Compiti per le vacanze Classi IV F AS 2011/2012 Letture obbligatorie

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Compiti per le vacanze Classi IV F AS 2011/2012 Letture obbligatorie
Compiti per le vacanze
Classi IV F
A.S. 2011/2012
Letture obbligatorie: 3
- Leggi tutte le scelte antologiche del romanzo i Promessi Sposi che trovi sul tuo
libro e studia con attenzione le relative analisi del testo, oppure integralmente il
romanzo I Promessi sposi
- I Malavoglia di G. Verga
- Il fu Mattia Pascal di Pirandello
Dopo aver letto Promessi sposi e Malavoglia Studia quanto segue :
Confronto tra Manzoni dei Promessi Sposi e Verga dei Malavoglia
Il romanzo, genere letterario sviluppatosi a partire dal 600, si afferma soprattutto
nel corso dell’800.
In particolar modo, nell’800, il romanzo assume una nuova connotazione: diviene
romanzo storico. Grazie ad Alessandro Manzoni il nuovo genere letterario si
diffonde in Italia, e con i Promessi Sposi, lo scrittore rappresenterà un punto
fermo di tutta la letteratura italiana.
Partendo da una verità storica, da un contesto sociale, politico ed economico ben
delineato, Manzoni sviluppa una vicenda, prendendo in considerazione
personaggi non illustri che nei loro tratti potrebbero realmente rappresentare
uomini vissuti in quel ben determinato periodo storico.
Nella seconda metà del secolo, con la diffusione del naturalismo francese, in Italia
si sviluppa una nuova corrente letteraria: il Verismo. Figlio di tale corrente,
Giovanni Verga, con i suoi Malavoglia si ispira al realismo romantico di Manzoni
(che considera suo maestro), pur distaccandosi dallo stesso per alcuni aspetti.
Il romanzo realista di Verga non parte da alcuna cornice storica, entra
direttamente nella vicenda e lascia che i personaggi si facciano conoscere tramite
i propri pensieri e aspirazioni, senza l’intervento dell’autore. Essi sono fotografati
e descritti nello stesso modo in cui si mostrano. Il narratore è completamente
esterno alla vicenda e si contrappone al narratore onnisciente de i Promessi
Sposi. Infatti, Manzoni, quando passa dall’introduzione del romanzo alla vera e
propria narrazione, abbandona la lingua secentesca (usata come espediente di
una lingua nella quale è stato scritto in manoscritto ritrovato da Manzoni), ed
entra personalmente nella storia, esprimendo giudizi sui personaggi e rendendosi
visibile al lettore. Nei Malavoglia, invece, ovviamente traspare l’ideologia
verghiana, ma non viene mai espressa apertamente.
Entrambi i romanzi, come entrambi gli scrittori, risentono di una forma di
pessimismo che, in Manzoni si esprime nella presenza catartica del male, come
purificazione e necessità per giungere al bene; in Verga è rappresentato dall’ideale
dell’ostrica, la teoria secondo cui ciascuno è legato al proprio ambiente e alla
propria condizione sociale, ma cercando di migliorare, non può che peggiorare la
propria condizione, diventando irrimediabilmente un vinto.
Se in Manzoni la vicenda ha comunque un lieto fine, nonostante una serie di
sventurati avvenimenti (nonostante tutto alla fine Renzo e Lucia si sposano), in
Verga coloro che hanno osato staccarsi dal proprio scoglio, sono diventati dei
vinti.
Dal punto di vista linguistico, Manzoni opta per il fiorentino parlato dai colti,
scelta apprezzata da Verga che però predilige la lingua dei siciliani colti,
caratterizzandosi così come lingua borghese la prima, lingua popolare la seconda.
Allo scopo di rendere più realistica la propria narrazione, Verga sceglie il discorso
indiretto libero, una tecnica narrativa che gli consente di identificarsi con i
personaggi e di non trovarsi nella condizione di fare parlare una lingua troppo
elevata a personaggi di scarsa levatura culturale, tale espediente non lo si trova
in Manzoni, che lascia sulla bocca di umili personaggi, espressioni che non
possono essere loro.
Dunque i Malavoglia e i Promessi Sposi sono frutto dello stesso clima culturale
tipico di tutto l’800, ma presentano aspetti diversi. Gli autori, influenzati in
maniera differente, Manzoni soprattutto dal provvidenzialismo romantico e dal
cristianesimo, e Verga dal positivismo e dal pessimismo verista, regalano alla
letteratura italiana romanzi diversi, ma dello stesso peso culturale.
