Ricette dal mondo: il Nord Africa Pollo, come cucinarlo? Olio, tanti
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Ricette dal mondo: il Nord Africa Pollo, come cucinarlo? Olio, tanti
n. 3/2012 PER CHI AMA LA VITA E LA BUONA TAVOLA Vino senza segreti Ricette dal mondo: il Nord Africa Pollo, come cucinarlo? Olio, tanti pregi e nessun difetto editoriale Accipicchia, ma di cosa stiamo parlando? Cheto subito possibili fraintendimenti, specificando che stiamo parlando di birre o meglio ancora di aneddoti (tristemente veri) che circolavano in Germania nel periodo post-bellico (1919-1923), all’epoca della repubblica di Weimar, a proposito dell’iperinflazione. La malinconica considerazione che si faceva era che se si usciva la sera a bere una birra conveniva ordinarne subito 2, in quanto era certo che con il passare dei minuti il prezzo della medesima birra era destinato ad aumentare. Gulp! Chiaramente quello della birra è solo un esempio, ma pensate che, per comprare un uovo o un biglietto del tram occorrevano carriole piene di carta moneta. Si arrivò, in quella situazione drammatica, a fare senza il denaro, in quanto le banconote erano alla fine utilizzate per accendere le stufe e la gente era già da mesi dedita al baratto dei beni. I lavoratori dipendenti, come norma, erano e sono i primi a rimetterci: sempre in quel periodo il governo tedesco fu costretto a pagare lo stipendio quotidianamente ai dipendenti, i quali s’affrettavano a comperare qualsiasi merce prima di vedere letteralmente dissolversi il potere di acquisto che avevano tra le mani. La storia economica mondiale è purtroppo piena di casi di iperinflazione: in Ungheria, nel 1946, ogni 15 ore i prezzi aumentavano, in Yugoslavia nel 1994 occorreva circa 1 giorno e mezzo per vederli raddoppiare, così come nella già citata Germania del periodo post-bellico dove la duplicazione avveniva ogni 3 giorni. Questi eclatanti casi “storici” in ogni caso però non allontanano da noi il timore riguardo l’attuale situazione italiana: l’inflazione annua del 3,1% si accompagna infatti ad un tasso di disoccupazione superiore al 10%. Ciò che perplime moltissimo è, però, la composizione di tale inflazione. Malgrado l’aumento generalizzato della materie prime infatti (e delle accise sul petrolio), noi, con i nostri supermercati assorbiamo un tasso inflattivo inferiore al 2%, mentre è inammissibile vedere settori (peraltro pressoché oligopolistici: energia, telefonia e assicurazioni…) dove si viaggia a due cifre da anni. In ogni caso, cari Clienti, io vi aspetto nei nostri rassicuranti supermercati. In antitesi ai bevitori di birra tedeschi, i nostri prodotti infatti con il tempo costano sempre di meno. E’ infatti la nostra missione, con continue accattivanti promozioni, garantirvi qualità a prezzi sempre più bassi. editoriale Preferite le bionde, le rosse o le brune?? 3 n. 3 2012 Das ist ein Versprechen, meine Freunde!!! Giorgio Santambrogio Gusti da scoprire 6 Buono per ogni occasione sommario Dalla cena importante al pranzo da asporto, il pollo è adatto a ogni tavola e palato di Stefania Pianigiani 11 Purè o al forno? Tanti i modi per cucinare le patate, secondo la tradizione o la fantasia di Stefania Pianigiani sommario 14 Una pizza... da Sud a Nord n. 3 2012 11 Proviamo a scoprire con i bambini condimenti nuovi per il loro cibo preferito di Enrico Zoi 17 I sapori nordafricani che conquistano Non solo cous cous nella grande varietà di questa cucina colorata e appetitosa di Chiara Brandi 26 Il gusto di invecchiare L'olio extravergine d'oliva è buono e fa bene di Sergio Lo Monte 34 Dall'Irlanda con sapore 4 6 Le birre scure cariche di aroma si addicono bene all'autunno di Tea Geraci 31 36 Specchi d'acqua Alla scoperta dei laghi meno conosciuti del Bel Paese di Serge Cavalieri 39 39 Testa a posto Prodotti adeguati, alimentazione giusta e un taglio alle cattive abitudini. Per avere capelli sani e belli di Alessandro Zafarana 42 Se le eccedenze sono risorse Il Banco alimentare: quando la solidarietà combatte l’emergenza povertà di Caterina Simonato 45 L'energia sotto una buona stella Il fotovoltaico sfrutta l'energia solare. Ma come funziona? E quali sono i pro e i contro? di Enrico Zoi 45 edizioni SICREA via di Gramignano 70, Campi Bisenzio (FI) - tel. 055 8953651 Comitato di redazione: Giorgio Santambrogio, Gianluca Tositti, Mauro De Feudis, Andrea Crescenti coordinamento editoriale: Gianluca Tositti caporedattore: Lirio Mangalaviti collaboratori: Chiara Brandi, Serge Cavalieri, Tea Geraci, Marco Ghelfi, Sergio Lo Monte, Roberta Perna, Stefania Pianigiani, Caterina Simonato, Alessandro Zafarana, Enrico Zoi impaginazione: Lucia Chieffo Foto: Marka, Simephoto, Tips Images. Le foto delle ricette e i piatti sono di Mario Genovesi; le foto a pag. 15 (in basso), 18, 19, 21-23 sono di Andrea Fantauzzo. Il cruciverba è di Enrico Zoi. Le Edizioni SICREA sono disposte a negoziare il pagamento dei diritti per le immagini delle quali non è stato possibile chiedere preventivamente il permesso di pubblicazione. Per la pubblicità su queste pagine: Interdis S. Cons. p. A., Via Lomellina 10, 20133 Milano tel. 02/752961 Stampa: Abramo Printing & Logistics, Catanzaro - tel. 0961/900001 21 22 24 29 31 48 49 50 La ricetta filmata Le ricette gustose Scuola di cucina Vini bianchi Vini rosati Giochi Libri Musica 5 n. 3 2012 Direttore responsabile: Leonardo Romanelli Rubriche Registrazione del Tribunale di Firenze n. 4964 del 15/05/2000 n. 3 2012 6 a tavola Buono per ogni occasione Dalla cena importante al pranzo da asporto, il pollo è adatto a ogni tavola e palato Pollo stufato Un cibo leggero Carne bianca, consigliata nelle diete e nell’alimentazione dei bambini, per il suo contenuto nutritivo, il pollo può arrivare a pesare fino a 1,5 Kg e si adatta molto bene alle cotture alla piastra, allo spiedo e alla diavola. Queste tecniche di cottura hanno reso il pollo il re incontrastato dei cibi pronti da asporto e oggi è facilmente reperibile ovunque, dalla rosticceria alla grande distribuzione, passando per i venditori ambulanti dei mercati rionali. Un pasto pronto, che risolve la pausa pranzo con i colleghi, la cena con gli ospiti arrivati all’ultimo minuto e che mette d’accordo grandi e piccoli. Inoltre le carni di pollo, rispetto a quelle bovine, risultano molto più digeribili, perché presentano una quantità minore di tessuto intermuscolare. È un cibo delicato che serve per un’infinità di preparazioni. Ingredienti (per 4 persone): 1 pollo intero bello grosso, 4 patate, 4 carote, 3 cipolle bianche sbucciate di piccole dimensioni, 4 pomodori pelati, 250 ml di brodo vegetale, 20 g di piselli, 1 bicchiere di vino rosso, 100 g di burro, sale Tempo di preparazione 30 minuti Tempo di cottura 1 ora Difficoltà O PPCosto O OP Calorie O OP Vino consigliato Castelli Romani Rosso Tagliate il pollo a pezzi, dopo averlo pulito e lavato. Prendete una casseruola capiente, metteteci il burro, e appena comincerà a sciogliersi, aggiungete i pezzi di pollo e lasciateli rosolare. Nel frattempo lavate e tagliate a piccoli pezzi le verdure e le cipolle ad anelli sottili. Togliete i pezzi di pollo dal burro e lasciateli da parte. Friggete le cipolle nel burro dove avete rosolato il pollo. Prendete un nuovo tegame capiente e con i bordi alti, mettere il pollo a pezzi, le cipolle fritte, le verdure tagliate a pezzi, il sale e il brodo. Portate ad ebollizione, quindi aggiungete il vino e i piselli e portate a cottura a fuoco lento. 7 n. 3 2012 Il pollo, un tempo, era il simbolo dei giorni di festa, delle grandi occasioni, oggi invece è diventato uno degli alimenti meno costosi alla “voce” carne. Pollo è il nome generico che viene dato sia al maschio che alla femmina, anche se in Italia siamo soliti distinguere il maschio pollo dalla femmina gallina: quest’ultima è sinonimo di uova e si presenta con carni più dure e ricche di grasso dalle quali per tradizione si ottiene un ottimo brodo. Della solita famiglia fanno parte anche il galletto, più piccolo rispetto al pollo e con carni molto tenere e magre, le pollastrelle, di cui le razze più pregiate sono quella di Bresse, la Valdarno e la padovana, e infine il cappone, peso massimo della categoria che può raggiungere i 4 Kg, ha un’elevata percentuale di grasso e lo rende ideale per il brodo e le preparazioni ripiene. La ricetta di Stefania Pianigiani Crema di pollo La ricetta Pollo ripieno Ingredienti (per 4 persone): 1 pollo da 1,5 kg, 600 gr di macinato di vitello magro, 150 g di prosciutto cotto, 100 g di pancetta affumicata, 2 uova, mollica di pane q.b., brodo vegetale q.b. Tempo di preparazione 45 minuti Tempo di cottura 1 ora e mezzo Difficoltà O OP Costo O PP Calorie O OO Vino consigliato Fiano di Avellino Prendete il pollo e disossatelo, poi stendetelo su un tagliere e salatelo. Tritate il prosciutto cotto e la pancetta, aggiungete il tutto al vitello macinato. Prendete l’impasto e mettetelo in una terrina aggiungete le uova intere, la mollica di pane bagnata in un po’ di brodo il sale e il pepe e mescolate il tutto, fino a che risulterà un insieme omogeneo. Mettete il ripieno sopra il pollo, spalmatelo, richiudetelo e con del filo per alimenti cucitelo e rimettetelo in forma. Avvolgete il pollo in un tovagliolo, preferibilmente bianco, legatelo e fatelo bollire per un ora e mezzo in una capace pentola insieme a una carota, una cipolla, il sedano e la carcassa del pollo. Ingredienti (per 4 persone): 1 pollo da 1 kg, 150 g di burro, 100 g di farina, 3 litri di brodo di pollo , 1 porro, 1 carota, 2 coste di sedano, sale, 1 bicchiere di panna liquida Tempo di preparazione 20 minuti Tempo di cottura 2 ore Difficoltà O OPCosto O OP Calorie O OO Vino consigliato Collio Friulano In una pentola capiente, sciogliete a fuoco basso 80 g di burro e amalgamatevi la farina. Togliete un attimo dal fuoco, aggiungete un po’ di brodo, mescolate, rimettete sul fuoco e portate a ebollizione. Piano piano aggiungete il resto del brodo, le verdure a pezzi, e per ultimo il pollo. Lasciate cuocere per un paio d’ore facendo sobbollire piano piano. Quando il pollo, sarà cotto, scolatelo, toglieteli la pelle e disossatelo. Mettete via la parte bianca e tritate e passate al setaccio il resto. Unite gli altri 70 g di burro e la panna, passate il brodo al colino e unitelo alla purea. Aggiungete la parte bianca del pollo, che nel frattempo avrete tagliato a filetti sottili e un pochino di brodo. Rimettete sul fuoco il tutto a bagnomaria per pochi minuti. Servire la crema caldissima accompagnata da crostini di pane tostati. d’uovo e piselli. A bocconcini viene servito in mille modi, dai più tradizionali, bocconcini cotti insieme ai peperoni, fino ai più esotici con aggiunta di mandorle, anacardi, cocco e cannella. E poi avremo salsicce, wurstel e hamburger sempre a base di pollo. È obbligatorio parlare di “galantina”: un piatto complesso, che per tradizione si prepara nei pranzi importanti, come quello di Natale e quello di Pasqua. Un procedimento lungo che parte dal disossare l’animale, spalmarlo con una farcia elaborata a base di macinato di manzo, prosciutto cotto a dadini, uova, parmigiano, pistacchi e olive, posizionare delle uova sode al centro, per poi ricucire il pollo, cuocerlo e quando è freddo, e infine tagliarlo a fettine sottili. Concludiamo con un vecchio detto che risulta sempre attuale: “quando il contadino mangia il pollo è festa, quando mangia la gallina è malato”. 