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Per Berlusconi il 14 Dicembre è vera…
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Per Berlusconi il 14 Dicembre è veramente il giorno della
fine?
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Attualità
GIOVEDÌ, 09 DICEMBRE 2010 20:48
Cinema
1 COMMENTO
Non credo che il 14 dicembre sia la data di inzio
della fine per Silvio Berlusconi, anzi! Mi guardo
da tempo intorno e non intravvedo nessuna
alternativa al Cavaliere se non una abbozzata
armata di peones dai variegati interessi
personali che hanno paura di quello che
potrebbe veramente accadere nel Paese se
cadesse il governo.
Manca al momento un’alternativa a Silvio
Berlusconi: non esiste un leader antitetico,
nessuno potere economico né tantomeno la
Chiesa sosterebbe un’altra squadra e un’altra
soluzione. “I poteri stanno tutti alla finestra e
aspettano, il centrosinistra del Pd non è pronto e
il centrismo di Fini e Casini non appare convincente”, sintetizza per il Foglio il professor Angelo
Panebianco.
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Scrive Panebianco sul Corriere: “Non mi sembra ci sia un crollo di regime alle viste. Assistiamo a un
indebolimento consistente del Pdl e di Berlusconi, ma non esiste un’alternativa e dunque non mi pare
che l’attuale sistema possa crollare. La situazione vede i poteri alla finestra, in attesa. E i partiti di
opposizione quasi ininfluenti: il Pd non funziona, non si è mai visto un partito di opposizione che non
riesca a trarre vantaggi dal logoramento del partito di governo. Il cosiddetto terzo polo? Appare
soprattutto una costruzione mediatica. Mi chiedo come faranno a stare insieme Fini e Casini quando si
dovrà parlare, per esempio, di temi etici”.
Anche gli scenari futuri prevedono propaggini di Berlusconi.
Governo Letta, governo Tremonti, Berlusconi bis. Anche l’ultimissima ipotesi, di cui ha scritto ieri
Repubblica, è la realizzazione di una nuova architettura berlusconiana: il Cavaliere dimissionario,
Angelino Alfano premier, Berlusconi che si accontenta del rango di semplice ministro e di nume tutelare
– Lord protettore – del governo.
“La deberlusconizzazione è complicatissima e non ci siamo per niente vicini”, dice Antonio Padellaro, il
direttore del Fatto quotidiano. “Per abbatterlo ci vorrebbe una grande convergenza di poteri e di partiti,
che non c’è. Il Vaticano? Mi sembra che faccia tutto tranne che una crociata contro Berlusconi. Avrebbero
potuto ‘scomunicarlo’ per le faccende della sua vita privata, colpirlo sul serio, e invece si sono limitati a
uno scappellotto. Qualcuno, come monsignor Rino Fisichella, lo ha persino difeso. La Confindustria?
Sta con un piede di qua e uno di là. La confederazione degli industriali è più attenta a ottenere
concessioni qui e ora che a disegnare scenari per il futuro del paese. I partiti di opposizione? Non sono
in grado di esprimere un leader competitivo. La speranza è che si sveglino. Bersani è uno bravo e
quadrato. Ma dovrebbero individuare un leader esterno, come fu Prodi, uno capace di unirli tutti in un
grande Cln che si presenti alle elezioni contro il Cavaliere.”
Il premier appare a tutti indebolito, fiaccato “ma fortunato perché senza veri avversari”, dice il direttore di
Europa, Stefano Menichini. “L’alternativa non esiste e tutti, da Bersani a Fini, stanno giocando di
rimessa, secondo un’agenda che non è la loro. Eppure non bisogna sottovalutare quanto potrebbe
accadere il 14 dicembre prossimo”, aggiunge Menichini. “Forse il Cavaliere non sarà sostituito da un
sistema alternativo, ma si potrebbe assistere alla lesione del suo potere autocratico. Un Berlusconi
senza numeri in Parlamento, costretto a scendere a patti con alcuni propri avversari, è un Berlusconi che
si avvia al tramonto. Essere costretto a spartire il potere, per lui, l’unto del signore, lui che si rappresenta
come l’incarnazione stessa del potere, è uno sfregio letale. L’uomo che volle farsi re si scopre umano.
Quindi imperfetto e battibile”.
Ma questa non è la fine e probabilmente nemmeno ancora l’inizio.
