il bullismo

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il bullismo
COSTUME
LUOGHI A RISCHIO: SCUOLA E AMBITI GIOVANILI
IL WEB CASSA DI RISONANZA
Seri episodi di forme di bullismo portano ancora una volta in primo piano
problematiche legate al mondo della
scuola e della adolescenza. Troppi i
casi di vessazione da parte di adolescenti nei confronti di coetani inermi
o contro chiunque sia più debole o timido che si ripetono con frequenza,
in varie scuole italiane, al nord come
al centro e al Sud, vedono quali protagonisti minori, autori o vittime di
violenze e di umiliazioni nei confronti
dei più deboli, censurabili su di un
piano morale e spesso, anche rilevanti penalmente.
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di Carmelo Calabrò
IL BULLISMO
UN FENOMENO
PREOCCUPANTE
DEL NOSTRO TEMPO
COSTUME
Il quadro è veramente sconcertante e
non si tratta più soltanto di un campanello di allarme, ma della crisi di
una società come testimoniano le notizie giornalistiche che, negli ultimi
tempi, sono sempre più frequenti.
Davvero pesante ripercorrere il repertorio, non certo edificante, degli episodi di bullismo verificatisi in alcune
aule scolastich di ogni ordine, grado,
ad ogni latitudine: “un ragazzo tormentato dai compagni di scuola che
lo prendevano in giro dicendo che
fosse gay, ha scelto tragicamente di
togliersi la vita; una ragazza più
sfrontata che timida, mostra il tanga
ridottissimo sotto jeans a bassa vita
dietro la lavagna e davanti ad una
smarrita professossa, un'altra adolescente così lontana e così diversa, ripresa dai telefonini dai compagni si
dedicava consenziente e così disinvolta ad atti erotici durante la lezione, ragazzi sguaiati, babybulli che
affollano le aule e tirano una sedia
contro la professoressa, insegnanti
scherniti con bravate stupide, sconcertanti e trasformati in caricature
senza rispetto, c'è chi aggredisce l'insegnante e lo minaccia perché vuole
"fumare uno spinello, spogliarelli
particolareggiati in classe durante
l’attività didattica,, licei allagati per
far sospendere le lezioni, c’è chi forte
dell’appoggio materno picchia l’insegnante “colpevole di aver dato un
brutto voto”.“un gruppo di studenti
che prende in giro e picchia un compagno disabile il tutto regolarmente
filmato con il telefonino e poi scaricato il video di questa “impresa” con
agghiaccianti flussi di fotogrammi su
internet scatenando solo allora un caso nazionale ; adolescenti (ragazzi
da non rinunciare a farsi chiamare
“fighetti”, scusate il termine, ma è
proprio questo il volgare epiteto che
si erano autoassegnati) che danno
tranquillamente del tu a chi sta in cattedra che poi per noia e pesante indifferenza manomettono i computer
sfondano le finestre e imbrattano i
muri della scuola, altri ragazzi più
sfrontati e per nulla preoccupati staccano dal muro dell’aula della scuola
per fare a pezzi il Crocifisso;
La lista potrebbe continuare a lungo,
perché ogni giorno nasce qualcosa di
nuovo. Gli episodi che i media hanno
registrato, purtroppo, poco o niente
hanno a che fare con la “semplice
bravata”, più spesso si tratta di violenza vera e propria e dimostra un
sempre precoce ingresso nell’aria
della devianza penale.
Il problema inquietante del bullismo
tocca, non soltanto la scuola, come
responsabile della formazione delle
nuove generazioni ma riguarda tutti
noi, e deve indurci a riflettere. Si tratta di ragazzi, dei nostri ragazzi, che
stiamo perdendo per strada.
A scanso di equivoci, prima di analizzare il fenomeno del bullismo vorrei precisare che il mio obiettivo non
è quello di dimostrare che “ i ragazzi, studenti e adolescenti” nelle scuole
sono violenti, esageratamente agressivi e privi di remore morali. Al contrario, mi interessa evidenziare come
“solo alcuni ragazzi” siano spesso
essi stessi vittime di meccanismi mentali distorti (quali: “per essere importante e farsi notare è necessario infrangere le regole, calpestare gli altri,
superare ogni limite di comportamento per stupire e dominare ad ogni costo gli altri).
Un bollettino di guerra che da sud al
nord serpeggia e si insinua in tante
città italiane e sta toccando punte elevate creando uno scenario veramente
sconvolgente e triste che ci riempe di
sgomento. E ancora una volta la
scuola, alcune aule irrequiete finiscono sotto i riflettori della cronaca e nel
polverone dei mass media. Tutti puntano il dito accusatore contro professori, la loro impotenza educativa
crea deresponsabilizzazionee nei
confronti dei minori loro affidati. E’
vero che la scuola italiana vive grandi turbolenze e soffre problemi e sente l’esigenza di notevoli cambiamenti.
