .
Dette relazioni telefoniche fornivano un quadro piuttosto esaustivo sull’argomento sin dall’arrivo della
giovane nigeriana Marcy quando, per scongiurare il verificarsi di un controllo da parte delle forze dell’orine,
in quel periodo piuttosto frequenti nella zona a lei destinata per la prostituzione, la sua protettrice Esther
(IYAMU Helen) pensava di sottoporla ad un rito voodoo. Il dialogo, intercorso tra Esther (IYAMU Helen)
ed Eva, un’altra sua ragazza dedita al meretricio, metteva in luce che le donne venivano sottoposte
preventivamente a tali funzioni, cioè prima di essere messe sulla strada, come consigliato proprio dalla
ragazza che in quel momento si trovava a scuola (modo solitamente usato per indicare il luogo di lavoro
ndr.), che consigliava la sua maman affermando: “ … Ti consiglierò di non portarla da Joy adesso. Deve
prima fare i sacrifici per lei …”.
Il consiglio veniva subito recepito dalla madame Esther (IYAMU Helen) la quale, vista la situazione,
osservava che era “ meglio così … c'e molto lavoro in quel posto e quindi devo prima chiamare Nigeria
per fare voodoo per lei ...”, quindi considerava che, in mancanza del rito scaramantico, la ragazza poteva
anche “ … stare a casa per una settimana senza lavorare …”. Eva, nella conversazione successiva,
considerava l’effettuazione del rito piuttosto efficace e impellente anche perché, nonostante fosse stato già
effettuato “ … il sacrificio sul posto di lavoro …” sarebbe stato molto importante “ … il sacrificio per la
ragazza … per poter sfuggire dalle forze dell’ordine e anche per attirare l’attenzione degli uomini …”.
L’effetto che sortiva l’esecuzione di tali procedure rituali sulle donne da attrarre in Italia e da sfruttare
sessualmente, secondo quanto emerso nel corso della stessa conversazione, era talmente efficace che le
stesse persone che vi erano state sottoposte rimanevano coinvolte al punto tale da far discendere le proprie
vicissitudini allo rito stesso (lett.: “… ok è importante ... loro fanno come crema ... io vado a lavoro senza
problemi perché sono sempre informata quando viene la polizia …”, come riferito da Eva).
La sorte, però, non andava nella previsione di madame Esther la quale veniva sottoposta ad un inaspettato
interesse da parte delle forze di polizia a partire dal 19.05.2007. In quel giorno, infatti, Esther (IYAMU
Helen), un tale Samuel e la sua Mercy (JOHN Naomi) venivano sottoposte ad un serrato controllo da parte
del Ros di Roma, coadiuvato da articolazione territoriale del posto e, in concomitanza di tale fatto, ad Esther
(IYAMU Helen) iniziava a venire il dubbio che la venuta della giovane prostituta fosse stata per lei fonte di
sventura. Lo sfogo veniva captato nel corso della conversazione intercorsa ed intercettata tra Esther (IYAMU
Helen) e la mamma di Samuel, nel corso della quale la prima dopo averle spiegato le dinamiche del controllo
appena subito, insinuava il dubbio che la fonte di tale situazione fosse proprio Mercy (JOHN Naomi), tanto
da affermare: “ … é così mi sta dicendo … da quando che sto in Europa non ho mai avuto un controllo
così e perché ora é così …”. L’interlocutrice si mostrava d’accordo con le impressioni esternate da Esther
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(IYAMU Helen) e proponeva alla sua amica di recarsi in una chiesa, di sua conoscenza, ove celebrava un
pastore molto bravo che le avrebbe detto tutto quello che c’è da fare.
Nel caso in cui si renda necessario ricorrere a minacce o violenze per mantenere il controllo delle sfruttate,
che si vogliono ribellare entra in gioco la componente maschile dell’organizzazione, cui generalmente è
affidata la protezione esterna dell’attività.
L’assoggettamento alle rispettive madame appare piuttosto radicato nelle modalità comportamentali
delle giovani donne nigeriane prima oggetto di tratta e successivamente sfruttate sessualmente.
Esemplare appare,al fine di comprendere lo stato di soggezione delle vittime della tratta , la vicenda che vede
protagonista una altra giovane JOHNHOLT/RITFELD la quale,fuggita da un centro di accoglienza in Olanda
, arrivata in Italia ,avviata alla prostituzione , dopo essere stata fermata nel corso di un controllo di polizia ed
essere stata ricondotta in Olanda da dove si era allontanata illegalmente, non faceva passare molto tempo
prima di ricontattare la sua madame di destinazione, ovvero NOSA Jessica . In tale occasione la giovane
riferiva di essere stata di nuovo alloggiata in un centro di accoglienza e di avere il sospetto di essere seguita
da quelle forze dell’ordine le quali, nel corso di un colloquio, le avevano intimato di non continuare ad
esercitare l’attività della prostituzione, pena la conseguente espulsione dall’Olanda ed il rimpatrio nel paese
natio.La ragazza fuggiva nuovamente e veniva nuovamente impiegata nella prostituzione.
Parimenti noto, tra le organizzazioni sfruttanti e le ragazze controllate, era il ricorso a pratiche di violenza
anche fisica che, sebbene non direttamente documentate nel corso dell’indagine, palesavano, comunque, una
realtà dove il sopruso fisico veniva costantemente minacciato per piegare le ragazze agli scopi
dell’organizzazione.
In tale contesto vengono alla mente due conversazioni, peraltro ampiamente riportate in altra parte della
presente richiesta, entrambe intercettate sull’utenza in uso a madame Esther (IYAMU Helen).