Branca Vincenzo
A Marco Branca e altri 2 piace questo elemento. Non mi piace più
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Vento di terra in una sera…’e Maggio…
Numero 4 del 07/12/2010
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Vento di terra in una sera…’e Maggio.
Sezioni
MARTEDÌ, 07 DICEMBRE 2010 15:09
NESSUN COMMENTO
“Io te tengo dint’ ‘o core”.
Così recitava uno dei più bei classici della canzone
napoletana: ‘Na sera ‘e maggio. Forse i maestri Pisano
e Cioffi pensarono proprio a Christian Maggio quando
scrissero il loro capolavoro. Si perché lo stantuffo di
Montecchio Maggiore è oramai entrato di prepotenza nel
cuore dei tifosi azzurri.
Ma non sono sempre state rose e fiori.
Nonostante il calciatore vicentino abbia sempre profuso
in campo e non le sue migliori qualità, è stato, spesso e
troppo facilmente, nel mirino della critica ingenerosa
verso un calciatore che macina chilometri e chilometri e
di tanto in tanto si concede qualche gol, talvolta dei
capolavori (si veda il gol contro il Livorno http://www.youtube.com/watch?v=vSZXai4jOmo).
Il Matt Damon del calcio arriva alla corte di Edy Reja (storico allenatore azzurro) dopo un’annata
straordinaria alla Sampdoria con 9 gol in 29 presenze, ed in panchina c’era proprio il suo attuale mister
Walter Mazzarri. Pagato otto milioni, ricambia subito la fiducia donatagli segnando 4 gol in 23 presenze e
sfornando prestazioni di altissimo livello, poi un brutto infortunio che gli chiude la stagione proprio nel
momento in cui la tanto agognata chiamata dalla Nazionale Italiana stava per arrivare.
L’anno successivo arriva in panchina Roberto Donadoni (quando era ct della nazionale aveva sempre
ignorato il fluidificante partenopeo) che richiede subito alla società azzurra un investimento per la fascia
destra: Juan Camilo Zuniga. Così, il povero Christian, si ritrova a lottare non solo contro il suo infortunio,
ma anche contro un allenatore che proprio non lo vedeva. Ma la forza di Maggio sta proprio nella sua
umiltà e nella sua voglia di lavorare. Tant’è che bastano poche giornate per dimostrare che l’acquisto di
Zuniga fu un vero e proprio flop e che Maggio era un pezzo da novanta nello scacchiere azzurro
assolutamente indispensabile. E così fu: battuto l’infortunio, i preconcetti del mister, lo scetticismo della
stampa napoletana e con l’avvento di Mazzarri in panchina, Superbike cominciò a riguadagnare
consensi. La stagione finì con 34 presenze e 5 gol e con la convocazione ai mondiali da parte dell’allora
CT azzurro Marcello Lippi.
Anche quest’anno Maggio ha dovuto lottare.
Lottare contro chi ha la memoria corta, contro chi guarda gli highlights e non tutta la partita, contro chi si
accanisce contro un calciatore che non ha fatto della prepotenza la sua arma (a differenza di altri suoi
compagni che nonostante i loro limiti si appropriano dell’esecuzione di rigori e punizioni e che tanto
vengono osannati dalla stampa).
Lui ha continuato per la sua strada, smaltito l’affaticamento post-mondiale, “Vento di terra” sta
riprendendo a essere il calciatore che tutti conosciamo e lo sta facendo a suon di prestazioni e di gol.
Il Napoli non può fare a meno di lui e lui non vuole fare a meno di Napoli, soprattutto dopo quanto
emerso dalle parole del suo procuratore Briaschi “Christian ama molto Napoli, e lo ha dichiarato proprio
pochi giorni fa. Il contratto scade nel 2013, ma credo che già da gennaio cominceremo a parlare con la
società per gettare le b asi di un nuovo rinnovo”.
Parole che rasserenano i veri tifosi azzurri che potranno godere delle sue prestazioni ancora per molto
tempo. Ma attenzione a criticarlo ancora. La canzone di Pisano e Cioffi si conclude con un verso che
obbliga alla riflessione:
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Tu mme diciste si na sera ‘e maggio
e mo tiene ‘o curaggio ‘e mme lassá.
A buon intenditor, poche parole.
