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Le nostre prestazioni
Case management – infortunio
Concentrarsi sulla guarigione
senza preoccupazioni
Dopo una grave caduta in montagna, Brigitte Wolff (54 anni) temeva che non
sarebbe più stata in grado di lavorare normalmente. L’attiva biennese ricorda
come il case management di Helsana le abbia permesso di reinserirsi
nel mondo del lavoro gradualmente e senza pressioni. E soprattutto senza
gravare sul proprio datore di lavoro.
«Mi sento ancora in colpa per aver causato
tutto quel disturbo. È dovuto persino
intervenire l’elicottero della Rega! Avevo
la convinzione che avrei sempre potuto
cavarmela da sola. Basta stringere i denti,
pensavo. Nei dodici anni in cui ho lavorato come segretaria medica non ho mai
avuto cedimenti. Due anni fa mi hanno
addirittura regalato due giorni di vacanza
perché in tutto l’anno non ero mancata
neppure una volta.
— L’infortunio, il 27 ottobre 2011, capitò
in un periodo particolarmente sereno dal
punto di vista personale. Ero in pace con
me stessa, mi sentivo perfettamente in
forma. Quel giorno avevo appuntamento
con un’amica nelle montagne sopra
Grenchen per fare un’escursione dall’Obergrenchenberg fino al ristorante Oberes
Brüggli passando per l’‹Ängloch›. L’idea era
di fare una passeggiata non troppo lunga.
Ci incamminammo su un piccolo sentiero
in direzione dell’Oberes Brüggli, dove intendevamo sostare per una pausa. Il terreno
era ricoperto dalle foglie autunnali appena
cadute. Tutto a un tratto scivolai e rotolai
a valle per 20 metri, come in un film d’azione. Mentre ruzzolavo giù per il pendio
pienamente cosciente pensai che soltanto
un albero avrebbe potuto fermarmi. E poi,
come per miracolo, spuntò fuori un ramo
che frenò la mia corsa.
Un recupero difficoltoso
Le operazioni di salvataggio furono complicate. Non potevo muovermi, ero letteralmente aggrappata alla parete. La mia amica
allarmò immediatamente l’ambulanza.
Fino al suo arrivo mi diede sostegno morale
il padrone dell’Oberes Brüggli, che era
accorso dal ristorante. Mi tenne la mano e
cercò di distrarmi raccontandomi storielle –
è stato il mio eroe. Respiravo appena, non
potevo muovere la testa e ogni movi→
«Nel reparto di cure
intensive mi chiesi:
la mia vita tornerà mai
come prima?»
Brigitte Wolff
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Brigitte Wolff
«Helsana mi assicurò
che non avrei dovuto
preoccuparmi del
lato finanziario – un
grande sollievo.»
mento era estremamente doloroso. Mi
disse che due giorni prima aveva nevicato
e che sotto il fogliame alcuni tratti di
terreno erano ancora umidi e sdrucciolevoli. Probabilmente era stata quella
la causa della mia caduta.
— L’ambulanza non poteva arrivare fino
al punto in cui mi trovavo perché il pendio
era troppo ripido. Dovettero chiamare
l’elicottero di soccorso: siccome non poteva
posarsi su quel terreno impervio, mi
trasportarono con la rete. Mi passarono per
la testa strane immagini. Più tardi scoprii
che mi avevano spruzzato un farmaco
allucinogeno per evitare che rimanessi
traumatizzata. Nei momenti in cui ero più
cosciente avevo un unico pensiero:
‹Tutto questo lavoro, solo a causa mia!›
Momenti carichi di emotività
Mi portarono nel centro ospedaliero di
Bienne, dove lavoro. I dolori erano terribili.
Nella parte superiore del corpo quasi tutte
le ossa del lato destro avevano subito fratture, anche multiple. Inoltre avevo riportato
una contusione polmonare. Durante la
prima notte nel reparto di cure intensive
mi chiesi: la mia vita tornerà mai come
prima? A fine anno avrei dovuto partecipare a un progetto d’aiuto nelle Filippine.
Ormai dovevo metterci una pietra sopra.
Riuscii però a trovare anche degli
aspetti positivi: sapevo che, nonostante
le lesioni, non ero in pericolo di vita.
— Sedersi, sdraiarsi, respirare, ogni movimento era infinitamente doloroso. Mi
applicarono diversi cateteri, tra cui uno
per drenare l’acqua dal polmone. Ci furono
tuttavia anche dei momenti carichi di
emotività. Quando un’amica mi lavò per
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la prima volta i capelli, mi misi a piangere.
Fu così toccante!