La prima (vedeva quest’ultima conversare con tale Ruben col quale si lamentava degli scarsi risultati
economici che stava avendo dalla ragazza sua controllata JOHN Naomi. Alla raccomandazione fattale dal
suo interlocutore, che si raccomandava di non farsi fuggire la ragazza, madame Esther (IYAMU Helen)
rispondeva lapidaria che in tale evenienza “ … con una mazza uccido tutti i suoi parenti …”, anche perché,
si giustificava, “ … quando mi chiedete i soldi dal paese io sono restia a darli perché sono soldi persi …
mentre con questi affari riesco a fare altri soldi più in fretta ... in questa situazione se qualcuno mi
disturba nel mio intento avrà la peggio”.
Nella seconda conversazione intecettata (madame Esther (IYAMU Helen) confidava anche ad una sua
amica in Nigeria i problemi legati ai mancati introiti da parte di JOHN Naomi e che, per poterla piegare ai
suoi voleri aveva esercitato sulla stessa violenza fisica: “… gliel'ho detto ieri dopo che l'ho menata che l'ho
portata in Italia per fare soldi e non per fare la modella …. dopo che mi ha pagato può andare via e fare
le cose sue ... si fa affari per guadagnare ... lei è alta e bella …”. La stessa madame riferiva di aver parlato
della situazione anche ai familiari della ragazza sfruttata ai quali, nonostante le avevano: “… assicurato che
la ragazza è brava …”, aveva rivolto chiare minacce: “ … però io ho detto alla madre che se fa il
contrario userò il gruppo di "CULT" per ammazzarla e lo farò veramente …”.
A quel punto i due i due dialoganti convenivano sull’opportunità di interessare direttamente la famiglia di
origine della ragazza al fine di coinvolgerli obtorto collo nel tentativo di far cambiare atteggiamento alla loro
figlia.
La conversazione, terminata a causa della caduta della linea, riprendeva allorché i due pianificavano le
modalità di presentazione a casa dei genitori della Naomi JOHN ai quali, secondo le direttive di Esther
(IYAMU Helen), si sarebbe dovuto presentare un grande personaggio al fine di incutere rispetto.
Essenzialmente è comunque l’impegno alla restituzione del debito contratto all’atto del reclutamento a
determinare il legame tra gli sfruttatori e le proprie vittime, nonchè il timore di quest’ultime per
eventuali ritorsioni violente nei confronti dei propri familiari rimasti in Nigeria.
Ad esempio a causa della poca redditività della giovane connazionale,la madame sfruttatrice Esther
(IYAMU Helen) contattava direttamente la madre della ragazza oggetto di tratta, probabilmente utilizzando
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altri canali di comunicazione, per cercare di far capire a quest’ultima i termini del loro contratto. In tale
ambito venivano intercettate due conversazioni, una intercorsa tra JOHN Naomi e la madre e la seconda tra
quest’ultima e Esther (IYAMU Helen). Nel primo contatto la madre implorava la figlia di darsi da fare per
finire di pagare il suo debito e le riferiva che lei, da parte sua, aveva fatto di tutto per metterla in condizione
di lavorare bene (leggi riti voodoo) e di aver, per questo, speso ulteriore denaro. Alle rassicurazioni da parte
della ragazza, la madre si raccomandava di mantenere buoni rapporti con Esther (IYAMU Helen).
La seconda conversazione invece, vedeva Esther (IYAMU Helen) confrontarsi ancora con la mamma di
JOHN Naomi alla quale prima confermava che la figlia non stava rispettando gli accordi circa il versamento
di 500 euro settimanali, poi minacciava la sua interlocutrice affermando di essere in possesso delle unghie e
dei capelli della ragazza e che avrebbe potuto spedirli in Nigeria per far eseguire un rito di magia nera nei
confronti della figlia, al fine di terrorizzarla e di piegarla definitivamente ai suoi voleri.
La gestione logistica delle “sfruttate” viene effettuata dalla madame con l’ausilio di complici, che
garantiscono:
- il reperimento degli alloggi ove ospitare le prostitute;
- l’accompagnamento sui luoghi di lavoro, talvolta anch’esso effettuato da cittadini italiani;
- la protezione alle prostitute e alla stessa madam, intervenendo solo in caso di stretto bisogno.
Le madames rivestono una funzione essenziale all’interno del sodalizio criminale. Spesso, infatti, è la stessa
madame, scaricatasi a sua volta del debito contratto, ad inserirsi nell’attività di “acquisto”, pagando tra i
10.000 e 12.000 euro, per l’ingresso delle ragazze. In tal modo si garantisce la destinazione e
l’amministrazione finale della ragazze, usufruendo di un maggior guadagno. Sono queste stesse donne, che
hanno il compito di sorvegliare le ragazze e di avviarle all’esercizio della prostituzione, ricorrendo
soprattutto a metodi di coercizione psicologica e morale quali la sottrazione dei documenti
d’identificazione, utilizzati dall’organizzazione per l’ingresso di altre donne, la segregazione delle
vittime in alloggi gestiti dai sodalizi, il ricorso ai riti magico-esoterici, come i riti wodoo,
particolarmente efficaci per l’assoggettamento delle giovani sfruttate.
I proventi illeciti derivanti dalla tratta e lo sfruttamento sessuale vengono rimessi in Nigeria, attraverso
corrieri od i canali di money transfer, sia per finanziare la stessa filiera della tratta, sia per il loro
reinvestimento in altre attività illecite quali, soprattutto, il traffico di stupefacenti, spesso gestito dalle
medesime organizzazioni utilizzando le stesse vittime dello sfruttamento sessuale.