Marco Branca
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Sarà Di Pietro che salverà il Cavaliere…
Numero 4 del 07/12/2010
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Sarà Di Pietro che salverà il Cavaliere?
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VENERDÌ, 10 DICEMBRE 2010 20:11
Attualità
NESSUN COMMENTO
Resta ancor più complicato il nodo delle alleanze
a sinistra. Dopo il 14 Dicembre se il governo
come si prevede supererà lo scoglio della conta
si aprirà uno scenario nuovo che per evitare le
elezioni dovrà per forza di cose allargare la sua
base di consenso coptando l’UDC di Casini e…
Fini?
Cinema
E' vero che?
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Fini probabilmente tornerà nelle fogne da prima
Repubblica da cui era stato tratto dal Cavaliere.
Notizie Flash
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Il vero problema comunque resta la Sinistra dove
i soli alleati reali del Pd allo stato sono l’Idv e i
radicali, i primi dopo le oscillazioni di questi giorni potrebbero essere determinanti per regalare al
Cavaliere i voti di cui necessita per la fiducia, mentre i sei parlamentari di Pannella potrebbero decidere
anche loro di dare un aiuto in cambio di un posizionamento alle prossime elezioni.
Politica
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Come riporta il Riformista, “Di Pietro il suo miracolo biblico l’ha già fatto, quando ha saputo vendere a un
prezzo sempre più ampio di elettorato di sinistra – e a spese proprio del Pd – l’idea che un partito
guidato da un tribuno destrorso e composto per lo più da riciclati di ogni genere e colore, da mastelliani
in cassa integrazione, da gruppettari in andropausa e vecchi rottami della Prima Repubblica fosse la
forza cui delegare la speranza di un’alternativa politica a Berlusconi”.
Vuoi vedere che sarà proprio l’ondeggiante accademico della Crusca il salvatore della Patria e del
Cavaliere insieme al vecchio e sempre più profeta Marco Pannella?
Francesco Piccolo appena due giorni fà scriveva sulle pagine dell’Unità : «Perdonatemi, ma sono cauto,
guardingo. Ho pochissima fiducia nell’opposizione, e ancora meno in Fini e Casini. E figuriamoci della
capacità di Berlusconi di ritirarsi in buon ordine».
E ancora: «La domanda che nessuno si vuole fare è: si può considerare finito un politico che se si
andasse oggi a votare avrebbe grandissime probabilità di rivincere le elezioni, con un pezzo di
coalizione in meno?». Martedì a Piccolo ha fatto eco Europa: «Non solo non ci fidiamo che davvero fra
una settimana il Parlamento riesca a sfiduciare il governo. Ma non ci fidiamo di quello che potrebbe
accadere dopo, visto che si tratta di mettersi nelle mani di Fini, di Casini, magari di Gianni Letta.
Branca Vincenzo
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Nei, chi ne ha molti invecchia meno |…
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Nei, chi ne ha molti invecchia meno
Sezioni
MARTEDÌ, 07 DICEMBRE 2010 11:46
Attualità
NESSUN COMMENTO
Cinema
Lo hanno stabilito i ricercatori del King’s
College di Londra dopo uno studio che
poneva al confronto 1200 gemelle scoprendo
che quelle che avevano oltre cento “macchie”
sulla pelle avevano muscoli, cuore e occhi più
sani e un aspetto molto più giovanile.
Secondo questi ricercatori a determinare
questo sarebbe la lunghezza dei telomeri, nel
senso che più è grande meno è veloce il
declino cellulare.
E' vero che?
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“C’eravamo accorti da tempo che i pazienti con molti nei hanno un
aspetto più giovanile - spiega Veronique Bataille, la dermatologa
a capo della ricerca – , hanno meno rughe e meno macchie sulla pelle“.
Studiando il Dna delle persone con molti nei, il team di Bataille ha evidenziato la presenza di telomeri (la
regione terminale del cromosoma) molto più lunghi. In genere, più è lungo il telomero, più è lento il
declino. Sarebbe, dunque, questo fenomeno a regalare un aspetto più giovanile alle persone con molti
nei.
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Sarah Scazzi: una morte spudorata al…
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Sarah Scazzi: una morte spudorata al servizio dei mass
media
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Attualità
MARTEDÌ, 07 DICEMBRE 2010 13:57
Cinema
1 COMMENTO
Immaginate di avere quindici anni.