9 n. 3 2012 Del pollo non si butta via niente, ogni sua parte può essere cucinata, cosce, ali, petti, creste, fusi e rigaglie, per non parlare del collo, cucinato ripieno, dei fegatini, ingrediente principale dei crostini toscani. Oltre alla cottura arrosto, le ricette più diffuse in Italia sono il “pollo alla cacciatora” dove viene cotto in tegame con gli “odori”, pomodoro e funghi, il pollo fritto accompagnato da patate, il pollo al limone, di una semplicità assoluta all’apparenza, dove però il segreto consiste nel preparare un ottimo brodo e sfumare con un vino bianco di qualità. Non dimentichiamo il pollo in fricassea, altro piatto nazionale, dove il pollo viene servito cosparso di una crema La ricetta Mille ricette di stagione Purè o al forno? di Stefania Pianigiani 11 n. 3 2012 Tanti i modi per cucinare le patate, secondo la tradizione o la fantasia Dopo i cereali non c’è prodotto più largamente consumato della patata, almeno in occidente. Appartiene alla famiglia delle solanacee, si raccoglie durante tutta l’estate, in base alla qualità e al luogo di coltivazione, e la leggenda narra che esistano oltre 500 modi per cucinarla. Arrivata in Italia dal Sud America intorno al Seicento, all’inizio fu data in pasto ai maiali, perché le credenze popolari la ritenevano cibo diabolico dato che veniva dal Nuovo Mondo e cresceva sotto terra. Fu riabilitata in Francia durante una grossa carestia, perché risolse la fame e la morte di inedia; da allora la patata è diventata cibo popolare e in molti casi ha sostituito i cereali. Che colore scegli? La ricetta Zuppa di patate Ingredienti (per 4 persone): 800 g di patate, 25 g di farina, 125 ml di latte, 1 cipolla bianca, ½ gambo di sedano, 50 g di strutto, 1 bicchiere d’acqua, 1 foglia di alloro, prezzemolo tritato, sale e pepe Tempo di preparazione 20 minuti Tempo di cottura 30 minuti Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OPP Vino consigliato Pinot Bianco dell’Alto Adige Si distinguono per colore: gialle, bianche e rosse, tipo Colfiorito. Quelle a buccia rossa possiedono una polpa particolarmente soda, che le rende ideali per la frittura. Le patate “novelle” si chiamano così in quanto vengono raccolte ancora “immature”, hanno buccia sottile e pasta compatta e contengono poco amido, quindi sono adatte per essere cucinate intere, di norma al forno. Quelle a pasta gialla, non farinose e a grana, molto fine vanno bene per minestre e fritture, quelle a pasta bianca con grana grossolana e farinose, tendono ad aprirsi in cottura, quindi vanno bene per il purè. Il segreto di un buon purè di patate è la freschezza, quindi servitelo appena pronto. Latte, burro, sale, pepe e noce moscata sono gli ingredienti da aggiungere alle patate, per ottenere un purè, che dovrà essere soffice e senza grumi. In dolcezza Le patate sono dei tuberi molto ricchi di amido e contengono vitamine C e B e molto potassio, hanno un piacevole sapore dolce che risalta se sono fritte, arrosto o lesse. Dalle patate si ottiene anche la fecola, una farina bianca più fine e delicata di quella ottenuta dal grano, e viene utilizzata per soffici dolci, zuppe, creme e budini e in molte preparazioni legate alla prima infanzia. Per conservare al meglio il sapore e il valore nutritivo delle patate lesse dette anche “all’inglese”, è consigliabile cuocerle con la buccia, perché è proprio qui tra pelle e polpa che si trovano la maggioranza degli elementi nutritivi. Le patate arrosto si possono fare con l’olio, il burro, la margarina e altri grassi da cottura, l’importante è che il “grasso” sia molto caldo, prima di aggiungere le patate tagliate, lavate e – importante – asciugate. Un trucco per renderle ancora più croccanti, oltre a rigirarle molto spesso, è quello di farle bollire per cinque minuti, asciugarle e inciderle con una forchetta. n. 3 2012 Pelate e affettate a piccoli pezzi le patate, poi tagliate molto finemente la cipolla e il sedano. In un tegame, mettete a sciogliere lo strutto a fuoco basso, e appena sarà sciolto aggiungete le verdure e cuocetele per una decina di minuti. Dopo aggiungete il bicchiere d’acqua, il sale, il pepe e l’alloro. Cuocete a fuoco basso fino a che le verdure non diventano tenere e le patate cominciano a rompersi. Scolate il contenuto dal tegame, mettete l’impasto in uno schiacciapatate e raccogliete il tutto in una terrina. Aggiungete la farina e il latte, mescolate fino ad ottenere un impasto cremoso, rimettete il composto in un tegame sul fuoco e lasciate bollire per altri cinque minuti. Mettete la zuppa nei piatti da portata e cospargete con il prezzemolo tritato prima di servire. 12 Tagliatelle di patate gratinate al forno Ma la regina incontrastata della tavola è lei, la patata fritta, che mette d’accordo tutti, e alla quale è difficile rinunciare. Esistono vari modi di tagliare le patate per farle fritte: a bastoncini, a mezzaluna, fino alle classiche “chips”. Padella o friggitrice, poco importa, l’importante è che l’olio sia a temperatura, e che siano fritte poche per volta, per ottenere un buon risultato. E come parlare di patate senza citare gli gnocchi? Una volta, il cartello “giovedì gnocchi”, campeggiava sulle lavagne e le porte di molte trattorie, ora questa regola sta andando in disuso, ma gli gnocchi continuano a restare uno dei primi della tradizione italiana, da fare in casa o comprare già fatti. I sughi “classici” che servono per accompagnarli sono pomodoro, sugo di carne, o la salsa ai quattro formaggi. È un tubero molto versatile che si usa per molte preparazioni culinarie dall’antipasto al dolce. Qualche altro esempio? Le patate allo yogurt, un classico della cucina indiana, che sta prendendo piede anche da noi, si distingue per la combinazione di sapori diversi, dove troviamo il dolce delle patate, l’aspro dello yogurt e il piccante delle spezie. Insalata di patate e cozze o polpo e patate, sono solo alcuni esempi per servirle fredde, mentre le zuppe si arricchiscono di orzo, cipolle, carote e risolvono i pasti di nei lunghi inverni di tante popolazioni. Si possono gratinare, ripassare nel pomodoro, cuocere sotto forma di frittelle o polpette. Altra ricetta per preparare le patate in modo insolito, è quella dei “rosti”, piatto di origine svizzera, che prevede le patate, lessate, poi ridotte a piccole striscioline da una speciale grattugia, amalgamate a cipolla e pancetta e fatte cuocere nel burro fuso. La ricetta “Giovedì gnocchi!” Ingredienti (per 4 persone): 1 kg di patate lessate, 300 g di farina, 100 g di burro, 2 uova, pane grattugiato, sale Tempo di preparazione 30 minuti Tempo di cottura 10 minuti Difficoltà OOPCosto OPPCalorie O OP Vino consigliato Sylvaner Alto Adige Passate le patate allo schiacciapatate, quindi impastatele con le uova, la farina e il sale. Lavorate l’impasto, e quando il tutto sarà omogeneo e ben elastico, stendetelo con il mattarello, formando una sfoglia sottile. Avvolgete l’impasto come fosse un libro, e tagliatelo a striscioline, come fareste con le tagliatelle normali. Lessatele in abbondante acqua bollente, scolatele con la schiumarola non appena vengono a galla. Conditele con il burro, mettetele in una pirofila. Cospargetele di pan grattato e fiocchetti di burro e passatele in forno qualche minuto a gratinare. Ingredienti: per l’impasto: 50 g di patate, 110 g di farina, 30 g di zucchero, 2 cucchiai di panna liquida, 1 uovo, 1 pizzico di sale. Per il ripieno: 700 g di mele, 30 g di burro, 3 cucchiai di zucchero, cannella Tempo di preparazione 40 minuti Tempo di cottura 40 minuti Difficoltà OOPCosto OPPCalorie OOO Vino consigliato Bianco di Custoza Lessate le patate, sbucciatele e schiacciatele con l’apposito utensile. Impastatele con la farina, l’uovo, la panna, lo zucchero, un pizzico di sale, e formate una pasta soda. Stendetela sopra un tovagliolo infarinato, formando una striscia di pasta larga almeno 30 cm. Bagnate la pasta con del burro fuso, ricopritela di fette sottilissime di mele già sbucciate (se vi piace potete usare il pelapatate), cospargetele di zucchero e cannella e arrotolate la pasta. Piegate le due estremità formando una mezzaluna, pennellatela con il burro, spruzzatela con altro zucchero, e mettete lo strudel su una placca imburrata a forno caldo per circa 30-40 minuti. 