Per inviare il denaro all’estero, i membri dell’organizzazione si avvalgono frequentemente dell’agenzia
“Western Union”, come esemplificano le conversazioni riportate qui sotto:
In una conversazione due cittadini nigeriani colloquiavano, in maniera per nulla criptica, sul prezzo stabilito
per il viaggio di una donna dalla Nigeria, nonché delle modalità necessarie per il trasferimento del denaro
all’organizzazione di stanza in quel paese africano.
O: Omo n.m.i.
F: OSEIWE Favour aka Ogbes.
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pronto?
pronto
si?
io ho appena finito con la donna e ho deciso di chiamarti
io non ho capito quello che avete discusso
come?
ha detto che dobbiamo mandare 7000
è cosi perchè comprende biglietto di aereo e altre spese
dobbiamo pagare il 7000 qui in Italia o spedirlo con Western Union?
Western Union?
si … noi mandiamo il 7000 con le spese della commissione o senza?
dovete pagare tutto
se mandiamo i soldi con Western Union … non arriva più a 7000 … meglio avere conferma dalla donna prima
no lei vuole pagamento in contanti
allora chi pagherà per le spese di commissione?
al costo di trasferimento?
si
lo lo so ... pero io so che è meglio mandare tutti il 7000 alla donna perchè il costo comprende il biglietti dell’aereo, visto di ingresso ed
imbarcamento
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F:
O:
noi stiamo parlando di euro e non di Naira ... perché per mandare i soldi ci costa 100 euro per 1000 cosi arriveremmo a pagare 700 per
mandare 7000 euro
è vero? … comunque i soldi non sono della donna è per fare il lavoro
costa troppo
ok
riprendi il passaporto dalla donna mentre io do la conferma se si può fare cosi o non
ok … può confermare?
ti richiamerò appena io ho la conferma
ok
Trascorsi alcuni giorni Ogbes (OSEIWE Favour) contattava nuovamente la donna rispondente all’utenza
nigeriana), con la quale si era relazionato,per avvertirla di andare a ritirare i 7000 euro che lui le aveva
inviato, fornendogli i relativi codici di riscontro. Dalle conversazioni successive è emerso che i soldi
sarebbero serviti per l’ottenimento di un passaporto ad un uomo nigeriano, al quale Ogbes (OSEIWE
Favour) stava curando il viaggio per una destinazione non palesata, ma che si riteneva potesse individuarsi in
un paese americano, atteso che gli venivano richieste anche le impronti digitali.
La madame è necessariamente una figura carismatica, quasi sacerdotale, ed ha un ruolo molto importante
anche per le successive fasi dell’attività criminosa, in quanto stabilisce con le ragazze, uno stretto legame,
basato su giuramenti e riti di iniziazione spiritistici, chiamati “Voodoo”. Generalmente è persona diversa
dalla madame presente in Italia, che è invece quella che coordina le attività delle ragazze e riscuote i proventi
della prostituzione, anche se le due sono sempre in contatto, e spesso hanno addirittura un legame di
parentela: in tal modo la madame locale può trarre maggiori vantaggi dagli impegni assunti dalle ragazze
durante le celebrazioni dei riti in Nigeria. Più forte è il legame tra le due madam ee più celeri e maggiori
sono i vantaggi di natura economica che le due donne riescono ad ottenere, limitando, con il loro continuo
collegamento, i contatti con le organizzazioni criminali che operano in Nigeria.
L’aspetto mistico-religioso, pur se ostico da comprendere, non è assolutamente da trascurare come fenomeno
trasversale ed inscindibile dalla cultura nigeriana, che assume, in questa particolare attività criminosa, il
connotato indispensabile del costringimento psicologico, caratterizzante l’associazione di tipo mafioso.
Infatti in Nigeria sono ufficialmente praticate due religioni principali: il cristianesimo e l’islamismo. Ad esse,
però, si affiancano l’animismo 5 ed un’ulteriore serie di culti sincretici che combinano elementi delle religioni
principali con elementi di riti tradizionali che si perpetuano in ambito tribale.
Al nord è predominante il culto islamico mentre, nelle regioni meridionali, prevale la religione cristiana, sia
cattolica che protestante. In tutta quella regione è comunque fortemente sentita la dimensione
soprannaturale che si concretizza in una moltitudine di forme, spesso difficilmente comprensibili per la
cultura occidentale, che contribuiscono a delineare una società ricca di superstizioni, dove si riesce a
coniugare il razionale con il magico e la religione monoteista con lo spiritismo.
Tipici di questa regione sono i riti “juju” culturalmente propri dell’etnia yoruba, alla quale si deve la loro
nascita e la diffusione verso l'America e che, soprattutto ad Haiti, si è sposata con la cultura locale
assumendone poi delle caratteristiche dell'isola nei Caraibi nonché la denominazione di voodoo.
Agli Yoruba si deve la produzione di medicamenti che servono per proteggersi dai nemici, per irretire o
neutralizzare gli stessi, o solo per "stregare" e ingraziarsi persone o spiriti. E’ quindi una società molto
superstiziosa, nella quale non c'è una netta separazione tra il quotidiano e il magico, tra i problemi ed i
misteri, tra la religione monoteista ed il mondo spiritico, fatto anch'esso di spiriti buoni e di spiriti cattivi che
convivono tra loro.
Le organizzazioni criminali dedite al traffico ed allo sfruttamento delle clandestine destinate alla
prostituzione, per sancire l’impegno, le costringono, ad un patto di sangue davanti ad uno stregone
denominato “PASTOR”, che le impegna a restituire il debito concordato e ad ubbidire sempre alla
madame, pena la morte della ragazza o dei suoi cari, rimasti al villaggio.
