Il Castello a misura di bambino Monumenti aperti, in mostra i gioielli

Transcript

Il Castello a misura di bambino Monumenti aperti, in mostra i gioielli
PDF Compressor Pro
12
1 maggio 2016
Il 6 e 7 appuntamenti a San Gavino, Sanluri e Gonnosfanadiga
Monumenti aperti, in mostra i gioielli
dei paesi del Medio Campidano e della Marmilla
Per il ventesimo anno consecutivo si ripropone la manifestazione “Monumenti Aperti” ideata dall’associazione “Imago
Mundi” presieduta da Fabrizio Frongia. Nel nostro territorio
Sardara ha mostrato i
suoi gioielli il 23 e 24
aprile mentre sabato 7 e
domenica 8 maggio sarà
il turno di San Gavino
Monreale, Sanluri e
Gonnosfanadiga. Sabato
14 e domenica 15 la manifestazione si spoterà a
Guspini, Arbus, Lunamatrona e Serramanna
mentre il 21 e 22 maggio
sarà il turno di Siddi e
Villanovafranca.
A SAN GAVINO saranno tantissimi gli appuntamenti e i monumenti da
visitare a partire dalle
chiese di Santa Chiara,
San Gavino Martire, Santa Croce, il convento di Santa Lucia, edificato nel nono secolo e la casa museo “Dona Maxima”. Sarà aperto anche l’archivio storico, la “Collezione
Nuccio Delunas”, l’esposizione sul calcio regionale ospitata
nei locali del “Civis” in via Roma e la costruzione in ladiri
chiamata ‘Casa Corda’. Inoltre sarà aperto anche il museo e
centro di documentazione “Due Fonderie”, inaugurato alcuni anni fa, che conserva le testimonianze cartacee e audiovisive relative alla storia delle fonderie di Villacidro e di San
Gavino Monreale. I turisti verranno accompagnati dai volontari di diverse associazioni locali e dagli studenti dell’istituto comprensivo, del liceo scientifico, del liceo delle scienze umane e linguistico.
Fede e tradizione saranno vissuti ancora una volta in occasione della festa di San Gavino Martire, organizzata dall’omonimo comitato. Venerdì nella chiesa di Santa Chiara ci sarà
la vestizione del santo, che dopo la messa sarà accompagnato nella chiesa di San Gavino Martire. La domenica la processione per le strade del paese con la partecipazione dei rap-
presentanti di diversi paesi della Sardegna legati al culto di
San Gavino Martire.
GONNOSFANADIGA Associazioni, studenti e appassionati
porteranno alla scoperta
dei gioielli di Gonnosfanadiga come la tomba dei
giganti e il complesso
“San Cosimo”, la gradinata e la grotta dedicata
alla “Madonna di Lourdes”, il frantoio Sogus e
la chiesa campestre di
Santa Severa, il monumento dei caduti del 17
febbraio 1943, il tempio
a megaron, il montegranatico, l’ex frantoio Porta, le chiese del Sacro
Cuore e della Beata Vergine di Lourdes ed infine nel parco Perd’e Pibera saranno organizzati diversi eventi collaterali.
SANLURI Da non perdere anche la visita ai monumenti di
Sanluri dove il richiamo maggiore è esercitato dalla presenza
del Castello Giudicale, l’unica fortezza medievale rimasta integra e visitabile in Sardegna. Altri siti di interesse sono costituiti dal Museo Etnografico dei Cappuccini; da alcune chiese molto antiche (San Pietro, San Lorenzo e San Martino) e
dalla parrocchia di Nostra Signora delle Grazie che conservano alcuni piccoli capolavori di arte sacra recentemente restaurati e restituiti al pubblico e ai fedeli.
GLI ALTRI PAESI Negli altri fine settimana di maggio la
manifestazione prosegue per i siti minerari di Guspini ed Arbus, per Lunamatrona e Serramanna ed infine le ultime tappe
a Siddi e Villanovafranca. I turisti andranno alla scoperta della
vera Sardegna, come ricorda l’assessore regionale Francesco
Morandi: «Monumenti Aperti è un’esperienza straordinaria,
di grandissimo valore per il territorio e per le istituzioni coinvolte».
Gian Luigi Pittau
Sanluri. Scarabocchiando in Sardegna
Incontro ad Ajaccio tra
insegnanti sardi e corsi
Si è svolto ad Ajaccio nel salone dell’hôtel Best Western , nei
giorni 8, 9 e 10 aprile, il Seminario Bilaterale “Enseigner autrement
avec www.etwinning.fr” organizzato dall’Agenzia Nazionale di
eTwinning, in collaborazione con la sede regionale dell’ente nazionale del Ministro dell’educazione Canopè Corse, con la delegazione accademica dedicata alle relazioni europee internazionali e con la cooperazione dell’ Accademia della Corsica.
Il Seminario ha coinvolto 20 insegnanti corsi e 20 insegnanti sardi di diverse discipline, della scuola media e delle scuole superiori. I Seminari eTwinning hanno come obiettivo quello di permettere agli insegnanti di tutta Europa di incontrarsi per alcuni
giorni per sviluppare dei partenariati sfruttando le risorse della
piattaforma collaborativa eTwinning. ETwinning è un progetto
nato nel 2005 e fa parte del più famoso e più conosciuto Erasmus,
che offre agli studenti l’occasione di apprendere insieme e condividere le loro conoscenze, di scambiarsi i loro punti di vista e
farsi degli amici diventando così attori del loro apprendimento e
infine la presa di coscienza di un modello di società multilingue
e multiculturale. Più di 360.000 insegnanti e 157.000 Istituti
sono iscritti sulla piattaforma eTwinning, che da più di 10 anni
favorisce la condivisione di pratiche pedagogiche innovative in
Europa e incoraggiano la creatività.Si tratta di una piattaforma
che riguarda insegnanti di tutte le discipline dalla primaria alla
secondaria ed è interamente gratuita e sicura.
“Il s’agit d’un dispositif sécurisé et gratuit qui permet aux
professeurs d’entrer en contact et au-delà, de monter des projets
collaboratifs”, afferma Nadine Battistelli, corrispondente
accadémica di eTwinning, che ha assicurato un’assistenza tecnica e pedagogica agli etwinners insieme ai suo collaboratori Valerie
Lombardo, direttrice del College Les Padules di Ajaccio, France
Battini, professoressa d’inglese al Liceo Fesch di Ajaccio e
Brigitte Collomb, professoressa d’inglese alla scuola di Prunelli
di Fiumorbo. L’Agenzia Nazionale Italiana di eTwinning che ha
sede a Firenze era rappresentata da Giulia Felice e da Alexandra
Tosi. L’Ufficio dell’Ambiente della Corsica (OAC) ha presentato lo sviluppo sostenibile nell’isola e la sua collaborazione con
la vicina Sardegna nel corso di una conferenza, mentre il Centro
Permanente d’Iniziativa per l’Ambiente, partner per l’Educazione Nazionale, ha organizzato una visita alla torre genovese della
Parata e alle bellissime Isole Sanguinarie, a pochi chilometri da
Ajaccio. I partecipanti al seminario bilaterale Corsica/ Sardegna
hanno inoltre assistito a delle presentazioni di progetti di buone
pratiche realizzate da insegnanti esperti e hanno poi elaborato
diversi progetti di cooperazione a distanza che condurranno con i
loro alunni , col sostegno dell’equipe di eTtwinning.
Per tutti gli eTwinners è stata una bellissima esperienza. Incontrare persone entusiaste del proprio lavoro che svolgono con tanta passione, offre nuovi stimoli, voglia di fare e di conoscere.
Serenella Sanna
Pabillonis
Studenti a lezione di tecniche
di manovre di primo soccorso
Il Castello a misura di bambino
Nell’ambito del progetto regionale ‘’Mamma accogliente’’, che offre servizi innovativi per l’infanzia, Alessandra Garau di Sanluri trasforma ogni giorno la propria abitazione in un asilo nido per i suoi due figli Sofia e Fabio
e per altri bambini del paese. Ma lo scorso 24 marzo, la
giovane mamma, che fa parte dell’associazione culturale
‘Scarabocchiando in Sardegna’, ha coinvolto altre mamme per trasformare il suggestivo Castello di Sanluri in
un giardino a misura di bambino con la ‘Caccia alle uova’,
festa tradizionale del nord Europa. Entusiasmo e sano divertimento per i 70 piccoli partecipanti al gioco, che hanno invitato anche i loro genitori a tornare un po’ bambini.
«Ho nascosto varie uova colorate - racconta soddisfatta Alessandra Garau - e i bimbi, muniti di cestini, hanno trascorso
due ore a cercarle tra cespugli, alberi, cannoni e feritoie. Poi
abbiamo fatto merenda insieme ed è stato offerto a tutti loro
un omaggio goloso». A riassumere l’allegra iniziativa anche
il piccolo Giordano, che ha commentato: «È stata la serata
più divertente della mia vita».
L’associazione culturale ‘Scarabocchiando in Sardegna’ offre
il servizio innovativo di asilo nido famiglia: mamme o donne
intraprendenti e coraggiose che aprono la propria casa a massimo tre bambini del paese per poche ore al giorno, tutti i giorni, con o senza pranzo, per fornire servizi per l’infanzia e venire incontro alle esigenze di alcuni genitori. Nell’isola sono
operativi sei asili nido in famiglia legati all’associazione, di
cui due nel Medio Campidano, a Sanluri, gestito da Garau, e a
Pabillonis da Saida Melis.
Marisa Putzolu
Un percorso formativo di primo soccorso per gli alunni della
scuola secondaria di primo grado. È questa l’iniziativa organizzata dall’istituto comprensivo e dall’Associazione di
Volontariato Croce Verde di Pabillonis, per gli alunni della
scuola media del paese. In ottemperanza a quanto previsto
dalla L.107/2015, che prevede l’attivazione di percorsi formativi sul primo soccorso rivolti agli studenti della scuola
secondaria, la scuola ha promosso due incontri che si terranno all’aperto nel campo sintetico di via Dante. Venerdì 5 maggio, dalle 9.30 alle 11,30, saranno gli alunni delle classi prime a cimentarsi sulle tecniche di manovre di primo soccorso, di rianimazione cardio-polmonare e di manovre di
disostruzione. Sabato 6 maggio spetterà, invece, ai ragazzi
delle seconde e terze classi seguire i corsi formativi tenuti
dalla Croce Verde.Per l’occasione, i docenti, in classe, organizzeranno attività didattiche preliminari all’evento. La dirigente scolastico Maria Rita Aru ha invitato anche i genitori a
presenziare alla manifestazione.
Dario Frau
PDF Compressor Pro
1 maggio 2016
Guspini. Trent’anni di attività
San Gavino Monreale
Bulbi in prestito
per rilanciare la coltivazione dello zafferano
L
a coltura dello zafferano è ciò che sicuramente
unisce e inorgoglisce, più d’ogni altra cosa,
tutti i sangavinesi. Con questo spunto, infatti, nasce un’idea concretizzata dall’attuale amministrazione comunale. Si tratta, infatti, di incoraggiare
la coltura dello zafferano attraverso il prestito gratuito di bulbi da parte dei produttori ai giovani coltivatori sangavinesi per consentire lo sviluppo e
l’incremento del prodotto. Ideatore della proposta
è Fausto Caboni, uno dei maggiori produttori di
zafferano, che due anni fa portò la sua proposta all’interno del programma della lista civica Progetto Comune, nella quale era candidato. «La sconfitta elettorale - afferma Fausto - non mi genera
rimpianti. Fin da ragazzino mi sono avvicinato alla
politica ed a gruppi giovanili e so bene che l’appuntamento elettorale è solo un passaggio. L’importante è agire secondo coscienza e mettendo da
parte gli interessi personali».