Immaginate una vita normale, una quotidianità
fatta di gesti rituali e consuete abitudini, ma
anche di sogni, aspirazioni, le innocenti fughe
immaginifiche di quell’età adolescenziale.
Ricordate i vostri quindici anni? La genuinità dei
pensieri, la spontaneità delle amicizie, i primi
batticuori; la sensazione di avere tutta una vita
davanti, la fame della scoperta, la brama di
crescere e diventare grandi. E poi i dubbi, le
insicurezze, i segreti nascosti tra le pagine dei
diari; la paura di sbagliare, di non essere
accettati. La ricerca incessante della propria
identità, la voglia di trovare un posto nel mondo.
E' vero che?
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Immaginate che a un tratto tutto questo debba finire.
Ci avreste mai pensato a quindici anni? A quell’età la vita è talmente trascinante, e la si vede snodarsi
tanto lunga e tortuosa e affascinante, che nessuno pensa mai alla morte; almeno non come una
possibilità concreta, ma come una remota, lontana occorrenza.
Sarah Scazzi aveva quindici anni quando è stata uccisa.
E, come tutte le quindicenni del mondo, viveva la sua vita di attese e sospiri.
Quindici anni sono davvero pochi per morire. Eppure è accaduto; accade, e continua ad accadere.
Ovunque.
La gente ne resta ogni volta stordita, disgustata, amareggiata. Come se l’indignazione fosse
direttamente proporzionale alla quantità di vita che è andata persa, al mare di opportunità, all’oceano di
esperienze che una ragazzina che muore a quindici anni non potrà mai avere. Soprattutto se si viene a
scoprire che a stroncare la sua vita sono state le persone a lei più care, di cui Sarah si fidava, o meglio
avrebbe dovuto fidarsi: l’indignazione tocca allora i livelli di una furia cieca, da vomitare tutta addoss o
agli assassini.
Che Sarah Scazzi sia stata uccisa in modo brutale, e probabilmente per motivi talmente banali da
rendere ancor più orrorifica la circostanza della sua morte, è un fatto che nessuno può e vuole negare;
ma ciò che appare ancora più inquietante dinanzi a ogni delitto crudele e efferato, è la reazione di una
collettività che resta basita, ogni volta come fosse la prima, esasperata dinanzi a un’escalation di
violenza che essa stessa è impreparata a prevenire e ad affrontare.
La morte è un fatto incontrovertibile: ci capita sotto gli occhi, a portata di orecchi, tutti i giorni.
La morte è un fatto all’ordine del giorno.
Eppure, le condizioni in cui essa si verifica cambiano l’immagine che abbiamo della morte. In alcuni
casi esse diventano i baluardi incrollabili, le possenti mura di cinta all’interno delle quali i media si
occupano di forgiare l’opinione pubblica, i tracciati affidabili e sicuri in cui incanalare attenzione e
curiosità della massa.
La morte, avvenuta in circostanze inusuali, oggettivamente rivoltanti per ogni essere umano, viene allora
privata del suo significato umano, spogliata di quella dimensione di pietas e compassione per una vita
che viene ingiustamente stroncata; l’immagine della morte si veste allora di un falso moralismo, figlio
del senso comune, e se ne va in giro al servizio di un malcelato voyeurismo, del meccanismo disumano
dell’audience.
Il popolo può così guardare senza essere visto, grazie alla complicità di quelli che amano definirsi
giornalisti, e in nome della loro professione sputtanano il riserbo del dolore per qualche plastico o per
una ricostruzione filmata della scena del crimine, nascondendosi dietro al velo di un presunto disgusto
che giustifica l’interessamento morboso verso tutte le circostanze della morte, ma anche della vita della
vittima: ed ecco apparire i diari di Sarah, che vengono letti pubblicamente; i filmati che la mostrano felice
e sorridente nelle più svariate occasioni vengono proiettati da tutti i salotti televisivi; l’”angelo di Avetrana”
sorride mite da ogni angolo dei giornali, per ricordare a tutti quanto fosse buona e bella, e quanto sia
stato efferato il suo assassinio. Mentre il suo corpo ormai smembrato viene ritrovato in un pozzo, e il suo
ricordo stenta a trovare pace. La vita intima di una ragazzina di quindici anni viene esposta alle luci della
ribalta; sui suoi legami affettivi, sulla sua normale attrazione adolescenziale per un amico vengono
disegnati intrecci e avanzate ipotesi degne di una telenovela.