Si cita come esempio un conversazione che la madame ENUDI Sandra,che è attiva nella tratta di giovani
nigeriane,intratteneva la madre, la quale dopo alcuni convenevoli, passava l’apparecchio ad un uomo
chiamato Pastore, ovvero colui che si era offerto per la celebrazione del rito voodoo
5 Soprattutto da parte delle etnie yoruba e ibo.
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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
Iniziata la conversazione il Pastore ripeteva che avrebbe dovuto “ … benedire un vestito per te ... devi
indossarlo sempre ... devi abbassarlo solo quando vuoi fare l'amore con uomini … omissis … nessuno ti
dirà niente quando porti il vestito … anche se vuoi andare in qualsiasi parte d’Europa …”.
Chichi (ENUDI Sandra) continuava confidando i suoi trascorsi fallimentari in Italia, il suo fermo intento di
rientrare in Danimarca, dove aveva il divieto di ritorno per cinque anni, oltre alle sue difficoltà economiche,
ma il Pastore la interrompeva preconizzando che avrebbe avuto “ … tutti i soldi che ti servono da adesso ...
devi solo rispettare tutto ciò che ti ho detto …”, non omettendo però che avrebbe dovuto “ … pagare il dieci
per cento dei tuoi guadagni … li o qui …”, lasciando intendere che, comunque ed in ogni posto si fosse
recata ENUDI Sandra, avrebbe dovuto versare il suo obolo.
Ancora si richiama la vicenda relativa all’arrivo di una donna nigeriana ILAWAGBON Rose che si trovava
in Italia nel paese natio ovvero al Nigeria ,al fine di “prelevare”un neonato da portare in Italia.
Si aveva modo in particolare di intercettare diverse conversazioni di notevole interesse per la delicata
questione in argomento, ed in particolare sulle modalità di custodia, in Nigeria, del minore in via di
trasferimento ed in particolare una nel corso della quale ILAWAGBON Rose contattava una donna alla
quale confidava la sua idea di far celebrare un rito propiziatorio voodoo sul conto del Pastore Austin e
sulla propria moglie, ovvero alla famiglia alla quale dovrebbe essere affidato il bambino che stava
reperendo.
Una vera schiavitù psicologica, un impegno più vincolante di qualsiasi altra cosa, attuato anche in Italia con
il quale le ragazze partono, provocando quindi una situazione di totale privazione della libertà e di
impossibilità di esprimere la propria persona nelle donne trafficate, attuando in questo modo una e vera e
propria forma di schiavitù e sottomissione della persona umana in tutte le sue manifestazioni che concreta
senz’altro il cd “metodo mafioso” previsto dalla fattispecie di cui all’art. 416 bis c.p.oltre che dei reati
satelliti di cui agli artt. 600, 601 c.p.e di sfruttamento e favoreggiamento nonché induzione alla prostituzione.
Nel corso della indagini è stato acclarato l’avvalersi del metodo mafioso da parte della ipotizata
associazione ,inteso come utilizzazione della forza d’intimidazione del vincolo associativo, cui consegue
una condizione di assoggettamento ed omertà.
Da un punto di vista probatorio, la forza d’intimidazione, elemento oggettivo di fattispecie del reato di cui
all’art.416bis c.p., deve essere genericamente riconducibile al gruppo criminale perché questo possa dirsi di
stampo mafioso. Un’associazione, quindi, potrà dirsi mafiosa (o camorristica), quando la sua “fama” di
violenza e potenzialità sopraffattrice sia tale da aver sviluppato intorno a sé una carica (capacità)di
intimidazione diffusa.
Nell’indagine denominata Viola sono stati accertati svariati episodi che testimoniano di tale forza
intimidatrice che ha prodotto nelle vittime dell’associazione, l’assoggettamento, e cioè quello stato minimo
di coartazione psicologica capace di determinare una reale deminutio della libertà morale e materiale di
scelta da parte di soggetti estranei al gruppo criminale: basti por mente a titolo meramente esemplificativo al
numero davvero impressionante di riti wodoo, minacce , violenze poste in essere dai singoli componenti
delle associazioni criminali, alla loro sistematicità, alle loro modalità di esecuzione, per rendersi conto del
grado di pericolosità e di diffusività sul territorio raggiunto da queste(che sono stati richiamate nel paragrafo
precedente a titolo esemplificativo).
L’INDAGINE LINUS -I TRAFFICI DI STUPEFACENTE
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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
Il presente capitolo sintetizza gli esiti dell’attività di indagine eseguita dalla data del mese di mese di aprile
dall’aprile 2005 al febbraio 2007 dai carabinieri di Viterbo ,dal Ros Roma la Goa di Roma e dalla squadra
Mobile di Napoli,sotto le direttive inizialmente della Procura di Roma e successivamente della Direzione
Distrettuale antimafia di Napoli, che ha consentito di disvelare l’esistenza di una organizzazione composta
prevalentemente da cittadini nigeriani presenti sul territorio nazionale nella province di Napoli, Caserta,
Roma, Viterbo,Milano, ed in altre nazioni quali Olanda, Nigeria e Perù ,Colombia dedita alla distribuzione in
tutta Europa ed all’importazione in Italia di grossi quantitativi di sostanza stupefacente, in modo particolare
“cocaina” ed “eroina”, attraverso reiterati trasporti della sostanza stupefacente dalla Nigeria ed Olanda,ed
alla successiva distribuzione capillare ai fini della rivendita al minuto della sostanza stupefacente nelle varie
regioni d’Italia, in particolare nelle province di Napoli e Caserta,Roma e Viterbo.