I personaggi dei Promessi Sposi non sappiamo se siano esistiti, ma senza dubbio
si inseriscono nel quadro storico del 600. La loro verosimiglianza emerge anche
dalla scelta del nome: ciascun personaggio ha un nome che rispecchia la classe
sociale cui appartiene: Gertrude e Attilio per esponenti della nobiltà; Rodrigo per
il signorotto spagnolo; nomi legati ai santi venerati nel comasco per la gente
umile. Il realismo emerge nella citazione di date, e nella precisa identificazione dei
luoghi in cui si svolge la vicenda: c'è infatti un triangolo geografico, Lecco, MilanoMonza e Bergamo: Lecco è presente nei primi otto capitoli; la maggior parte della
vicenda si svolge a Milano e dintorni; il paese di Bortolo nella bergamasca rimane
sullo sfondo. Il realismo del Verga è totalmente diverso da quello del Manzoni,
perché è un realismo scientifico, che deriva dal naturalismo francese di Zola (leggi
Zolà), che si propone di osservare la realtà come uno scienziato: nello scrivere un
romanzo ciò che conta non è l'ispirazione, ma avere una metodologia scientifica
da cui partire. Il Verga, come scienziato, non vuole dare un'interpretazione ai
fatti, ma esporli così come sono: non gli interessa la "grande Storia", che rimane
sullo sfondo, e quando c'è è vista come elemento di disturbo.
Quello che gli interessa è la "piccola storia", quella degli umili, dei vinti, dei bruti,
da cui emerge la vera realtà, che è miseria, sofferenza, dolore, lacrime e di fronte
alla quale il Verga si pone come uno scienziato che analizza e studia
razionalmente i fatti, senza provare pietà o compassione per quanto accade,
considerando gli uomini come animali, il cui comportamento è determinato
dall'habitat. Rimane impassibile, non c'è un suo commento, un suo intervento,
perché il Verga vuole arrivare al "romanzo che sembra essersi fatto da sé": un
romanzo in cui sono i personaggi, e non l'autore, a raccontare e presentare le
proprie miserie. Il realismo è spietato, crudo, scioccante; è impressionante il
distacco con cui il Verga ci presenta Malpelo, quel bambino che forse non è mai
stato bambino e che è cresciuto troppo in fretta, sfruttato, senza l'amore della
famiglia, privato dell'affetto e della presenza del padre, che gli muore sotto gli
occhi, considerato "malpelo" da tutta la società e costretto ad essere "malpelo" per
essere accettato. Non c'è pietà nel Verga: pietà per le busse ricevute spesso senza
ragione, pietà per la sua morte, per il suo perdersi nel nulla, nel labirinto di
galleria della miniera: il Verga è solo lo scienziato che registra il fatto, e non
commenta. Rimane impassibile nel cogliere la crudezza della realtà sociale, dove
vige la legge "homo homini lupus", dove manca solidarietà e compassione dell'uno
verso l'altro: ne "I Malavoglia"nessuno è solidale con questa famiglia nel momento
della disgrazia: la solidarietà c'è finché c'è la "roba": è il possesso della "roba" che
determina la lotta in cui l'uomo è lupo per l'uomo.
E se questa lotta ne "I Malavoglia" rimaneva fuori della famiglia, in "Mastro don
Gesualdo" il Verga osserva, molto realisticamente, che anche in seno alla famiglia
scoppia questa lotta, in maniera addirittura più brutale e cruda che non in
società. Il realismo nel Verga nasce dall'osservazione che è l'habitat ad incidere
profondamente sulla vita di ogni persona: è la cava a rendere brutale Malpelo, è
Aci Trezza, paese di pescatori, a dettare il modo in cui i Malavoglia devono vivere:
sulla spiaggia tutto il giorno, a badare alla "Provvidenza", a sistemare le reti per la
pesca; è il nuovo habitat in cui 'Ntoni si sposta per il servizio militare, Napoli, che
cambia radicalmente il suo modo di vedere la vita che gli fa desiderare la "bella
vita", che il suo habitat non gli permette di fare. L'ambiente rende bestia l'uomo,
perché è un ambiente che non si dà facilmente, ma dà qualcosa solo attraverso il
"durus labor", un lavoro, una fatica che è alienante e che cosifica l'uomo.
Questo ambiente toglie ogni speranza di progresso: chi progredisce è reietto, non
capisce il corso della storia, che è per forza ciclico, sempre ritornante su se
stesso, sempre uguale a sé. Il realismo, nel Manzoni e nel Verga emerge, oltre che
nelle vicende, anche nella scelta linguistica: è più realistico il Verga che, accanto
al fiorentino, inserisce cadenze ed espressioni siciliane: i nomi sono siciliani; i
proverbi di Padron 'Ntoni sono tratti da raccolte di proverbi siciliani. La lingua del
Manzoni, invece, è forse l'elemento meno realistico di tutto il romanzo, perché
certamente Renzo e Lucia non parlavano il fiorentino, ma il dialetto.