Non mancano anche casi in cui sono
stati a volte alcuni docenti a compiere
azioni condannabili o eccesso di correzioni. Faccio ormai fatica a sopportare i commenti ancora una volta
gettati sulle spalle della scuola. L’Italia impara ad associare il termine
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bullismo alla scuola, tuttavia questo
fenomeno non deve assolutamente
spingere a svalutare ingiustamente la
qualità della scuola italiana, che è
fatta soprattutto di realtà positive e
che cerca ancora di contrapporsi,
con tutte le forze a disposizione, a
“quella modernità” costituita dal deragliamento di valori derivante da un
mondo esterno che sta andando, ormai, da tutt’altra parte.
Secondo statistiche attendibili il
50,2% degli studenti delle elementari
ha subito prevaricazioni. Il bullo
“maschio” che spunta nelle nostre
scuole e nelle diverse compagnie giovanili si nutre della compiacenza silenziosa di chi guarda e per la stragrande maggioranza è coinvolto in
fenomeni di bullismo di tipo fisico
(calci, pugni), mentre le cosiddette
“Bulle” tendono a prevaricare in maniera ripetuta le compagne isolandole e escludendole dal gruppo scolastico. Secondo il 6° rapporto Nazionale
sulla Condizione dell'Infanzia e dell'adolelscenza il bullismo è molto diffuso: il 43,2% dei bambini tra i 7 e
gli 11 anni dichiara di subire in modo continuativo dei brutti scherzi; il
39,6% afferma di ricevere provocazioni e prese in giro reiterate, mentre
il 33,6% viene offeso; il 20,2% si dichiara minacciato e il 12,6% subisce
furti di cibo o altri oggetti e il 12,1%
sostiene di essere vittima di maltrattamenti ripetuti da parte di coetanei,
spesso e compagni di scuola. Altre ricerche ci informano che in Italia sette
scuole su dieci denunciano comportamenti violenti e di prepotenza tra gli
studenti. I maschi sono coinvolti nel
bullismo in misura nettamenmte maggiore, ma il fenomeno si fa strada
anche tra le femmine. Molti alunni vittime di bullismo non ne parlano con
nessuno (39%), chiudendosi nel proprio guscio mentre coloro che ne parlano ad un adulto scelgono un genitore o un amico pittosto che un insegnante . E’ pur vero che le statistiche
vanno lette con le dovute cautele, ma
non si possono chiudere gli occhi,
perché il problema è molto profondo.
Ma che cosè il bullismo?
Il termine nasce dalla parola inglese
Bullying, che è la descrizione del fenomeno i cui protagonisti sono il persecutore (Bullo) e il perseguitato (Vittima). Il termine è entrato nell’uso quotidiano per definire i vari comportamenti di sopraffazione e violenza in
ambito scolastico.Dal punto di vista
scientifico si può brevemente descrivere come:
“..un’oppressione, psicologica o fisica ripetuta e continuata nel tempo,
perpetuata da una persona o da un
gruppo di persone più potente nei
confronti di un’altra persona percepita come più debole…”.
Non mi soffermerò sulle tipologie
comportamentali di “devianza” del
bullismo ad opera dei ragazzi e di
ragazze nei confronti degli stessi
compagni nonchè dei contesti adolescenziali in cui si manifesta, sui quali
esiste, ormai, una ampia letteratura.
Mi limiterò solo a ricordare che i risultati degli studi concordono sul fatto
che in particolare nel mondo scolastico moderno italiano sembrerebbero
manifestarsi due forme fondamentali
di bullismo: forma di bullismo diretta
e forma di bullismo indiretta.
La prima si articola in prepotenze fisiche, pugni calci, percosse, insulti,
derisione, minacce, danneggiamenti
di oggetti e cose personali, commesse
da parte del bullo o prevaricatore e
rivolte direttamente nei confronti della
vittima che subisce. Nella seconda, la
vittima viene coinvolta in una serie di
dicerie sul suo conto, di atteggiamenti
di esclusione sociale, con uso di nomignoli, di maldicenze, di prese in
giro anche pesanti, ed è condannata
all'isolamento. Entrando nei dettagli
quest'ultima forma, ancora più strisciante, più psicologica che fisica,
viene di preferenza usata dalle ragazze nei confronti delle compagne,
mentre i maschi si orientano decisamente sulla prima forma di bullismo,
quella diretta. Il Bullismo maschile e
quello femminile hanno comunque in
comune la capacità di far del male e
danneggiare le vittime.
Per parlare di bullismo non è sufficiente quindi che si verifichi un singolo episodio di angheria tra studenti e
adolescenti, ma deve instaurarsi una
relazione che, cronicizzandosi, tende
a cristallizzarsi nel tempo e che crei
dei ruoli ben definiti: il ruolo di colui
che perpetua le prepotenze (BULLO),
prepotenze che persistenti, tavolta,
durano settimane, mesi e persino anni e il ruolo di colui che subisce le
prepotenze (VITTIMA). Questa specificità nel tempo può giungere a coinvolgere anche tutti gli allievi di una
classe, seppure con ruoli differenti da
quello del bullo, e cioè aiutante del
bullo, amico sostenitore del bullo,
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simpatizzante del bullo, difensore
della vittima, amico della vittima, sostenitore e supporto della vittima ecc.