La morte, inattesa, incomprensibile, ingiustificata, trasforma la vita assolutamente normale di una teenager in un reality show dalle tinte fosche in cui scoprire l’intrigo diventa morbosamente più importante
che smascherare l’assassino. Sarà il pubblico a votare, a scegliere “chi eliminare”. Lo zio mostro? La
cugina psicopatica? Poco importa. Quello che conta è dare alla gente qualcosa di cui parlare. Per
assolvere ai bisogni di una società affamata di emozioni reali, a cui la catarsi offerta dalla finzione non
basta più per sentire di esistere.
Ripensate ora ai vostri quindici anni.
A chi eravate, a chi vi sarebbe piaciuto diventare.
Pensate alla vostra vita, che dopo un’ingiusta, terribile fine viene messa in piazza, denudata, violata,
affinché l’esimia opinione pubblica possa frugare nei suoi più intimi anfratti, trarne arzigogolate
congetture col pretesto di cercare un’ineffabile Verità. Senza rispetto né per la morte che vi è toccata, né
per la vita che avete avuto.
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Sarah Scazzi: una morte spudorata al…
Pensate a Sarah come a vostra figlia, o a vostra sorella.
Se certo la perdita di una persona cara è l’ultimo evento che si può desiderare che accada, pensare che
la morte la trasformi istantaneamente in una postuma celebrità da Grande Fratello è indubbiamente ciò
che non si sarebbe mai ritenuto umanamente possibile.
Giuliana Gugliotti
A Marco Branca, Briony Tallis e altri 6 piace questo elemento. Non mi piace più
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1 Commento
Sara 10 dicembre 2010 at 18:03 (Edit)
Ho letto quest’articolo tutto d’un fiato e non ti nascondo che mi son salite le lacrime agli occhi!Hai
descritto questa vicenda con delicatezza ma allo stesso tempo con lo sguardo oggettivo di chi vive
in questo mondo in cui non si ha più rispetto di nulla, neanche per il dolore delle persone, mi
chiedo dove andremo a finire!
Complimenti Sara
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Inedito Jacko | La rosa nera
Numero 4 del 07/12/2010
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Inedito Jacko
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LUNEDÌ, 13 DICEMBRE 2010 15:24
Attualità
NESSUN COMMENTO
Esce oggi, con quattro giorni di anticipo rispetto all’uscita negli
Usa, «Michael», il nuovo album di inediti di Michael Jackson.
Il disco è il primo frutto dell’accordo tra la Sony Music e gli
amministratori del patrimonio di Jackson, scomparso il 25
giugno 2009. Gli inediti sono stati ricavati dal materiale inciso
dal Re del Pop negli ultimi anni della sua vita in qualsiasi
luogo si trovasse, dalla casa di un amico in New Jersey agli
studi di registrazione di Las Vegas e Los Angeles, insieme a
collaboratori come 50 Cent, Lenny Kravitz, Akon (che duetta con
Michael nel primo singolo «Hold My Hand») e Teddy Riley.
Cinema
E' vero che?
Editoriale
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Napoli
Notizie Flash
Piano e Forte
La scelta di pubblicare i dieci inediti, poi, è stata aspramente
criticata da Will.I.Am, leader dei Black Eyed Peas che aveva
lavorato con Michael ai tempi di Thriller 25, riedizione del best
seller targato 1982, uscito in edizione speciale nel 2008, per
celebrarne i 25 anni: “Jacko era un perfezionista, non avrebbe mai approvato la pubblicazione di quei
pezzi”.
Politica
Sport
Who's who
Sul commento del fondatore dei Black Eyed Peas, era poi intervenuto il rapper e produttore Akonche
aveva detto: “credo che quella sia l’opinione di Will. Io, personalmente, non ci trovo nulla di poco
rispettoso, in “Michael”: credo che un’operazione del genere serva a tenere viva la leggenda, e trovo
b ello che diversi artisti, dopo la sua morte, si preoccupino ancora dei suoi lavori. Io a Michael ab b iamo
lavorato insieme a tutti i b rani presenti sul disco, e posso dire con certezza che comunque le canzoni
sareb b ero state pub b licate così come sono, a prescindere dal fatto che lui rimanesse in vita o meno.