SVOLGI I 4 SAGGI BREVI PROPOSTI
Ricorda di sviluppare l’argomento scelto in forma di “saggio breve” , utilizzando i
documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed
esperienze di studio.
Interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e svolgi su questa base la tua
trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di
studio.
Dai al tuo saggio un titolo coerente e ipotizzane una destinazione editoriale
(rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di
argomento culturale, altro).
Per attualizzare l'argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali
(mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
Saggio breve n.1
Ambito socio-economico
ARGOMENTO: Il bullismo è argomento di cronaca, suscita prese di posizione
nette, anche se non tutti sono consapevoli delle implicazioni del problema
DOCUMENTI
1)
Ha suscitato una grande impressione l’aggressione di branco al ragazzo
diversamente abile in una scuola di Torino. È duro doverlo ammettere, ma si
tratta solo di uno dei tanti episodi di quotidiana violenza che si consumano nelle
scuole, ai danni delle persone ma anche delle strutture. …il 78% dei ragazzi che
frequentano le scuole elementari e medie, solo nell’ultimo anno, ha fatto i conti
con episodi di prevaricazione esercitata da ragazzi nei confronti dei loro coetanei:
è il cosiddetto «bullismo». …il 17% ammette di aver minacciato verbalmente
almeno una volta, mentre il 14,5% confessa di essere venuto alle mani. …le
«bulle» prosperano. Se si sommano i «gregari» agli «spettatori», la percentuale delle
bambine è quasi simile a quella dei maschietti: 13,8% contro 14,6%. …tra i
ragazzi, i comportamenti violenti o prevaricanti, sono sempre più accettati, tant’è
che per il 56% del campione intervistato «nella vita è molto meglio essere furbi e
svegli, piuttosto che disciplinati e diligenti»… Quanto agli atti di vandalismo
contro le strutture scolastiche, le cose stanno ancora peggio: nell’ultimo anno…
500 scuole (180 al Nord, 95 al centro e 225 al Sud e Isole) sono state allagate,
incendiate, infestate da insetti o topi, bombardate o derubate e – secondo il 22%
dei ragazzi intervistati – al loro interno si spaccia regolarmente droga: «fumo» nel
75% dei casi, ma anche cocaina (10%).
[Raffaello Masci, Nonnismo a scuola per 8 studenti su 10 – La Stampa 17-11-06]
2)
Della storia del ragazzo Down maltrattato in aula dai compagni e ripreso in un
video rimasto su Google per giorni …colpisce prima di tutto la spavalda certezza
di impunità di quei quattro… Impressiona come …non abbiano avuto alcun
timore nel mettere in rete a loro prodezza, pur immaginando che le loro facce
potrebbero essere facilmente riconosciute. …Nessun padre o maestro, di cui
temere il giudizio. Semplicemente, nessuno, e in questo vuoto solo la vanità di
vedere il proprio video in un grosso motore di ricerca… Un piccolo filmato ignobile
per dire di esistere… L’altro elemento che impressiona e addolora è che …a ridere,
e a lasciar fare, erano forse in venti. Quattro mascalzoni, e venti vigliacchi. Una
gregarietà che fa forse anche più paura degli spintoni e delle beffe degli altri.
Quella massa passiva di ragazzi e ragazze che sta a guardare e non muove un
dito, non ha nemmeno l’abietto coraggio di fare del male. …crede di non avere
fatto niente non prova dolore, e non può cambiare.
…di ogni spiegazione di ciò che è accaduto in quell’aula, forse la peggiore… è che
quei ragazzi… dicano che era tutto uno scherzo, che era «per gioco». Per scherzo…
Per gioco, ma il gioco dei forti e degli idioti: incapaci di rispettare un uomo…
[Marina Corradi, Quella meschina prodezza esibita su Internet – Avvenire 14-11-06]
3)
Articolo a difesa del valore di ogni persona
In una scuola alcuni ragazzi hanno messo sotto un coetaneo, lo hanno costretto a
diventare un quadrupede, a mangiare sale, a leccare polvere, a strisciare sulle
ginocchia, fino a rasentare il nulla, senza più neppure il senso di una dignità
presa a gomitate.
In una scuola dove parlare di violenza e di bullismo diviene stranamente difficile,
forse perchè discuterne e farne strumento di prevenzione, sviscerarne i rischi e gli
interventi più urgenti da apportare, sottende il pericolo di rimanerne additati,
invischiati come parte ingombrante di una in cultura. Invece si dovrebbe parlarne
di questo disagio relazionale, stili di vita aggressivi, riti e totem, trasgressione e
devianza, una violenza che non è più un atteggiamento conflittuale accettabile.