Da qui la volontà di voler comunque portare avanti la propria idea col supporto del proprio gruppo
anche attraverso una collaborazione con l’attuale
amministrazione comunale guidata dal sindaco
Carlo Tomasi. «La mia proposta - prosegue Caboni
- è utile nell’ottica del voler aiutare i giovani
sangavinesi, e nel voler rilanciare l’importantissima coltura dello zafferano di San Gavino
Monreale. Già da tempo pensavo all’idea dei produttori che dessero la loro disponibilità “prestando” dei loro bulbi di zafferano a giovani sotto i 40
anni interessati a cimentarsi con la coltura, natu-
13
ralmente sotto determinate e precise condizioni da
dettagliare in un regolare contratto, il tutto sotto
l’egida organizzativa dell’istituzione comunale.
Questa idea è stata inserita nel nostro programma
elettorale a Maggio 2014. Recentemente ne abbiamo parlato con l’attuale sindaco, Carlo Tomasi, che
si è detto entusiasta dell’idea e si è attivato per
portarla avanti. Ora si dovranno definire i dettagli e speriamo ci siano i tempi per partire da questa prossima stagione, anche se non sarà facile
visti i tempi molto ristretti».
Da par sua il sindaco mostra la propria soddisfazione: «Sono felice dell’idea portata avanti da Fausto, noi abbiamo già predisposto un progettino per
il contratto. Prima vogliamo che però sia lui a rivederlo, dopodiché lo porteremo all’attenzione del
consiglio comunale per la sua approvazione». «La
coltivazione dello zafferano - conclude Caboni - non
è facile, come non lo è la commercializzazione del
p ro d o t t o . S i p o t re b b e i d e a re u n a s o r t a d i
“affiancamento” istituzionale ai giovani che si dimostrino volenterosi. Intendo dire che il Comune
potrebbe anche organizzare incontri formativi con
i rappresentanti degli enti pubblici preposti al controllo delle attività d’impresa». Un’idea dalla quale potrebbe nascere un importante impulso per la
coltivazione del prodotto sangavinese per eccellenza e, di conseguenza, potrebbe dare una boccata
d’ossigeno ai tanti giovani che vorrebbero sviluppare il discorso legato allo zafferano.
Lorenzo Argiolas
Gem elettrica:
“La nostra carta vincente?
Stare al passo coi tempi”
Ha brindato a 30 anni di attività la società “Gem Elettrica” di Guspini,
che si occupa di installazione e manutenzione di impianti elettrici
civili e industriali. Diretta da Giuliano Porcedda, l’azienda guspinese
si è distinta nel territorio soprattutto per essersi sempre adeguata ai
tempi, nonostante la crisi e il forte declino del settore industriale ed
edile. «Soprattutto con l’avvento di internet - dichiara Porcedda - i
clienti chiedono servizi diversi per la sicurezza. Installazioni di
videosorveglianza e antintrusione, in particolare tv e reti dati, e sistemi di domotica che cancellano il vecchio impianto ad uso manuale».
Per questo la piccola-media impresa, che ha sedi anche nelle province di Oristano e Cagliari, punta non solo sull’esperienza accumulata
nei tre decenni, ma anche sui corsi frequentati periodicamente da
soci e dipendenti. «Ad esempio - continua il titolare - oggi è possibile
controllare la propria abitazione tramite smartphone, tablet e pc. E
usare il cellullare come dispositivo per aprire cancelli, porte, garage,
oltre ad accendere impianti di illuminazione, riscaldamento e climatizzazione. Non trascurando i sistemi del passato, che stanno lì e a
cui occorre sempre manutenzione, il nostro personale è in continuo
aggiornamento per adeguarsi alle nuove modalità di impiantistica».
Da tradizionale elettricista in tuta a specialista, che suggerisce sistemi di domotica, di “casa intelligente”, più consoni alle esigenze dell’utente, di anziani ad esempio, o persone con difficoltà motorie o
cognitive, ma anche di strutture lavorative come uffici, centri commerciali e stabilimenti industriali che rendono un ambiente abitativo
confortevole, sicuro, economico ed ecologico.
Marisa Putzolu
SAN GAVINO MONREALE
È andato bene il primo appuntamento del
mercatino dell’usato, degli hobbisti e dei prodotti locali. Il cuore del paese ha ripreso a
battere grazie all’impegno dei volontari dell’associazione Ki.Pa. e della creatività delle
due giovani sangavinesi Antonella Scano e
Marcella Atzeni.
Oltre 45 espositori (nelle foto di Renato Sechi)
hanno affollato per una intera giornata piazza della Resistenza, regalando un diversivo
ai tanti visitatori accorsi al mercatino domenicale. «Ho raccolto la proposta - spiega
Antonella Scano, una delle ideatrici - di
Marianna Pertile, una mia compagnia di scuola di San Gavino poi emigrata a Venezia ed
ho creato una pagina nei social network ed
infine abbiamo deciso di realizzare questo
appuntamento».
Soddisfatta anche Marcella Atzeni: «Sono
Successo del mercatino dell’usato,
degli hobbisti e dei prodotti locali
Prossimo appuntamento il 29 maggio nel parco Rolandi
rientrata a San Gavino dopo aver trascorso
undici anni in Lombardia, mi occupo di
recupero creativo: questa per me in Sardegna è per ora una passione, ma spero possa
diventare un lavoro». Sono di Sanluri Francesca Casu e la figlia Manuela Atzori: «Mia
mamma - spiega quest’ultima - mi ha trasmesso lapassione per le creazioni artigianali e siamo venute qui per farci conoscere». Sulla
stessa linea Gianluca Senis e Stefania Serci.
«Tutti i miei lavori - sottolinea quest’ultima
- sono fatti a mano come i i gioielli e le tegole pitturate».
I volontari dell’associazione Ki.Pa., impegnata per la difesa dei diritti degli animali, in collaborazione con il Comune, pensano già al
prossimo appuntamento: «Il 29 maggio - spiega Fabrizio Marini - organizzeremo il
mercatino nel parco “Rolandi” e ci saranno
tante manifestazioni e degustazioni con am-
pio spazio per i produttori locali”. Sulla stessa
linea Giancarlo Pibiri, un altro volontario: «Ci
sarà spazio anche per sfilate canine e feline,
dimostrazioni di “pet therapy” ed ancora altri eventi. La Pro Loco ci ha dato una mano
d’aiuto anche in quest’occasione. L’iniziativa è nata dalla voglia di fare qualche cosa
per il paese, di far conoscere le vecchie tradizioni e i lavori manuali. L’appuntamento
sarà mensile e l’evento del 29 maggio al parco “Rolandi” si terrà in concomitanza con la
seconda edizione di “In fiera con Kipa».
Tra gli stand è stata proposta la presentazione del libro “Le piante alimentari e officinali
nella tradizione popolare di Decimomannu”
della scrittrice Carla Cossu, mentre Rossella
Corda ha presentato il sapone naturale allo
zafferano e Barbara Atzeni ha proposto i suoi
lavori fatti a mano e di riciclo creativo. Inoltre un gruppo di ragazzi ha raccolto fondi per
la causa “Aiutiamo Samuele”, un bambino
“speciale” nato con una grave e rara malformazione cerebrale.
Erano presenti anche i volontari delle associazioni “Maison Sans Frontier” e “Ombre a
4 zampe”. In passato la Pro Loco di San
Gavino col suo presidente uscente Antonio
Garau e l’allora gestore del parco Sonia
Concu avevano organizzato un mercatino
solidale che aveva riscosso grande successo.
Gian Luigi Pittau
PDF Compressor Pro
14
1 maggio 2016
La Protezione Civile del Medio
Campidano chiede aiuto ai Comuni
Sempre in prima linea, non dispongono
di una sede territoriale e dei soldi per il gasolio
Il coordinatore della Protezione Civile del Medio
Campidano, Alessandro Zedda, ha riunito i presidenti
delle sedi del territorio e i sindaci dei paesi dell’ex provincia per discutere sul problema della mancanza di una
sede territoriale. L’incontro si è tenuto a Pabillonis nell’aula consiliare dell’ex municipio.
Dopo l’abrogazione della provincia sono venuti a mancare molti servizi, e non si sa bene con chi comunicare:
se con gli ancora esistenti uffici provinciali o con la Regione. Anche la sede della Protezione Civile del Medio
Campidano è stata chiusa, «e ora - fanno sapere i volontari - il pericolo è che si rimanga senza un ufficio
territoriale e che i macchinari e le attrezzature possano
finire a Cagliari e non essere più fruibili per le emergenze locali. Inoltre, senza una base locale, sarebbe
complicato, se non impossibile, un buon coordinamento delle operazioni».
Nel proporre soluzioni, dai sindaci, assessori e presidenti delle associazioni, è emersa l’incapacità politica
per risolvere il problema. Non esiste più una Provincia
alla quale poter fare affidamento. L’unione dei Comuni, a detta degli amministratori, è ancora un ente impreparato per potersi accollare certe decisioni e respon-
sabilità: non ha i soldi necessari, non ha gli uffici e
non ha i poteri che aveva
la Provincia. L’altra possibile soluzione sarebbe
“L’Ambito del Sud Sardegna”: una sorta di grande provincia, che però per ora
non esiste. Varie possibilità dunque sulle quali discutere inutilmente. Proprio da questo quadro di incertezze
è nata la necessità di una collaborazione più solida tra
Comuni e associazioni locali di Protezione Civile. Si
chiede inoltre ai Comuni di farsi portavoce per far capire alle “sedi istituzionali più alte” l’importanza di una
base territoriale. «Chiediamo di poter avere una sede
territoriale dalla quale poter coordinare e, con essa, che
ci venga data l’importanza che meritiamo - dicono i presidenti delle associazioni di Protezione Civile - Spesso
non disponiamo neanche dei soldi per il gasolio, non
abbiamo ricetrasmittenti, però poi siamo sempre in prima linea in caso di incendi, alluvioni, messa in sicurezza e via dicendo. Si ricordano di noi solo per le emergenze. Abbiamo bisogno di risorse, almeno quelle indispensabili per poter continuare a svolgere al meglio il
San Gavino. Musica e spettacoli nel cortile di via Paganini
Storica assemblea unitaria
per gli studenti del “Marconi-Lussu”
Per la prima volta dopo l’accorpamento degli istituti superiori Marconi e Lussu, gli studenti hanno potuto condividere un’assemblea che si è tenuta nel cortile dell’istituto di
via Paganini. I rappresentanti d’istituto, Davide Moreno,
Simone Sanna, Nicola Demontis e Virginia Casu, si sono
battuti fin dall’inizio dell’anno per ottenere questo segno
tangibile dell’unione dei due istituti e finalmente, il 19 aprile,
sono riusciti a dare forma al “Marconi-Lussu’s got talent”,
un’assemblea insolita (nelle foto di Giulia Taccori) dove i
ragazzi hanno avuto la possibilità di mettersi in gioco per
mostrare i loro talenti nascosti.
