I Ching: il Libro dei Mutamenti per il decision making ed il problem

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I Ching: il Libro dei Mutamenti per il decision making ed il problem
I Ching
Il Libro dei Mutamenti
per il decision making ed il problem solving
di Andrea Biggio
Yi Jing: un po’ di storia
La Genesi del libro dell’I Ching (correttamente ortografato: yi jing) è lontana e va ben
oltre la memoria storica, ma si è appurato che i suoi albori possano risalire a circa 11
secoli a.C., come raccontato da alcuni documenti che lo collegano alla figura mitica e
leggendaria di Fu Xi, suo iniziatore. I Padri ispiratori della saggezza del Yi Jing sono
stati, in seguito (circa 6 secoli a.C.), il Re Wen, il duca di Zhou e, poi, Confucio; così
come saggi e studiosi che si susseguirono nei millenni, i quali aggiunsero di volta in
volta commenti intorno ai 64 Segni (chiamati in occidente "Esagrammi"). Durante
tutta la vita del duca di Zhou, l’I Ching fu usato come testo oracolare con il titolo
“Zhou Yi, I mutamenti degli Zhou". Confucio ne trasse, egli stesso, insegnamenti
profondi che influirono in maniera determinante sul suo carattere e ne commentò gli
esagrammi (cfr. il libro secondo).
Lo Yi Jing è all’origine sia del Taoismo che del Confucianesimo. Confucio asseriva che
per raggiungere l'armonia dentro di noi e con il mondo bisogna coltivare la propria
personalità, rafforzandola e nobilitandola. Anche Lao-zi basò su Yi Jing una propria
filosofia e fondò una dottrina (che alcuni secoli dopo fu definita “taoista”) la quale
predicava i valori di amore, devozione, sincerità, compassione, pazienza, semplicità e
concordia.
In Cina, durante i secoli successivi e tra alterne fortune, i responsi del libro furono
richiesti da filosofi, politici e anche gente comune per avere una indicazione su
importanti decisioni da prendere, ed è utilizzato ancora oggi. In Giappone, il Libro dei
Mutamenti viene tuttora consultato prima di grandi trattative ed è materia di studio
nelle Università.
In Europa la diffusione del Yi Jing cominciò nel 1600, portato dai monaci gesuiti, ma
che ebbe scarso successo a causa di traduzioni grossolane o troppo dotte e poco
comprensibili. Soltanto nel 1911, grazie a Richard Wilhelm, missionario e pastore
tedesco vissuto in Cina per oltre 20 anni, si iniziò una seria traduzione in tedesco che
durò 12 anni, attraversando epoche drammatiche come la rivoluzione cinese del 1911
e la prima guerra mondiale del 1915.
Nel 1924 il libro fu finalmente pubblicato e riscosse un immediato e meritato successo
non solo in Germania, ma in tutta l'Europa. A questa traduzione in tedesco ne
seguirono un'altra in inglese nel 1949, e in italiano nel 1950. Entrambe le traduzioni
ebbero l'onore di allegare una prefazione del celebre psicologo Carl Gustav Jung, che
ne illustrò struttura e impressioni dopo una attenta consultazione.
A partire da allora il Libro dei Mutamenti divenne una patrimonio culturale e fonte di
aiuto spirituale e psicologico per milioni di persone.
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Yi Jing: cosa rappresenta
Il Libro dei Mutamenti interpreta il principio di realtà non in termini di azione ma di
trasformazione. La polarità di base presente nell’universo è rappresentata dalle due
linee, spezzata (yin) ed intera (yang), che ci danno conto di ogni processo e,
convertendosi e permutandosi le une nelle altre, ci indicano l’universale legge della
trasformazione continua delle cose (il panta rei di Eraclito).
Ripara il circuito di collegamento e di dialogo, momentaneamente interrotto o mai
attivato, tra noi e la situazione, facendocene vedere l’infinita varietà di sfaccettature
che a noi stessi spesso sfuggono perché troppo implicati.
E’ una fotografia della situazione con tutte le sue implicazioni dalla quale partire per
decidere. Con la risposta ti vengono fornite informazioni che al momento mancano al
tuo livello di coscienza e conoscenza e quindi hai più dati a disposizione per poterti
regolare e diminuire l’incidenza di errori. Hai più informazioni e puoi pertanto
modificare il tuo comportamento e la tua direzione a seconda del quadro-contestosituazione-gestalt che la risposta ha indicato.
Insegna a stabilire la giusta strategia, intesa come modo di organizzare le risorse a
disposizione nel momento, nostre e dell’universo (cioè, in nostro dominio e non), per
farle funzionare. La strategia collega i mezzi disponibili agli obiettivi e riguarda sia
cosa fare che come farlo.
