chi è il poeta
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chi è il poeta
po|e|sì|a s.f. FO 1 arte di scrivere in versi, secondo particolari espedienti ritmici, sonori e retorici, per esprimere fantasie, emozioni e sensazioni profonde, ma impiegata anche, spec. in passato, per fini narrativi, drammatici e didascali-ci: p. lirica, dialettale, drammatica, satirica | forma metrica contrapposta alla prosa: scrivere in p., volgere in p., mettere in p. un’idea, un concetto; la “Vita Nuova” è parte in prosa e parte in p. 2a maniera caratteristica di un poeta o di una scuola, di praticare tale arte: la p. dantesca, leopardiana, di Baudelaire, del Petrarca, del romanticismo, del surrealismo 2b ciò che viene espresso in un’opera poetica, l’insieme di idee, concezioni, sentimenti che essa evoca: la p. della “Commedia” dantesca, dei “Sepolcri” 3a complesso della produzione letteraria in versi di un determinato periodo storico, di un poeta, di una scuola, di una tradizione letteraria: la p. antica, comico–realistica, burlesca, moderna, contemporanea, greca, latina, inglese, italiana, neoclassica; la p. del Duecento, del Parini, di Virgilio; la p. in romanesco del Belli 3b componimento in versi, spec. di breve estensione: improvvisare, scrivere poesie; studiare una p. a memoria, dire, recitare una p.; raccolta, scelta di poesie 4 TS filos., nell’estetica idealista del Romanticismo e di Benedetto Croce, valore estetico di un’opera, considerato nella sua assoluta purezza, estraneo a ogni contatto con il mondo della prassi 5 CO capacità di impressionare la mente e la fantasia, di suscitare emozioni e sensazioni, propria di ogni opera d’arte: versi pieni, privi di p.; una pagina piena di p.; la p. dei film di Pasolini, la p. di una rappresentazione pittorica, di un brano musicale 6 CO estens., qualità di ciò che tocca il cuore, che infonde emozione e commozione: la p. del creato, del tramonto sul mare, del primo amore, delle piccole cose 7a CO attitudine a provare intensamente emozioni e sentimenti, a commuoversi, a idealizzare la realtà: una ragazza sentimentale e piena di p., un animo ricco di p. 7b CO fig., tendenza ad abbandonarsi a sogni e utopie, a evadere dalla realtà: i tuoi progetti sono pura p., non si può vivere di p.; lasciamo perdere la p. e veniamo al concreto sinonimi arte poetica, arte della versificazione. componimento poetico, opera in versi, versificazione. Fig. idealità, bellezza spirituale, ispirazione, illusione, immaginazione, lirismo Platone, La poesia come ispirazione divina (Ione, 534a-534d ) in terzo luogo -- dice Socrate -- vengono l'invasamento e la mania che provengono dalle Muse che, impossessatesi di un'anima tenera e pura, la destano e la traggono fuori di sé nell'ispirazione bacchica in canti e in altre poesie e, rendendo onore ad innumerevoli opere degli antichi, istruiscono i posteri. Ma colui che giunge alle porte della poesia senza la mania delle Muse, pensando che potrà esser valido poeta in conseguenza dell'arte (techne), rimane incompleto, e la poesia di chi rimane in senno viene oscurata da quella di coloro che sono posseduti da mania. Infatti i poeti ci dicono appunto che raccogliendo i canti da sorgenti che sgorgano miele da certi giardini e convalli delle Muse li portano a noi come le api, anche loro così volando; e dicono la verità. Cosa leggera infatti è il poeta, e alata e sacra, e non (è) in grado di comporre prima di diventare invasato e fuori di senno e prima che la mente non ci sia più in lui; finché invece ha questa proprietà, ogni uomo è incapace di poetare e di dare responsi. In quanto dunque non per abilità acquisita compongono poesie e dicono molte e belle cose riguardo agli argomenti, come tu riguardo a Omero, ma per sorte divina, ciascuno (è) in grado di comporre bene questo solo (genere) al quale la Musa lo ha spinto, chi ditirambi, chi encomi, chi iporchemi, chi poemi epici, chi giambi; invece negli altri (generi) ciascuno di loro è un buono a nulla. Non per abilità acquisita infatti dicono queste parole, ma