SCAMBIO DI RUOLI La proposta però è stata accolta
anche dal professor Luigi Gambella, che, oltre a mettersi
in gioco, ha voluto fare un simpatico scambio di ruoli in cui
per una volta un professore è stato giudicato da una giuria
composta da alunni. La dirigente, nonostante l’iniziale titubanza, si è goduta l’intera assemblea alla fine della quale
ha voluto condividere con tutti i suoi studenti l’immensa
gioia nel vedere quanti talenti inaspettati ci fossero all’interno dell’istituto, ma soprattutto ha speso parole di ringraziamento nei confronti dei rappresentanti che sono riusciti
a organizzare con successo un’assemblea difficile da gestire ma che, alla fine, ha rivelato piacevoli sorprese relativamente all’ottimo comportamento di tutti quegli studenti riuniti insieme per la prima volta.
COLLABORAZIONE Ma, se è vero che i rappresentanti
hanno fatto la maggior parte del lavoro, c’è da dire anche
che hanno avuto degli ottimi aiutanti. La macchina lavorativa che si è messa in moto infatti era composta dai
“bodyguard”-studenti che si sono offerti per la sorveglianza affinché nessuno uscisse dal cortile prima della fine dell’assemblea, dalle fotografe, dai presentatori e dai tecnici
della strumentazione che si sono prestati dando, ciascuno,
un prezioso contributo.
PRIMO PREMIO PER ELEONORA BANDINO L’assemblea si è conclusa con la consegna delle coppe ai vincitori del talent (il primo premio è stato consegnato alla studentessa Eleonora Bandino che si è esibita cantando), coppe che in realtà erano destinate anche a tutti gli studenti e a
tutti coloro che hanno creduto in questo piccolo passo avanti
per l’istituto Marconi-Lussu, segno che un semplice compito come quello di rappresentanti d’istituto talvolta può
essere preso come un impegno serio, una reale sfida, un’interessante scommessa che si fa con se stessi e anche con gli
altri.
SCUOLA COME LUOGO DI INCONTRO Ed è una
scommessa che si porta dietro tanto coraggio e tanta voglia
di fare, componenti che hanno portato a questo passo avanti e che hanno dato la possibilità di capire, tramite questa
assemblea, che, nonostante le inevitabili sconfitte che talvolta si possono ricevere, la scuola è il luogo adatto per fare
di se stessi qualcosa di più.
Virginia Casu
nostro operato di volontariato. Ci serve una sede, e le
nostre attrezzature devono rimanere qui, a disposizione del territorio».
Da parte dei sindaci è emersa l’assoluta disponibilità a
collaborare ed è stato manifestato l’interesse comune a
risolvere il problema della sede territoriale. «I comuni
devono poter agire in perfetta autonomia in attesa di decisioni da parte della Regione. La protezione civile è indispensabile e va trattata con più riguardo anche in termini di fondi stanziati», ha affermato Carlo Tomasi, sindaco di San Gavino. Presenti all’incontro i presidenti delle associazioni di Guspini, Gonnosfanadiga, San Gavino,
Ussaramanna, Villacidro, Serrenti, Villanovafranca,
Sardara, Serramanna e Pabillonis, e i sindaci e rappresentanti istituzionali dei comuni di Sardara, San Gavino,
Serramanna, Villanovafranca, Villacidro, Ussaramanna.
Saimen Piroddi
Pabillonis
Agricoltori si quotano
per sistemare una strada
campestre comunale
La giunta approva il progetto, ma sono i privati a pagare i
lavori per la manutenzione di una strada campestre nel territorio comunale. Dopo tre anni dall’ultima manutenzione
sono stati ancora una volta alcuni agricoltori a quotarsi per
pagare i lavori di manutenzione della strada vicinale di Bau
Sa Figu. Senza chiedere un centesimo al Comune e attendere un lungo iter burocratico per eseguire i lavori, stanchi
di vedere i propri mezzi danneggiati dalle buche causate
dalle piogge invernali, i frontisti hanno sborsato di tasca
propria per sistemare la strada campestre dove transitano
quotidianamente.
La zona ricca di terreni fertili, suddivisi in piccoli
appezzamenti, coltivati a vigneto, frutteto e piccoli orti è
molto trafficata da agricoltori, pensionati e semplici cittadini. «La strada campestre Bau Sa Figu è oltretutto un tratto ancora caratteristico del paesaggio naturale del nostro
territorio e meriterebbe di essere conservato. Lungo la
stradina vi sono, infatti, siepi di canne e pervinca che delimitano i confini dei terreni e curvandosi creano una lunga
galleria vegetale: uno scenario incantevole», fa notare Enrico Abis, uno dei promotori dell’iniziativa. Purtroppo, la
carreggiata resa impraticabile dalle intemperie, aveva reso
pericoloso il transito di mezzi e persone in questo scenario
ambientale, e così, con ammirevole senso civico, consapevoli che l’amministrazione comunale non poteva pagare i
lavori, diversi proprietari si sono quotati e dopo aver incaricato un tecnico privato per predisporre il progetto, avute
le necessarie autorizzazioni del Comune, hanno pagato, di
tasca, una ditta esperta del settore per il ripristino del manto stradale.
Dario Frau
PDF Compressor Pro
1 maggio 2016
15
A Villacidro e Gonnosfanadiga il miglior olio d’oliva della nuova annata
S
abato 23 aprile, nei locali
dell’ex scuola media,
oggi adibita a biblioteca, si è
tenuta la cerimonia di premiazione della sedicesima
edizione del concorso “Olio
Nuovo”. La manifestazione,
abbinata alla Sagra delle Olive, è stata organizzata dall’amministrazione comunale
in collaborazione con le
agenzie regionali Laore e
Agris, supportate dalla locale Proloco. Il concorso è valido per la preselezione oli
sardi del 23° Premio Nazionale “Montiferru”. Dopo i
consueti saluti delle autorità
locali si è tenuto il convegno
sulla metodologia di valutazione sensoriale e chimicofisico dell’olio d’oliva. Il relatore Pier Giorgio Sedda dell’Agris Sardegna ha elencato le varie qualità dell’olio in
relazione «alle diverse aree di
produzione che racchiudono
in sé delle differenze in grado di soddisfare i diversi palati». «Alcuni territori garantiscono un’alta qualità dell’olio d’oliva con il grado di
acidità irrilevante e ciò favorisce la diversa composizione degli oli extravergini
d’oliva», ha sostenuto Pier
Giorgio Sedda. Silvia Bertelli dell’Agenzia Laore ha concluso il convegno sottolineando che è arrivato «il momento di organizzarsi diversamente per vendere il prodotto Sardegna, abbandonando i personalismi a vantaggio della commercializza-
zione dell’olio sardo». Ha
poi evidenziato «il valore
storico degli oliveti, che possono diventare meta turistica».
Infine le premiazioni, che
hanno interessato tutte le aree
della Sardegna. Si sono distinti in particolare gli oli
prodotti nel Medio Campidano. Sono state premiate le
aziende olivicole “Masoni
Becciu” di Villacidro e quella di Barbara Deias, che per
la terza volta consecutiva si
aggiudica il primo posto nella sezione Monovarietale
“Nera di Gonnos - Tonda di
Cagliari”, una tra le cultivar
più pregiate nel panorama
regionale. Questo premio
rappresenta il giusto riconoscimento all’azienda Deias
che vanta una produzione
olivicola di qualità ottenuta
grazie alla professionalità e
alle continue innovazioni
nella gestione dei propri uliveti e nelle principali fasi di
trasformazione del prodotto.
In sala una sola delusione fra
i cittadini di Gonnosfanadiga che avrebbero voluto salutare il neo direttore generale dell’Agenzia Agris, il
gonnese Roberto Zurru.
Le aziende premiate. Per la
Pluricultivar vincono: Masoni Becciu (Villacidro), Callicarpo (Oliena) e Pietro Sanna (Nuoro), per il biologico
invece: Mariantonia Palimodde ,Graziano Congiu
(entrambi di Oliena) e Argiolas Elia (Narcao). Nella sezione semidana premi per
Masoni Becciu, Gianfranco
Deidda e Gisella Pinna ( tutti di Villacidro), per la Bosana spicca la società Costa
Smeralda di Olbia, per la
nera di Gonnos al primo posto l’azienda Barbara Deias
di Gonnosfanadiga mentre
per la nera di Oliena -Villacidro, Giuseppe Puligheddu
(Oliena) seguito da Masoni
Becciu e Cicito Puddu (Oliena). I migliori Dop Sardegna:
La Valle del Cedrino (Orosei)
seguita da Oleoificio Secchi
(Sassari). Menzioni d’onore
per Giuseppe Fois (Alghero)
e Franco Ledda (Oristano).
Per i frantoiani , la targa va a
la Pianura del Maestrale di
Siamanna.
Francesco Zurru
San Gavino. Tante idee e proposte per restituire lo spazio ai cittadini
Nato un comitato contro il degrado della vecchia stazione
Restituire ai cittadini la vecchia stazione diventata ormai il
regno dell’incuria e dell’abbandono più totale. È questa l’iniziativa di un gruppo spontaneo di cittadini che non vuole
rimanere indifferente ad un luogo simbolo della vitalità del
paese fino al 2007. «Vogliamo che la stazione e l’area inquinata - spiega Riccardo Pinna, uno dei componenti - venga bonificata e restituita alla cittadinanza. Da questa sono
partite le tante persone emigrate, ma ci sono anche i pochi
che come noi sono rimasti e stanno resistendo nonostante
tutto. Non si può restare insensibili davanti ad un luogo che
ha segnato la vita quotidiana di molti sangavinesi».
Il tempo delle chiacchiere è finito: «Lo stato di abbandono della vecchia stazione - spiegano i componenti del neonato comitato - genera un alienante vuoto urbano che non
può e non deve lasciare indifferenti. È doverosa una rapida azione di recupero». Non mancano le idee e c’è chi
Villacidro Guspini
“Concorso di idee” per la creatività dei giovani
Al via il “Concorso di idee” per la realizzazione di progetti a cura dei giovani di Guspini e
Villacidro d’età compresa tra i 14 e i 30 anni.
Finanziata dai Comuni e gestito in collaborazione con le cooperative “La Clessidra”, “Koinos” e “Sinergie”, l’iniziativa vuole promuovere
creatività e protagonismo giovanile, «favorendo - come si legge in bando - la partecipazione
attiva alla vita sociale, economica, culturale e
aggregativa della comunità». I progetti, finanziabili fino al raggiungimento di 3000 Euro per
il Comune di Guspini e 1000 euro per Villaci-
dro, potranno riguardare gli ambiti della promozione sociale, del volontariato e della solidarietà, dell’arte e della cultura, nonché del
riciclo e della valorizzazione del patrimonio
urbano, attraverso la riqualificazione e il
decoro di aree verdi degradate o zone periferiche in stato di abbandono. Ammesse anche attività ricreative come viaggi, eventi
ludico-ricreativi, scambi intergenerazionali.
La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 31 Maggio.