13 n. 3 2012 La ricetta Strudel di patate n. 3 2012 14 bambini di Enrico Zoi La pizza evoca Napoli, la mozzarella, i pomodori e il basilico. Ma questo i bambini lo sanno. Perché non provare invece a far loro conoscere ottime pizze fatte con ingredienti... di tutte le regioni? Nuovi orizzonti si scopriranno agli occhi dei nostri piccoli e gusti inediti, assolutamente da non perdere una volta assaggiati! Potremo approfittare dei prodotti trovati dove viviamo, o che arrivano da amici e parenti di altre città, o ancora assggiati nei nostri viaggi. Possiamo provare a sostituire la farina tradizionale con quella gialla, di granturco. O a condire la pizza con ortaggi e formaggi diversi, anche dal sapore forte, come radicchio, fontina, pecorino… (per La ricetta Pizzette fantasia Ingredienti per 6-8 pizzette: 20 g di lievito di birra, 300 g di farina, più il necessario per la spianatoia, 300 g di pomodori pelati, 4 wüstel, 100 g di olive, due zucchine lesse, 4 carote lesse, 300 g di mozzarella, 100 g di sottoli a piacere, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, origano, un pizzico di sale Tempo di preparazione 3 ore e mezzo Tempo di cottura 10 minuti Difficoltà OPPCosto OOPCalorie OOP Passate i pelati, insaporiteli con olio, sale e origano. Preparate i condimenti e le verdure in tante ciotoline, già affettati. Procedete per l’impasto come per la ricetta a fianco, ma alla fine del procedimento dividete l’impasto in 6-8 palline. Fatele lievitare per un paio d’ore, quindi spianatele per formare le pizzette. E ora sbizzarritevi a condirle, anzi, lasciate che ogni bambino condisca la propria, mescolando gli ingredienti e i colori. E pazienza se qualche accostamento di sapori risulterà non proprio perfetto. Ingredienti per due pizze: 20 g di lievito di birra, 300 g di farina, più il necessario per la spianatoia, 300 g di fontina, 400 g di speck, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, un pizzico di sale Tempo di preparazione 3 ore e mezzo Tempo di cottura 10 minuti Difficoltà OPPCosto OOPCalorie OOP Sciogliete il lievito di birra in due cl di acqua tiepida, sistemate a fontana sulla spianatoia 30 g di farina e versate nella conca il lievito di birra sciolto, lavorate fino ad arrivare a un impasto omogeneo da mettere in una ciotola cosparsa di farina. Fate un taglio a croce sull’impasto con un coltello, coprite con un canovaccio lasciando lievitare per un’ora a temperatura ambiente (20 gradi circa). Versate il resto della farina in un’insalatiera, ponete al centro il panetto di pasta lievitata, l’olio, un po’ di acqua tiepida e il sale. Incorporate la farina agli altri ingredienti e lavorate l’impasto fino a ottenere una pasta liscia e omogenea. Dividetela in due palle e posatele sulla spianatoia infarinata, copritele con un canovaccio e fate lievitare al caldo per una o due ore. Stendete le due palle lievitate con un mattarello o con le mani facendole ruotare fino a ottenere due dischi. Mettete la fontina tagliata a cubetti o a fettine sottili e lo speck, pure affettato, da distribuire sulla superficie della pasta. Cuocete per 10 minuti circa nel forno preriscaldato a 250 gradi. i bambini coraggiosi!). Oppure fare tante piccole pizze che saranno condite tutte in modo diverso. La preparazione sarà un po’ lunga, ma aspettare la lievitazione significa mettersi in sintonia con i tempi della natura, quelli che fanno bene, e imparare che ogni cosa ha dei ritmi da rispettare. E poi per ingannare l’attesa si possono fare i compiti o la merenda, giocare o guardare i cartoni animati! Chi invece ha proprio fretta può usare gli impasti già pronti: si fa sicuramente prima e si gusta ugualmente un’ottima pizza. 15 n. 3 2012 Proviamo a scoprire con i bambini condimenti nuovi per il loro cibo preferito La ricetta Una pizza… da Sud a Nord Pizza speck e fontina internazionale I sapori nordafricani che conquistano di Chiara Brandi 17 n. 3 2012 Non solo cous cous nella grande varietà di questa cucina colorata e appetitosa La ricetta Siamo nella terra delle spezie, degli aromi intensi, dei colori forti e degli odori penetranti. La cucina del Nord Africa non può che rispecchiare questi tratti, fatta di piatti saporiti e molto zuccherini, cibi di forte personalità, molto speziati e dalle lunghe cotture. Molti sono i tratti comuni nelle gastronomie dei paesi che sono compresi in questa zona geografica, tanto che spesso vengono accomunati in un’unica definizione di “cucina maghrebina”. Ovvero, quell’insieme di paesi della parte nord-occidentale del continente africano, in particolare il Marocco, la Tunisia e l’Algeria. Paesi che hanno subito delle influenze simili nel corso della storia: i Fenici prima, seguiti dai Greci e dai Romani, fino ai Turchi, hanno lasciato un segno che oggi ritroviamo anche sulle loro tavole. Un sapiente mix tra le note agrodolci tipiche dei paesi arabi e quelle dolci e speziate della Turchia, con punte molto piccanti. Una cucina che usa largamente i frutti della sua terra: la grande varietà di verdure che crescono rigogliose, come pomodori, melanzane, carciofi, cetrioli, olive verdi e nere. E non è da meno il repertorio della frutta fresca: Falafel pompelmi, arance, mandarini, datteri, banane, pistacchi, mandorle. Molto diffuso è il consumo di pesce, di cui sono ricche le coste dei paesi del Maghreb, mentre tra le carni, il montone e l’agnello sono alla base della dieta delle popolazioni del Nord Africa, cucinati molto spesso allo spiedo (il mechoui) oppure in umido. Il piatto più diffuso rimane, sopra ogni dubbio, il cous cous: accompagnato generalmente da stufati di carne o verdure, viene consumato anche con sale ed olio oppure con smeun, una sorta di burro rancido. In altre versioni, si trova comunemente con Ingredienti (per 4 persone): 300 g di ceci lessati, 25 g di farina di dello spezzatino di pollo o pesce, come mais macinata fine, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 1 cucchiaio accompagnamento di spiedini di manzo o di succo di limone, 1 cucchiaio di cipolla tritata, 1 spicchio d’aglio tritato, 1 cucchiaio di cumino macinato, 3 cucchiai di olio agnello e perfino nella versione dolce, con extravergine di oliva, 2 cucchiai di sesamo, sale datteri, melagrana e frutta secca. Tempo di preparazione 15 minuti Tempo di cottura 15 minuti Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OOP Vino consigliato Vernaccia di San Gimignano Riserva n. 3 2012 Nella tradizione, queste polpettine vengono fritte in abbondante olio, ma per una versione più leggera, e comunque gustosa, vi proponiamo la cottura al forno. Frullate tutti gli ingredienti insieme in un mixer, lasciando da parte solo il sesamo. Aggiustate di sale. Aggiungete poi il sesamo e amalgamatelo bene al composto con un cucchiaio di legno. Formate delle polpettine e disponetele sulla placca del forno rivestita di carta forno; cuocete a 200 gradi per almeno 15 minuti, finché non saranno dorate (dopo i primi 10 minuti giratele). Sono perfetti come aperitivo, anche freddi, e potete accompagnarli con una salsa di yogurt, olio, sale, pepe e un po’ di prezzemolo tritato. Oppure, li potete usare per farcire una pita insieme ad insalata e pomodori, melanzane e salsa di yogurt. 18 Marocco, l’ospitalità regna sovrana Uno dei tratti veramente distintivi di questo paese è lo spiccato senso di ospitalità che viene ancora riservato, grazie ad una gamma di attenzioni davvero fuori da comune, verso gli ospiti ed ad una grande perizia nella presentazione dei piatti. Regine della tavola marocchina sono le Tajines, stufati di carne e verdure, che prendono il nome dai recipienti in terracotta smaltata con un coperchio conico, che permette al vapore di rimanere all’interno della camera di cottura, esaltando al massimo gli aromi e i sapori dei cibi. Il mèchoui, il montone cotto allo spiedo con aromi è altrettanto tipico, così come il cous cous. La bevanda nazionale è il kefir, Algeria, le influenze mediterranee Qui le influenze mediterranee, francesi in primis, sono più nitide e marcate, sebbene sempre stemperate dagli influssi proveniente dal mondo arabo. Ad esempio, l’uso della frutta in abbinamento ai piatti salati è molto popolare in Algeria, come nel pollo al pistacchio, una carne ripiena con pistacchi, cipolle, riso, uvette e uova. Sono altrettanto popolari le cotture al forno, come i cetrioli al forno, ripieni di formaggio, prezzemolo, uvette e salsicce, o come i peperoni all’algerina, ripieni come usa in Italia meridionale, con mandorle tritate e panna fresca. Largamente usata è la pasta, che viene in genere condita con la piccantissima salsa harissa, ottenuta con pomodoro, peperoncini, aglio e olio extravergine. La forte influenza francese è più evidente nelle grandi città, dove sono molto più diffusi i piatti del continente che non quelli tradizionali maghrebini. Tunisia, tra oriente e occidente Anche in questo paese verdure e carne regnano sovrane: l’antipasto più diffuso è il kenia, un’insalata di ortaggi, grigliati o fritti, con olive e uova di tonno essiccate (simili alla nostra bottarga siciliana). Anche il pesce è molto popolare, ed una vera prelibatezza tipica del paese è l’orata alla cartaginese: preparata usando solo i filetti del pesce, prima infarinati e dorati, poi ripassati in forno con peperoni e pomodori, zafferano ed olive farcite. La carne è comunque molto diffusa, specialmente in preparazioni come le polpette, keita, o nei tipici spiedini, kebab, oggi diffusi in tutto il mondo. I dolci: miele e zucchero La ricetta un latte cagliato, ma altrettanto popolari sono lo yogurt ed il tè alla menta, in genere servito a fine pasto. Una curiosità: in Marocco è ancora in uso mangiare con le mani, solo con la mano destra però, perché la sinistra è considerata impura. Cous cous con uvetta e cipolle Ingredienti (per 4 persone): 250 g di cous cous, 400 g di spalla d’agnello, 4 cipolle, 150 g di uvetta passa, 50 g di mandorle pelate, 1 bastoncino di cannella, 1 cucchiaio di miele, zafferano, sale, pepe, olio extravergine d’oliva Tempo di preparazione 25 minuti Tempo di cottura 1 ora e ½ Difficoltà OOP Costo OOP Calorie OOO Vino consigliato Cerasuolo d’Abruzzo Affettate due cipolle a rondelle, fatele imbiondire nell’olio, aggiungete la carne tagliata a pezzetti. Insaporite con lo zafferano, salate e pepate. Aggiungete circa 700 cc d’acqua, portate a ebollizione con la pentola coperta; abbassate la fiamma e fate cuocere per un’ora. Nel frattempo, mettete a bagno in acqua tiepida l’uvetta per un quarto d’ora. Affettate due cipolle, fatele dorare in padella con un cucchiaio d’olio, bagnate con 1 bicchiere d’acqua e fate cuocere un quarto d’ora. Unite l’uvetta sgocciolata, la cannella, un pizzico di zafferano, le mandorle tritate (lasciatene qualcuna intera da parte) e il miele. Aggiustate di sale e pepe, fate caramellare un paio di minuti e togliete dal fuoco. Preparate il cous cous, potrete tranquillamente utilizzare il cous cous precotto che si trova comunemente in commercio e prepararlo secondo le indicazioni che sono scritte sulla confezione. Versate il cous cous in un piatto di portata, formando una specie di cono. Scavate un foro al centro e riempitelo di carne, coprite con la salsa di uvetta, aggiungete le mandorle e servite. 