Invero le operazioni antidroga condotte dalle varie Forze di Polizia nel corso degli anni hanno evidenziato
che la Nigeria rappresenta un punto focale dell’ovest africano nel traffico degli stupefacenti. Sebbene non
sia un significativo paese di produzione di droga o di precursori chimici esso è divenuto uno dei maggiori
paesi di transito e stoccaggio, ovvero base per le maggiori organizzazioni criminali coinvolte nel traffico
internazionale di droga. Le organizzazioni criminali nigeriane infatti, operano in molti paesi del globo e sono
riusciti ad adeguare la risposta all’azione di contrasto delle forze di polizia di tutto il mondo. Esse sono in
grado di movimentare quantità considerevoli di stupefacente dalle zone di produzione e di stoccaggio verso
l’Europa, gli USA e Sud Africa facendolo transitare per la Nigeria. Di detto narcotico, solo una minima
parte è destinato al consumo interno.
La progressiva acquisizione investigativa circa l’esistenza del gruppo di nigeriani coinvolto nelle attività
criminose era emersa nel corso di altra attività investigativa già in atto dal mese di luglio 2004, nell’ambito
dell’operazione “Spider”,sul conto di un diverso sodalizio dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti
tra Roma e Viterbo, composto esclusivamente da italiani, che, all’improvviso, era stato sostituito dal gruppo
di cittadini nigeriani stanziati nella Capitale che si erano evidenziati in modo agguerrito quali nuovi ed unici
fornitori dei pusher della provincia viterbese,sostituendo i precedenti supplier residenti nella zona di Acilia
(Roma). Da subito erano emerse le forti connotazioni transnazionali della consorteria criminale nigeriana per
i solidi e numerosi collegamenti con altri connazionali residenti in diversi altri paesi esteri.
La D.D.A. di Roma, dopo circa sei mesi di attività,sulla scorta della importante novità sopra esposta,
stralciava le posizioni interessate e trasferiva il nuovo fascicolo, per competenza territoriale, alla DDA di
Napoli, a partire dal mese di aprile 2006, riprendeva e proseguiva le indagini nell’ambito del procedimento,
giacché emergeva chiaramente che il presunto sodalizio impegnato nel traffico illecito ha sede operativa
nelle province di Napoli e Caserta, da cui si diparte il flusso di droga verso Roma e quindi verso il viterbese.
L’attività investigativa è stata principalmente svolta mediante intercettazioni telefoniche di numerose utenze
cellulari italiane, nigeriane e olandesi che hanno permesso, nel corso del tempo, di evidenziare l’alto
spessore criminale dell’organizzazione, operativa su gran parte del territorio nazionale, con tre zone di
maggiore influenza ovvero le Province di Napoli, Caserta, Roma e Milano nonché in altri paesi europei e
non.
In queste zone geografiche è stato possibile individuare dei cittadini nigeriani, strettamente collegati fra loro
con struttura associativa a foggia piramidale, impegnati nell’introduzione in Italia di considerevoli
quantitativi di stupefacente del tipo cocaina ed eroina, nella successiva lavorazione della droga nonché nella
commercializzazione a diverso livello sino allo spaccio al minuto.
Nel corso dell’attività di indagine è stato inoltre possibile accertare che l’organizzazione illecita, anche se
apparentemente strutturata su “cellule” indipendenti operanti in diverse aree geografiche di diverse nazioni,
ha dei fortissimi punti di comunione nonché una perfetta rete di comunicazione, ed è verosimilmente guidata
da un unico comando di vertice da collocarsi presumibilmente in Nigeria 6 .
17
Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
Simbolicamente può essere rappresentata come una rete composta da tante maglie, collegate fra di loro con
dei capi maglia rappresentati dai vari promotori ed organizzatori dei distinti sodalizi, costituitasi con il solo e
prevalente scopo dell’arricchimento come e comunque esso sia.
Altra caratteristica rilevante ricavata dalle complessive emergenze investigative è costituita dal fatto che
l’organizzazione nigeriana, a differenza di quelle classiche di stampo mafioso, non è basata su vincoli
associativi di tipo familiare, bensì si tratta di un’associazione “sciolta”, e, di conseguenza, il sodalizio si
presenta suddiviso in “cellule” operative in diverse parti del territorio nazionale e non.
Nel corso delle varie fasi investigative, supportate dalle intercettazioni telefoniche e dai conseguenti servizi
dinamici – dettagliati nei prossimi capitoli – si è portata alla luce l’esistenza di una struttura criminale di
matrice nigeriana dedita esclusivamente – con continuità e professionalità - al traffico internazionale
di sostanze stupefacenti.
L’organizzazione criminale oggetto della attività investigativa denominata Linus, per il reperimento della
sostanza stupefacente, cocaina e eroina, ha previsto che nei paesi di produzione o di facile reperibilità sia
presente un membro del sodalizio con lo specifico compito di interagire con le locali organizzazioni dalle
quali acquistare la droga per poi inviarla in altre nazioni ed essere poi messa sul mercato finale.
Grazie all’attività tecnica sono stati infatti individuati membri del sodalizio stanziati in Olanda, nazione che
rappresenta, al momento, il maggiore canale di approvvigionamento e dove la comunità nigeriana è molto
numerosa, che, a vario titolo e con ruoli specifici, provvedono ad acquistare la cocaina ed a esportarla verso
gli altri paesi interessati. La collaborazione richiesta alle competenti autorità dei Paesi Bassi,che ha espletato
per circa sei mesi intercettazioni telefoniche scoprendo la parallela rete associativa operante in Olanda ha
consentito di raggiungere traguardi di alto livello investigativo in termini di sequestro di ingenti quantitativi
di stupefacenti ed arresto di diversi corrieri ma anche di trarre in arresto IGNATIUS Johannes Chidi,
ritenuto il vero leader del sodalizio nei Paesi Bassi, che curava il rifornimento della cocaina in Italia agli
associati nel napoletano ed in altre località dell’Italia ma anche ad altri nigeriani presenti in numerosi paesi
europei.