Non sono d’accordo con Will: dal mio punto di vista, operazioni come queste servono solo a perpetuare
la sua grandezza.”
Poi qualcuno comincia a dubitare che sia veramente Jacko a cantare. Primo fra tutti il fratello, Randy
Jackson, che sostiene: “In qualche canzone è lui, in qualcun’altra no: potrei giocarci la mia vita”.
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iTunes, Beatles & Last.fm | La rosa n…
Numero 4 del 07/12/2010
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iTunes, Beatles & Last.fm
Sezioni
MARTEDÌ, 07 DICEMBRE 2010 13:46
Attualità
NESSUN COMMENTO
Proprio in questi giorni è avvenuto il tanto atteso
passaggio in digitale su iTunes dello sterminato
catalogo dei Beatles. L’ azienda di Cupertino si
accaparra così un patrimonio culturale non
indifferente e sempre attuale, dopo aver rischiato
di vederselo strappare via da Google, con offerte
di decine di milioni di dollari, e dopo anni di
corteggiamento a Paul, Ringo e vedovanze.
Nuove indiscrezioni circa l’ accordo fra Emi e
Apple Corps. parlano di una royalty pari al 35% sul
prezzo di vendita da ripartire fra i restanti membri
del gruppo e le eredi di John e George, che
incasserebbero tale quota in via diretta da iTunes, rinunciando però a chiedere anticipi finanziari a Jobs
e soci (come se ce ne fosse stato il bisogno).
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Il nuovo piano marketing di iTunes punta a rilanciare il sempre più in picco mercato del compact disc,
vedremo se ci riusciranno…with a little help from his friends.
E Mentre Cupertino tuba e amoreggia con i Fab Four, Last.fm non se la passa così tanto bene.
La più celebre compagnia di web radio chiude il 2009 con un deficit di quasi 3 milioni di sterline,
nonostante un notevole aumento di fatturato durante lo scorso anno, pari a quasi il 50%, e nonostante
un incremento di utenze di tutto rispetto (40 milioni di utenti attivi in tutto il mondo).
L’ azienda di radio streaming riesce a vendere spazi pubblicitari a prezzi per lei convenienti e vanta ad
oggi un incasso di 1,5 milioni grazie agli abbonamenti decisamente in crescita, ma paga la complicata
diffusione oltreoceano e l’ eccessivo successo in patria (quasi un paradosso).
Vero è che il mondo della musica digitale è ancora un business a perdere.
I ricavi, fatta eccezione per grossi colossi quali iTunes, raramente superano i costi.
Inoltre, risulta di difficile spiegazione il non adeguarsi di un pubblico che, nonostante il crollo del cd e
sempre più assuefatto alla vita grazie alle comodità delle nuove tecnologie, non recepisce la musica
online come un’ occasione ma come un vezzo inutile.
I ricavi, fatta eccezione per grossi colossi quali iTunes, raramente superano i costi. Inoltre, risulta di
difficile spiegazione il non adeguarsi di un pubblico che, nonostante il crollo del cd e sempre più
assuefatto alla vita grazie alle comodità delle nuove tecnologie, non recepisce la musica online come
un’ occasione ma come un vezzo inutile.
Sarà interessante analizzare l’ andamento del mercato del digitale dopo le festività natalizie, e capiremo
se ricevere una mail con un mp3 sarà altrettanto piacevole che ricevere una copia del disco preferito
sotto l’ albero.
Marco Della Gatta
Mi piace
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Gli egiziani, inventori della birra? | La r…
Numero 4 del 07/12/2010
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Gli egiziani, inventori della birra?
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MARTEDÌ, 14 DICEMBRE 2010 02:07
Attualità
NESSUN COMMENTO
Col ritrovamento della tomba di Meketre, il quale morì
intorno al 1975 a.C., sono state rinvenuti una serie di
oggetti di fondamentale importanza archeologica: una
vasta collezione di miniature e figure intagliate in
legno. Vicino alla sua tomba altri ritrovamenti importanti
come un negozio di falegnameria, un mattatoio, un
granaio, una cucina, un paio di imbarcazioni fluviali, e>
una fabbrica di birra.
Scoperte che sono resistite al tempo, difatti la camera
interna della tomba di Meketre era intatta quando è stata
scoperta da Herbert E. Winlock il 17 marzo del 1920.