19 n. 3 2012 La pasticceria è molto diffusa in tutto il Maghreb ed esalta al meglio i suoi ingredienti principali, come la frutta secca, i datteri ed il miele. La pasta sfoglia, largamente usata in tutti i paesi della zona, diventa così un croccante involucro per accogliere golosi ripieni che variano da paese e paese. Altrettanto diffusa è la confetteria e tra le bevande, il caffè rimane molto popolare, ma altrettanto vale per il tè, specialmente quello aromatizzato alla menta, servito secondo un vero e proprio rituale. Assolutamente banditi gli alcolici, invece, in quanto proibiti dal Corano. C’è più gusto con Vitalis! Inizia la giornata con slancio con Vitalis Müesli Croccante! Dorati agglomerati croccanti di fiocchi d’avena tostati, grandi e gustosi in 4 ricette tutte da assaggiare: Double Chocolate 15% con cioccolato fondente e al latte. Frutta Secca con mandorle, anacardi, nocciole e noci pecan. Miele e Mandorle con miele e mandorle in scaglie. Mix di frutta con mirtilli rossi, uvetta e mele. E da oggi prova anche i nuovissimi Vitalis Müesli Croccante Cioccolato Mandorle Nocciole e Vitalis Müesli Frutta e Fiocchi! Vitalis. La giusta carica di gusto e vitalità. la ricetta filmata Foto 1 Foto 2 Torta di trofie con polpettine Ingredienti (per 6 persone): 250 g di pasta da focacce, 300 g di trofie verdi, 3 pomodori, olive nere e verdi snocciolate, parmigiano grattugiato, olio d’oliva, sale e pepe. Per le polpette: 300 g di muscolo di manzo macinato, 1 uovo e 1 tuorlo, 1 spicchio d’aglio, un ciuffetto di prezzemolo, pangrattato, olio per friggere Foto 4 Amalgamate in una terrina la carne e le uova con aglio e prezzemolo tritati, sale e pepe (foto 1). Formate tante polpettine e passatele nel pangrattato, quindi friggetele in olio ben caldo (foto 2): via via che saranno cotte toglietele dall’olio con la schiumarola e mettetele ad asciugare su un foglio di carta da cucina. Tagliate a pezzi i pomodori, fateli appassire in padella con 4-5 cucchiai d’olio; unite le polpette, le olive e fate insaporire, rimescolando, per 10 minuti (foto 3). Cuocete le trofie: scolatele molto al dente (5-6 minuti). Conditele nell’intingolo insieme alle polpette (meno quelle necessarie per guarnire il bauletto) e ad una manciata di parmigiano. Stendete la pasta, impiegatene tre quarti per foderare uno stampo da forno, e riempite con le trofie condite (foto 4). Dividete la restante pasta in bastoncelli uniformi che disporrete a reticolo sulla superficie, decorando con le restanti polpettine. Mettete lo stampo nel forno già caldo a 200 °C per 20-25 minuti. 21 n. 3 2012 Foto 3 Tempo di preparazione 35 minuti Tempo di cottura 55 minuti Difficoltà OOO Costo OOPCalorie OOO Vino consigliato Bardolino le ricette gustose Patate alla normanna Ingredienti (per 4 persone): 800 g di patate, 1 cucchiaio di farina, 100 g di burro, 2 cucchiai di dragoncello tritato, 2 di basilico tritato, 25 cl di panna, 1 mazzetto di erba cipollina tritato, sale e pepe Tempo di preparazione 10 minuti Tempo di cottura 25 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OOP Vino consigliato Inzolia Lavate le patate, mettetele in una casseruola senza sbucciarle e copritele abbondantemente d’acqua. Portate a ebollizione, salate e lasciate cuocere un quarto d’ora circa. Scolatele, pelatele e tagliatele a tocchetti piuttosto grandi. Fate sciogliere il burro in una padella, aggiungete la farina e fate cuocere, sempre mescolando perché non si formino grumi, per due minuti circa. Aggiungete la panna, tritate le erbe fresche e amalgamatele al tutto, aggiustate di sale e pepe. Lasciate cuocere ancora qualche minuto, quindi aggiungete le patate, mescolate bene sul fuoco e servite. Zuppa di farro Tempo di preparazione 15 minuti Tempo di cottura 40 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OOP Vino consigliato Montecarlo Rosso 22 Fate un battuto abbastanza grossolano di cipolla, carota, sedano e prezzemolo. Fatelo soffriggere in olio di oliva caldo. Aggiungete il farro, fatelo tostare qualche minuto mescolando perché non attacchi. Scottate i pomodori, pelateli e aggiungeteli tagliati a tocchi, le patate tagliate a cubetti e dopo qualche minuto i fagioli, salate e pepate. Cuocete ancora qualche minuto e aggiungete un ramaiolo di brodo; portate a cottura, aggiungendo il brodo quando lo richiede. A cottura ultimata lasciate riposare almeno 10 minuti così da dare il tempo al farro di gonfiarsi. Se il piatto risulta troppo asciutto aggiungete un po’ di brodo. Servite con una spolverata di parmigiano grattugiato. n. 3 2012 Ingredienti (per 4 persone): 350 g di farro, 1 cipolla, 2 carote, 2 pomodori, 200 g di fagioli già cotti, 1 costa di sedano, 2 patate, 1 l di brodo vegetale, olio extravergine d’oliva, sale, pepe, prezzemolo, parmigiano reggiano a piacere Ingredienti (per 4 persone): 4 porri, 100 g di formaggio tipo fontina, 6 fettine di prosciutto cotto, burro, sale e pepe; per la besciamella: 50 g di burro, 50 g di farina, ½ litro di latte, sale, noce moscata Tempo di preparazione 20 minuti Tempo di cottura 30 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OOP Vino consigliato Frascati Preparate la besciamella: sciogliete il burro in un pentolino, aggiungete la farina setacciata e fate cuocere mescolando bene ma senza far prendere colore. Togliere dal fuoco, aggiungete il latte caldo, mescolate e rimettete sul fuoco. Portate a ebollizione e lasciate sobbollire per 15 minuti, aggiungete sale e noce moscata e togliete dal fuoco. Pulite i porri eliminando la base, la parte verde e dividendoli per lungo in tre parti uguali. Scottateli in acqua salata bollente per 5 minuti. Passateli sotto l’acqua fredda e metteteli ad asciugare su un canovaccio pulito. Imburrate una pirofila, avvolgete i porri nelle fette di prosciutto tagliate a metà, e poi metteteli nella teglia. Copriteli di besciamella e formaggio tagliato fine e mettete in forno a 220 gradi per 15 minuti. Zuppa inglese le ricette gustose Porri gratinati Ingredienti: 200 g di cacao in polvere, ½ l di latte, 40 biscotti savoiardi, 4 uova, 4 cucchiai di farina, 4 cucchiai di zucchero, una scorza di ½ limone e di arancia, liquore Alchermes (in aggiunta, o in alternativa: Anicione, Rosolio), panna montata e cannella per guarnire Tempo di preparazione 30 minuti Tempo di cottura 20 minuti Difficoltà OOP Costo OOP Calorie OOO Vino consigliato Moscato d’Asti solo). Metteteli sul fondo di una terrina o, in alternativa, a delle coppette da dessert trasparenti per creare pratiche porzioni monodose. Alternate strati delle due creme a strati di savoiardi fino ad esaurimento. Guarnite l’ultimo strato con crema o panna montata con una spruzzata di cannella. 23 n. 3 2012 In una ciotola mescolate per dieci minuti i tuorli con lo zucchero, la farina, il latte e la scorza di limone. Travasate tutto in un tegame e riscaldate il tutto a fuoco lento. Continuate a mescolare facendo attenzione che non si attacchi al fondo, quindi aggiungete un cucchiaino di liquore. Quando si sarà addensata, togliete la crema dal fuoco e mettetela in due contenitori, in parti uguali. In uno dei due aggiungete il cacao e mescolate. Intingete i savoiardi nel liquore (se usate più di un tipo di liquore, intingeteli in uno scuola di cucina Pentola a pressione, questa sconosciuta Se la vostra è ancora pacheggiata in fondo a un armadio, è il momento di imparare a usarla di Chiara Brandi C’è chi la ama alla follia tanto da non potersene mai separare, e chi la teme tanto da non riuscire proprio a usarla. È un utilissimo aiuto per accorciare i tempi di cottura tradizionali ed è utile per cuocere qualsiasi cibo. È la pentola a pressione, uno tra gli utensili da cucina più controversi: o la si odia o la si ama. Perché, se da un lato l’alta pressione che si crea al suo interno, permette di raggiunge temperature più alte, e quindi di cuocere in minor tempo, dall’altro, se non correttamente utilizzata, potrebbe essere causa di spiacevoli incidenti domestici. Come funziona? 24 n. 3 2012 Il principio che sta alla base delle pentola a pressione è semplice: il punto di ebollizione dell’acqua varia in base alla pressione atmosferica; in alta montagna, dove questa è minore, l’acqua bolle a meno di 100 °C, mentre se la pressione sale, la temperatura di ebollizione aumenta. Nella pentola a pressione, un sistema di valvole permette di creare un’atmosfera ad alta pressione, e di conseguenza una temperatura di cottura più alta del normale, in genere sui 120 °C. Questa è la ragione per cui i tempi di cottura si riducono moltissimo. All’interno della pentola, la pressione viene regolata da due valvole, una di controllo e una di sicurezza. Questa è la vera innovazione che permette di regolare costantemente pressione e temperature: in caso di pressione eccessiva, infatti, la valvola di sicurezza si alzerà facendo così fuoriuscire il vapore acqueo, scendere la temperatura e, di conseguenza, la pressione. Questo accade quando la pendola emette il classico “fischio”. I pro e i contro I vantaggi legati all’uso di una pentola a pressione sono molteplici: quello più evidente e immediato, è il risparmio in tempo che si ha rispetto ad una cottura con pentola tradizionale. Ma non solo: dato che il vapore non viene liberato nell’aria, si ha una notevole riduzione della dispersione del calore e, di conseguenza del consumo di gas necessario. Si potrebbe dire, un vero e proprio utensile green. Inoltre, la qualità delle pietanze è da molti ritenuta migliore non solo perché tutti i profumi e gli aromi vengono perfettamente assorbiti dai cibi, ma anche perché si ottengono consistenze più tenere delle fibre, sia che si cucini carne che verdure, legumi o pesce. Ci sono però alcuni aspetti negativi da segnalare: anzitutto, l’ambito limitato di preparazioni in cui può esser usata. È utilissima per preparare alcune ricette, ma inutilizzabile per altre. Inoltre, richiede un po’ di esperienza per ottenere delle buone pietanze perché, non potendo controllare l’andamento e il grado della cottura, la quantità di liquido necessario deve essere tarata con precisione. Infine, le alte temperature raggiunte comportano una perdita in elementi nutritivi, specialmente le vitamine che mal sopportano le alte temperature, sebbene la riduzione dei tempi di cottura sia invece favorevole per