Chiara Tiraboschi, Best workplace.Il segreto?

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Chiara Tiraboschi, Best workplace.Il segreto?
DI
LAVORO
Best workplace.
Il segreto? Investire nel
capitale umano
Nella lista delle aziende migliori
nessuna società italiana
di Chiara Tiraboschi *
osa rende un’azienda uno dei migliori (o peggiori)
workplace al mondo? Indubbiamente un insieme di
fattori, ma quali esattamente?
Great Place to Work® analizza ogni anno dati provenienti da
oltre 10 milioni di dipendenti in 50 Paesi, rappresentanti
circa 6.000 organizzazioni di dimensioni e strutture diverse,
tutti con un solo obiettivo: definire uno standard universale,
rigoroso ed oggettivo attraverso il quale stabilire un ambiente di lavoro che possa definirsi eccellente.
Se dal punto di vista dei dipendenti l’eccellenza di un ambiente di lavoro deriva dalle relazioni quotidiane dove la fiducia è il fattore chiave (oltre che da un elenco di programmi e benefit che l’azienda riserva), dal un punto di vista
prettamente manageriale, un “great place to work” è quello dove
• è possibile raggiungere gli obiettivi aziendali;
• le persone fanno del proprio meglio;
• il team lavora in una squadra/famiglia all’interno di un
ambiente di fiducia.
Nel corso della ricerca sono stati individuati nove step, vale
a dire nove macroaree di pratiche gestionali, attraverso le
quali i manager creano un ambiente di fiducia, ed è emerso
che gli ambienti di lavoro eccellenti raggiungono gli obiettivi aziendali attraverso le pratiche di diffusione di vision e
valori, comunicazione e ascolto. Hanno collaboratori che offrono il loro meglio attraverso le pratiche di riconoscimento, crescita e cura e lavorano insieme come una squadra/famiglia tramite le pratiche di inserimento e accoglienza, celebrazione dei successi e condivisione dei profitti.
La Mansion House di Dublino è stata la sede per la presentazione, lo scorso giugno, della classifica “Great Place to
work Europe 2013”, il ranking delle multinazionali riconosciute come best workplace. Per poter entrare a far parte
della lista, le aziende dovevano essere riconosciute in almeno tre liste nazionali in Europa nel corso dell’anno precedente, avere un organico di almeno 1.000 collaboratori e un
numero minimo del 40% di collaboratori che lavorano al di
fuori del Paese nel quale l’azienda ha il suo headquarter.
Microsoft (information technology – software), Admiral
Group (servizi finanziari e assicurazione) e NetApp (information technology – hardware) si sono guadagnate il podio,
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rispettivamente con la medaglia d’oro, d’argento e di bronzo. Su tutte spicca però Microsoft, meritevole per essersi
distinta sul tema di “valorizzazione e sviluppo dei dipendenti e work/life balance”.
A seguire altri nomi leader: SAS Institute (information technology – software, al 4º posto), W.L. Gore & Associates (
manifattura e produzione, al 5º posto), The Coca-Cola Company (manifattura e produzione di bevande al 6º), EBay
(retail, al 12º), McDonald’s (hospitality – Food and Beverage Service, al 14º), Danone (prodotto alimentari, 22º) e
Unilever (manifattura e produzione) che chiude al 25º posto.
Nonostante sedici delle multinazionali in graduatoria siano
state premiate anche per il lavoro svolto nel nostro Paese,
per la prima volta da quando esiste il Great Place to work
Europa (tre anni) l’Italia non compare.
Una notizia non certo incoraggiante, se si considera l’esclusione dell’Italia anche dalla top 100 della competitività,
l’indice della Commissione europea che mette in vetrina le
zone economicamente più avanzate del continente.
La stessa Lombardia, una volta unica regione del Bel Paese chiamata a rappresentare le aree più all’avanguardia
dell’euro zona, si è vista declassata di 33 posizioni, dal 95º
al 128º posto: un salto all’indietro che ha fatto sì che la regione cuore dell’industria italiana guardasse da metà classifica le lontane Utrecht (Olanda; 1º posto); Londra (comprese le regioni Bedfordshire, Hertfordshire ed Essex; 2º) e
le regioni di Amsterdam (6º), Francoforte (7º) e Parigi
(8º).
Un dato certamente non positivo che però può trovare una
chiave di rivalsa in quella politica di valorizzazione e di investimento sulle risorse umane che i bestplace sembrano
aver intuito e applicato già da un po’. Diversi studi testimoniano, e la classifica Best Place to Work lo conferma, che la
soddisfazione al lavoro è indissolubilmente legata all’immagine aziendale e, di conseguenza, all’aumento dell’indice di
produttività.
Le società con politiche di welfare aziendale producono effetti positivi tangibili e le grandi multinazionali, prima tra
tutte Microsoft, lo hanno capito, mirando già da tempo alla
fidelizzazione del proprio personale.
E in Italia? È stata pubblicata anche la classifica dei best
place to work italiane 2013 e, anche in questo ranking, la
medaglia d’oro spetta ancora Microsoft Italia, seguita da
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Tetra Pak Packaging Solutions ((Manufacturing & Production) e Gruppo Dow in Italia (Manufacturing & Production
– Chemicals). Chiudono la top eleven Unieuro (ottava posizione), IKEA (nona) e Sanofi (undicesima). ■
* Servizio Comunicazione ALDAI
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