Gli archeologi sono poi riusciti, attraverso dei modelli di
laboratorio, a dare una visione più o meno esatta di
come vivevano gli egiziani.
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E’ ora di sfatare un mito.
Gli egiziani non hanno inventato la birra! Piuttosto avevano appreso l’arte della fabbricazione della
bionda bevanda dai veri produttori: Sumeri, Babilonesi, Assiri e più a est da quello che ora è l’Iraq. Ciò
però per cui, secondo la leggenda, gli egiziani si appropriano del “titolo” storico dell’invenzione della
birra è che hanno lasciato ai posteri una completa documentazione delle pratiche di erogazione
antica. La maggior parte delle raffigurazioni riguardanti la birra egiziana che sono giunte fino a noi, sono
murales all’interno delle piramidi e nelle camere sacrificali. Queste testimoniano l’importanza e la
grande stima che si aveva per l’arte della produzione di birra nella società egiziana.
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Mike McGear, un cognome che fa la …
Numero 4 del 07/12/2010
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Mike McGear, un cognome che fa la differenza
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MARTEDÌ, 14 DICEMBRE 2010 02:32
Attualità
NESSUN COMMENTO
Nato alla fine della seconda guerra mondiale, il 7
gennaio del 1944, e cresciuto a Liverpool, Mike
McGear intraprese il suo percorso di studi al
Liverpool Institute High School, successivamente
cercò di entrare nella scuola d’arte, ma non ci
riuscì finendo a fare il parrucchiere.
Quell’esperienza però non lo rese felice, così
decise di riprendere il suo cammino verso l’arte
riuscendo a entrare nel mondo dello spettacolo,
anche grazie a suo fratello, con la canzone One
Fat Lady Show All Electric.
Nel 1968 il arrivò il grande successo popolare con Lily The Pink che raggiunse la vetta delle classifiche
nazionali (anche all’estero) e rimase numero 1 per cinque settimane.
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Con l’avvento degli anni 80 decise di darsi alla fotografia raggiungendo buoni risultati. Prima pubblicò
una sua autobiografia illustrata Thank U Very Much (che poi divenne uno dei libri preferiti di Andy
Warhol), e poi un libro interamente fotografico dal titolo Mike Mac’s White and Black’s. Per quest’ultima
opera furono allestite presso la Walker Art Gallery di Liverpool e la prestigiosa Photographers Gallery di
Londra delle importanti rassegne fotografiche, che successivamente fecero il giro del mondo.
Ma chi è Mike McGear?
Il suo vero nome, in realtà, è Mike McCartney, fratello del genio, Paul, che insieme a un “tale” John
Lennon cambiò l’intero corso della storia della musica.
Probabilmente l’aver cambiato cognome gli fa onore, perché con un fratello del genere sarebbe stato
molto difficile cercare di poter avere un’identità propria agli occhi del grande pubblico.
Ti piace. Non mi piace più
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14/12/2010
“Te piace ‘o Presepe?” | La rosa nera
Numero 4 del 07/12/2010
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“Te piace ‘o Presepe?”
Sezioni
GIOVEDÌ, 09 DICEMBRE 2010 20:38
Attualità
NESSUN COMMENTO
Natale a Napoli fa rima con Presepe.
E, a Natale, non c’è napoletano che si rispetti che
non programmi almeno una gita a San Gregorio
Armeno, cuore pulsante dell’arte presepiale
napoletana. Impossibile resistere alla tentazione
di perdersi tra le mille, coloratissime botteghe di
quella che è forse la via più famosa di Napoli:
che sia per ampliare il presepe di famiglia, o
semplicemente per dare un’occhiata in giro e
aggiornarsi circa le ultime comparse sulla scena
della Natività, il fascino dell’arte presepiale
continua ad attirare turisti, curiosi e amatori da
ogni parte del globo.
La tradizione presepiale napoletana ha origini
antichissime.
I primi resoconti scritti fanno risalire l’apparizione del Presepio addirittura al Medioevo, ma le statuette di
terracotta abitavano a San Gregorio Armeno già ai tempi ancor più arcaici dell’antica Roma: i cittadini
romani infatti erano soliti offrirle come simboli di devozione alla dea Cerere, il cui tempio pareva essere
ubicato proprio nell’arteria centrale di San Gregorio Armeno, che all’epoca collegava i due decumani.