altri nutrienti. Come si usa La prima regola da imparare per usare bene una pentola a pressione è come calcolare il litraggio necessario: si deve calcolare 1 litro a persona. Quindi, se in famiglia siete in due, vi basterà un modello piccolino da 2L, se siete in 4, dovrete scegliere uno più grosso da 4L. I cibi devono essere cotti con una quantità minima di acqua, dato che poi sarà il vapore generato nella pentola a creare altro liquido. La cottura deve avvenire a fiamma alta fino a che non si raggiunge la pressione giusta, poi abbassata per il restante tempo. La pentola a pressione è adatta per alcune preparazioni, come bolliti, brasati, cottura al vapore, stufati, arrosti e anche per il bagnomaria. Tutte le pentole, sia quelle delle note marche che quelle più artigianali, funzionano allo stesso modo, dato che la normativa europea di riferimento è molto precisa e lascia poco spazio di manovra alle variabili. I vari modelli differiscono invece per gli accessori inclusi nella confezione: ad esempio, alcuni prevedono il cestello per la cottura a vapore che è molto utile perché tiene gli alimenti sopra il livello dell’acqua per una perfetta cottura. È molto importante, inoltre, leggere bene le istruzioni d’uso ed attenersi scrupolosamente alle indicazioni del produttore perché, seppur limitati, i rischi di scoppio ci sono se non usata correttamente. Un po’ di storia 25 n. 3 2012 Fin dall’antichità esistono alcuni tentavi di cottura per ridurre la dispersione di calore, ma fu soltanto nella metà del ‘600 che un inventore francese, tale Monsieur Denis Papin, riuscì a realizzare un moderno prototipo della pentola a pressione come la conosciamo oggi. Il suo digesteur non ebbe però grande successo e rimase una invenzione da museo. In epoca recente, nel 1927, una marca tedesca tentò di commercializzare un modello ispirato alla pentola di Papin, ma fu soltanto dopo la seconda guerra che la pentola a pressione iniziò a diffondersi in maniera sempre maggiore finché la ditta francese SEB ne brevettò un modello perfezionato e dagli anni ’50 in poi è diventata un oggetto sempre più comune nelle cucine di tutto il mondo. n. 3 2012 26 genuini Il gusto di invecchiare L’olio extravergine d’oliva è buono e fa bene di Sergio Lo Monte La ricetta Gelato all’olio di oliva 27 n. 3 2012 Può darsi che il tanto discusso cambiamento del clima possa far venir meno una delle unicità del nostro paesaggio e della nostra tavola, l’olivo e l’olio d’oliva. Pare insomma che l’olivicoltura, complici le Ingredienti (per 4 persone): 800 ml di latte, 200 ml di panna, temperature sempre più miti anche a latitudini piut200 g di zucchero, 200 gr olio extravergine di oliva, 10 g di tosto lontane da noi, possa svilupparsi anche verso sale grosso nord, in zone diverse dal bacino del Mediterraneo. In attesa di capire la veridicità e i tempi di queste Tempo di preparazione 20 minuti più il tempo di mutazioni, continuiamo a sentirci dei privilegiati e a raffreddamento riempirci gli occhi e il palato di quest’albero e dei Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OOO suoi frutti. E quindi a bearci di quell’olio che tanta Vino consigliato Monbazillac parte ha nella nostra cucina. Perché l’olivo fa parte Riscaldate il latte senza farlo bollire, unite il sale e lo della nostra storia e della tradizione più antica, è zucchero sino a farli sciogliere. Fate raffreddare e unite molto comparso nelle nostre terre probabilmente portato lentamente la panna e l’olio. Inserite il tutto nella gelatiera. dai Greci quando approdarono nel Sud dell’Italia e da In alternativa versate il composto in una teglia di alluminio lì si è diffuso, segnando in maniera unica le pianure e lasciate congelare per almeno otto ore; poco prima e le colline, una sorta di firma del lavoro dell’uomo dell’utilizzo, tirate fuori la teglia, tagliate a pezzi e inserite il che per secoli ne ha tratto i piccoli frutti che accomtutto nel boccale del mixer (precedentemente raffreddato in pagnano modestamente il pane o insaporiscono frigo) e frullate in modo da mantecare il gelato. Servite con scaglie di pecorino o parmigiano piuttosto stagionato. mille ricette; e soprattutto ne ha ricavato l’olio che è condimento e nutrimento, base di piatti, ingrediente essenziale di quella dieta, la mediterranea, che è una delle più equilibrate e bilanciate al mondo ed è uno dei segreti della longevità di noi italiani. Gli abitanti del Bel paese, insieme ai giapponesi, detengono l’invidiabile primato del buon invecchiamento e della pigrizia, cioè del limitato esercizio fisico. Secondo alcuni studiosi a contribuire alla longevità sono altri fattori che compenserebbero in parte l’assenza di movimento: il clima non troppo rigido e l’alimentazione. L’attività motoria è importante, ma conta anche quello che si mangia e come si mangia. Ingerendo pochi grassi animali, se anche la nostra dieta è spesso “allegra”, non aggraviamo le nostre cellule di sostanze non facilmente eliminabili. L’olio e la pasta sembrano tenerci in discreta forma. E spiegano anche la sempre maggiore attenzione che prestiamo alla qualità, alle tipologie del prodotto e alle particolarità del gusto. Così ci sbizzarriamo a sentire i vari sapori degli extravergini, ci piace distinguere i vari tipi di olivo, come i vitigni nella viticultura, conoscere la zona di provenienza, apprezzarne le differenze, affinarne l’uso (per la cottura o per il condimento a freddo), aspettare le nuove spremiture, provarli sul pane abbrustolito; o, come fanno gli intenditori, assaggiarne un cucchiaino, in purezza. Quello nuovo sta arrivando, speriamo sia un buon raccolto. bianchi Il Friuli che splende di bianco di Marco Ghelfi 29 n. 3 2012 Prima c’era il Tocai, ora il friulano, e poi il picolit, il ramandolo… Pensi all’Italia del vino che “va in bianco” e la mente vola subito là, al nord est della Penisola, dove accanto a feudi bianchisti come Veneto e Trentino Alto Adige un posto al sole è da sempre occupato dal Friuli Venezia Giulia. Non che la produzione vinicola di quella terra sospesa tra mare e montagna sia esclusivamente vocata ai bianchi, anzi. Nel dna vinicolo friulano, infatti, ampio spazio è storicamente occupato dai rossi, la cui produzione interessa oltre la metà del totale regionale, con un patrimonio che abbraccia varietà territoriali (vedi il refosco dal peduncolo rosso, lo schiopettino, il più raro tazzelenghe, “taglia lingua” nel dialetto locale per via della spiccata acidità, e ancora il terrano del Carso) e uve internazionali, insediatesi in zona ben prima che le mode le portassero in giro per tutta la penisola (merlot su tutte, ma anche cabernet nelle due varietà franc e sauvignon). È comunque con i suoi grandi bianchi che il Friuli Venezia Giulia, grazie a un cuore produttivo di grandissima vocazione – le zone dei Colli Orientali del Friuli attorno a Udine, del Collio e dell’Isonzo nel goriziano – è salito alla ribalta. E un breve viaggio alla loro scoperta non può prescindere da quelle che sono le protagoniste storiche della viticoltura locale. Viaggio tra i bianchi n. 3 2012 Partenza d’obbligo dal friulano, uva simbolo della regione. Tocai è il nome con cui è passata alla storia, fin quando una disputa sollevata dall’assonante regione ungherese di Tokaji, famosa per i suoi vini dolci, ha portato alla decisione comunitaria di concedere in esclusiva a quest’ultima l’utilizzo del nome, sparito dal 2007 dalle etichette friulane. Uva bianca più diffusa a livello di superficie, sono Collio e Colli Orientali a garantire i risultati più quotati. Lavorato in purezza si presenta fresco e delicato, con un finale caratteristico che ricorda la mandorla amara, supportato da una spalla acida in grado di garantire una longevità che permette di gustarlo anche a distanza di due-tre anni. In tavola, oltre che come aperitivo, ben accompagna pesci e carni bianche, osando nelle versioni più strutturate anche con primi piatti in brodo o sughi leggeri di carni bianche e verdure. Altra uva cara ai friulani è la ribolla gialla, fino alla metà degli anni ‘50 raccolta a maturazione avanzata per ottenere un vino amabile o dolce, leggermente frizzante (da cui “ribolla”) che accompagnava le castagne. Nobilitata dalle attuali tecniche produttive dà un vino beverino e leggero, dalle tipiche note floreali e vegetali. Grande diffusione e ottimi risultati li forniscono anche pinot bianco, pinot grigio, sauvignon e chardonnay, ma la vere “chicche” dell’enologica friulana sono due vini dolci, uniche Docg regionali: il picolit e il ramandolo. Il primo, ottenuto dalla lavorazione dell’omonimo vitigno (“picolit” per via dei pochi acini e della loro dimensione minuta), è coltivato nella parte Est della provincia di Udine, quasi al confine con la Slovenia. Il secondo, da grappoli di verduzzo friulano, ha un ristrettissimo feudo produttivo di appena 60 ettari dislocati nei comuni di Nimis e Tarcento, nella provincia nord-est di Udine. Vini da fine pasto che affiancano struttura e grande impatto aromatico, sono ideali per accompagnare pasticceria secca, crostate di frutta bianca ma anche formaggi di lunga stagionatura o erborinati, paté di fegato o, nel caso del Ramandolo, anche altre perle gastronomiche come il prosciutto di San Daniele e di Sauris e la trota affumicata. 