Nel corso della fase investigativa è stato possibile individuare e comprendere il modus operandi che il
sodalizio mette in atto per il raggiungimento dei fini illeciti, dal reperimento della cocaina, al reclutamento
dei corrieri, siano essi ovulatori o non, ed al trasporto della stessa che non esclude la presenza di personale
compiacente in alcuni scali aeroportuali ( ad es. in Nigeria) per agevolare il passaggio del corriere e della
droga specialmente qualora celata in normali valige.
Di seguito, si ritiene utile indicare le peculiarità riscontrate nel corso della fase investigativa che permettono
ancor più di mettere in risalto la vastità dell’organizzazione e, soprattutto, di come sia ben strutturata:
-la suddivisione in “cellule” radicate principalmente nelle province di Napoli e Caserta, in Roma, Milano e
Viterbo, con stretti collegamenti fra di loro e altri soggetti presenti in altre zone del territorio nazionale. Le
risultanze investigative hanno portato alla consapevolezza che “la rete nigeriana” presa in considerazione ha
raggiunto un elevato livello organizzativo e che il numero delle persone che ne fanno parte, nonostante
l’attività di contrasto, è in notevole e costante aumento;
-la quasi totalità dei soggetti inseriti nell’individuato contesto associativo, pur essendo pienamente in grado
di lavorare, vive esclusivamente con i proventi delle attività illecite riconducibili al traffico degli
stupefacenti;
-l’utilizzazione frequente dei medesimi corrieri siano essi ovulatori ovvero vettori di valige contenenti lo
stupefacente, che agiscono per le diverse cellule ed entrano in Italia trasportando lo stupefacente per poi far
ritorno al loro paese di origine o nel paese europeo ove risiedono. Esempio lampante è il caso di ABOUDOU
Nassabia Fatma, corriere utilizzato sia dal sodalizio campano che da altro emerso in Francia, a Parigi;
-il narcotico, una volta giunto in Italia, viene successivamente ceduto prevalentemente in favore di altri
cittadini nigeriani, pure inseriti nel medesimo contesto associativo e disseminati in varie località della
Penisola. Questi ultimi, anch’essi risultati associati e costituenti “una fitta rete di distribuzione” provvedono,
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a loro volta, ad alimentare lo spaccio della droga nelle “piazze” sia di grandi città quali Napoli, Caserta,
Milano, Roma, Viterbo, ma anche grossi centri urbani come Giugliano in Campania (NA), Villaricca (NA),
ed altri piccoli centri della provincia di Viterbo quali Caprarola e Fabbrica di Roma, dove risiedevano alcuni
personaggi che hanno rappresentato il livello più basso dell’organizzazione.
-le stesse fonti di approvvigionamento dello stupefacente, ubicate in Nigeria ed in Olanda, paesi di
stoccaggio della droga, importata dal sud america, ove sono recentemente stanziati alcuni nigeriani che
provvedono al reperimento direttamente alla “fonte” della cocaina, abbassando così il prezzo di acquisto e
saltando i passaggi intermedi;
-l’utilizzazione da parte degli indagati, nella maggior parte dei casi, di documenti di riconoscimento falsi,
spesso ottenuti in Nigeria, ove risulta essere pratica diffusa, ovvero di soprannomi, che rendono
obiettivamente difficile l’identificazione certa tanto dei corrieri (quanto dei promotori del narcotraffico ;
-la difficile localizzazione degli indagati, anche se perfettamente identificati, in previsione di eventuali
misure restrittive a seguito di provvedimenti di cattura delle competenti autorità giudiziarie, a causa della
loro elevatissima mobilità a livello mondiale;
-l’utilizzazione di carte di credito clonate o comunque di provenienza illecita per l’acquisto dei biglietti
relativi ai mezzi di trasporto (aereo, treno e nave) utilizzati poi dai corrieri, dedicando a tale attività soggetti
specializzati con funzione di una sorta di “agenzia di viaggio” occulta e parallela, così come informalmente
riferito anche dai competenti organi investigativi inglesi opportunamente interessati in un caso specifico;
-l’utilizzazione di numerosi e diversi sistemi di comunicazione quali: schede telefoniche cellulari intestate
esclusivamente a soggetti inesistenti o completamente estranei alle indagini che vengono sostituite con
frequenza costante, posta elettronica prevalentemente con indirizzi di provider degli Stati Uniti, Call Center,
Internet Point e chat line. Emerge così che l’organizzazione riesce a comunicare con i vari componenti
dislocati in ogni parte del mondo in maniera sicura, quotidiana ed efficace, rendendo certamente difficile la
messa in atto di idonee tecniche investigative di contrasto;
-la corruzione dei funzionari doganali dei paesi di provenienza dello stupefacente (Nigeria, altri paesi
africani), per garantire la partenza del maggior numero possibile di carichi, secondo la tecnica dell’invio di
“corrieri a pioggia”, in modo tale che, secondo un calcolo statistico, almeno una parte di essi arrivi a
destinazione;
-l’impiego, nella maggior parte dei casi, di corrieri di nazionalità nigeriana o comunque africana, che
riescono in tale modo a guadagnare in poco tempo una cifra considerevole, stimata in circa 3.000 euro per
viaggio, spese escluse, che certamente aiuta le loro poverissime condizioni di vita. Questo ampio bacino di
corrieri indubbiamente favorisce le organizzazioni nel reperimento degli stessi e nella grande facilità di invio
in ogni parte del mondo. Elemento di novità emerso nell’ultima parte dell’attività in corso è costituito
dall’impiego di corrieri “bianchi”, cittadini dell’Unione Europea, che destano ovviamente minor sospetto;
-da ultimo, l’utilizzo di diverse tecniche di confezionamento e trasporto dello stupefacente quali:
a) stock di ovuli del medesimo peso realizzati impiegando un’idonea tecnica per pressare lo
stupefacente e rivestirlo di più strati di materiale plastico al fine di evitare l’aggressione dei succhi
gastrici una volta ingeriti. E’ da evidenziare come, nel caso dell’arresto del OPARAH Alexander, uno
dei corrieri utilizzati dalla associazione ,gli ovuli che questi occultava nell’intestino non siano stati
rilevati dalla radiografia bensì solo a seguito di TAC; è pertanto ipotizzabile l’utilizzo di materiali radioopachi che vanificano i controlli radiografici. Per tale motivo sono in corso accertamenti comparativi di
laboratorio da parte del RIS di Roma;
b)valige appositamente preparate con doppi fondi ove occultare lo stupefacente;
c)pacchi postali internazionali spediti tramite corriere espresso;
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d)pezzi di ricambio per autoveicoli con vani appositamente ricavati per lo stoccaggio dello stupefacente.
