Una “folla di persone” alla sequela del Dio Amore. Un
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Una “folla di persone” alla sequela del Dio Amore. Un
Una “folla di persone” alla sequela del Dio Amore. Un itinerario biblico spirituale insieme a Paolo di Tarso Introduzione In cammino con Paolo per discernere ed incarnare nel “meglio dell’amore” la propria vocazione personale. L’apostolo Paolo e tutta la spiritualità biblica ci testimoniano come la meta e l’approdo consapevole o inconsapevole di ogni creatura umana sia giungere a conoscere, sentire e gustare il senso profondo del proprio essere, del proprio mistero come è scritto nel cuore di Dio. Questo mistero, ci insegna la rivelazione biblica è depositato e sigillato nella portata semantica ed esistenziale del nome: “Ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni” (Is 43,1). “Rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,20b). Giungere a scoprire, incarnare e donare il proprio mistero come effetto del discernimento permanente e dinamico della propria vocazione personale, e di una vita vissuta in conseguenza ed in coerenza con questa, è una delle concretizzazioni esistenziali e spirituali più eccelse del divenire mistero d’amore donato ai fratelli nella propria originalità ed irripetibilità. Discernere, scoprire ed eleggere la propria vocazione personale nella perenne tensione di trasformazione in profondità della propria vita significa permettere al Dio Amore, e a se stessi, di penetrare sempre più nella consolante certezza di essere, nella propria originalità, “preziosi” e fondamentali per l’intera economia della salvezza e necessari alla costruzione di quell’ ”edificio spirituale unitalsiano”, che ci vede come “pietre vive” edificati sulla pietra angolare e viva che è Gesù stesso (cf. Ef 2,19-23 e 1 Pt 2,4-5). La vocazione personale, quindi, quando è conosciuta, scoperta e vissuta, con una sempre maggiore crescita in essa, diviene l’autentico criterio di discernimento per tutte le scelte e decisioni di vita. Il vero ed autentico criterio per giungere a quella vera “verità che ci fa liberi” (Gv 8,32): la “speranza della nostra vocazione” (Ef 4,4), della quale dobbiamo sempre e comunque rendere ragione (cf.1 Pt 3,15) per divenire il “buon profumo del Cristo che vive in noi” (cf. 2 Cor 2,15 e Gal 2,20) e “splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita” (Fil 2,15b-16). Sembra evidente, quindi, la necessità di pervenire ed essere in una permanente formazione dell’arte del discernimento, che Paolo considera una delle forme più alte dell’incarnazione del mistero dell’Amore di Dio: E perciò prego che la vostra carità (il greco di Paolo ha la parola importantissima “agape”) si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri ed irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. (Fil 1,9-11) Le scienze pedagogiche e psicologiche fanno eco a Paolo e ci insegnano e ci testimoniano anche loro come il processo educativo oggi non sia “altro”, che quel permettere alla persona umana di prendere coscienza e tirare fuori le proprie potenzialità e doti interiori, che rappresentano il segreto dell’originalità di ogni essere umano nella irripetibilità della sua esistenza biologico-fisiologica, psicologica e spirituale. Allora ecco come il nostro cammino di incarnazione del mistero della carità unitalsiana può, sempre più e meglio, approdare e giungere ad essere quella “associazione di persone”, che – nella libertà dei figli di Dio (cf. Rom 8,14) - svelano e donano l’uno all’altro quel frammento eterno della propria originalità, che è impronta e sostanza della originalità e novità dell’Amore di Dio in ciascuno di noi, con la quale possiamo e dobbiamo trasfigurare e fare più bella la nostra associazione, la Chiesa ed il mondo intero.