30 vino senza segreti La Puglia vede rosa di Marco Ghelfi 31 n. 3 2012 I rosati pugliesi sono ottimi compagni di tavola Dodicimila consumatori hanno votato e Scala Piatti è stato eletto Prodotto dell’Anno 2012 per la sua capacità d’innovazione. Perché funziona: pulisce e sgrassa con efficacia ma è delicato sulle mani, grazie agli ingredienti naturali. Perché rispetta l’ambiente: utilizza flaconi in plastica riciclata al 100% ed elimina gli imballi in cartone. Perché conviene: ha un eccellente rapporto qualità/prezzo. Ricerca di mercato GPMI© su una pre-selezione di prodotti innovativi presenti nella grande distribuzione italiana, condotta da TNS Italia su 12.000 consumatori con più di 15 anni, svoltasi a settembre 2011. www.prodottodellanno.it categoria detersivi piatti. DECO INDUSTRIE s.c.p.a. Via Caduti del Lavoro, 2 - 48012 Bagnacavallo (RA) - Tel. 0545 935511 [email protected] - www.decoindustrie.it 33 n. 3 2012 Parlando di vini rosati, uno degli scogli principali da superare è dato dallo scarso appeal che – ingiustamente – questo tipo di vino ha nel consumatore finale. Bene, a rilanciare – o lanciare in certi casi – l’immagine e la dignità di questi vini ci sta pensando da qualche anno a questa parte proprio la Puglia, regione di storica propensione al loro consumo, produttrice di oltre il 40% dei rosati nazionali (a Salice Salentino fu imbottigliato nel 1943 il primo rosato sul suolo italiano) dove non a caso stanno nascendo numerose iniziative e concorsi ad essi dedicati. Le uve di partenza sono quelle storiche portate alla ribalta con i rossi: Negramaro e Primitivo anzitutto, affiancati da varietà meno conosciute come la Malvasia Nera e il “forestiero” Montepulciano. Carrozza motrice della “freccia rosa” pugliese è il Salento, territorio che vede l’alternanza fra pianure e i dolci rilievi dei tavolieri tarantino e leccese. Due le doc di riferimento: Salice Salentino e Nardò. La prima, a cavallo fra le province di Lecce e Brindisi, vede la tipologia rosata prodotta con impiego dell’uva simbolo di quest’angolo di Puglia, il Negramaro, completata per un massimo del 20% da Malvasia Nera di Brindisi e Malvasia Nera di Lecce. Stessa ripartizione anche per la piccola doc Nardò, la cui estensione interessa i soli due comuni leccesi di Nardò e Porto Cesareo, con incursione permessa nel solito 20% anche a grappoli di Montepulciano. Uvaggio analogo, ma con possibile presenza ammessa da disciplinare anche di Sangiovese, anche per un’altra doc degna di menzione, quella di Alezio, il cui parco vigneti comprende tutto il territorio comunale di Alezio e Sannicola, a parte quello dei comuni di Gallipoli e Tuglie. Spostandosi nel barese incontriamo un’altra doc: Gioia del Colle, che oltre all’omonima cittadina interessa nella produzione un’altra quindicina di comuni fra cui Altamura, Castellana Grotte e Sammichele di Bari, giusto per citare i più conosciuti. Qui è il Primitivo a prendere il posto del salentino Negramaro quale uva simbolo, radicato com’è alla produzione del territorio. La sua presenza dev’essere compresa fra il 50 ed il 60%, con possibilità di essere affiancato da varietà già viste quali Malvasia Nera, Montepulciano, Sangiovese e anche Negroamaro (quando si dice buon vicinato...). Impossibile pensando a Bari e ai suoi vini non ricordare anche la doc di Castel del Monte, forse la più rinomata della zona, dove sono Nero di Troia e Bombino Nero a farla da padroni, anche fra i rosati (dove il Bombino Nero viene addirittura utilizzato in purezza). Nelle migliori espressioni vini estremamente profumati, con ricordi floreali di rosa e una nota leggermente agrumata, ideali come aperitivo con antipasti all’italiana o su legumi, salumi, pesce magro al cartoccio o alla brace, frittate e carni bianche. Impossibile non citare altre due doc di un territorio unico: la provincia di Foggia. Menzione obbligata in questo caso per le doc Ortanova, particolare nella sua presenza prevalente di Sangiovese, e San Severo, dove all’uva toscana si affianca il Montepulciano. Ce n’è davvero per tutti i gusti insomma, vini con personalità e caratteristiche anche parecchio differenti fra loro, alla faccia di chi continua a reputare il rosato un vinello di seconda scelta. Un salto in Puglia, degustare per credere. n. 3 2012 34 birra Dall’Irlanda con sapore di Tea Geraci L’estate è finita, l’aria è più fresca e, mentre dalle nostre parti imperano la vendemmia, il ribollir dei tini e le varie fasi di produzione del vino, questo è anche il momento giusto per dedicarsi a tipi di birra più strutturati e complessi della birra chiara, la “bionda spumeggiante” che in Italia tradizionalmente occupa la quota di mercato più consistente. Un tipo di birra che si addice alla stagione più fresca è la birra scura, che le classificazioni internazionali chiamano stout. La stout (che significa forte, potente, con una connotazione di nobiltà e fierezza) è una birra ad alta fermentazione, ottenuta da malto d’orzo a cui viene aggiunta anche una parte di orzo torrefatto (in genere non maltato), oltre naturalmente a luppolo, lieviti e acqua. La torrefazione ad alta temperatura conferisce all’orzo, e poi alla birra, un colore molto scuro, da marrone bruciato a quasi nero a seconda del grado di tostatura dell’orzo, un gusto amaro e corposo e un aroma inconfondibile. La stout e le altre Timballo di birra La ricetta Le birre scure cariche di aroma si addicono bene all’autunno Ingredienti (per 4 persone): 500g di carne magra di manzo macinata, 200 g di cipolla tritata, 1 cucchiaio di erbe aromatiche tritate (prezzemolo, salvia, timo), 2 bicchieri (circa 400 ml = 40 cc) di birra scura, 50 g di farina, 50 g di burro, 600 g di pasta brisée pronta, un tuorlo per lucidare, sale, pepe Tempo di preparazione 40 minuti più il tempo di raffreddamento del ripieno Tempo di cottura 30/40 minuti Difficoltà OOP Costo OOP Calorie OOO Birra consigliata Stout Tritate la cipolla e fatela rosolare nel burro; unite la carne macinata e fate colorire per 2 o 3 minuti. Aggiungete le erbe tritate, la farina e la birra, mescolate bene, cuocete a fuoco basso per 30 minuti e lasciate raffreddare. Preriscaldate il forno a 200 °C. Dividete in due parti la pasta brisée, stendetela e con la prima sfoglia foderate uno stampo (Ø 26cm). Punzecchiate il fondo della pasta, farcite con il ripieno di carne e ricoprite con la seconda sfoglia saldando bene i bordi. Lucidate con tuorlo d’uovo sbattuto il coperchio di pasta e poi praticate nel centro un piccolo taglio a croce. Passate in forno caldo per circa 30-40 minuti. Servite tiepido o freddo. 35 n. 3 2012 Fra le birre scure più conosciute c’è sicuramente la stout di produzione irlandese (che gli irlandesi però preferiscono chiamare porter), e la regina fra le stout irlandesi, anzi la birra irlandese per antonomasia, è senz’altro la Guinness prodotta a Dublino, dal caratteristico aroma di caffè e cacao e dalla tipica schiuma cremosa e compatta, bianco latte. La Guinness è una birra diffusa e apprezzata in tutto il mondo, ma in Irlanda ci sono altre importanti etichette di stout di produzione industriale, oltre ad alcuni piccoli e interessanti produttori artigianali. La stout irlandese si presenta in genere di colore molto scuro, quasi nero, anche se guardando il bicchiere controluce si nota che il colore tende al rosso vivo. La schiuma è chiara e molto cremosa, e deve formare un cappello non troppo alto (circa due dita) ma densissimo; la texture della birra è morbida e corposa, poco gassata, grazie all’uso nella produzione di acque locali di alta qualità. La stout si valorizza al massimo gustata a 6-8°C, versandola lentamente nel bicchiere a campana senza stelo (la classica pinta o mezza pinta). Per apprezzare la stout la si beve da sola, oppure nello strepitoso e tradizionale abbinamento con ostriche crude freschissime, accompagnate da pane scuro imburrato: in Irlanda l’ideale è il tipico soda bread (un pane integrale dalla crosta croccante e dall’interno molto umido, quasi un dolce) con formaggi di media stagionatura. La stout entra anche in una serie di interessanti ricette irlandesi, di cui vi proponiamo un esempio. n. 3 2012 36 viaggi Specchi d’acqua Alla scoperta dei laghi meno conosciuti del Bel Paese di Serge Cavalieri Le stagioni non sono più quelle di una volta. Ma senza dubbio l’autunno è il periodo meno adatto per il mare ed è ancora troppo presto per gli sport sulla neve. E quindi? Escursioni, colori e sapori della campagna, le città d’arte e i borghi più belli d’Italia. Ma soprattutto i laghi. In Italia ce ne sono circa 500, tra piccoli e grandi. I più conosciuti sono quelli del Nord, il lago Maggiore, il lago di Como e quello di Garda, i cosiddetti laghi alpini, che si aprono maestosi e suggestivi non lontano dalle cime più elevate che fanno da confine naturale al nostro Belpaese. Ma tanti altri ce ne sono lungo tutta la penisola e finanche nelle isole. Da Nord a Sud, ecco i nostri consigli. L’isola di San Giulio. Nella pagina a fianco, una veduta del Lago d’Orta Tre consigli Lago d’Orta: siamo in Piemonte, Orta, la graziosa cittadina che dà il nome al lago, è situata su una penisola montuosa, che ospita alla sommità il Sacro Monte, dedicato a san Francesco d’Assisi; proprio di fronte e raggiungibile in battello, ecco l’isola di San Giulio. E poi la suggestiva frazione di Oira; Pella con la torre medievale e l’antica chiesa di San Filiberto; Gozzano con l’antico porto di Buccione, il castello vescovile con la collegiata di San Giuliano e gli oratori di San Lorenzo e di Santa Maria di Luzzara; il Santuario della Madonna del Sasso dal quale si ha una spettacolare vista sul lago; e infine Omegna che ha dedicato un parco al suo cittadino più illustre, Gianni Rodari. Lago di Scanno: a due passi dal Parco Nazionale d’Abruzzo. Merita senz’altro di essere la meta di un viaggio: per le escursioni, per ammirare lungo le sue rive la piccola chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, meglio conosciuta come Madonna del Lago. E poi c’è Scanno, il cui abitato antico è ricamato da vie spesso gradonate, da portali e finestre settecenteschi. E se avete ancora voglia di bello, rintracciate dopo una dolce passeggiata l’Eremo di San Domenico a Prato Cardoso, con annessa grotta dove soggiornò il Santo, che si affaccia su un piccolo e splendido laghetto. Lo Specchio di Venere Isola di Pantelleria: Specchio di Venere 37 n. 3 2012 Nell’isola di Pantelleria, un lago davvero unico, così chiamato per la sua forma tondeggiante e la sua vicinanza al mare, al centro di una conca appena a due metri sul livello del mare ma con una profondità che raggiunge i 15 metri. La sua caratteristica principale, oltre all’azzurro intenso delle acque, è il fatto di avere numerosi soffioni da cui esce acqua calda tra i 30 e i 50 gradi, ricca di silice idrata e carbonato di soda. Per questo motivo la sabbia che circonda il lago è rinomata per le proprietà terapeutiche e cosmetiche. Tutt’intorno basse viti di zibibbo da cui viene prodotto il celebre passito; e piante di capperi per arricchire i piatti più buoni della gastronomia locale. benessere Prodotti adeguati, alimentazione giusta e un taglio alle cattive abitudini. Per avere capelli sani e belli di Alessandro Zafarana 39 n. 3 2012 Testa a posto La perdita dei capelli è un fenomeno che mette a dura prova