Il reato transnazionale: legge 16 marzo 2006 n.146.
L’attività investigativa svolta nell’ambito dell’idnagine Viola ha evidenziato ed ampiamente documentato
che gli indagati, oltre a rispondere del reato di cui all’articolo 74 del DPR 309/90, potevano rispondere
anche della circostanza aggravante(che prevede l’aumento da un terzo alla metà) prevista e punita dalla legge
16 marzo 2006 n. 146 contro il crimine organizzato transnazionale che è stata contestata agli indagati in sede
cautelare.
Infatti, gli eventi e le condotte tenute dagli indagati trovano piena corrispondenza con il dettato normativo
citato ed in particolare dall’articolo 3, attesto che l’organizzazione criminale commette l’illecita attività in
più stati ovvero Italia, dove ha sede il sodalizio, la Nigeria, ove si ritiene abbia sede la regia con competenza
“mondiale” ed il vertice ultimo dei narcotrafficanti nigeriani, e l’Olanda da dove proviene gran parte dello
stupefacente e dove sono presenti degli esponenti che reperiscono il narcotico per inviarlo in Italia.
Proprio in Italia, comunque, il traffico illecito portato avanti dal sodalizio oggetto di indagine viene
organizzato, pianificato ed ha la sua cabina di comando nazionale e controllo ed è in Italia dove il reato trova
la finalizzazione con la distribuzione dello stupefacente ai consumatori.
Il legame fra i paesi appena citati è stato documentato dai sequestri operati dalla polizia giudiziaria in
occasione di vari trasporti di stupefacente che dalla Nigeria, dal Perù e dall’Olanda stavano per essere
immessi sul territorio nazionale a seguito di intercettazione effettuate contestualmente dalla p.g. italian ed
olandese ed il conseguente simultaneo scambio di informazioni .
Inoltre in tale contesto si ritiene utile ribadire l’importanza del materiale sequestrato in occasione dell’arresto
in Olanda di IGNATIUS Johannes Chidi ed in particolare del c.d. libro mastro, ovvero un blocco notes dove
il predetto ha annotato i resoconti dell’attività illecita.
L’organo collaterale olandese, oltre ad identificare compiutamente l’IGNATIUS, riveniva nella sua
abitazione circa 4 kg di cocaina, materiale per il confezionamento degli ovuli e documentazione di estremo
interesse investigativo, fra cui il “libro mastro” e oltre 115.000 euro in contanti.
La vicenda è estremamente importante in quanto nel corso della perquisizione domiciliare è stato possibile
sequestrare, oltre allo stupefacente, anche del materiale tipicamente utilizzato per il confezionamento degli
ovuli che poi venivano ingeriti dai corrieri. Oltre a ciò è stato rinvenuto il c.d. “libro mastro” con annotati
diversi contatti telefonici con più paesi europei - di soggetti che hanno espletato l’attività di corrieri,
acquirenti in Italia per il successivo spaccio, fornitori e resoconti relativi ad alcune transazioni illecite.
Dal predetto libro mastro, si evince inoltre il movimento di considerevoli somme di denaro ed i relativi
pagamenti ai/dai vari personaggi che in esso figurano(di ben venti diverse nazionalità) che mettono in risalto
la centralità del ruolo ricoperto dall’indagato nel contesto organizzativo ipotizzato. Infatti, è ben evidente che
il materiale in sequestro, contiene numerosi appunti che riepilogano “affari”, conclusi sia verso i fornitori di
stupefacente che verso i diversi corrieri impiegati per il trasporto della cocaina in diversi paesi europei..
Anche l’entità della somma di danaro sequestrata (pari a circa 115.000 euro) - il cui possesso non può trovare
altra spiegazione se non nella attività di trafficante internazionale di stupefacenti espletata continuativamente
dall’indagato - costituisce ulteriore importante riscontro circa il ruolo apicale dell’Ignatius nell’ipotizzata
associazione.