Non sono più sufficienti le pubblicistiche d’accatto, i sermoni svolti da cattedre
impolverate, non è più aria di prediche precostituite, di costruzioni piramidali che
non hanno un senso compiuto, forse occorre non limitarsi alla lezione
spocchiosa, alla punteggiatura bucolica, che caricano oltremisura la creatività e
intuizione del valore della gioventù.
Affrontare il disagio relazionale senza interrogarsi sugli effetti che produce, sulle
collateralità che favoriscono ulteriori decadimenti, significa parlarne per una
sorta di costrizione contingente, quasi a volere rimanere fuori da una diatriba
apparentemente innocua.
Come la stessa richiesta di abbandonare la regina delle bugie, la droga, tutte le
droghe, perché non esiste una sostanza buona e l’altra cattiva, sono tutte da
evitare, oppure sull’uso smodato e malcelatamente autorizzato dell’alcol.
Bulli e droga, stili educativi assenti e comportamenti aggressivi, sempre meno
addomesticati, tutto e subito, mentre per la fatica e per l’impegno c’è tempo
domani, sempre che domani abbia libero accesso nel cuore degli adulti,
obbligandoli a piegare lo sguardo sulla realtà, a guardare i volti e gli occhi dei
propri figli, non per generosità salvatempo, ma per coscienza di paternità.
In quelle classi svuotate di regole, in quelle strade denudate di luci di emergenza,
in quelle case ridotte a comodi rifugi, non ci sono delinquenti né criminali, ne ho
incontrati tanti di giovanissimi in armi, di ragazzotti con le gambe larghe e le
mani in tasca, non si tratta ancora di devianza, e come ha detto qualcuno più
lungimirante di me “ fanno il male, ma sognano il bene “.
Proprio da questa contraddizione ogni formatore, educatore, genitore, dovrà
ripartire con energie sufficienti per ribadire che non esiste giustizia senza amore,
infatti amore non è un gesto generico, ma consistenza di umanità da mantenere e
custodire.
Giustizia tra i banchi di scuola, alla fermata di un autobus, sulla pista di una
discoteca, giustizia che non è una semplicistica destinazione esteriore, ma una
dimensione costitutiva affinché indifferenza e distrazione non consentano il
degenerare della fragilità delle persone più esposte, più deboli, dei più giovani.
In quella classe, al mondo adulto, potrebbe essere di aiuto ripensare alle
responsabilità che ci accomunano, che ci fanno diventare uomini, e per riuscire
in questa impresa, forse bisogna condividere quella famosa “ partita mai
terminata della fiducia e dell’amicizia, uniche manette e uniche sbarre che
possono trattenere i ragazzi”.
La partita della fiducia e dell’amicizia - di Vincenzo Andraous
Saggio breve n.2
Ambito tecnico-scientifico
ARGOMENTO di Inquinamento atmosferico e mutamenti climatici
DOCUMENTI
1)
I cambiamenti climatici dei prossimi anni rischiano di cambiare il mondo per
sempre : non solo per
i disastri naturali ma perché provocherebbero guerre, immigrazioni e catastrofi
con milioni di
morti. A mettere nero su bianco questo scenario apocalittico non sono gruppi
ambientalisti ma una
organizzazione che di strategie , guerre e morti se ne intende: il Pentagono. In un
rapporto “segreto”
diventato “pubblico” a gennaio quando ampi stralci sono finiti sulla rivista
“Fortune” gli analisti del
Pentagono sostengono che l’effetto serra avrà un impatto più pericoloso di quanto
ne ha avuto Al
Qaeda. [...] La Gran Bretagna sarà una delle regioni più colpite dal cambiamento
e rischia di
trasformarsi in una sorte di Siberia del mondo occidentale. Motivo? Tra il 2010 e
il 2020 l’Europa
subirà le conseguenze del rallentamento della Corrente del golfo, quella che ha
mantenuto
temperato il clima del vecchio continente. [...] Un “grande freddo” che porterà in
acque a noi vicine
anche gli iceberg. Un cambio del clima così radicale avrà inevitabilmente
ripercussioni in campo
sociale. [...] I prossimi anni saranno percorsi da flussi migratori incontrollati,
carestie. [...] Rivolte
e conflitti diventeranno parte endemica della società. Ma non sarà solo l’Europa la
vittima di questi
cambiamenti perché i conflitti esploderanno prima in quelle aree del Terzo Mondo
che hanno avuto
una crescita notevole negli ultimi dieci anni (India, Sudafrica, Indonesia) e le
migrazioni partiranno
dai paesi più poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina per raggiungere con
effetti
devastanti la ricca Europa e gli Stati Uniti. Perché ci saranno problemi legati alla
mancanza d'acqua
e di energia che scateneranno conflitti fra paesi vicini e all’interno dei singoli
paesi...