per dote divina perché se sapessero esprimersi bene per abilità acquisita in un solo genere, (saprebbero) anche in tutti gli altri; e per questo la divinità togliendo di mezzo la loro mente si serve di questi e dei vati e dei profeti divini come ministri, affinché noi, gli ascoltatori, sappiamo che coloro che dicono queste parole così pregevoli sono non costoro, nei quali non è presente il senno, ma la divinità stessa è quella che parla, e attraverso costoro fa sentire la propria voce a noi. Ma una volta che siano entrati nella sfera dell'armonia e del ritmo, cadono in preda a furore bacchico e a invasamento, così come le baccanti [15] che attingono miele e latte dai fiumi quando sono possedute, ma quando sono in sé non lo fanno; e l'anima dei poeti melici si comporta allo stesso modo, come appunto essi dicono. Infatti i poeti certo ci raccontano che, attingendo i loro versi da fontane di miele, da giardini e dalle valli boscose delle Muse, li portano a noi come le api, volando anche loro come esse, e dicono la verità, poiché il poeta è un essere etereo, alato e sacro e non è capace di comporre prima di essere ispirato e fuori di sé e prima che non vi sia più in lui il senno. Finché lo possiede, ogni uomo è incapace di poetare e di vaticinare. Perciò dunque, componendo molti bei versi per cantare vari argomenti come tu reciti Omero, non per una virtù artistica ma per dono divino ciascuno è capace di comporre bene solo nel genere a cui la Musa lo ha indirizzato: uno compone ditirambi, [16] un altro encomi, un altro iporchemi, [17] un altro poi compone poemi epici, un altro ancora giambi, ma negli altri generi ciascuno di essi non vale nulla. Infatti non compongono i loro versi per capacità artistica ma per una forza divina poiché, se sapessero parlare bene per arte di un argomento, saprebbero parlare bene anche di tutti gli altri. Per questi motivi il dio, facendoli uscire di senno, si serve di questi vati e dei profeti divini come ministri, perché noi ascoltatori possiamo comprendere che non sono costoro nei quali non c'è senno coloro che compongono versi tanto pregevoli, ma è proprio il dio che parla e per mezzo di questi poeti ci fa sentire la sua voce. La prova più evidente per il nostro ragionamento è Tinnico di Calcide [18] che non compose mai nessun'altra poesia degna di essere ricordata tranne il peana [19] che tutti cantano, forse la più bella opera poetica in assoluto, che egli stesso definisce «un'opera delle Muse». Infatti in questo soprattutto mi sembra che il dio ci si manifesti, perché non abbiamo dubbi sul fatto che queste belle poesie non siano opere umane né di semplici uomini, ma divine e di dèi e che i poeti nient'altro siano che interpreti degli dèi, quando sono invasati, qualunque sia il dio da cui ciascuno è posseduto. Per dimostrare questo il dio di proposito ha cantato il carme in assoluto più bello attraverso un poeta assolutamente mediocre; o non ti pare che io dica il vero, Ione? Baudelaire, L’albatros Spesso, per divertirsi, i marinai catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari, indolenti compagni di viaggio delle navi in lieve corsa sugli abissi amari. L’hanno appena posato sulla tolda e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso, pietosamente accanto a sé strascina come fossero remi le grandi ali bianche. Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato! E comico e brutto, lui prima così bello! Chi gli mette una pipa sotto il becco, chi imita, zoppicando, lo storpio che volava! Il Poeta è come lui, principe delle nubi che sta con l’uragano e ride degli arcieri; esule in terra fra gli scherni, impediscono che cammini le sue ali di gigante. » vate s. m. [dal lat. vates «indovino, profeta» e quindi (poiché spesso le profezie erano espresse in versi) «poeta»], letter. – 1. Profeta: gli antichi v.; spirando del petto De’ sommi v. (Boccaccio), dal petto dei profeti. 