Francesca Virdis
Arbus. Associazione Angeli nel cuore
Girolibrando: raccolti numerosi libri
Raccogliere e scambiarsi libri per promuovere la lettura e scongiurare il suo abbandono:
questo il cuore di “Girolibrando”, rassegna
organizzata dall’associazione di volontariato
“Angeli nel cuore “ di Arbus in occasione della Giornata Mondiale del Libro di sabato 23
Aprile. «Fiabe, fumetti, racconti, volumi di
narrativa per i bambini e gialli, thriller, raccolte di poesie e grandi classici per i più grandi: ancora una volta le iniziative portate avanti dagli Angeli hanno messo in luce la genero-
sità della popolazione», ha detto Adele Frau,
presidente dell’associazione di volontariato, «Dopo il successo della raccolta di venerdì 22, con la gioiosa merenda “letteraria” in sede, e dello scambio riservato agli
adulti di sabato 23, possiamo definirci pienamente soddisfatti. La speranza per le prossime edizioni è quella di poter garantire un
più ampio respiro alla manifestazione e contribuire ala diffusione dell’amore per la lettura». (f. v.)
ricorda che in Abruzzo le ferrovie abbandonate sono diventate piste ciclabili. Un esempio è la stazione di Imola
strappata al degrado: ora è una galleria d’arte a cielo aperto.
Tutti insieme per proporre idee e condividere le problematiche: «Con la partecipazione - spiegano i componenti
- vogliamo riattivare un luogo così caro a tutti i sangavinesi. Costruire e pianificare insieme dando vita ad un potente strumento che in sede decisionale sarà determinante
al fine di ottenere un risultato quanto più vicino alle esigenze della collettività». E ad oggi rimane il contenzioso
tra la Regione e Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) per il passaggio delle aree dismesse al Comune. E del degrado della vecchia stazione ha parlato anche Cristian Cocco sul
programma di Canale 5 “Striscia la Notizia”.
Gian Luigi Pittau
Gonnosfanadiga
Prime cresime per il nuovo vescovo
Il vescovo monsignor Roberto Carboni, a soli sei giorni dalla sua consacrazione, avvenuta
il 17 aprile ad Ales,
inizia la sua missione pastorale a Gonnosfanadiga un
evento storico per il
paese che rimarrà
scritto negli annali
della diocesi di
Ales-Terralba. Il
nuovo vescovo, accompagnato da don
Giorgio Lisci e da
don Salvatore Pinna, visita anche
l’antica parrocchia di Santa
Barbara. Padre Roberto ammira la bellezza della chiesa
madre, indiscusso patrimonio del paese. Il presule saluta e benedice tutti e si dirige verso la parrocchia del
Sacro Cuore per amministrare per la prima volta il Sacramento della Cresima a dodi-
ci ragazzi. Durante l’Omelia
il vescovo rivolto ai dodici
cresimandi evidenzia l’importanza che ha per loro il
sacramento che devono ricevere, e che per lui è un giorno fondamentale in quanto è
il primo momento ufficiale
da quando ha assunto il nuo-
vo incarico alla guida della
diocesi. Alla fine della cerimonia monsignor Roberto
Carboni scende dall’altare
per salutare gli anziani e i
malati, mentre i presenti gli
si stringono attorno e lui dispensa saluti a tutti.
Francesco Zurru
PDF Compressor Pro
16
1 maggio 2016
Sulle ali della Musica tra ba
La musica è ritmo e il ritmo è vita, come
VILLAMAR
I Fireballs
e quei magici anni ’70
T
anti nel paese (e non solo) li ricordano: parliamo dei
Fireballs, una band villamarese che, nei primi anni ’70,
fece ballare e divertire un’intera generazione di ragazzi. Il fenomeno delle band con chitarra, basso, batteria (stile
Beatles e Rolling Stones per intenderci) proprio in quel periodo iniziava ad affacciarsi anche alle nostre latitudini. E fu
così che, un po’ per gioco, i due fratelli Carlo e Giorgio
Muscas, il primo all’epoca diciasettenne l’altro appena
quindicenne, iniziarono ad entrare nel mondo della musica:
«Ricordo - racconta Giorgio, il bassista dell’epoca - che ordinai dal catalogo della Vestro una chitarra. Spesi 7.000 Lire.
Carlo aveva già una certa esperienza musicale perché sin da
piccolo aveva preso lezioni di fisarmonica; per lui fu abbastanza naturale perfezionarsi con la tastiera. Di lì a poco si
unirono a noi alcuni nostri amici: il cantante solista Pasquale
Plantas (oggi corista in un gruppo polifonico locale), il chitarrista Nando Serra e Antioco Riguer, un batterista un po’
stravagante che iniziò con una batteria costruita con fustini
di detersivo. C’era voglia, passione e soprattutto la spensieratezza di un gruppo di ragazzi adolescenti. Pian piano migliorammo e ci ritrovammo a fare le prime serate dal vivo».
Intanto il gruppo, poco dopo la sua nascita, rimpiazzò Nando
Serra con Vittorio Ruscazio, ragazzo di talento con la chitarra. Fu l’inizio di una serie lunghissima di serate con un repertorio vastissimo che spaziava dal genere pop e rock straniero
dell’epoca (Deep Purple, Black Sabbath, Beatles) ai gruppi
italiani di stessa matrice, su tutti i Nomadi, le Orme e la PFM.
«Se ripenso a quegli anni - continua Giorgio Muscas - mi
viene ancora la pelle d’oca. Suonavamo con molta frequenza, non esagero se dico che in quattro anni di vita i Fireballs
abbiano fatto fra le 200 e le 250 serate. Ci siamo esibiti in
buona parte del Medio Campidano, ma tanto anche
nell’oristanese e nel nuorese. Il pubblico all’epoca era sempre molto partecipe, si finiva sempre per ballare e questo ci
dava una grande carica.
Altri tempi: non voglio
dire che oggi sia peggio
di allora, di certo il fatto
che le band fossero una
novità era un aspetto che
rendeva quei momenti
davvero magici». Come in
ogni bella favola, c’è però
sempre la parola fine.
Fu così che intorno al
Da sinistra: Carlo, Nando,
1973 il gruppo si sciolse
perché, inevitabilmente,
ognuno fu costretto a prendere la propria strada di
vita: c’era chi mise su famiglia, chi dovette emigrare
per lavoro e chi, infine, partì per il servizio militare.
I cinque, tuttavia, hanno continuato a mantenere i contatti e per ben due volte, una nel 1999 e l’altra nel
2007, si sono riuniti esibendosi in due concerti a
Villamar.
«Quel gruppo - conclude Giorgio - ha sicuramente
lasciato il segno: non so se per il talento musicale,
ma sicuramente perché abbiamo avuto la fortuna di
appartenere ad un’epoca bellissima. Di quel periodo
non voglio dimenticare nessuno; in particolar modo
voglio citare Luigi Tatti, il nostro autista, e Aldo
Porcedda, una sorta di manager factotum dei Fireballs.
Anche con loro abbiamo passato momenti indimenticabili. Vorrei poi ricordare un altro gruppo del paese della
nostra epoca, i “The Rangers”, con cui abbiamo avuto sempre un buon rapporto. Fra i nostri progetti, dopo la reunion
del 2007, ci sarebbe stato quello di rifondare il gruppo per
riesibirci durante la nostra “terza età”.
Purtroppo, cinque anni fa, Carlo e Vittorio ci hanno lasciato
Giorgio, Pasquale e Vittorio
prematuramente e quel progetto che condividevamo tutti è
naufragato. Ai miei figli ho però trasmesso la passione per la
musica; chissà che con loro non si possa riaprire la possibilità di riunire il gruppo. Da lassù, sono sicuro che Carlo e Vittorio apprezzerebbero».
Simone Muscas
GONNOSFANADIGA
I Corsari,
un gruppo affiatato
con l’hobby della musica
R
accontare l’attività del complesso musicale i Corsari
è come riesplorare un periodo che nei ricordi dei
suoi componenti ancora in vita si è sedimentato come uno
strato geologico cui si sono sovrapposti altri strati, che
sono gli avvenimenti succedutisi nel corso della vita. Il
complesso, nato nel 1960, era composto da Franco
Marongiu, Nanni Pilotto, Ninetto Peddis ed Efisio Concas
ed eseguiva un genere musicale che si rifaceva a brani
americani e all’inglese rockeggiante, alternati ad altri italiani con toni dal genere melodico–sentimentale.
Con l’avvento dei Beatles, Rolling Stones ed altri, il repertorio andò arricchendosi di nuovi brani, molto richiesti nelle piazze e nei locali da ballo. Nel 1966 Antonio
Saiu entrò a far parte del complesso e Efisio Concas fu
sostituito alla batteria da Nino Muntoni, al quale nel 1968
subentrò Giancarlo Melis. Il gruppo sceglieva i brani di
successo, cercando di eseguirli nel modo migliore, ma
sempre considerando l’attività un passatempo, senza coltivare sogni che sapeva di non poter realizzare.
In quegli anni “I Barritas” andavano per la maggiore e
anche “I Shardana” riscuotevano grande successo, mentre “I Corsari” pur modestamente completavano le serate
dei gruppi più in voga. Il gruppo all’inizio degli anni settanta è costretto ad appendere la chitarra al chiodo, in
quanto all’epoca per poter competere nel sempre difficile campo musicale occorreva rinnovare la strumentazione,
avere piena
consapevolezza delle
proprie capacità e raddoppiare
l’impegno
finanziario
ed il tempo da dedicare. “Rimane il piacevole ricordo afferma Antonio Saiu - di un’attività soddisfacente, non
avara di successi ma da considerarsi per quello che era,
ossia un hobby”.
Francesco Zurru
PDF Compressor Pro
1 maggio 2016
17
and e solisti di casa nostra
il ritmo del respiro e del battito del cuore
VILLACIDRO
I Shardana
I
Shardana nascono a Villacidro nel 1962
con il nome di Infernali. L’iniziativa è dei
fratelli Angelo e Gianni Saiu, (chitarra ritmica il primo e chitarra solista il secondo);
della prima formazione fanno parte anche
Salvatore Saba (basso) e Giampiero Piccioni
(batterista). Inizialmente propongono solo
brani strumentali degli “Shadows” e dei “Ventures”. Poi entra a far parte del gruppo Carlo
Piras che, con le sue esibizioni in stile “Mick
Jagger”, diventa il trascinatore del gruppo.
Franco Concas, un insegnante di Gonnosfanadiga, diviene il manager del gruppo di Villacidro e subito impone un nuovo nome in
memoria di una antica e misteriosa popolazione probabilmente legata alla costruzione
dei nuraghi nell’Isola. Da quel momento il
gruppo archivia il nome “Infernali” per chiamarsi “Shardana”. Nel 1965 ad Iglesias ottengono il primo successo con il nuovo nome,
accompagnando con la loro musica la giovane cantante Marisa Sannia. Con i loro vestiti
sgargianti, stivaletti, capelli lunghi, catturano l’attenzione del pubblico in tutte le piazze
della Sardegna.
Nel 1966 a Cagliari partecipano ad una manifestazione per gruppi emergenti presentata
da Mike Bongiorno.In quella circostanza suonarono anche i Rokes di Shel Sapiro. Suc-
cessivamente, ad Ozieri, ottennero
un risultato di tutto rispetto. A Sassari vincono la finale regionale del
concorso Enal, che dava diritto di
partecipare alla finale nazionale a
Frosinone proponendo “Yeeeee” e “Riderà”.