(Alberto Flores D’Arcais, L’effetto serra peggio di Al Qaeda, in Repubblica, 23
febbraio 2004)
2)
Si parla molto degli effetti negativi, talvolta solo presunti, causati dal
riscaldamento globale
sull’uomo. Ma i cambiamenti climatici influiscono anche sulla fauna e sulla flora
selvatiche. Per
esempio, un fondamentale problema per tutti gli esseri viventi è costituito dalle
malattie infettive e
dai parassiti vettori di infezioni. Insetti come mosche, zanzare, pulci, zecche
possono trasmettere
batteri, protozoi, vermi ed altro ancora. L’innalzarsi della temperatura,
soprattutto se collegato ad
un aumento dell’umidità, produce una accelerazione del tasso di riproduzione dei
parassiti e ne
diminuisce significativamente la mortalità invernale. Ne ha recentemente parlato
su “ Science “ un
gruppo di ricercatori diretti da C. Drew Harvell, del Dipartimento di ecologia e
biologia
evoluzionistica della Cornell University. Per ora, avvisano gli studiosi, non è
possibile stabilire un
chiaro rapporto di causa-effetto ma vi sono già correlazioni significative.
Sappiamo bene che
malaria, tripanosomiasi, encefalite da zecche, febbre gialla, dengue – tutte
malattie trasmesse
all’uomo da invertebrati- negli ultimi tempi hanno ampliato le loro aree di
endemismo, ma varrebbe
la pena di indagare con più attenzione anche su quanto sta succedendo alla
fauna, sia marina che
terrestre. Un esempio particolarmente vistoso è rappresentato dal peggioramento
dello stato di
salute delle barriere coralline...
A. Mannucci, da Le Scienze n. 409, settembre 2002)
3)
Si finirà come nel Carbonifero, oltre 300 milioni di anni fa quando il clima era
caldo umido, il
pianeta ricoperto da foreste con piante giganti e rigogliose e gli oceani caldi come
un brodo ? Viene
da chiederselo leggendo l’ultima scoperta di un gruppo di climatologi finanziati
dalla Nasa, l’ente
spaziale americano , pubblicata sulla rivista “Science”. Ci assicurano che, da
vent’anni a questa
parte, il pianeta mostra segni evidenti di espansione della copertura verde: lo
certificherebbero
anche le foto da satellite......... Il fenomeno è stato evidenziato mettendo a
confronto l’estensione
della biomassa vegetale ( non solo le foreste, ma anche le piante in genere ), a
livello globale, dal
1980 a oggi. Un ventennio in cui la concentrazione di anidride carbonica si è
impennata.........
Nello stesso arco di tempo risulta un’espansione delle superfici verdi del 6%. “Il
rinverdimento del
pianeta non è omogeneo – sottolinea Ramakrishna Nemani, professore di Scienze
forestali
dell’Università del Montana -.Ci sono Paesi che guadagnano superfici verdi come
India, Brasile e
Canada e altre che le perdono come il Messico e la Siberia.” La spiegazione del
piccolo boom verde
in un pianeta che, continuando l’effetto serra, sembra piuttosto destinato alla
disidratazione e alla
desertificazione, chiama in causa l’azione fertilizzante della anidride carbonica,
cioè la capacità di
questo gas di stimolare la fotosintesi, migliorando la produttività vegetale. Non è
la sola,
aggiungono gli autori della scoperta: il cambiamento climatico starebbe
provocando spostamenti
delle zone climatiche ai quali la vegetazione risponde, in alcune regioni, con un
incremento. I
giudizi degli esperti italiani di fronte a queste novità oscillano fra la perplessità e
la cautela...Il
fisico Vincenzo Ferrara dell’Enea indica un limite ben preciso: “ Nessuno si illuda
che più aumenta
l’anidride carbonica e meglio staremo, perché nel frattempo le temperature
cresceranno. Altri due
gradi in più e anche l’aumento della produttività vegetale si bloccherà. Lorenzo
Ciccarese,
ricercatore della Agenzia per la protezione dell’ambiente e del territorio, esorta: “
La Fao certifica
che ogni anno in tutto il mondo si perdono 14 milioni di ettari di foreste, l’80°%
dei quali nei Paesi
tropicali. Di fronte a questa realtà, l’enfatizzare i risultati per niente definitivi di
certe ricerche
rientra in una logica politica di affossamento del Protocollo di Kyoto.”
(F.F. Martin, dal Corriere della Sera, 7 giugno 2003)
4)
Il tasso di crescita dell’ alterazione climatica dovuta ai gas serra ha raggiunto un
massimo all’inizio
degli anni ‘80, con quasi 0,5 watt per metro quadrato a decennio, ma è calato
negli anni ‘90. [...]