— Dopo due giorni in cure intensive mi
trasferirono in un reparto normale, dove
rimasi per tre settimane fino a metà novembre. Seguirono altre tre settimane di riabilitazione presso la Berner Klinik Montana.
Solo al termine del ricovero ebbi nuovamente la forza di preoccuparmi per il futuro.
Volevo, dovevo ricominciare a lavorare!
Ripresa del lavoro a scopo terapeutico
Durante questo periodo un aiuto inestimabile mi fu dato dal case management
di Helsana. Evelyne Bruchez, una signora
molto attenta e disponibile, come prima
cosa mi assicurò che non avrei dovuto preoccuparmi del lato finanziario – un grande
sollievo. Fino a quel momento non ero
a conoscenza della figura del case manager. Fui molto sorpresa dell’utilità di
questo servizio.
— Se quest’estate ho potuto ricominciare
a lavorare al 70 per cento come prima
dell’infortunio, lo devo a Evelyne Bruchez
e al suo case management. Inizialmente
temevo che non sarei riuscita a reinserirmi
nel mondo del lavoro, anche perché non
potevo stare seduta troppo a lungo e il
dolore diminuiva solo sdraiandomi. Soffrire
di dolori lancinanti continui rende tutto
più difficile e impedisce di concentrarsi.
Il tragitto per recarmi al lavoro, di soli
dieci minuti, era diventato un’impresa quasi
impossibile. Evelyne Bruchez mi ha aiutato
a riabituarmi all’attività lavorativa a
piccoli passi e senza gravare sul mio datore
di lavoro. Per me questa era la cosa più
importante. Ha elaborato, coinvolgendo me
e il mio superiore, un piano di lavoro ad →
Evelyne Bruchez
«Una situazione win-win.»
Segnatamente nell’ambito dell’assicurazione contro gli infortuni, l’obiettivo principale del case management
è la ripresa del lavoro il più presto
possibile. «Brigitte Wolff era estremamente motivata», afferma Evelyne
Bruchez, case manager presso
Helsana. In questi casi si presta una
ripresa del lavoro a scopo terapeutico
in cui l’indennità giornaliera è
finanziata interamente o parzialmente
dall’assicurazione. «Una situazione
win-win: Brigitte Wolff non ha dovuto
preoccuparsi del lato finanziario e
ha potuto concentrarsi esclusivamente sul percorso di guarigione. E per
il datore di lavoro non ne è risultato
alcun costo.» Evelyne Bruchez ritiene
che sia indispensabile incoraggiare
la comunicazione tra tutte le parti
interessate e soprattutto coinvolgere
il datore di lavoro. Anche il superiore
di Brigitte Wolff si è lasciato convincere e le ha addirittura prestato
la sua poltrona direzionale.
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hoc e ha organizzato e coordinato una cosiddetta ripresa del lavoro a scopo terapeutico.
In linea di principio, il paziente svolge le
attività che le sue condizioni di salute gli
consentono di fare e l’assicuratore continua
a versare interamente o parzialmente
l’indennità giornaliera. In questo modo il
datore di lavoro può impiegare personale
supplementare senza costi aggiuntivi.
Ritorno alla vita lavorativa
Inizialmente riuscivo solo a lavorare due
ore due volte alla settimana, ma ho
continuato a fare progressi. Il finanziamento da parte di Helsana delle prestazioni
Spitex fino a marzo è stato un sollievo
enorme. Senza esitazioni e senza riserve.
— Devo veramente molto a Evelyne
Bruchez e al mio datore di lavoro. Non ho
dovuto preoccuparmi del lato finanziario
nemmeno per un secondo. Sono una
madre sola e non immagino cosa sarebbe
successo se non mi fosse stato dato questo
preziosissimo aiuto.
— E poi è finalmente arrivato il giorno x:
il 1° maggio 2012 ho ricominciato a lavorare
come prima dell’infortunio, la vita era
tornata a sorridermi! Benché il polmone
non fosse del tutto guarito, a inizio maggio
ho partecipato a tre esibizioni con la mia
corale ‹Chœur Symphonique›. Non posso
stare senza cantare! A dire il vero mi è rimasta qualche scheggia di osso nella colonna
vertebrale, ma non è grave, dicono i medici.
Con l’infortunio ho imparato ad apprezzare
maggiormente le piccole cose. Passo dopo
passo, sono riuscita ad appropriarmi della
mia nuova vita. E come dice un proverbio:
‹Ognuno di noi ha mille desideri, un
malato ne ha solo uno!›» <
Il fotografo Christian Schnur ha
ritratto i clienti di Helsana a casa loro
e ha fotografato i collaboratori.