I successi rendono noto il gruppo dei fratelli
Saiu, grazie al suo repertorio musicale e al
suo trascinatore, il cantante Carlo Piras che
con il suo modo di fare conquista la simpatia
del pubblico ovunque i Shardana si esibiscano. Il manager Franco Concas intuisce che il
gruppo può fare il salto di qualità e prepara
una diversa formazione con tre chitarre, un
basso e un armonicista. Amplia il repertorio,
ma ancora non è la soluzione giusta. Quindi
rimescola le carte con l’ingresso di Remigio
Pili (tastiera), Mario Paliano (batteria), Gianni Mereu (basso). Nel 1968/69 gli Shardana,
ormai baciati dal successo, moltiplicano le
loro esibizioni partecipando a numerose registrazioni presso gli studi Rai di Cagliari.
Gli Shardana grazie ai loro successi vengo-
no contattati da Roberto Cardia, all’epoca manager di punta nel panorama regionale, e propone al gruppo di
saltare il Tirreno per esibirsi stabilmente nella penisola.
Il gruppo di Villacidro decide così di
stabilirsi a Reggio Emilia e grazie al
manager Carlo Cavazza iniziano a tenere concerti in Emilia, in Lombardia
e successivamente in tutta l’Italia. Curioso l’inno al Cagliari dello scudetto
fortemente voluto dai fratelli Saiu “dai
Riva Forza Cagliari”. Ma ormai gli
Shardana, orgoglio del Medio Campidano, vanno per la maggiore, non hanno più ostacoli, occupano spazi consistenti in Rai a Radio Montecarlo, Alberto Sordi utilizza la loro musica. A
causa di un lutto rinunciano a cantare
in Marocco, ma successivamente cantano in Francia e altre Nazioni.
Per diversi motivi il gruppo si scioglie,
ma i fratelli Saiu, nel 1985
lo ricompongono con una
nuova formazione e proseguono il loro corso che si
chiude nell’anno 2010.
Gianni Saiu, una vita con la
sua chitarra, ha conosciuto
tanti successi e considera
speciali tutte le formazioni
che si sono alternate nella
mitica composizione del famoso gruppo musicale. “Ho
tutti nel cuore ma ritengo
che la formazione degli ultimi 15 anni composta da
Angelo Saiu, Gianni Saiu,
Gianni Mereu, Massimo Pancotto, Maurizio
Palla, Ferdinando Saiu, sia stata una delle
migliori. Vorrei citare le formazioni di cui
hanno fatto parte Efisio Lai, Remigio Pili. Un
ringraziamento particolare va a Carlo Piras,
che ci proiettò nel mondo della musica e a
Franco Concas, insostituibile direttore artistico”.
Francesco Zurru
SERRAMANNA
I Nazadei:
l’orchestra
del liscio
I
l vasto panorama musicale di Serramanna
accontenta un po’ tutti i gusti. Band e cantanti solisti serramannesi spaziano dal rap al
pop, dal rock al reggae fino a toccare le alte
note della lirica, portando in giro per la Sardegna, l’Italia e il mondo il loro talento, vincendo gare e concorsi. Il più recente in ordine cronologico é, lo scorso marzo, la vittoria
della gara internazionale “Overjam Riddim
Contest” della band reggae The Misty
Morning. Il grande amore per la musica, a
Serramanna, però, non è una novità dei giorni nostri ed altri serramannesi in passato hanno coltivato la loro passione, trasformandola
in un lavoro ricco di soddisfazioni e successo. Il gruppo “I Nazadei”, fondato negli anni
’70, era conosciuto in tutta la Sardegna e gli
appassionati del ballo liscio accorrevano alle
feste nelle quali si
esibivano.«Abbiamo
suonato anche in Costa
Smeralda» racconta il signor Nazario Dettori,
lo storico batterista del gruppo. «Prima di
fondare i Nazadei, facevo parte di un’altra
band che si chiamava “Pop 66”. Suonavamo
alle feste in sala Mossa e veniva sempre tanta gente. Erano bei tempi quelli! Ora, la mia
passione per la musica, la portano avanti i
miei nipoti: uno è il batterista degli Stone
Republic e un altro batterista dei The Misty
Morning».
E così, anche se i tempi e le mode cambiano,
a Serramanna la passione ed i talenti musicali, ci sono sempre... e la tradizione continua!
Francesca Murgia
PDF Compressor Pro
18
1 maggio 2016
Villacidro
Villanovaforru. Mostra Inferior
“Portrait”
di Davide Forte,
tre racconti per
un viaggio nel tempo
D
a qualche giorno è uscito il primo romanzo di Davide
Forte dal titolo Portrait. L’idea è stata concepita oramai
da diversi anni e ha avuto un periodo di gestazione lunghissimo. Come dice lo stesso autore. «Esattamente era il periodo
in cui facevo il servizio civile presso il comune di Guspini.
Mi era stato chiesto di svolgere la mia attività dentro la biblioteca comunale. Per me si trattava di un sogno più che di
un obbligo. In quell’ambiente sono stato a contatto con un
gruppo di persone splendide di cui, come al solito, mi sono
innamorato, ho avuto modo di leggere tantissimo, di continuare a studiare, di conoscere un’infinità di persone diverse
eppure con delle esigenze così simili alle mie, ho avuto modo
di essere d’aiuto a qualcuno in quello in cui mi sentivo maggiormente preparato. Nel frattempo Gianpaolo Pusceddu mi
aveva chiesto di scrivere qualche articolo per la Gazzetta del
Medio Campidano, cosa che avevo fatto con enorme piacere
e in seguito mi era stata data addirittura l’opportunità di collaborare con l’Unione Sarda»
Ed è in questo periodo che sono stati concepiti i racconti.
«Questi scritti sono rimasti dentro un cassetto per circa quindici anni, così alla fine del 2015 ho pensato che sarebbero
potuti essere condivisi da altre persone».
Il romanzo è suddiviso in tre racconti, inizialmente tuttavia
questi racconti erano slegati tra loro. Erano stati scritti come
racconti indipendenti, quasi come delle novelle. «Poi ho avuto
modo, leggendoli e rileggendoli, di trovare molti punti in comune e inoltre avevo individuato il collante: il ritratto». Continua l’autore. «Quando ho mostrato lo scritto a Gianpaolo
Pusceddu lui mi ha stimolato a continuare a scrivere e mi ha
detto che avevo bisogno di aggiungere ancora molti caratteri
per rendere tutto il lavoro più consistente e “vendibile”. Così
mi sono nuovamente tuffato all’interno dei racconti, ma non
volevo violentare l’equilibrio che avevo trovato. I racconti
dovevano restare tre perché tre erano le “età biologiche” che
venivano affrontate in sequenza. Allora ho semplicemente
irrobustito i tre racconti distinti, le tre storie diverse, i diversi
personaggi, tutti in epoche e generazioni differenti, seppure
con un unico filo conduttore: il luogo in cui queste storie
trovano vita, tra Cagliari, il Campidano, il
Linas e la Costa Verde,
e un ritratto che viene
ritrovato nella seconda metà dell’ottocento dal protagonista
della prima storia e che rappresenta il volto di suo padre».
Un volto che viaggia nel tempo, di generazione in generazione, dalle macerie della dominazione spagnola all’unità d’Italia sino ad arrivare ai giorni nostri; un volto nel quale tutti i
protagonisti dei racconti si riconoscono.
Si tratta quasi di una danza o di un viaggio lento dentro la
nostra cultura. Una passeggiata che si fa in due tenendosi per
mano e una mano naturalmente è quella dell’autore. «Quando ci si prende per mano e si cammina, infatti, si è coscienti
del fatto che si arriverà a un punto in cui si dovrà lasciare
necessariamente la mano del proprio compagno di viaggio
per poi ritrovarla e forse riperderla ancora», dice Davide,
«Mi piaceva l’idea che ognuno ritrovasse se stesso dentro
questi racconti, che si immedesimasse in queste storie o anche solo in uno dei tanti personaggi, ma allo stesso tempo mi
piaceva l’idea che ne potesse prendere le distanze e seguisse
delle strade diverse per poi rincontrarsi di nuovo».
Un viaggio dentro noi stessi, nella nostra natura selvaggia e
nelle strade e nelle piazze silenziose dei nostri paesi. Semplicemente il viaggio di un’identità, quella sarda, che si cristallizza coll’avanzare del tempo e che sembra non cambiare.
Un unico protagonista, il ritratto, che attraversa due secoli
per spaccarli, che pianta una lancia nei complessi meccanismi che fanno muovere il mondo per renderlo quasi apparentemente statico e fuori dal tempo stesso.
«Riprendere questi racconti in mano dopo quindici anni è
stato emozionante e divertente, come quando guardi negli
occhi tuo figlio diventato adulto e in fondo a quegli occhi
riconosci quel bambino che era. Ancora più divertenti sono i
feedback dei primi lettori, che hanno preso qualcosa dai personaggi narrati e l’hanno fatta loro, come se ognuno di noi si
potesse riconoscere in quel ritratto».
Marisa Putzolu
La Divina Commedia
raccontata da Bosich
Numeroso pubblico al museo
“Genna Maria” di
Vi l l a n o v a f o r r u
per l’inaugurazione della mostra “Inferior”
dell’artista Giuseppe Bosich.
Curata dal critico
d’arte Paolo Sirena, sono intervenuti il direttore del museo Mauro Perra, il
commissario del Comune di Villanovaforru Mariella Montis, Flaminia Fanari studiosa e curatrice del catalogo, e lo
stesso Bosich.
L’artista, attraverso oltre 40 quadri racconta La Divina
Commedia di Dante in una maniera artistica rappresentativa fatta di dipinti suggestivi e mai scontati. Divisa in due
sezioni: la prima è dedicata alla reinterpretazione dei versi tratti dai 12 canti dell’Inferno. La seconda espone le
carte bruciate salvatesi dall’incendio del suo atelier. Un’immersione nella cultura letteraria e filosofica attraverso arte
pura. Bosich, chiamato “il maestro”, è nato nel ‘45 a Tempio Pausania ed è considerato uno degli artisti sardi più
preparati.
La mostra è visitabile fino al 16 maggio, tutti i giorni,
tranne il lunedì, dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.
Saimen Piroddi
Guspini
Giovane guspinese in finale nella XXIV edizione Una mostra sulle stampe
clandestine della Resistenza
delle Olimpiadi nazionali di Filosofia
Una rappresentanza sarda ha partecipato recentemente ai
massimi livelli della competizione in ambito filosofico nazionale, la XXIV Olimpiade di Filosofia. Fra loro, Agostino
Pigozzi, arriva dal nuorese ed è risultato vincitore della finale nazionale. Un altro è alunno del Liceo Scientifico “MarconiLussu” di San Gavino Monreale, Edmondo Mazzoncini. Si è
brillantemente proposto in gara con un saggio in ambito etico-politico riferito alla figura di Karl Popper.