La ragione principale di questo declino è nella riduzione delle emissioni di
clorofluorocarburi, la cui
produzione è stata messa al bando a causa del loro effetto distruttivo sull’ozono
stratosferico. Con i
CFC in calo, i due più importanti gas serra restano l’anidride carbonica e il
metano. [...] Una
migliore efficienza della conversione energetica e un uso più massiccio delle
energie più rinnovabili
potrebbe stabilizzare le emissioni di CO2 nel breve periodo. La riduzione a lungo
termine è invece
una sfida più complessa, perché il fabbisogno di energia continuerà a crescere.
[...] E’ lecito
guardare al futuro con un po’ di ottimismo? [...] Certo non sarà facile stabilizzare
le concentrazioni
di gas serra, ma le evidenze empiriche del cambiamento climatico e del suo
impatto si accumulano,
e questo influenzerà inevitabilmente l’opinione pubblica, i movimenti politici,
l’industria e i
governi. C’è solo da sperare che si agisca in fretta.
(J. Hansen, Riscaldamento globale: una bomba da disinnescare, da Le Scienze n°
428, aprile 2004)
Saggio breve n.3
Ambito artistico-letterario
ARGOMENTO: Il distacco nell’esperienza ricorrente dell’esistenza umana:
senso di perdita e di straniamento, fruttuoso percorso di crescita personale.
DOCUMENTI
1)
Dopo aver traversato terre e mari,
eccomi, con queste povere offerte agli dèi sotterranei,
estremo dono di morte per te, fratello,
a dire vane parole alle tue ceneri mute,
perché te, proprio te, la sorte m’ ha portato via,
infelice fratello, strappato a me così crudelmente.
Ma ora, così come sono, accetta queste offerte
bagnate di molto pianto fraterno:
le porto seguendo l’antica usanza degli avi,
come dolente dono agli dèi sotterranei.
E ti saluto per sempre, fratello, addio!
CATULLO, Dopo aver traversato terre e mari,
trad. S. Quasimodo, Milano 1968
2)
«Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne
verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra
infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch'io per
salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre:
vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime
persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia
solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso
ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti
sono dunque gli sventurati? E noi, purtroppo, noi stessi italiani ci laviamo le
mani nel sangue degl'italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della
mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere
almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente
compianto da' pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa
poseranno su la terra de' miei padri»
Da' colli Euganei, 11 Ottobre 1797
U. FOSCOLO, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802
3)
«Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è
cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de'
suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci
domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore
pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne
allontana!...Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s'imparò a
distinguere dal rumore de' passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un
misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla
sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un
soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l'animo tornò tante
volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato un rito;
dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore
venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per
tutto; e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più
certa e più grande.»
A. MANZONI, I Promessi Sposi, cap. VIII, 1840
4)
«Era il primo squarcio nella santità del babbo, la prima crepa nei pilastri che
avevano sorretto la mia vita infantile e che ogni uomo deve abbattere prima di
diventare se stesso. La linea essenziale del nostro destino è fatta di queste
esperienze che nessuno vede. Quello squarcio e quella crepa si richiudono, si
rimarginano e vengono dimenticati, ma in fondo al cuore continuano a vivere e a
sanguinare.
Io stesso ebbi subito orrore di quel nuovo sentimento e avrei voluto buttarmi ai
piedi di mio padre per farmelo perdonare. Ma non si può farsi perdonare le cose
essenziali: lo sente e lo sa il bambino con la stessa profondità dell’uomo saggio.
Sentivo il bisogno di riflettere e di trovare una via d’uscita per l’indomani, ma non
vi riuscii. Tutta la sera fui occupato ad assuefarmi alla mutata atmosfera del
nostro salotto. La pendola e la tavola, la Bibbia e lo specchio, lo scaffale e i quadri
alla parete prendevano commiato da me, e col cuore sempre più freddo ero
costretto a veder sprofondare nel passato e staccarsi da me il mio mondo e la mia
bella vita felice. Ero costretto a sentire le mie nuove radici che affondavano nel
buio e succhiavano un mondo estraneo. Per la prima volta assaggiai la morte che
ha un sapore amaro perché è nascita, angoscia e paura di un tremendo
rinnovamento»
H. HESSE: Demian,1919, trad. it Mondadori, 1961
5)
«Ero partita per il Nord immaginando che la pena dell'addio si sarebbe consumata
al momento dei saluti. In mezzo a un mondo ricco di novità eccitanti - un mondo
che aspettava solo me -, la mia nostalgia era destinata a sbiadire rapidamente.
Così fantasticavo, e le mie fantasie di adolescente sconfinavano spesso
nell'esaltazione.
Ma l'impatto fu atroce.