Oggi il metodo di consultazione più in uso, in voga in Cina sin dall’epoca SONG, è
quello con le tre monetine che si lanciano per sei volte con il sistema binario,
inventato con lo I Ching e poi adottato dal “linguaggio macchina” dei computer. La
caduta non casuale delle monetine ci mette in collegamento con la nostra risposta
attraverso una delle 4096 diverse combinazioni di esagrammi che rappresentano un
insieme finito (4096) di simboli che ci racconta, con la precisione di un computer,
tutto l’infinito Universo: le sfaccettature dell’universo dentro e fuori di noi (vita di tutti
i giorni, natura, meteo, amore, politica, guerra, caccia, uomo nel corpo/anima, etc).
L’Yi Jing è l’unico libro, meglio ancora l’unica struttura, che, attraverso la sua
cosmologia, mette al centro della sua osservazione il mutamento, il cambiamento,
come sequenza naturale delle cose, come processo (non esiste la libertà ma il
processo di rendersi liberi!), come divenire, come la vera natura della vita, a cui dona
significato. Permette all’individuo di gettare un’occhiata sulle varie possibilità che gli si
parano davanti in modo da consentirgli di scegliere il modo migliore di agire in
accordo con il Dao (Tao).
Il grande insegnamento generale del I Ching, infatti, è che, con il tempo e con la
pazienza, ci aiuta a guarire le divisioni ed i dualismi: io/se, spazio/tempo,
mente/corpo, spirito/natura, psiche/soma, mascolinità/femminilità, passato/presente;
ci aiuta poi a superare la limitata visione umana che non vede l’UNITA’ di tutta la
realtà, di tutta la molteplicità; infine ci aiuta a trasformare il modo di porci a) in
relazione agli altri esseri umani, b) nel rapporto profondamente personale con noi
stessi.
Lo studio del Libro, secondo C.G.Jung, rappresenta una sola lunga ammonizione a
scrutare accuratamente il carattere, le attitudini, ed i motivi propri e, pertanto, ci
porta nel cambiamento.
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L’efficacia
Il saggio apprende dal loro esame, nella consultazione del Libro, ad apprezzare il
“campo delle forze” che sono in gioco e che costituiscono il “potenziale della
situazione”; non per uno scopo meramente contemplativo, ma semplicemente e
pragmaticamente per rendere la sua condotta “efficace”, cioè sempre “in fase” con
l’evolversi stesso delle cose. In questo modo Il saggio, come pure lo stratega, non
appunta la sua attenzione sull’azione momentanea (anche quando è prolungata) ma
“trasforma” pensando alla durata del processo, dalla cui continuità scaturisce l’effetto
naturalmente, l’efficacia.
Nell’arte della guerra cinese, i cui principi – come forse non tutti sanno - sono mutuati
dal Yi Jing, è centrale la consapevolezza che l’iniziativa non viene da me, ma che vi
sono nella situazione stessa dei fattori favorevoli sui quali mi posso appoggiare per
farmi “portare” (per esempio nozione di mercato portante). Per Sun Tzu la strategia
non è altro che la ricerca dei fattori favorevoli da cui trarre profitto.
Le parole efficacia e efficienza derivano ambedue dal latino “efficere” e stanno a
significare nella nostra cultura, come risulta da ogni buon dizionario, due concetti
abbastanza diversi. Ne risulta, pertanto, che è efficiente chi svolge bene le funzioni e
le mansioni che gli vengono assegnate ed è efficace chi raggiunge lo scopo desiderato
(anche se in modo difforme da quanto funzioni e mansioni prevedano, n.d.r.).
Nella modalità cinese, come ci spiega lucidamente François Jullien (Trattato
dell’efficacia. Einaudi 1998), e con riferimento alla “strategia”, l’efficacia viene
innestata dall’efficienza dello stratega, cioè da quella “modalità” indiretta di operare
nella processualità delle trasformazioni silenziose, captando il “potenziale di
situazione”, facendo leva sui “fattori portanti”, senza forzare (Wu Wei) il risultato, ma
facendone emergere – dopo una lenta maturazione - l’opportunità da cogliere come
un frutto maturo.
Nell’esagramma n° 63 del Yi Jing (Libro secondo) è scritto: “Chi sta al di sopra delle
cose, quegli le porta al compimento. Per questo segue poi il segno ‘dopo il
compimento’ che significa ‘consolidamento’.