Le Olimpiadi di Filosofia, organizzate dal Miur in collaborazione con la Società Filosofica Italiana, raccolgono i massimi livelli di preparazione nella disciplina sulla quale, per competenza, passione e preparazione si confrontano giovani studenti di varia provenienza. La competizione, dal punto di vista organizzativo, comprende tre fasi; la prima fa riferimento
all’Istituto di appartenenza. La seconda si colloca in ambito
regionale e al termine si accede alla finale nazionale, a Roma.
Dopo essersi classificato primo fra i partecipanti isolani, il
nostro conterraneo ha quindi affrontato la sfida anche con i
colleghi delle altre regioni. Questo ottimo risultato è stato
possibile attraverso l’impegno sinergico dei docenti dell’Istituto. La professoressa Nunzia Mazzeo ha curato gli
adempimenti preparatori attraverso i contatti con i referenti
di zona e contemporaneamente ha garantito il supporto di
potenziamento affinché Edmondo potesse offrire il meglio di
sé con una solida sicurezza espressiva e argomentativa ed
essere in grado di confrontarsi al massimo livello. Abilità in
nuce certo ben conosciute alla docente curricolare, la professoressa Franca Firinu che durante le lezioni, giorno per giorno, ha guidato la preparazione del prezioso alunno, orgoglio
di un territorio che esprime eccellenze che devono essere
valorizzate al meglio.
Il diretto interessato non ostenta alcun vanto. L’anno scorso
è stato in Finlandia. «Parla e pensa», ha tenuto a precisare la
sua insegnante,
«in inglese. Sull’esperienza dell’Olimpiade ha
apprezzato il
confronto avuto
con gli altri suoi
colleghi partecipanti in gara. In
lui emerge la migliore espressione della giovinezza e della filosofia; si avvicina a quello che
i greci chiamavano thauma,
sgomento davanti all’ignoto e
allo stesso tem- Edmondo Mazzoncini
po meraviglia
per la scoperta. Addirittura non ravvisa in sé stesso nemmeno una particolare predisposizione per la speculazione intellettuale; anzi, la sua passione non sarebbe nemmeno la filosofia ma l’astrofisica, disciplina alla quale, dopo il diploma,
vorrà dedicarsi con ambiziosi intenti dal momento che la formazione universitaria avrebbe dovuto svolgersi presso
Cambridge. Era già tutto preparato ma per una ragione del
tutto marginale non è stato possibile perfezionare l’iscrizione; così adesso la prospettiva sarà quella di frequentare l’Università di Manchester. Ad ogni vero talento è sempre garantito uno spazio adeguato».
Giovanni Contu
“Le stampe clandestine della Resistenza” sono in mostra alla
biblioteca comunale di Guspini da giovedì 21 aprile. Organizzata dal Comune in collaborazione con la sezione zonale
Anppia, il Sistema bibliotecario Monte Linas e la
Proloco, l’appuntamento
mette in rilievo «quarantacinque giornali clandestini
delle varie formazioni partigiane che diedero vita alla
Resistenza», specificano gli
organizzatori, «in un’esposizione che ripercorre, anche attraverso la sezione bibliografica, gli ultimi anni
del secondo conflitto mondiale, fino alla conclusione
della guerra. Un ponte concettuale ed emotivo tra una
dolorosissima memoria ancora viva e le memorie più “vicine”».
«Il 25 aprile cade quest’anno in un calendario di drammatiche vicende europee che richiamano una storia non tanto lontana nel tempo», ha sottolineato Francesca Tuveri, assessore
alla cultura, «con la ricorrenza del 71° anniversario della Liberazione dal nazifascismo e i 70 anni della Repubblica e del
voto alle donne: primi importantissimi passi della rinascita
democratica del Paese».
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 7 maggio, di lunedì, martedì, giovedì, venerdì dalle 8,30 alle 13 e dalle 15,30
alle 18,30, il mercoledì dalle 15,30 alle 18,30 e il sabato dalle 9 alle 12.
Francesca Virdis
PDF Compressor Pro
1 maggio 2016
San Gavino. Iniziativa dell’artista Sergio Putzu
Un museo a cielo aperto
in via Eleonora d’Arborea
Trasformare una delle strade del paese in un museo a cielo
aperto. È questa l’idea di Sergio Putzu, uno dei grandi artisti storici del paese che ha realizzato numerose opere conosciute a livello regionale. La strada interessata è via
Eleonora d’Arborea e si trova nel cuore del paese. «L’inizio del progetto artistico «Museo a cielo aperto», spiega
Sergio Putzu «è previsto per il 2 maggio con i murales in
“Su bixinau de Oristanis” con Arrastu e Tranall’Art. Il tema
sarà quello della civiltà contadina di un passato recente
caro ai nostri genitori. Tanti saranno i temi come quello
donna che sarà presente per la sua immensa laboriosità ,
nel creare bellezza tramite il suo quotidiano vivere la vita
in continuo».
PAESE DEI MURALES L’entusiasmo è notevole perché
San Gavino si sta trasformando nel paese dei murales e
delle opere d’arte all’aperto. Uno degli ultimi è stato realizzato in mezzo al degrado della vecchia stazione sotto la
guida dell’artista
sangavinese Giorgio Casu, emigrato
da anni a New York.
Un’altra opera artistica, realizzata
sempre sotto la guida di Giorgio Casu, è presente in piazza Sanna e per iniziativa di partigiani e volontari è stato creato un murale in
piazza della Resistenza. Di grande fascino anche le opere
realizzate nella piazza dedicata agli artisti e il murale del
museo “Dona Maxima”.
CHIESE E MUSEI Così San Gavino offre ai visitatori un
originale percorso che va dal museo dedicato alle due fonderie ai murales passando per i monumenti storici come la
chiesa di San Gavino che ha una delle più antiche
raffigurazioni di Eleonora d’Arborea.
Gian Luigi Pittau
Villamar
Luigi Tatti: da trasportatore a scultore
Luigi Tatti, oggi pensionato ed ex trasportatore, ha coltivato
sin da piccolo la passione per la scultura. Ha partecipato a
numerose mostre anche fuori dalla Sardegna e ha tessuto rapporti di amicizia e collaborazione con alcuni fra i più importanti artisti isolani.
Chi è Luigi Tatti?
Sono un ragazzo di quasi 76 anni. Ho sempre partecipato alla
vita sociale del paese e scolpisco sin da quando ero giovane.
Come nasce la sua passione per la scultura?
Da piccolo mi divertivo a giocare con l’argilla poi, intorno
alla metà degli anni ’50, mi trovai casualmente con martello
e scalpello a lavorare una pietra che riuscii, con mia sorpresa, a rendere tondeggiante. Capii presto che quel tipo di attività mi coinvolgeva emotivamente; riprodussi quindi una piccola statua che successivamente mi venne rubata.
Ha quindi iniziato con un’opera poi rubata. Non si può dire
che la sua vita da artista sia nata sotto una buona stella.
Già. Quella statua però riuscii a recuperarla. Vidi per caso in
tv che ci fu un sequestro di alcune opere d’arte. Dovetti battagliare non poco per recuperarla, tuttavia, dopo un po’ di
tempo, il Tribunale ne riconobbe la mia paternità.
La sua passione per la scultura è poi cresciuta nel tempo.
Sì. Mi sono specializzato soprattutto nella lavorazione del
basalto. Il mio marchio di fabbrica sono le figure materne e
quelle che riproducono i poteri forti, ovvero quelle persone
che vogliono sopraffare gli altri infischiandosene dei valori
più importanti della società che non sono certo le ricchezze e
il denaro.
Immagino ci sia un perché a queste sue preferenze.
Ovviamente sì. La maternità, perché credo che l’amore di
una madre verso un figlio sia quanto di più grande possa esistere. Mentre per quanto riguarda il “riprodurre chi vuole dominare il prossimo” è quanto di peggio possa esserci: reputo
la generosità e la condivisione virtù importanti.
Col tempo è arrivato ad avere anche una certa visibilità,
non solo in Sardegna.
Sì, ho partecipato a numerose mostre anche fuori dall’Isola.
Ho esposto in varie località della penisola e anche all’Estero:
Parigi (tre volte), Amsterdam, Lione e in Spagna. Ho inoltre
agganciato rapporti con tanti artisti sardi molto conosciuti
come Luigi Pu, Pinuccio Sciola e Giovanni Lilliu. Alcune
mie opere sono sparse in tante piazze di paesi della Sardegna. Tuttora scolpisco; da poco ho ricevuto un invito ad esporre alcune opere a Verona, ma ho declinato l’invito. Data l’età,
preferisco conservare le energie per la Sardegna.
Rimpianti?
Sono nato durante la guerra, ho conosciuto la povertà. Se
potessi tornare indietro studierei “Arte”.
Quanto il suo paese ha creduto in lei e nell’arte in generale?
Le varie amministrazioni comunali che si sono succedute hanno “scommesso” poco sull’arte e sui tanti artisti che ci sono
nel paese. Prima si faceva poco, ora neppure quello. I giovani, già troppo distratti dalle tecnologie che li allontanano dal
mondo reale, hanno un’impostazione mentale troppo distante dalle nostre generazioni.
Ha degli allievi?
In passato alcuni ragazzi, oggi scultori, hanno cominciato con
me. Attualmente non sembra ci sia molta attitudine da parte
dei giovani verso la scultura. Ho cinque nipoti, ma nessuno
sembra propenso a seguire le mie orme. Però, mai dire mai:
spero di cuore che qualcuno di loro un giorno possa emulare
le gesta del nonno.
Simone Muscas
19
Sardara
Nuovo direttivo della banda
musicale “Città di Sardara”
Lo scorso 20 marzo i soci della banda musicale “Città di
Sardara” si sono riuniti per rinnovare le cariche del direttivo.
Confermata la presidenza a Michele Campo. Vicepresidente
Andrea Campo, tesoriera Immacolata Cosseddu, segretaria
Franca Sanna e consigliera Gelava Ruska, che vanno a sostituire i precedenti dirigenti Enrico Olla, Marco Melis e Sara
Lecis. Attualmente fanno parte dell’associazione 50 soci, sette
insegnanti altamente qualificati e una quarantina di studenti
ai corsi di solfeggio, tromba, trombone, corno, sax, clarinetto, flauto traverso, chitarra classica ed elettrica, canto moderno, fisarmonica, basso elettrico, pianoforte e propedeutica
musicale per i più piccoli.
«L’associazione - dice il presidente - attraverso numerose
iniziative è cresciuta ed è riuscita a trasmettere nel cuore dei
sardaresi la passione e l’emozione per la musica. Vorremmo
offrire sempre nuove e maggiori esperienze musicali ai nostri soci. Crescere attraverso ulteriori corsi musicali, iniziative religiose e civili, collaborazioni e progetti con la scuola e
le altre associazioni, che arricchiscono umilmente e volontariamente il nostro paese. Auspico che l’associazionismo,
molto sentito a Sardara, sia una valida alternativa per i nostri
giovani».
Marisa Putzolu
Villanovaforru
Una mostra bibliografica per
ricordare “la prima vittoria
dello Stato contro la mafia”
Per commemorare il
maxiprocesso a
Cosa Nostra iniziato
30anni fa per volere
di Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino,
fino al prossimo 12
maggio la biblioteca
comunale
di
Villanovaforru ospiterà la mostra
bibliografica “2665
di reclusione”, organizzata dal Sistema bibliotecario della
Marmilla in collaborazione con Agorà Sardegna. Un’esposizione di libri che celebrano uno dei più grandi processi penali della storia italiana, conclusosi con pesanti condanne a più
di 350 mafiosi: 19 ergastoli e pene detentive, per un totale di
2.665 anni di reclusione. «Una svolta nella lotta alla mafia dicono gli organizzatori - e la prima vittoria dello Stato contro di essa». (m. p.)