Inoltre davvero illuminante dei collegamenti internazionali e dei paesi coinvolti nel traffico di stupefacente
in esame è la seguente tabella riportante i contatti telefonici inseriti nella scheda telefonica del capo della
associazione
Utenza
00234-8062817603
Utilizzatore
Nazione
Note
Nigeria
Passport
20
Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
00234-8028034568
00234-8067395151
00234-8067356455
00234-8067388475
00234-8059122206
00234-8062235167
00234-8039330788
00234-8066334970
00234-8002407365
00234-8023049134
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
Nigeria
0031-623908661
0031-655931707
0031-625344316
0031-626376247
0031-644672419
0031-644789004
0031-627571614
0031-641118506
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
0031-619245980
0031-643684230
0031-626989496
0031-626982418
0031-619104592
0031-6433881006
0031-649919210
0031-651688422
0031-618845337
0031-643678863
0031-625536621
0031-647250149
0031-628374336
0031-655985007
0031-630310301
0031-644779078
0031-624757082
0031-630512637
0031-650927171
0031-650893559
0031-627297467
0031-652196276
0031-629197912
0031-654501233
0031-611241474
0031-644937997
0031-644809461
Emerso
su
Sunny
Milano
(347/2459939- 389/0571852)
dal
29.09.2006 al 05.11.2006 in uso a
Geoffrey – corriere -
Emerso su Sunny Milano 389/0571852
e 347/2459939)
dal 26.09.2006 al
07.11.2007 in uso a Anyale – fornitore
Emerso su Sunny Milano 347/2459939
il 09.11.2006 e su Nonso 328/9388778
il 15.02.2007
0031-626393560
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Uzor, Eze, Nonye
Nelson
Christ – Uloma L.
Uloma-CC
IK- Nig. (Nigeria)
Maxi
ALA Nike
Odi-co
Odi-co-2
Sandra
Maxi
Geoffrey
Emeka
Papa
Prince- G.
Manza
Nonyei
Maxi
Jamanda ff
Jamanda
Oyei
Edith
Gorge- Ada
Josef- Sonda
Kan
NN
Vesen
Chibuozu
Chikodi
CC
Mike-Baba
KB
Paesi Bassi
Paesi Bassi
Christopher
0039-347-249939
Corretto(347-2459939)
Intercettato in Italia. “Sunny Milano”
Italia
Nella pagina ove sono riportati,
si legge il nome di Eddy e
“Obi” (dim.vo di Chimaobi)
0039-320-6316472
Emerso su Sunny Milano 389/0571852
dal 22.09.all’11.10.2006 ed in uso ad
Eddy
Italia
Come sopra
Italia
Italia
Italia
Italia
Sergio
Sergio
Uche Italy
Charle Nkemakolam
Italia
Italia
Italia
Kelechi Italy
Osundu Italy
Nike Italy
0039-392-5752773
0039-333-6243489
0039-346-0216038
0039-328-8410979
0039-388-924968
0039-333-8399560?
0039-334-8178994
Emerso su Nonso 328/9388778 dal
21.02.2007 al 27.02.2007 ed in uso ad
un uomo
Emerso su Sunny Milano 347/2459939
21
Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
dal 03.11 al 08.11.2006 – su Nonso
328/9388778
dal 15.02.07 al
24.02.2007. Intercettato ed in uso a
Nick.
0039-349-028040
0039-348-9028040
0039-348-928040
0039-329-6417822
0039-388-9246976
0039-320-7096917
0039-329-9745719
0039-399-745719
0039-349-0976845
0039-347-3423355
0039-340-6732097
0039-347-427
0039-340-9897855
0039-381-188474
0039-339-1931601
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0049-2013197102
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0049-1746523886
0049-1637045115
0049-1627232990
Emerso su Sunny Milano 389/0571852
il 22.09.2006 ed in uso ad un uomo
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
AKINDELE Helen Iyabo (Nonye)
ONWUDIWE
93155 Heman
Ifeany
pellendorf
Italia
Italia
15,
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Ciarle
Ciarle
Ciarle-2
Eddy
Nonyei
Jerry Italy
Jerry Italy
Nonyei
UJU Sunny, Moglie di Sony
Okenba
Uche
Ekomoke
Perfect
Christ office
Jude
Jude-f
0049-1757017033
0049-1623526375
Germania
Germania
0044-7737095766
0044-7985522227
0044-2078911411
Gran Bretagna
Gran Bretagna
Gran Bretagna
Magelow L.
Banabas L.
00230-8036463848
Mauritius
Ugoma-Chidi
0027-768578275
Sudafrica
Basil S.A.
0033-178019494
Francia
Stefane
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Austria
Austria
Udo-A
Udo
0055-4599360604
0055-1185442635
Brasile
Brasile
Elias – bra (Brasile)
Emeka
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Finlandia
Peter-Fin (Finlandia)
0045-61973506
0045-61952788
Danimarca
Danimarca
0041-788172105
Svizzera
Christopher
22
Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
CONCLUSIONI
In conclusione,anche alla luce della esperienza maturata nel corso delle indagini che ho coordinato,
ritengo che solo attraverso opportune iniziative ,peraltro già positivamente intraprese dalla Dna e da
Eurojust protese a favorire la cooperazione,attraverso lo scambio di informazioni ed il compimento
di attività di indagine congiunta , tra gli organi giudiziari e di polizia dei paesi interessati dalla
presenza della criminalità nordafricana ,soprattutto Paesi Bassi ,ma soprattutto cercando anche
attraverso azioni governative e della comunità europea protese a creare collegamenti investigativi e
stipulare accordi di cooperazione con la Nigeria sarà possibile perlomeno limitare “i danni”
procurati dalle organizzazioni criminali in esame e infliggere duri colpi arrestando i livelli più
prossimi a quelli dirigenziali delle predette associazioni .
IL SOSTITUTO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
Dottor Giovanni Conzo
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