Quando, con un gesto deciso, si lacera un pezzo di stoffa, ci restano tra le mani
due brandelli malinconicamente sfrangiati, e occorre lavorare con minuzia e
pazienza per rimediare.
Le sfilacciature rimaste dopo lo strappo dalle nostre consuetudini meridionali
erano tante, e ci vollero anni perché io e la mia famiglia potessimo restaurare i
lembi delle nostre identità lacerate.
L'ansia suscitata in noi da modi di vita che ci erano estranei si manifestava sotto
forma di diffidenza. E poi c'era la nostalgia, che non voleva sbiadire. E la retorica,
che la sobillava.»
G. SCHELOTTO, Distacchi e altri addii, Mondadori, 2003
6)
«Siamo tutti migranti. Stiamo permanentemente abbandonando una terra per
trasferirci altrove. Siamo migranti quando lasciamo i vecchi schemi e le vecchie
abitudini per aprirci a nuove circostanze di vita. Un matrimonio, una
separazione, la morte di una persona cara, un viaggio non da turisti, persino la
lettura di un libro sono delle migrazioni interiori. Poi c'è la migrazione di chi
lascia la madre terra per vivere altrove: una volta gli uccelli, oggi gli uomini. Ogni
migrazione esteriore a poco a poco diventa anche interiore. Gli ostacoli possono
trasformarsi in occasione di crescita. E' un processo lungo e doloroso. Chi sono?
Sono tutti i miei personaggi ("Madame Bovary c'est moi!" diceva Flaubert). Tutte le
mie storie hanno qualcosa di me e nascono probabilmente dai miei conflitti
interni. Le mie origini sono portoghesi, da parte della famiglia di mio padre, e
tedesche (prussiane) da parte di mia madre. Ho vissuto l'infanzia in Brasile, la
mia vera patria; penso che il mio italiano sarà sempre un po' lusofonico. Se sono
arrivata a destinazione? Fortunatamente no. Solo nel momento della mia morte
potrò dire di esserci arrivata. E anche allora penso che inizierò un nuovo viaggio.
Una nuova migrazione.»
Da un’intervista di C. Collina alla scrittrice brasiliana Christiana de CALDAS
BRITO, in “Leggere-Donna”, n. 98, Ferrara, 2002
7)
«Quando uno parte, si sa, dev’essere pronto a tornare o a non tornare affatto. È
una porta che lui apre all’interno di una stanza buia, e che a volte si rinchiude da
sola alle sue spalle.
Già emigrare – partire con un’idea chiara del non ritorno – è la radicalizzazione di
questa esperienza. È rinunciare a un certo “se stesso” (e quindi accettare il lutto
di vederlo prima atrofizzarsi e poi perire per totale assenza di contiguità con i
personaggi del passato), per scommettere su un futuro “se stesso” totalmente
ipotetico: un rischio assoluto. Quando la scimmia lascia il ramo dov’è appesa, per
aggrapparsi a un altro che ha intravisto tra il fogliame, può sembrare a chi
l’osserva che voglia spiccare il volo senza ali di sorta. Ma per istinto la scimmia sa
benissimo che non precipiterà nel vuoto. Allo stesso modo, qualcosa dentro al
migrante sa dove si trova esattamente il ramo che lo aspetta, che aspetta le sue
mani sicure, ed è questo qualcosa che lo spinge al salto»
Da un’intervista allo scrittore brasiliano Julio MONTEIRO MARTINS, a cura della
redazione di “Voci dal silenzio – Culture e letteratura della migrazione”, Ferrara Lucca, dicembre 2003
8)
«La partenza [per De Chirico] è un distacco traumatico, con riferimenti biografici
(da Volos, cioè dalla sua città natale, partirono gli Argonauti alla ricerca del vello
d’oro), ma anche con un destino di viaggi e delusioni, avventure e depressioni,
fino ad una probabile conquista…Un nuovo arrivo e subito dopo una nuova
partenza: resta quello di Odisseo il mito centrale per De Chirico, l’uomo che
ricerca se stesso attraverso la peregrinazione e
la perdita di tutto, tranne che della memoria»
M. FAGIOLO DELL’ARCO, Pensare per
immagini, in “I classici dell’arte - il Novecento De Chirico”, Rizzoli 2004
9)
G. DE CHIRICO, L’angoscia della partenza,
1913
Saggio breve n.4
Ambito socio-economico
ARGOMENTO: “Multietnicità”
DOCUMENTI
1) “Trovare una casa agli immigrati è un passo importante per la loro
integrazione. Per questo è necessaria una forte politica di accoglienza da parte
delle amministrazioni locali in collaborazione con gli enti privati. Questa è una
delle tante riflessioni sull'immigrazione in Lombardia contenuta nel secondo
rapporto dell'Osservatorio Regionale per l'Integrazione e la multietnicità. Un
esempio per tutti è Brescia dove si è superata la fase della prima accoglienza in
centri organizzati o comunque rimane in forma minore e dove invece si è
sviluppata la ricerca e l'offerta di una casa in affitto. Questo è stato possibile