Ecco perché leggiamo nella stanza 63 del Laozi (Laozi, Einaudi 2004) “agisci senza
adoperarti – con distacco le mansioni assolvi – sulle difficoltà pondera finché son facili
da sbrogliare – bada a ciò che è grande dalle minute inezie – le difficoltà al mondo, da
cose facili han principio – quel che è grande, al mondo, da minute inezie ha principi -”
e nella stanza 64 “idear le cose prima che dian segno – ordine stabilisci quando il
disordine ancora non è comparso – quell’albero il cui tronco stenti ad abbracciare, da
un butto finissimo è cresciuto – quella torre di nove piani , da un canestro di terra è
sorta –“
La decisione
Decidere è, pertanto, effettuare scelte a monte dei processi e cogliere il frutto quando
è maturo. Cogliere il frutto maturo potrà sembrare agli occhi degli altri, esteriormente,
una decisione del momento, ma non è così: essa conosce il suo piccolissimo inizio
molto più a monte. Anche le decisioni che sembrano presentarsi improvvise, in effetti,
affondano le loro radici nella processualità delle cose e, se ho ben piantato il seme e
curato la piantina nella sua crescita “senza forzare”, so valutare con responsabilità il
momento della maturazione del frutto.
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I cinesi antichi dicevano che il futuro è sempre presente sotto forma di seme, perciò
se so contrarre l’albero nel seme, so anche prevedere come l’albero si svilupperà dal
seme. Se conosco il nucleo centrale della situazione sono dunque in grado di
prevederne le naturali conseguenze. Se osserviamo bene una semplice ghianda
vediamo solo un piccolo e delizioso ammasso di materia vegetale, ma sappiamo bene
che dentro il suo involucro, nel grande mondo del “non visibile”, esiste una potente
spinta futura, quella della quercia. Il visibile e l’invisibile, per il saggio, non si
oppongono tra loro come due differenti realtà, ma sono fasi complementari di uno
stesso processo: sono il principio unico, la stessa realtà colta in due momenti
differenti. La piantina di narciso quando si sviluppa dal bulbo, nel quale è incorporato
il disegno del suo futuro, non potrà nascere prima o diventare migliore se la si tirerà
fuori dalla terra prima del tempo: diverrà quel bel fiore profumato nei suoi tempi per
accordarsi a quel disegno incorporato.
La vera decisione, per il saggio, è già contenuta nelle cose, che per questo motivo
vanno attentamente studiate e considerate sin dal loro più impercettibile (e spesso
invisibile) inizio.
Decidere - e quindi scegliere – è il primo servizio che si chiede al Yi Jing. Ma non si
tratta di una delega a decidere in modo efficace al nostro posto, bensì della richiesta
di fornirci l’indicazione circa le forze in gioco, dentro e fuori di noi, visibili ed invisibili,
nella situazione per la quale gli domandiamo “il responso”.
Decidere deriva etimologicamente dal latino de-caedere, tagliar via, tra le preferenze
e le priorità, quelle che ci interessano meno e scegliere i “fattori portanti” sui quali
appoggiarci per procedere. In Cina, l’ideogramma Suan, che significa aritmetica e
calcolo, ha due radici e due significati: calcolare/enumerare e divinare: il significato è
“contare e calcolare l’origine – nel presente - di ciò che succederà, di ciò che sta per
accadere”.
Paul Watzlawick (Change. Astrolabio 1974) ci spiega bene, citando un vecchio test
psicologico, che quando dobbiamo trovare una soluzione ad un problema siamo
sempre autoreferenziali, partiamo cioè sempre dalle stesse premesse e il risultato è
un cambiamento apparente (del tipo 1) e non un vero cambiamento (del tipo 2). Se ci
viene richiesto di collegare i nove punti del quadrato con sole quattro linee rette,
senza sollevare la matita dal foglio, ordinariamente siamo indotti a cercare la
soluzione all’interno del quadrato, anziché abbandonare il campo e cambiare le
premesse uscendo dal quadrato stesso, cioè dalla nostra gabbia.
Quando consultiamo lo Yi Jing per prendere una decisione, noi siamo in grado di uscire
dalla gabbia dei pregiudizi e della nostro ristretto sguardo sulla situazione. Infatti la
visione della realtà che ci viene offerta con la radiografia del presente, effettuata dal
Libro dei Mutamenti, abbraccia tutto il campo delle possibilità andando oltre la gabbia,
oltre la nostra visione limitata e conservativa delle cose che conosciamo.