Quanto ai luoghi prediletti dai persecutori (aree dove si manifesta il bullismo), secondo i pareri dgli psicologi
e studiosi, i più frequenti sono all’interno della scuola e soprattutto le aule scolastiche (37%), e a seguire i corridoi (23,1% ), i cortili (22%), gli spogliatoi della palestra e, in genere tutti
i luoghi aperti e poco controllati
(13,3%), spesso anche il tragitto tra
casa e scuola (10,5%).
Una nuova moda o meglio una nuova forma di prevaricazione sta esplodendo. E’ il fenomeno denominato
“cyber-bullyng”, cioè il mandare sms
intimidatori (spesso in modo anonimo) attraverso celluare o ad esempio
inviare e-mail offensive o creare delle
pagine Web contro le proprie vittime
per intimidirle o ricattarle. Oppure
documentare le bravate e le imprese
nefaste (atti di teppismo,violenze di
gruppo, filmare spogliarelli o episodi
di sesso tra adolescenti a scuola, o
davanti agli amici) con video telefonini di ultima generazione per poi fare
finire i filmati di queste imprese in
rete su appositi siti, o in banche dati
per poter essere così visionati da altri
utenti. Questa forma di bullismo è ancora più dannosa per chi nè resta vittima, essa può causargli anche uno
stress psicologico di notevole portata.
Si precisa che lo stress viene causato
non solo da ciò che accade, ma anche dalla paura di ciò che potrebbe
accadere. Il “bullo” che spunta nelle
nostre scuole o nelle compagnie di
ragazzi con la sua mania di protagonismo, (cerca di affermarsi davanti
agli amici, di essere un duro e di non
aver paura di niente) si nutre spesso
della compiacenza sconcertante e silenziosa di chi ( alunni o compagni di
classe della vittima) rimane a guardare e non pronuncia una sola sillaba
di disappunto o, peggio ancora, si
volta dall’altra parte. E ovviamente
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essere visti mentre ci si comporta da
bulli sembra più interessante dell’esserlo mentre si ripete la lezione di latino, di geografia o di storia.
Tuttavia la violenza del bullismo sia
essa verbale, psicologica o fisica, ha
quasi sempre effetti negativi e in diversi casi provoca danni difficilmente
reversibili.
Le indagini ed i dati da esse risultanti
dimostrano che gli studenti che subiscono violenze hanno spesso difficoltà a concentrarsi (dunque influisce
negativamente sul rendimento scolastico) per effetto dell’ansia e dei traumi provati; i sintomi immediati manifestati dalla vittima si concretizzano
in uno stato di ansia, insicurezza; alcuni ragazzi hanno problemi di insonnia, altri mostrano sintomi legati
allo stress; alcuni trovano scuse per
non andare a scuola o desiderano
essere accompagnati, sono sempre
molto tesi, mostrano irritazione nei
confronti dei coetani, si chiudono in
se stessi in solitudine e hanno diffi-
coltà a stringere amicizie.
Il Bullismo ha conseguenze negative
anche per il bullo poichè se “non
smette in tempo”, molto probabilmente, secondo alcune statistiche, ha una
buona probalità di incorrere in vicende penalmente rilevanti a causa dei
gravi reati commessi. Allorchè sarà
adulto e non avrà cambiato il suo atteggiamento prevaricatore continuando ad applicarlo sia in famiglia, sia
sul posto di lavoro come con gli amici, finirà col diventare un criminale.
Nella battaglia contro questo fenomeno, sostengono gli esperti, è necessaria ovviamente la massima collaborazione di tutte le componenti educative
(insegnanti, famiglia educatori, psicologi).
Attraverso interventi strutturati e corordinati, nonchè indicazioni chiare
occorre arrivare a neutralizzare efficacemente il fenomeno, tenendo presente che nessuno ha la bacchetta
magica. Occorre, io credo, però una
spinta comune, uno sforzo maggiore
da parte, anche delle Istituzioni interessate. E’ giunto il tempo, dei sogni
e della speranza.
Bibiliografia
Ada FONZI "Il Bullismo in Italia" IL
Fenomeno delle prepotenze a scuola
dal Piemonte alla Sicilia".Giunti
Gruoppo Editotriale Firenze ,1997.
(Sharp S. e Smith P.K, 1994, School
Bullying: Insights and perspectives,Routledge, London) Olweus D.
(1993), Bullying at school. What we
know and what we can do, Blackwell
Publisher, Oxford. U.K (traduzione.
it. "il bullismo a scuola. Ragazzi, oppressi, ragzzi che opprimono, Giunti,
Firenze, 1996.
“il Bullismo nella scuola – Autori Vari
-”Consiglio per la Cooperazione Culturale-Sapere 2000 Ed. Multimediali
srl Consiglio D’Europa.
CENSIS “Rapporto sulla situazione
sociale del Paese-2007. Con il patrocinio della CNEL Francoangeli Roma.