l’autostima in un numero altissimo di persone: quando la capigliatura si dirada e perde volume e lucentezza l’immagine di sé viene fortemente alterata. Molti uomini e donne arrivano al punto di soffrire di caduta di capelli immaginaria, della quale cioè non esiste alcun sintomo oggettivo, ma che causa forti insicurezze: la paura di non poter condurre una vita di relazione normale, la convinzione di avere meno successo sul lavoro, ecc. Tali fobie inducono numerose persone a consultare non solo il dermatologo ma, purtroppo, anche sedicenti “esperti”, abili però a far leva sulla fragilità dei pazienti. Chiariamo dunque immediatamente che non è il caso di allarmarsi se troviamo qualche capello sul cuscino o incastrato tra i denti del pettine. Una persona giovane e sana perde ogni giorno da 30 a 100 capelli, subito compensati dalla crescita di nuovi: è il normale ciclo vitale del capello. Capita, poi, di perderne qualcuno in più in periodi particolari dell’anno, come l’autunno e la primavera, o in situazioni di stress e ansia. Uno stop alla caduta Un progressivo diradamento della capigliatura con l’età è comunque un fenomeno normale: negli uomini, l’arretramento della linea di attaccatura comincia già durante l’adolescenza e procede a ritmo lento e costante nel corso degli anni successivi. È l’effetto del testosterone: se da una parte quest’ormone fa crescere barba e peli, dall’altra attacca il capello perché riduce la sua fase di crescita e stimola la produzione di sebo che “strozza” i bulbi. In alcuni soggetti questo processo è accelerato, con una calvizie che inizia già intorno ai 17-18 anni ed è completamente evoluta a 28-30. In casi del genere, è possibile rivolgersi a un dermatologo che, attraverso esami specifici, può stabilire le cause e prescrivere rimedi adeguati. Esistono, comunque, accorgimenti quotidiani per rendere i capelli più forti e rallentarne la caduta. n. 3 2012 Attenzione allo shampoo 40 La cura dei capelli inizia da un lavaggio corretto. Una buona pulizia è, tra l’altro, un presupposto importante per un’efficace cura dermatologica, in quanto facilita la penetrazione dei principi attivi nel follicolo pilifero, la cavità che racchiude il bulbo del capello. La calvizie si manifesta proprio quando il follicolo si restringe, assottigliando il capello fino a renderlo quasi impalpabile. Un buono shampoo deve agire in maniera tenue su bulbo e fusto e deve avere un pH neutro. Chi ha capelli grassi deve usare uno shampoo poco aggressivo e non schiumogeno, perché altrimenti le ghiandole reagiscono con una ulteriore produzione di sebo, sostanza oleosa che nutre i capelli e li ripara dalle aggressioni esterne rendendoli morbidi e lucidi ma che, se prodotta in eccesso, rende i capelli grassi e può favorirne la caduta. In ogni caso, lo shampoo va applicato con un massaggio delicato, attraverso movimenti circolari: sfregamenti eccessivi indeboliscono il capello alla radice e favoriscono la rottura del fusto. Il risciacquo deve essere fatto con acqua abbondante. L’asciugatura non è meno importante e va eseguita sempre secondo principi di delicatezza verso il capello: la frizione con l’asciugamano deve essere leggera e il phon va impostato su un getto d’aria tiepido, mai caldo, mantenendolo a una certa distanza per non rovinare il capello. La giusta frequenza dello shampoo è di due volte alla settimana. Shampoo quotidiani sono dannosi soprattutto per i capelli secchi, perché rimuovono lo schermo lipidico protettivo, danneggiando la fibra. Per questo tipo di capelli si consigliano prodotti idratanti, oltre che delicati. I capelli grassi devono essere lavati più spesso, ma sempre facendo attenzione al tipo di prodotto. Miti da sfatare Vediamo ora qualche comportamento da evitare e qualche falso mito da sfatare. Piastre, spazzole elettriche, detergenti troppo sgrassanti, tinture e permanenti ripetute possono produrre capelli dall’aspetto opaco, poco morbidi, che si spezzano facilmente. Rasatura e taglio, contrariamente a quanto si pensa, non rinforzano i capelli. Si tratta solo di un effetto ottico dovuto al fatto che, con il taglio, si eliminano le punte, la parte più sottile, dando l’illusione di un minor diradamento. A tavola la chioma non invecchia Un ruolo importante è ricoperto dall’alimentazione, che non deve mai essere povera di vitamina B, di cui sono ricchi i cereali integrali, vitamina A, necessaria per rinforzare le fibre, e vitamina C. Anche certi minerali aiutano a mantenere il capello in buona salute: pensiamo, ad esempio, al rame, presente soprattutto in fegato, molluschi, cioccolato e noci; allo zinco, contenuto in dosi elevate negli alimenti di origine animale più ricchi in proteine; e al manganese, che si trova in discrete quantità nei cibi come cereali, specie nella crusca di grano, nella frutta secca, nelle verdure a foglia verde, nel tè e, in quantità minori, negli ortaggi. Ma come fare per riconoscere i sintomi di una vera e propria calvizie incipiente? La forfora, per quanto fastidiosa e anti-estetica, non comporta un maggior rischio di caduta. In ogni caso, l’uso di uno shampoo anti-forfora va limitato a una volta alla settimana e alternato a uno shampoo delicato. Il rischio calvizie è segnalato piuttosto da capelli molto sottili, fragili e deboli. È in presenza di questi sintomi che bisogna correre ai ripari. Anzitutto, adottando una delicatezza ancor maggiore del normale quando si lavano e si pettinano i capelli. Per lo shampoo, usare detergenti molto delicati e balsami volumizzanti a base di proteine, polisaccaridi, vitamine, pantenolo, resine cationiche e siliconiche, che aumentano il diametro del capello e lo proteggono. Le lozioni contro la caduta non sempre sono veramente utili come si vorrebbe far credere. Meglio dunque se la scelta dei prodotti è condotta sotto la guida di un dermatologo, che è in grado di prescrivere una terapia, basata su un esame del capello e della cute, che rinforzi i capelli riducendo soprattutto l’influenza negativa degli ormoni maschili. 41 n. 3 2012 Calvizie, come riconoscerla? n. 3 2012 42 solidarietà Se le eccedenze sono risorse Il Banco alimentare: quando la solidarietà combatte l’emergenza povertà di Caterina Simonato Non facciamo quasi più caso all’uomo all’angolo che ci tende il cappellino vuoto, gli diamo un po’ di spiccioli e pensiamo di aver fatto il nostro dovere: il mondo è sempre più piccolo e noi siamo stretti in un contatto che a volte ci infastidisce. Ascoltiamo media e associazioni parlare di crisi e di nuovi poveri, poveri che nel nostro Paese raggiungono quote sempre più elevate: ad oggi 8 milioni di persone, per il 3,5 per cento delle quali si parla di povertà assoluta. In questo caso a riempire la bocca, invece delle parole, dovrebbe essere il cibo. Come aiutare persone e famiglie che da un giorno all’altro devono fare i conti con oggettive difficoltà economiche? I dati parlano di un Paese che fatica ad arrivare a fine mese, dati allarmanti che non si possono ignorare. A far scattare la solidarietà è anche la consapevolezza che non è più così strana l’ipotesi di potersi trovare dall’altra parte. Dalla voglia di dare una mano a scegliere la soluzione che più ci convince, il passo è breve. Uno di questi canali è in grado di trasformare le eccedenze in risorse. Parliamo di cibo, di beni di prima necessità. In questo caso la solidarietà assume il volto di quasi 1400 volontari. Quella del Banco alimentare è una realtà radicata ormai da molti anni in Italia, diffusa capillarmente in tutte le regioni e responsabile di diverse attività a sostegno di persone in difficoltà economiche e di emarginati. In sostanza, il Banco alimentare, ente senza scopo di lucro, recupera le eccedenze e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni ed enti di carità; un circolo virtuoso che esula da credo religiosi o laicità e che cresce grazie a una vera e proria rete. Una filiera solidale Fondazione Banco Alimentare Onlus Via Legnone, 4 20158 Milano Tel. 02-896.584.50 Fax 02-896.584.74 www.bancoalimentare.it [email protected] 43 n. 3 2012 Sono centinaia i soggetti della filiera agroalimentare coinvolti: il Banco si occupa di fare da tramite fra le aziende della grande distribuzione, la ristorazione organizzata e il folto numero di associazioni che distribuiscono pasti e prodotti in forma continuativa: ben oltre le 8000 strutture caritative le cui attività soddisfano i bisogni di circa un milione e 400 mila persone in difficoltà. Quante volte è capitato di vedere all’ingresso del supermercato un gruppo di volontari pronto a raccogliete parte della nostra spesa, il chilo di pasta, o qualche scatoletta? Sono i volontari della Colletta alimentare, una delle attività organizzate dal Banco che si ripete annualmente dal 1997 e che permette in una sola giornata la raccolta di tonnellate di alimenti. Un gesto semplice, di gratuità, che sta entrando nella cultura del nostro Paese e che è anche un segno di civiltà. va vità! o r P a No l L’alternativa DISCRETA e PRATICA alle tradizionali tavolette. Senza gabbietta e senza applicatore: igienico, pratico ed efficace. PROVA ANCHE LA GAMMA FRESH DISCS! La prima ed orginale tavoletta senza gabbietta: rinfresca il tuo WC e aiuta a mantenerlo pulito a lungo, senza gabbiette che possano ospitare germi e batteri. Disponibile nelle varianti Standard, Elimina Odori ed Igienizzante (tutte con pratico applicatore) e anche nel formato doppia ricarica. S TAN DA R D E L I M I NA O D O R I I G I E N I Z Z A NT E RICARICA ambiente L’energia sotto una buona stella di Enrico Zoi 45 n. 3 2012 Il fotovoltaico sfrutta l’energia solare. Ma come funziona? E quali sono i pro e i contro? A San Bellino, in provincia di Rovigo, esiste da oltre un anno il più grande parco fotovoltaico d’Italia: 280mila pannelli, 70 MW, un’occupazione del suolo di 85 ettari. Numeri da record per il terzo impianto del genere al mondo quanto a potenza, dopo quello di Sarnia (Canada) e di Finsterwaldes (Germania). Una bella notizia per l’ambiente. Ma cosa è e a che serve un parco fotovoltaico? I parchi naturali sono formati da alberi, quelli fotovoltaici da pannelli per la produzione di energia. In sintesi, un impianto fotovoltaico è un impianto elettrico formato da più moduli (che sfruttano l’energia solare per produrre energia elettrica grazie