Il “team interiore” ed il “management di sé”
Consultare l’antico Libro dei Mutamenti, dunque, aiuta nelle decisioni e nelle scelte,
facendo luce su ogni aspetto esteriore implicato nella situazione; ma esso svolge un
ruolo importante anche con riguardo alla complessità e alla molteplicità interiore di
ognuno. Il brusio di voci interne, di moti e di impulsi volitivi e istintivi, che spesso si
affolla nella nostra mente prima di decidere, meglio ancora: prima di avviare il
processo, vuole spazio e richiede di essere riconosciuto, vagliato ed integrato anziché
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rimosso o scacciato come fastidioso. James Hillman dice: “A me piace immaginare la
nostra psiche come una pensione piena di ospiti. Ci sono quelli che si presentano
puntuali e seguono le regole della casa, e altri, anch’essi ospiti fissi, che se ne stanno
chiusi in camera o si fanno vedere solo di notte; e può darsi che questi e quelli non si
siano mai incrociati. …bisogna dar spazio a tutti, ai caratteristi, alle controfigure, agli
addestratori di animali, alle comparse, agli attori che recitano soltanto una porticina e
si esibiscono in numeri inattesi.”
Lo Yi Jing, nella sua risposta, ci aiuta a portare sulla scena teatrale della vita –
durante il processo decisionale - l’intera nostra compagnia melodrammatica, insieme
al coro, ai ballerini, ai protagonisti e al direttore d’orchestra, quando ringraziano
inchinandosi alla fine della rappresentazione, ciascuno a modo suo. Lo Yi Jing ci aiuta
a gestire questo straordinario team interiore individuando il messaggio di cui ogni
componente è portatore. Ogni membro della squadra ha un suo messaggio e le
singole linee, spezzate o intere nell’esagramma di risposta, ben lo descrivono, sovente
con straordinaria precisione. Il nostro comportamento e la maturazione della decisione
spesso avvengono ad opera di una sola di queste istanze interiori senza che alle altre
venga data la possibilità di esprimersi. Se, invece, le relazioni conflittuali tra le nostre
istanze interiori significative vengono integrate si accede ad una dimensione di
sinergia tra di esse che diventa anche esterna, realizzandosi pure fuori di noi e
generando altra sinergia e valore nell’ambiente nel quale viviamo e/o lavoriamo.
Ecco dunque come un buon management di sé presupponga – nell’ottica di decisioni
efficaci - anche un buon lavoro da fare con il team interiore: per prima cosa per
conoscerlo e, in secondo luogo, per far parlare e lavorare i membri della squadra; e,
soltanto a questo punto, far entrare in scena il capo supremo, l’istanza “manager”
dell’io cosciente, per l’integrazione delle tendenze spesso contraddittorie che in noi si
formano durante la maturazione della decisione: per liberarsi dalla costrizione di
assecondare quell’istanza che vuole imporsi sempre con la solita prepotenza.
Utilizzare il Libro dei Mutamenti nella formazione aziendale
L’approccio al metodo di consultazione del Yi Jing riguarda fondamentalmente lo
sviluppo e la crescita personale. Può, quindi, divenire un interesse aziendale moderno
quello di fornire, nell’ambito di una formazione continua (iniziative brevi e
personalizzate e loro ricorrenza sistematica e programmata nel tempo), spazi per la
progettazione di una crescita culturale ed organizzativa anche non immediatamente
connessa alle mansioni lavorative.
Nell’ambito di una tale formazione si potrebbe favorire l’acquisizione di strumenti, tra i
quali lo studio e la pratica del Yi Jing, nell’ottica del contemporaneo conseguimento di
due risultati ragguardevoli:
• un approccio nuovissimo, ma antico, alla teoria della decisione e dell’efficacia;
• la possibilità di far dialogare maggiormente tra loro i due emisferi cerebrali, quello
destro, più intuitivo e poetico, con quello sinistro, più razionale e deduttivo, allo
scopo di impedire le continue censure che questo ultimo porta al primo. Con
significativi risultati nei campi della gestione del cambiamento, della gestione dello
stress e delle difficoltà, nella comprensione di sé e degli altri.
Studiare lo Yi Jing è studiare le basi di una cultura lontana dalla nostra ma della quale
è interessante servirsi, scoprendo che le basi della dialettica yin-yang, teorizzate nel
Libro dei Mutamenti, sono quelle che hanno poi costituito il fondamento di manuali
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tanto studiati nelle scuole occidentali di management: “Arte della guerra” e “36
Stratagemmi”.
La parola stratagemma non esiste in latino perché è un concetto molto lontano
culturalmente dal pensiero romano-occidentale; e la nostra lingua, per esprimerne il
concetto, è dovuta ricorrere all’etimologia greca, usando quella cultura come ponte
verso il sapere orientale.