grazie all'intervento dell'Ente locale e di associazioni in grado di offrire alloggi o di
fare da intermediari presso le agenzie immobiliari, offrendosi come garanti per gli
affitti agli immigrati. Brescia è appunto un esempio, che per ora non sembra
essere stato seguito da altre province, compresa Milano, dove il disagio abitativo
degli immigrati è ancora molto forte. […]
Ci sono in Lombardia in media 5-6 stranieri ogni 100 abitanti (1 gennaio del
2002). Nel 2001 erano 4-5 sempre su 100 abitanti. Gli stranieri presenti in
Lombardia non sono più di 503 mila al 1 gennaio 2002. La comunità di stranieri
più numerosa vive a Milano (circa 172 mila). Sono 293 mila gli stranieri che
possiedono una dimora fissa con residenza anagrafica in un comune lombardo e
il permesso di soggiorno. Nel 2002 le comunità più numerose provengono dal
continente asiatico e dal nord Africa. Gli immigrati senza permesso di soggiorno
sono stimati tra i 110 mila e i 181 mila in tutta la Lombardia. In tutte le province
gli irregolari sono soprattutto di origine albanese o marocchina, tranne che a
Milano dove gli stranieri senza permesso di soggiorno sono soprattutto egiziani.
Per quanto riguarda il lavoro, dal rapporto dell'Osservatorio è emerso un altro
dato interessante: la maggior parte degli stranieri trova lavoro attraverso il
passaparola degli amici o presentandosi direttamente al datore di lavoro.
Assolutamente marginale il ruolo svolto dal Centro per l'impiego, nonostante i
nuovi compiti attribuitigli dalla recente riforma, e anche dalle associazioni di
volontariato.
Edilizia e assistenza domiciliare agli anziani sono ancora i due ambiti in cui gli
immigrati trovano lavoro. Operai generici, colf e assistenti agli anziani sono
professioni che si stanno «etnicizzando», come si legge nel rapporto.” di Sonia
Sartori
dal Corriere della Sera
2) “Lo specifico dell'educazione interculturale è costituito dai processi di
apprendimento che portano a conoscere altre culture e a instaurare nei loro
confronti atteggiamenti di disponibilità, di apertura, di dialogo. Si tratta di un tipo
di conoscenza estremamente complesso: conoscere un'altra cultura significa
rilevarne gli aspetti che la fanno "diversa" dalla nostra, ma significa anche capire
che la rappresentazione che noi ci facciamo della cultura "altra" non coincide
necessariamente con quella che essa si fa di se stessa, né con le rappresentazioni
che altre culture ancora si possono costruire. L'intreccio di queste
rappresentazioni -che si manifestano spesso in forme di stereotipi- costituisce la
trama complessa dell'interculturale.”
Da L'educazione interculturale di Agnese Niero e Luciano Pasqualotto
3) “''Sono contraria a soluzioni che isolino gli alunni islamici, perche' questo
significa negare la possibilita' di un'integrazione piena. Significa impedire loro la
possibilita' di socializzare con i coetanei italiani e di altri Paesi, di relazionarsi con
le persone con le quali vivono. Sono invece favorevole all'inserimento degli alunni
islamici nelle scuole pubbliche, perche' soltanto cosi' si garantisce il pieno
rispetto dell'identita' culturale propria e altrui''.
Lo afferma il ministro dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca, Letizia Moratti,
in riferimento alle cronache sul caso della scuola islamica di Milano” da un
bollettino di ADN Kronos
4) Il mondo, dice un proverbio, è bello perchè è vario.
Gente diversa, colori diversi, lingue diverse, religioni diverse, opinioni diverse.
Ma ritenere una razza inferiore ad un'altra non è un opinione è un reato.
L'articolo 3 della legge 3 ottobre 1975, n. 654 lo dice chiaramante.
E' punito: a) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee
fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o
commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; b)
con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a
commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi
razziali, etnici, nazionali o religiosi. Ma molte altre sono le leggi che tutelano
contro il razzismo. E' per queste ragioni che chi subisce o assiste ad episodi di
razzismo può richiedere in ogni momento l'intervento delle forze dell'ordine
(Polizia e Carabinieri) contro coloro i quali commettono questo reato.
E da oggi potrà anche richiedere il soccorso di Stranieri in Italia che offre il suo
aiuto a tutte le vittime del razzismo in Italia.
(dal sito Stranieriinitalia.it)
Modena, Giugno 2012
Prof.ssa Pierangela Baldo