PDF Compressor Pro
20
1 maggio 2016
Su sadru chi seus pedrendu
Biséstu
De sempiri s’omini s’est imbentau storias, contixeddus, paristorias o fabulas po allirgai is
pipius, me in is dis fridas de s’Ierru, anant’e sa forredda o de sa ziminèra. Ma su pipiu, ca oit
scì is cosas, põit dudas... Poita su mes’e Friaxu est su prus pitìu, de disi, e onnia cuatur’annus
nde dd’aciungint una, chi arresutat imprusu, fadendiddu diventai de bintinoi e donendu a
s’annu su nominigiu de Bisestu cun su diciu: Annu Bisestu Annu Funestu?
Torrendu acou in sa nòti de is tempus, una paristoria o fabula contàt chi Gennarju fessat su
mesi prus piticu e tenìat bint’otu disi. Is mesis puru, in cussus tempus, si tramudant a ominis
e cabànt in mes’e sa genti po intendi su
chi ndi penzànt de cussus, su diciu naràt:
Ia a bolli essi musca po bì e intendi sa
cosa giusta! Nci fiat u pastori chi si nd’arrìat
e naràt ca cussu mesi fiat bonixeddu e tontatzu, no
ddi ‘onat disi mabas, proinosas e fridas. Gennarju,
tramudau a omini, dd’iat pregontau:
«Cumenti, ariseu in tali logu at propriu
mèda, tui no ddoi fusti cun is brabeis?»
«Gei fia pascendu ma a s’atra pàti, e no at
propriu nudda.» «E cras a bì andas?» «Crasi andu a Monti
Oru, innias no iat a depi fai tempu mau!» Gennarju, sa nòti,
fut andau a sa gruta de Ariosu, su mer’e is bentus sardus, e
dd’iat nau: «Faimì su prescei, crasi manda a Petiatzu, su bentu prus mau, a suai in carrer’e
Monti Oru, depit cabài onnia trasura maba.» «E poita?» «Poita ca nc’est u pastori chi si ndi
fait befas de mimi, ca no ddu cassu mai cun diis fridas.» Su pastori, ca fut u omini brullãu e
befiãu mèda, ma suspetòsu, no ddi fut praxia sa dimanda de Gennarju e, incannughendu ca
cuss’omini podìat essi propriu su mesi tramudau: potat sempiri is mãus fridas e cumenti
caminàt lassat avatu u araxi frida; a s’incrasi fut andau a pasci a Pranu Arrubiu e iat fatu di
bella. A mericeddu in su tzilleri iat atobìau a Gennarju chi, arrì arrì dd’iat nau: «Balla, oi no
ti dd’as scampada sa sciustura berus? Discedda maba a Monti Oru.» «Mah, no ddu sciu - iat
arrespostu su pastori - deu seu andau a Pranu Arrubiu e fiat di bella.» E aici iant sighiu totu
su mesi: su pastori naràt ua cosa e ndi fadìat uantra e Gennarju no fut mai arrennesciu a ddu
frigai.
Su bint’otu a mericeddu, candu su pastori dd’iat atobiàu dd’iat
cumbidau: «Ti cumbidu poita ca seu prexau, tui no ddu scis, ma
mi seu spassiau cun Gennarju, narendu ua cosa e fadendindi
uantra e nu est mai arrennesciu a mi cassai. Crasi inghitzat
Friaxu i est prus bonixeddu.» Sa nòti Gennarju fut andau a
dom’e Friaxu e dd’iat pedìu de dd’imprestai tres disi:
«Ca si dd’ollu fai pagai cara a su pastori.» Friaxu,
insaras, tenìat trint’una dì e tres si dd’as iat
imprestadas. Balla! Cussas disi, su pastori, si ndi fut
prandiu de acua, bentu e frius, iat imparau ca nu est
bellu a si fai befas de is atrus, mascimamenti de is
mesis. Gennarju no iat prus torrau cussa disi a Friaxu e funt abarradas cussa is disi prus fridas
de s’annu. Sigumenti onnia cuatur’annus ndi essiat una in prusu dd’iant donada a Friaxu ca
fut diventau su prus piticu.
Uantru contu o fabula nàrat ca su bint’otu de Gennarju ua meurra si ndi fut fata befas de
cussu mesi ca no fut stetiu capassu de fai frius e cantat prexada arriendusindi de Gennarju.
Pois ddu scieus: s’iat imprestau is disi e iat fatu u frius mai connotu de anima bia. Sa meurra,
po tenni callenti cussa e is fillixeddus, si fut acobiàda in d’u fumaiou, ma, passadas is tres
disi, candu ndi fut bessida, no fut prus bianca candida cument’e primas ma niedda, e de
insaras sa meurra est niedda. Cuncunu, po custu fàtu, iat nomenau cussas tres disi: Is disi de
sa meurra.
Poita, s’annu chi Friaxu téit bintinoi disi, téit sa nomenàda de: Annu Bisestu Annu Funestu?
Parrit chi, a is tempus de is antigus romanus, custu mesi fessat dedicau a is mòtus, e insaras a
dd’aciungi ua dì fut a tirai prus a longu su prantu e su dabor’e coru po is chi no nci fiant
prusu, sighì custu mortoriu fut ua cosa, penzànt, de disgrazia. Tziu Filibertu Longu, Bètu po
totus e de nominigiu Sestu po incrutzai Bisestu, poita ca fut nasciu su bintinoi de Friaxu, naràt
sempiri «Deu is annus ddus fatzu a cuatr’a cuatru.» «E cument’iat essi?» «Iat’essi ca seu
nasciu su bintinoi de Friaxu e torrat onnia cuatur’annus.
Sa prim’ota chi apu cumpriu is annus e dd’ap’afestau tenìa
cuatr’annus.»
A issu no amancat mai in busciàca su Zaravagliu, ingúi
ddoi fut e ddoi est annotau totu su chi tòcat a scì po is
animabis, po is traballus in su sàtu, finzas po scupài su
bíu, issu, e totus is messaius castiant primas su Zaravagliu.
«Sa canna si segat in Friaxu in lúa prena; po scupài su bíu
si depit castiài sa lúa giusta, e aici po totus is cosas.» In su
Zaravagliu fiant annotaus totus is tempus de is lúas. Po
finzas su nascimentu de is ominis e de is animabis sighint
custas arregulas: de is lúas! Su chi no fut scritu in su
Zaravagliu, issu ddu potat apuntau béi in conca,
mascimamenti su chi narànt is antigus po s’annu biséstu.
No ti coisti su bintinoi de Friaxu chi no ois chi sa vida tua
siat u sciaxu. Nàrat u diciu! Po nai: chi nascit in annu
biséstu abarrat piticheddu; issu fut ua strantaxada de omini
cument’e pagus, mannu, longu e fòti cument’e u ciuerxu,
fiat issu e totu u Zaravagliu. In cumpangia de tziu Bètu Séstu nemus tenìat tempus de dromì,
ca fiat u omini brullãu e cun grandu esperienzia e tenìat conzillus po totus. Naràt ca is matas
pudadas in annu biséstu, no donant frutu. Guai a innestai poita ca nisciunu innestu pigat. Tziu
Bètu fut u innestadori capassu e abili cument’e nemus, connotu in totu sa carrera, no ndi
faddiat unu, epuru no si ndi poderàt de fai cuncu innestu in annu biséstu e totus arrennesciant.
«Ma cumenti - dd’iat nau u amigu - tui e totu nàrat sempiri ca no pigant is innestus fatus in
biséstu e a tui pigant cussus puru...» «Poita ca tocat a ddu sci fai, e pois deu seu biséstu e tra
biséstus s’arrispetaus.»
A si ‘ntendi mellus. Tziu Arremundicu.
Scracàlius
di Gigi Tatti
Ci funt momentus chi unu contixeddu allirgu fai beni gana bella e fai praxeri. Po cussu, custus
“scracàlius” serbint po ci fai passai calincunu minutu chene pensai a is tempus lègius chi seus
passendi in custus annus tristus e prenus de crisi. Aici, apu pensau de si fai scaresci calincunu
pensamentu, ligendi e arriendi cun custus contixeddus sardus chi funt innoi. Sciu puru, ca
cussus chi faint arrì de prus, funt cussus “grassus” e unu pagu scòncius, ma apu circau de poni
scèti cussus prus pagu malandrinus, sciaquendiddus cun dd’unu pagheddu de aqua lìmpia.
Bonu spassiu. Est bellu puru, poita calincunu, circhendu de ddus ligi imparat prus a lestru a
ligi in sa lingua nostra. E custa, est sa cosa chi m’interessat de prus.
U’atrice porno est in vìsita a su ginecòlogu
S’atrice: Ma insandus, su dotori, mi depu spollai, po mi visitai?
Su ginecòlogu: Nossi no c’est importanza. Apu giai biu totu is films chi at girau!
…………………………………………………………………………………………........…
Armanda est una bellissima picioca e est comporendi arroba in dd’una bancarella de su mercau
Armandina: Cantu costat custa minigonna, e cantu custu perizoma?
Su bendidori: Duncas, sa minigonna costat coranta eurus, inveci su perizoma costat binti
Eurus.
Armandina: E cantu mi fait de scontu?
Su bendidori: Sa minigonna si dda lassu po corantacincu eurus, inveci su perizoma si ddu
lassu a cincu Eurus.
Armandina: Scusit. Ma no cumprendu poita mi bolit artziai sa minigomma e mi bolit abasciai
su perizoma!
..........................................................................................................................................................
Fiedoru incontrat s’amigu Licandru
Licandru: Ti ofendis chi ti pedu una cosa?
Fiedoru: E poita mi depu ofendi. Nara puru.
Licandru: Po curiosidadi. Ma pobidda tua, comenti si comportat a letu?
Fiedoru: Bho! C’est chi ndi fueddat beni e c’est chi ndi fueddat mali!
....................................................................................................................................
Marieddu est in coxina fueddendi cun su babbu Eusebiu
Marieddu: Ma babbu, est berus ca is animalis cambiant sa pellìcia una borta a s’annu?
Eusebiu: Cirtitidda a sa muda. A bortas no t’intendat mamma tua!
................................................................................................................................................................
Tziu Pierinu est fueddendi cun su gopai Sisiniu
Sisiniu: E comenti andat de saludi gopai?
Tziu Pierinu: Antzis puru, po s’edadi chi tengu no mi potzu lamentai.
Sisiniu: Po cussu deu puru ge no mi lamentu. S’ùnica cosa chi mi donat fastidiu est s’artrosi.
Tziu Pierinu: Beh, po cussu deu puru seu tocau de artrosi. E sa cosa chi mi scociat a parti su
dolori ca mi fai bessit rìgidu totu su corpus.
Sisiniu: A mei puru. Perou, s’ùnica cosa chi no mi fai bessì rìgida e cussa cosa chi m’iat a
praxi chi bessessat rìgida!
..........................................................................................................................................................