Vediamo,dunque, quali possono essere alcuni risultati di un approccio al Libro dei
Mutamenti, in “formazione aziendale continua”:
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L’apertura al cambiamento, importante per noi stessi ma anche molto richiesta
nelle aziende moderne, è l’essenza stessa del Libro, il quale consente di recepire
rapidamente gli stimoli al mutamento provenienti dal contesto e dallo scenario e di
allinearsi ad essi, soggettivamente con il nostro libero arbitrio, nel modo che più si
armonizza con la nostra propria natura.
Lo Yi Jing è uno strumento molto indicato, anche, per il problem solving. Ci
consente, cioè, di affrontare i problemi riconoscendo le informazioni essenziali ed
operando scelte personali finalizzate a trovare soluzioni coerenti con gli obiettivi
che vogliamo raggiungere, siano essi aziendali e/o personali.
Lo Yi Jing ci agevola pure nella gestione dell’ansia e dell’incertezza in modo
adeguato, consentendoci di ridurre lo stress e mantenere lucidità mentale in
situazioni incerte e rischiose, per affrontarle in modo equilibrato ed efficace.
Lo Yi Jing, infine, ci consente di portare con noi, anche nel luogo di lavoro, la
filosofia e la riflessione, essendo esso stesso uno strumento di consulenza
filosofica e di “self help”, per utilizzarlo in tutte le situazioni in cui si deve decidere,
effettuare scelte, intraprendere iniziative.
I contenuti di un programma di studio di base del Yi Jing
Un valido programma di studio di base prevede di fornire elementi che consentano di
familiarizzare con le risposte del Libro dei Mutamenti.
Vi viene svolto l’esame dei 64 esagrammi e consentito un avvicinamento al linguaggio
simbolico proprio del Yi Jing.
Un metodo d’analisi rigoroso, inoltre, permette ai partecipanti ai corsi di impadronirsi
degli strumenti necessari all’interpretazione delle risposte.
Le sessioni d’incontro sono ordinariamente consacrate all’acquisizione delle nozioni di
base e di quelle avanzate.
Ogni sessione è strutturata in due parti: la prima teorica, durante la quale vengono
illustrate le conoscenze per comprendere la struttura del Libro, e la seconda incentrata
sulla pratica di consultazione con domande dei partecipanti.
Si tratta di uno dei tanti approcci possibili al Yi Jing, che è infatti un libro a molti strati,
non in conflitto ma in armonia olistica tra loro: storico, religioso, filosofico, psicologico,
di saggezza, “divinatorio”, numerologico, filologico, marziale, medico, nutrizionale e,
infine, strategico.
Il Libro, quindi, può essere approfondito nei modi più diversi, l’importante è che
ognuno trovi una sua maniera per far risuonare i segni e le immagini dentro di sé, in
qualche modo e su qualche piano.
Non dobbiamo cercare un procedimento ed un codice preciso uguale per tutti.
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E’ bene sottolineare, pertanto, che lo stile formativo adottato preferisce incontrare il
Libro, non come strumento oracolare di divinazione, cui chiedere cosa succederà, ma:
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come manuale di strategia, presso il quale informarsi sul miglior modo per
affrontare una situazione, raggiungere un obiettivo, relazionarsi con se stessi e/o
con gli altri. La strategia collega i mezzi ai fini e riguarda sia cosa fare che come
farlo. Non è sufficiente avere, rispetto a ciò che si vuol fare, passione, fede,
gerarchia dei valori, energia, capacità di istituire legami con gli altri e
comunicazione efficace, ciò che necessita è imparare a stabilire la giusta strategia,
intesa come modo di organizzare le risorse a disposizione nel momento (Tao),
nostre e dell’universo, per farle funzionare.
come libro di saggezza: pilastro della filosofia, della saggezza, dell’alimentazione
e della scienza medica dell’Oriente Estremo.
Note sull’autore
Andrea Biggio, laureato in giurisprudenza alla Sapienza di Roma e specializzato in
scienze amministrative, viene assunto da un primario istituto di credito, che lascia
anticipatamente nel 2002, dopo aver ricoperto il ruolo di direttore della filiale di
Firenze. Ha conosciuto lo Yi Jing nel 1985 in occasione dell’avvio di un percorso
personale di analisi junghiana e da allora lo ha studiato a Parigi con Pierre Faure del
quale è tuttora collaboratore. Tiene corsi per l’apprendimento del metodo di
consultazione del Libro dei Mutamenti e studia ed insegna cucina naturale e
macrobiotica.
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