Ma è in tempi più recenti, e grazie all’intuizione geniale e al brillante talento degli artigiani partenopei
operanti alla fine del ‘600, che il Presepe Napoletano così come lo conosciamo oggi acquista le sue
caratteristiche distintive, le stesse che oggi lo rendono famoso in tutto il mondo. Le statuine di terracotta
si vestono di stoffe pregiate, richiamando le mode settecentesche; i volti si arricchiscono di espressioni
dettagliate che immortalano momenti di vita quotidiana. Alla capanna, che accoglie la scena classica
della Natività, si affiancano una miriade di personaggi che rappresentano i popolani dell’epoca: venditori
di frutta e pesce, pastori e lavandaie, calzolai e pizzaioli si affiancano alle più classiche figure dei re
Magi, degli angeli e della Sacra Famiglia, fino ad arrivare ai più recenti, ma ormai altrettanto classici
Maradona, Di Pietro e Berlusconi, dando vita a quella miscela vincente di vecchio e nuovo, sacro e
profano, che è l’anima stessa, la natura dirompente e suggestiva di una città costantemente animata
dai suoi contrasti.
Tra le novità di quest’anno anche Julian Assange e le coppie Fazio-Saviano e Mondaini-Vianello.
Per rispettare lo spirito contraddittorio di una “tradizione” che è sempre “aggiornata”.
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14/12/2010
Nowhere Boy, John Lennon prima del…
Numero 4 del 07/12/2010
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Nowhere Boy, John Lennon prima del mito
Sezioni
MARTEDÌ, 07 DICEMBRE 2010 17:43
NESSUN COMMENTO
A 30 anni dalla morte dell’ex beatle (ucciso a
New York l’8 dicembre del 1980 da Mark
Chapman) e ad un anno circa di distanza dal suo
passaggio al 27esimo Torino Film Festival è
uscito nelle sale italiane Nowhere Boy. Ma
sgombriamo subito il campo da ogni equivoco.
Nowhere Boy non è un film sui fab4. No.
Nowhere Boy sceglie consapevolmente di
spostare l’attenzione su tutt’altro, sulla vita di
John Lennon molto prima che diventasse John
Lennon, la leggenda. L’artefice di questo ritratto
inedito di uno dei miti musicali più osannati del
novecento, è l’esordiente regista britannica Sam
Taylor-Wood che si cimenta nell’impresa di
confezionare un intero film sulla vita di Lennon,
senza mai, nemmeno una volta, nominare i
Beatles.
Traendo spunto dal libro Imagine: Growing up
with my brother John Lennon (scritto dalla
sorellastra di John, Julia Baird ed edito in Italia da Giulio Perrone) il film racconta le tappe cruciali della
crescita umana e artistica di un indisciplinato e sensibile 15enne di Liverpool, con una complicata
situazione familiare alle spalle ma destinato a fare la storia della musica. Non c’è però alcuna traccia di
mitizzazione in questo racconto, solo la tormentata storia di formazione e affermazione di un ragazzo
cresciuto diviso tra l’affetto di due donne: la rigida e autoritaria zia Mimi (Kristin Scott Thomas), colei lo
ha cresciuto dall’età di cinque anni e la solare e briosa Julia (Anne-Marie Duff), la madre naturale
assente, con cui il ribelle John (interpretato dalla stella in ascesa Aaron Johnson) riallaccerà i rapporti
solo a quindici anni. L’incontro tra i due è fonte della folgorazione del ragazzo sulla via del rock’n'roll.
Sarà Julia con il suo entusiasmo, a spingere il giovane John ad ascoltare Elvis nonché ad insegnargli a
suonare il banjo.
Significativo uno scambio di battute tra i due. “Perché Dio non mi ha fatto Elvis?” chiede John alla
madre. La risposta della donna è più che un’intuizione: “Perché ti ha destinato ad essere John
Lennon”. Nella musica il giovane John ritroverà quella serenità che il rapporto conflittuale con le donne
della sua vita gli aveva tolto. E sarà sempre la musica a salvarlo quando Julia muore in un incidente
stradale perché nel frattempo John ha conosciuto Paul (McCartney) e George (Harrison). E con i
Querryman parte alla volta di Amburgo, dove il mito dei Beatles diviene realtà sulle note appena
accennate di Mother.
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Enrica Raia
A Marco Branca, Emiliana Cristiano e altri 3 piace questo elemento. Non mi piace più
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