Cirillo est parchegiau cun màchina in pineta, cun sa picioca Miriam
Cirillo: O Miriam, prima de ti spollai mi depis nai una cosa.
Miriam: Ita mi depis domandai?
Cirillo: Bollu sciri si ses vergini.
Miriam: Boh! Imoi ge est su momentu de fueddai de oròscopus. Toca, lassamì sighì a spollai
ca est mellus!
...................................................................................................................................................
Tziu Antimu est fueddendi cun tziu Cesarinu
Tziu Cesarinu: Naramì, o Antimu. Ma ita ndi pensas de is pobiddas nostras?
Tziu Antimu: Seu pensendu ca is pobiddas funt coment’e is crapitas.
Tziu Cesarinu: Coment’e is crapitas? Spiegadì mellus.
Tziu Antimu: Sì, funt coment’e is crapitas, poita candu comintzas a t’abituai e a ci stai beni,
est ora de ce ddas fuliai!
.................................................................................................................................................
Peppinu est in giru, candu incontrat s’amigu Gionata
Gionata: Ciau, ma ita t’est capitau, ses totu prenu de trincus in faci. It’as certai cun calincunu?
Peppinu: Ma cali certau. Ariseu apu salvau una becitedda de unu manìacu sessuali.
Gionata: Apu cumprèndiu. E su manìacu t’at donau unu sacu de colpus.
Peppinu: Ma cali manìacu. Est sa becitedda chi m’at tzacau sa faci. S’est arrennegada e m’at
nau puru sa pròssima borta chi torrat a capitai, de mi fai is fatus mius!
..................................................................................................................................................
Tziu Cenzu est torrau a domu e sa pobidda Cecilia ddi domandat
Cecilia: E insaras coment’est andada sa vìsita po s’inavididadi civili?
Tziu Cenzu: Su dotori m’at nau: tirissindi sa giaca, sa camisa e is pantalonis.
Cecilia: E poi?
Tziu Cenzu: E poi seu abarrau a mudandas, mesu spollincu.
Cecilia: E su dotori ita t’at nau?
Tziu Cenzu: E poi su dotori m’at donau su cincuanta po centu de invalididadi.
Cecilia: Ses stètiu tontu! Chi ti nd’iasta tirau puru is mudandas: T’iat donau de seguru puru
s’acumpangiamentu!
.................................................................................................................................................
Tzia Generosa est crocada, discutendi cun su pobiddu tziu Pineddu
Tzia Generosa: Imoi ca seus bècius ti depu cunfessai una cosa.
Tziu Pineddu: Ita? Scòvia totu, ma bastat chi no siat arroba de corrus.
Tzia Generosa: Ma cali corrus! Ti bollu cunfessai ca candu fiaus giòvunus e fadaiaus s’amori, deu inveci de pensai a tui pensà a Pippo Baudo!
Tziu Pineddu: Cunfessioni po cunfessioni, insaras deu puru ti depu scoviai ca deu puru,
inveci de a tui, pensà a issu!
.......................................................................................................................................................
Tziu Brunu est fuedendi cun su nebodi Marieddu
Marieddu: Oindì nonnu, a agatai un traballu est meda duru.
Tziu Brunu: Ge ddu sciu ca oi a agatai unu traballu est tostau, ma a s’edadi mia s’ùnica cosa
chi deu non agatu tostada est un atra cosa!
PDF Compressor Pro
1 maggio 2016
LA SARDEGNA NEL CUORE
21
di Sergio Portas
“Women united against violence”
È il messaggio di ‘Onda rosa’
affidato ad uno scialle nero
A
lla fine io credo che bisognerà vergognarsi, di essere
uomini dico, maschi, di come noi maschi ci comportiamo, nei confronti delle donne che la vita ci fa incontrare. Compagne e mogli e fidanzate. Femminicidio è un
neologismo che non mi è mai piaciuto, sta a indicare un forma
di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome
di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale in maniera da perpetrare nel tempo la subordinazione che ne consegue, fino a conseguenze estreme, schiavitù e morte, ma mi
impegno ad usarlo più spesso che posso, a veicolarlo, fino a
farne argomento da bar. Perché penso che gli uomini ne debbano parlare tra loro. Di questa deriva di civiltà che li caratterizza in negativo. Tra un: “questo Cagliari continua a perdere
in casa” anche un: “questi di Boko Haram che rapiscono più
di duecento ragazze di un liceo sono dei miserabili”.
E per rimanere in casa nostra: secondo i dati Istat del giugno
2015, in Italia sono 6,8 milioni le donne che hanno subito
una violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. L’istituto di statistica pudicamente si scorda di sottolineare che i
violenti operanti nel caso sono per la stragrande maggioranza uomini, saranno più o meno di sei milioni, visto che qualche ragazza manesca in giro non manca? Troppi in ogni caso.
Persino Matteo nella follia della nuova legge sul lavoro (il
famigerato Jobs Act per gli anglofoni nostrani) aveva previsto che l’Inps attuasse un congedo retribuito di tre mesi a
favore delle donne vittime di violenza di genere, di oggi 16
aprile la circolare dell’istituto con le istruzioni per le donne
che ne faranno richiesta. Dice Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono rosa: «Tre mesi non sono molti per lasciarsi alle spalle il trauma di una violenza subita, ma almeno
possono aiutare a intraprendere un percorso per sentirsi vittime e non colpevoli».
Martedì 8 marzo al circolo culturale sardo di Milano c’era
anche Luisanna Porcu, presidentessa di “Onda rosa”, 45 anni
e da venti impegnata a Nuoro in questa associazione, di donne, che ha l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza maschile sulle donne.
Quest’anno il Centro Antiviolenza ha fatto stampare degli
adesivi che recitano: “Uscire dalla violenza è possibile...se
hai bisogno chiama”. Gratuito e Anonimo (per dovere di cronaca: 0784/3883). Debbo dirvi che Luisanna non fa sconti di
sorta agli uomini presenti, nessun ammiccamento, del resto
ne ha viste così tante di situazioni drammatiche che a mio
avviso non può non aver messo su una qualche corazza di-
fensiva, fatta di diffidenza istintiva, nei confronti dei maschi.
Nuoro, dice lei, negli anni ’70 è stata culla del femminismo
sardo. Da allora che il personale è politico è parola d’ordine
che vale, a maggior ragione, anche oggi. Le donne, continua,
devono sempre faticare di più. E debbono subire una punizione quotidiana se non fanno quello che vuole il loro uomo, compagno o marito che sia. Una violenza soprattutto psicologica.
Ed economica. È risaputo, del resto, che i livelli contrattuali
anche per un medesimo lavoro sono sempre inferiori se riferiti
alle donne. Violenza sessuale non deve sempre essere intesa
come stupro.
Frasi tipo: “mi ha dato solo uno schiaffo” oppure “proprio picchiare no”, sottintendono un clima che caratterizza tutta una
società che alleva le bimbe a tollerare un certo grado di violenza maschile. Lo squilibrio della società si riflette nel rapporto
di coppia. Esistono dei ruoli per cui si viene punite se solo si
osa rimetterli in discussione. Nel 2015 a Nuoro l’associazione
“Onda rosa” si è presa cura di 333 donne che a lei si sono
rivolte, nella sua struttura ha ospitato 40 donne e 38 bambini.
«Noi non siamo un servizio come le Asl, continua implacabile,
abbiamo bisogno di donne che lavorino per noi. E per continuare ci vogliono soldi. Anche se per molte di noi questa è
oramai una scelta di vita. Una volta tanto la Sardegna, con la
legge regionale del 2008 (Soru imperante) si era messa all’avanguardia nel prevedere dei finanziamenti a queste strutture di
accoglienza, peccato che i finanziamenti siano bloccati al 2013.
Ci autotassiamo, e chi ci è più vicino ci dà una mano, questi
adesivi sono da attaccare nei gabinetti pubblici sardi, che il più
delle volte le donne maltrattate si vergognano delle violenze
subite, anche se non sanno bene come uscire dall’incubo che
le sta schiacciando, perché il più delle volte non trovano solidarietà neppure nella famiglia d’origine. Per questo persino la
nostra casa d’accoglienza ha un indirizzo segreto, anche se si
fa per dire. Le volontarie che vi lavorano non godono del resto
della stima di tutti, a mio babbo è stato detto che “sua figlia è
una bagassa sfasciafamiglie”. Nella nostra casa abbiamo 5 camere da letto e cinque bagni, 14 posti letto. A tutte quelle che
ci chiedono aiuto garantiamo tutto. Lavoriamo con loro perché
si arrivi finalmente ad una posizione simmetrica dei generi
maschio-femmina».
Come si può restare indifferenti di fronte a un problema così
significativo, così pregnante, che tocca il vivere di ognuno. E
difatti ognuno risponde secondo le sue capacità. Maria Francesca Maniga (MFM per gli amici) e Giuseppe Scalas (in arte
Morisca) che di mestiere sono “designer” di tessuti a Cagliari, qui a Milano hanno portato una delle loro creazioni,
uno scialle nero ricamato a “filet di Bosa” che vendono alla
modica spesa di 25 euro e il cui ricavato va all’associazione
di donne nuoresi. Sul fondo dello scialle una schiera di
donne variamente acconciate emergono come da una oscurità che impedisce loro una corporeità ben definita, sono
qui solo tratteggiate da un filo bianco che pare disegnarle
come gesso sottile in una lavagna indeterminata. Una è incinta, un’altra in costume sardo, una terza porta il velo
islamico. Sotto di loro una scritta tratteggiata grossa in inglese: “women united against violence”. Molto opportuna
perché in primis debbono essere loro, le donne, che si uniscono contro la violenza. I maschi, si spera, seguiranno.
Lo scialle di Maria Francesca e Giuseppe si può agevolmente usare anche come velo, e “Inveloveritas” si chiama il
loro progetto, nato proprio dal desiderio di esprimere un
punto di vista originale sul copricapo femminile dell’abbigliamento tradizionale sardo in ognuna delle sue varianti.
«Anche il nostro logo nasce da una valutazione culturale dice Maria Francesca - la nostra t-shirt raffigura una donna
nuda di profilo con il capo velato». Un articolo unisex. Ogni
velo è decorato a mano e questo rende ogni t-shirt unica,
come unico è il modo in cui ogni donna indossa un accessorio e vive la propria vita. Per i poveri continentali che non
possono saccheggiare i negozi di Cagliari e di Sassari con
l’agio di cui possono godere i sardi c’è naturalmente la magica internet che viene in aiuto con le sue vendite on-line.
Quindi basta digitare “Inveloveritas Etsy.com” per vedersi
offrire capi targati: “Nurallao black” o “Orgosolo gray” o
“Assemini white”. Come basta chiedere a “Facebook” il
catalogo 2015 di “Inveloveritas” per vedersi squadernare
tutta una serie di magliette le più variegate possibili, dove ci
si può sbizzarrire nel tentare di riconoscere le zone di Sardegna che offrono i loro copricapi tipici a velo delle stilizzate donne a seno nudo che, di profilo, silenti, sono decorate nella stoffa. Paiono in un’attesa che gli uomini si decidano ad instaurare con loro una vera parità di vita, le mimose
fiorite a primavera a ricordare per sempre la vergogna dei
tempi bui della sopraffazione.