Confrontarsi per vedere meglio

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Confrontarsi per vedere meglio
vita di Ac responsabilità
A livello diocesano è indispensabile
valorizzare i luoghi del discernimento
comunitario – assemblea, consiglio,
presidenza –, che non possono
diventare solo spazi organizzativi
di Giovanna Stocchi*
iscernimento: una parola che
dovrebbe essere tanto cara a
ciascuno di noi, che come cristiani siamo cresciuti e ci siamo formati
in Azione cattolica: fa parte del nostro
“bagaglio”, ma difficilmente si riesce a
spiegare. Chiedo aiuto al vocabolario e
al termine “discernimento” si legge:
«capacità di formulare un giudizio o di
scegliere un determinato comportamento in conformità con le esigenze
della situazione; dal latino vedere». Il
vocabolario segna anche che nei tempi
verbali al passato è raro, poco usato;
questo ci dice già molto di questa parola: è un’azione che ci chiede di guardare
con attenzione al presente e che ci proietta con le nostre scelte con Speranza
verso il futuro.
Quando penso a questa parola, l’associo
subito al silenzio, alla calma, alla contemplazione; la fretta, la confusione
non sono delle buone consigliere per
capire la realtà e per prendere una decisione.
Se penso allora a quello che implica il
discernimento nella nostra esperienza di
responsabili diocesani, dovremmo met-
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SegnoPer 01/2010 - Sommario
Confrontarsi
per vedere
meglio
terci in cima al monte più alto della diocesi (se la conformazione geografica lo
permette) e dopo un po’ di silenzio
prendere un bel cannocchiale e guardare
là, in fondo alla valle e chiedere al
Signore che ci illumini sulle scelte da
fare.
La realtà però non è proprio così; le
decisioni vanno prese, la vita associativa
è da portare avanti immersi in un frastuono generale, dato dalla società in
cui viviamo, dal lavoro, dagli impegni
familiari, parrocchiali e diocesani da
portare avanti. Qui il Signore ci ha chiesto di stare e il tempo per discernere va
comunque trovato dentro la nostra
vocazione di laici. Credo allora che dobbiamo trovare dei punti fermi, delle
coordinate dalle quali farci guidare.
Prima di tutto dobbiamo cercare di ritagliarci dei tempi per stare con il Signore,
chiedere a Lui che ci aiuti a capire la
realtà che ci ha donato e per la quale ci
ha chiamati a servirLo. È importante
trovare un po’ di tempo per riflettere,
per contemplare; spesso, troppo spesso,
siamo affannati da mille incombenze e
tralasciamo la preghiera, sorgente per la
SegnoPer n.1/2010
SegnoPer n.1/2010
al meglio i luoghi del discernimento
comunitario: assemblea, consiglio, presidenza. Questi luoghi sono intrisi in sé di
una ricchezza grandissima e fanno la differenza di un’esperienza associata rispetto
ad altri tipi di esperienze. Non possono
diventare solo luoghi dell’organizzazione, ma luoghi di confronto per discernere la realtà. Senza di questi può capitare
di fare delle scelte che si calano troppo
sulla propria esperienza personale; oppure la voglia di “volare alto” può far dare
un taglio che non sempre incontra le
necessità delle persone. O, ancora, la
paura di osare ci può lasciare ancorati a
quello che di buono si è sempre fatto e le
iniziative si susseguono senza fare un
reale discernimento su quello che (come
diciamo nel nostro consiglio) è da tenere
come “buona abitudine” e quello che
ormai sta lì solo per la fatica di interrogarci e di cambiare. È paradossale, ma la
fatica che ci è chiesta è quella dell’incontro, meglio se fatto intorno a un tavolo,
ma a volte basta anche con una semplice
telefonata, una mail.
Infine, per operare delle scelte, è indispensabile restare fedeli ai binari già
tracciati dall’associazione: il Progetto
formativo, le Linee guida per gli itinerari
formativi ci danno già una grande lettura della realtà, con dei percorsi da seguire. A volte basta solo aprire, sfogliare e
cercare di renderli un percorso di crescita spirituale adatto per le persone che ci
sono state affidate. vita di Ac responsabilità
nostra fede e per il nostro servizio in Ac.
Solo Lui, infatti, ci può aiutare a leggere
la realtà e il cuore delle persone. Ascoltarle, capire le loro fatiche, le loro difficoltà e a quelle con il nostro servizio e le
nostre iniziative cercare di rispondere.
Altrimenti rischiamo di essere un’associazione lontana dalle persone. Un
sacerdote che vive in Brasile, raccontandomi della sua esperienza in missione,
mi disse che non si può pensare di
annunciare Cristo se non si parte dalla
promozione umana e sociale delle persone. Prima di parlare di Cristo bisogna
offrir loro da mangiare e far sì che
l’Amore del Padre sia un’esperienza tangibile. Credo che questo valga anche per
noi che viviamo in quest’altro emisfero.
La maggior parte delle persone che
vivono nelle nostre città non muore di
fame, ma soffre delle grandi solitudini.
Penso alla mancanza di lavoro, di salute,
alla tristezza dovuta a una separazione, a
disagi psicologici o a eventi diversi della
vita. Cosa possiamo fare come laici
associati, quindi insieme, per incontrarle e prendersi a cuore la loro vita? Prima
di tutto dobbiamo andare, là dove si
trovano. Come responsabili diocesani
dobbiamo andare nelle parrocchie e
promuovere di più i movimenti di
ambiente. Dovremmo diventare sempre
di più esperti di una relazione profonda
con ciascuno per portare il respiro della
vita nelle nostre comunità.
Inoltre per chi vive la responsabilità diocesana diventa indispensabile valorizzare
*vicepresidente settore Adulti di Fiesole