2. Poeta, soprattutto in quanto sia animato anche da spirito profetico, o acquisti, per il tono elevato della sua poesia, o per l’ispirazione civile, un carattere sacro, quasi sacerdotale: Altri accorre; e: – Oh infelice E di men crudo fato Degno vate! – mi dice (Parini); il sacro vate, Placando quelle afflitte alme col canto, I Prenci Argivi eternerà (Foscolo, con riferimento a Omero); o Vate nostro, in pravi Secoli nato, eppur create hai queste Sublimi età che profetando andavi (Alfieri, di Dante); ove oggi al pellegrino Del fero vate la magion si addita (Foscolo, dell’Alfieri). Palazzeschi, E lasciatemi divertire Tri tri tri, fru fru fru, ihu ihu ihu, uhi uhi uhi! Il poeta si diverte, pazzamente, smisuratamente! Non lo state a insolentire, lasciatelo divertire poveretto, queste piccole corbellerie sono il suo diletto. Cucù rurù, rurù cucù, cuccuccurucù! Cosa sono queste indecenze? Queste strofe bisbetiche? Licenze, licenze, licenze poetiche! Sono la mia passione. Farafarafarafa, tarataratarata, paraparaparapa, laralaralarala! Sapete cosa sono? Sono robe avanzate, non sono grullerie, sono la spazzatura delle altre poesie Bubububu, fufufufu. Friu! Friu! Ma se d'un qualunque nesso son prive, perché le scrive quel fesso? bilobilobilobilobilo blum! Filofilofilofilofilo flum! Bilolù. Filolù. U. Non è vero che non voglion dire, voglion dire qualcosa. Voglion dire... come quando uno si mette a cantare senza saper le parole. Una cosa molto volgare. Ebbene, così mi piace di fare. Aaaaa! Eeeee! Iiiii! Ooooo! Uuuuu! A! E! I! O! U! Ma giovanotto, ditemi un poco una cosa, non è la vostra una posa, di voler con così poco tenere alimentato un sì gran foco? Huisc...Huiusc... Sciu sciu sciu, koku koku koku. Ma come si deve fare a capire? Avete delle belle pretese, sembra ormai che scriviate in giapponese. Abì, alì, alarì. Riririri! Ri. Lasciate pure che si sbizzarrisca, anzi è bene che non la finisca. Il divertimento gli costerà caro, gli daranno del somaro. Labala falala falala eppoi lala. Lalala lalala. Certo è un azzardo un po' forte, scrivere delle cose così, che ci son professori oggidì a tutte le porte. Ahahahahahahah! Ahahahahahahah! Ahahahahahahah! Infine io ò pienamente ragione, i tempi sono molto cambiati, gli uomini non dimandano più nulla dai poeti, e lasciatemi divertire! Wislawa Szymborska, Ad alcuni piace la poesia Ad alcuni: cioè non a tutti. E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza. Senza contare le scuole, dove è un obbligo, e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille. Piace - ma piace anche la pasta in brodo, piacciono i complimenti e il colore azzurro, piace una vecchia sciarpa, piace averla vinta, piace accarezzare un cane. La poesia - ma cos'è mai la poesia? Più di una risposta incerta è stata già data in proposito. Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo come alla salvezza di un corrimano... Montale La poesia, I .L'angosciante questione se sia a freddo o a caldo l'ispirazione non appartiene alla scienza termica. Il raptus non produce, il vuoto non conduce, non c'è poesia al sorbetto o al girarrosto. Si tratterà piuttosto di parole molto importune che hanno fretta di uscire dal forno o dal sugelante. Il fatto non è importante. Appena fuori si guardano d'attorno e hanno l'aria di dirsi: che sto a farci? .. .Le rime .Le rime sono più noiose delle dame di San Vincenzo: battono alla porta e insistono. Respingerle è impossibile e purchè stiano fuori si sopportano. il poeta decente le allontana (le rime), le nasconde, bara, tenta il contrabbando. Ma le pinzochere ardono di zelo e prima o poi (rime e vecchiarde) bussano ancora e sono sempre quelle. . .Incespicare .Incespicare, incepparsi è necessario per destare la lingua dal suo torpore. Ma la balbuzie non basta e se anche fa meno rumore è guasta lei pure. Così bisogna rassegnarsi a un mezzo parlare. Una volta qualcuno parlò per intero e fu incomprensibile. Certo credeva di essere l'ultimo parlante. Invece è accaduto che tutti ancora parlano e il mondo da allora è muto. Ungaretti Sono un poeta un grido unanime sono un grumo di sogni Sono un frutto d’innumerevoli contrasti d’innesti maturato in una serra