all’effetto fotovoltaico), dalla necessaria elettronica e, in qualche caso, da sistemi meccanici-automatici ad inseguimento solare. E cosa significa inseguimento solare? Si tratta di orientare verso i raggi del Sole un pannello fotovoltaico, un pannello solare termico o un concentratore solare, aumentando così la potenza dell’energia solare intercettata e la resa dell’insieme. Per fare tutto ciò ci vuole una macchina particolare dal nome un po’ romantico e un po’ fantascientifico, l’inseguitore solare. Pro e contro Ma lasciamo i tecnicismi, peraltro necessari, e guardiamo ai pro e ai contro del fotovoltaico. A favore c’è lo scarsissimo impatto ambientale. Infatti, produrre energia elettrica con i pannelli fotovoltaici significa azzerare le emissioni di inquinanti derivate dalla combustione dei fossili, responsabili dei mutamenti dell’ambiente e del clima, e aggirare il problema planetario dell’esaurimento delle scorte di combustibili. C’è però anche chi dice “ni” al fotovoltaico o comunque pone alcuni distinguo. Data la scarsità italiana di spazi per l’agricoltura, forse, si osserva, non è da incentivare più di tanto il fotovoltaico a terra. Altra questione quella dei megaprogetti non gestiti dal territorio, ma da multinazionali, ai quali sarebbero da preferire le produzioni decentrate. Gli altri presunti svantaggi, come l’aspetto estetico degli impianti, il timore della sicurezza sul funzionamento e il rendimento della conversione sono superati o in via di superamento grazie ai progressi della tecnica del settore. Quanto alla spesa iniziale, anche alta, va vista in maniera integrata con i minimi costi di manutenzione e la durata pluridecennale degli impianti, che trasformano il tutto in un buon investimento. Inoltre, grazie al conto energia, si può allacciare il proprio impianto fotovoltaico alla rete di un produttore di energia elettrica scambiando quest’ultima con lui, conguagliando ogni fine anno dare e avere. Insomma, tirate tutte le somme, il fotovoltaico prende il meglio dal nostro amico Sole e, per lo meno dal punto di vista energetico, ci fa sentire proprio sotto una buona stella! 47 n. 3 2012 Facciamo i conti giochi Cruciverba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 16 15 17 19 22 20 23 21 24 25 27 18 26 28 29 32 30 33 35 36 40 31 34 37 37 41 38 39 42 43 Sudoku 1 6 6 7 5 1 4 9 4 8 5 8 1 8 3 2 3 4 1 5 8 6 7 n. 3 2012 3 3 4 48 3 4 8 3 6 ORIZZONTALI 1. Sentimento di gratitudine. 12. Il vecchio (e più usato) nome della scuola primaria. 13. Antica città greca dell’Argolide. 14. Ha dato i natali a Vittorio De Sica. 16. Il Red conduttore televisivo. 17. A noi. 18. Alessandria. 19. Internet Explorer. 20. La Dea della Luna. 22. Il nome dell’attore Pitt. 24. Tra naso, bocca, esofago e laringe... 25. Servizio giornalistico. 27. L’ultimo fu Nicola II di Russia. 29. Può essere unicellulare e pluricellulare. 30. Antico altare o unità di misura. 32. È tardivo in un noto film di Alessandro Benvenuti. 33. Varietà di rosa. 34. Fede senza pari! 35. È quasi sempre nel deserto. 37. Lo si può ordinare al bar! 40. Portafortuna. 43. Esperto di spread e titoli di Stato. VERTICALI 1. Paga, compenso. 2. Altro nome della città di Troia. 3. La sigla con cui è universalmente nota l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare. 4. Primato bipede. 5. Canti lugubri e lamentosi. 6. C’è chi le lava con il sangue. 7. Si dice a sette e mezzo. 8. Cagliari. 9. Eroina romana dei tempi di Romolo. 10. Piccola imperfezione cutanea. 11. Ci sono anche quelle della ricerca. 15. È anche un programma americano di missioni spaziali. 17. Sicura, inconfutabile. 20. Un mare dell’Atlantico. 21. Valle di montagna nel canton Grigioni, in Svizzera. 23. È un vero peccato quando va in fumo! 24. Favole, frottole. 26. Il Metheny grande chitarrista. 28. La Gardner diva del grande schermo. 31. Antenato. 34. Un tipo di collegamento internet. 36. Il Fleming che creò James Bond. 38. Organizzazione Mondiale della Sanità. 39. Torino. 41. Articolo per studente. 42. Imperia. LIBRI L’uomo della frontiera Paolo Rumiz Feltrinelli 256 pp 18 euro Dalla Finlandia all’Ucraina, nel cuore pulsante del vecchio continente: è uno dei viaggi del giornalista e scrittore Paolo Rumiz. Un viaggio iniziato nel 2008 che è la continuazione di un percorso ben più lungo cominciato molti anni fa e che Rumiz ha via via raccontato nelle pagine di libri appassionanti, articoli e reportage densi di personaggi, dettagli, curiosità. Viaggi lenti. A bordo di una Topolino, in treno, in barca a vela, a piedi o spesso in bicicletta: attraverso l’Europa e l’Oriente. Ma anche su e giù per l’Italia, la nazione intera percorsa da Nord a Sud per scoprirne i segreti e le città, vive o morte. Il viaggio raccontato ne L’uomo di frontiera è il cammino fra Rovaniemi e Odessa, tra confini sperduti, dogane abbandonate, attese, controlli e tanta umanità: quella degli incontri casuali, degli uomini che hanno combattuto in Cecenia, delle donne che vendono mirtilli, dei pescatori... LIBRI Tutto e subito Morgan Sportès e/o 400 pp 19 euro LIBRI Moshi moshi Banana Yoshimoto Feltrinelli 206 pp 13 euro Moshi moshi significa pronto, così rispondono i giapponesi al telefono. Tornano i personaggi di Banana Yoshimoto, la scrittrice del sol levante che pagina dopo pagina scruta con delicatezza e sensibilità l’animo umano. Yoshie è una giovane ragazza che ha da poco perso il padre, musicista in una band di successo, in quello che sembra essere un doppio suicidio con l’amante. Per riprendere in mano la sua vita e superare il dolore del lutto si trasferisce in un quartiere alternativo di Tokyo e si dedica alla sua più grande passione: la cucina. Nel momento in cui però la protagonista sembra riappropriarsi della propria vita complice la vivacità del nuovo quartiere, bussa alla porta di casa la madre di Yoshie, ancora troppo scossa dalla morte del marito per poter vivere da sola. Inizia così una convivenza soprendente... tempo libero Libri 49 n. 3 2012 Tutto e subito: soldi, moltissimi soldi, per riscattarsi da una vita miserabile. È quello che il musulmano Yacef promette a tossici e sbandati della banlieu parigina, quelli assoldati per formare una piccola banda criminale. Un romanzo verità sulla storia di Elie, il ragazzo di origine ebraica rapito e ammazzato a Parigi, nel 2006, e di Yacef, colui che l’ha ucciso. Alla luce di un gravissimo fatto di cronaca, il giornalista Morgan Sportès racconta uno spaccato di Francia dei giorni nostri. Il lato oscuro della nazione madre dei diritti e della democrazia, la convivenza a volte difficile e a volte impossibile di culture diverse, la povertà e l’emarginazione. L’autore ricostruisce i fatti e le storie dei personaggi con occhio lucido, offrendo uno spaccato autentico dell’attuale società francese. tempo libero Musica CD Lucio Battisti Limited Edition Un ricco booklet di fotografie e testi con aneddoti e curiosità va a formare, insieme a due dischi, il cofanetto dedicato a un cantante italiano fra i più innovativi e amati. In edizione limitata, il cofanetto conterrà tutti i maggiori successi di Lucio Battisti ma anche alcuni inediti e chicche musicali come, per citarne solo alcune, la Canzone del sole in versione inglese, Il mio canto libero in spagnolo e Luci-ah in tedesco. Un’occasione, per i fan di Battisti, di celebrare e rivivere ancora una volta alcuni fra i più poetici brani che hanno segnato gli ultimi decenni. CD Alanis Morisette Havoc and bright lights Guardian è il singolo che ha anticipato i dodici brani inediti dell’ultimo album, il settimo, della cantautrice canadese vincitrice di sette Grammy Awards. Naturalizzata statunitense, Alanis Morisette arriva alla ribalta e sbanca i botteghini negli anni Novanta con Jagged Little Pill, potente album pop rock di ispirazione autobiografica in cui i brani arrabbiati e dai testi taglienti si mescolano a melodie ora accattivanti ora grintose. Cuore dell’album, racconta la stessa autrice, è il suo punto di vista emotivo, psicologico, sociale e filosofico, raccontato attraverso le canzoni. L’ultimo progetto discografico della cantante, Flavors of Entanglement, aveva conquistato la top ten della classifica Billboard. CD Muse The 2nd Law Esce a settembre il nuovo attesissimo album dei Muse. Dopo The Resistance del 2009, ecco 13 brani inediti capitanati da Survival, la canzone che Matthew Bellamy, Dominic Howard e Chris Wolstenholme hanno inciso come inno ufficiale per le Olimpiadi di Londra 2012. Vincitori di numerosi premi e spesso in testa alle classifiche, i Muse sono un gruppo britannico molto amato in patria e fuori grazie a uno stile eclettico che mescola musica elettronica, progressive rock con, a volte, una vena romantica e influenze classiche. L’album The Resistance, in particolare, si arricchiva di melodie sinfoniche che rendevano ancora più suggestivi i brani rock e i testi attuali del gruppo. Un sound completamente diverso di album in album, sicuramente la band UK sorprenderà anche questa volta: fra polemiche ed entusiasmo i fan sono già in fermento. Le soluzioni dei giochi di pag. 48 1 R E T 3 R C O B R U I 35 O 28 N E 25 R E S 40 C 26 33 36 I T A O N O O 9 10 R E 14 S C I E L F A R I O R T A G E S O 11 A Z 4 5 1 6 2 8 7 9 3 R A 9 8 7 5 3 1 2 6 4 A L 2 6 3 7 9 4 1 5 8 E N E N G E 6 7 9 3 4 5 8 2 1 G E 21 F D L I I S M A N M I S A T Z 18 O A 34 38 N 30 A A 37 42 A E S L T C 17 20 A 8 O E P L S T T 37 41 7 N 24 29 R O N 43 I E D A 6 N N A V N I 23 A 5 I 19 22 O M E R I Z 4 E I 16 32 n. 3 2012 I L 13 27 50 2 12 15 R 39 T O 1 2 4 9 8 6 3 7 5 31 A 8 3 5 1 7 2 9 4 6 V 3 9 6 4 1 7 5 8 2 5 1 2 8 6 9 4 3 7 7 4 8 2 5 3 6 1 9 O I Padri Stimmatini hanno potuto realizzare tutti i progetti di solidarietà a favore di alcuni tra i villaggi più bisognosi della Tanzania. Hanno portato l’acqua potabile a Msange, contribuito all’ampliamento dell’ospedale e di un piccolo dispensario farmaceutico per il villaggio. Hanno inoltre, potuto donare un’ambulanza per il centro sanitario situato nella valle del fiume Yovi e un pulmino per il trasporto scolastico dei bambini di tutta la comunità, ristrutturato e ampliato la linea idrica presso il complesso scolastico di Msolwa. La solidarietà continua! Nel 2012 l’obiettivo è la ristrutturazione del centro di accoglienza della missione di Msange. Appoggi bancari per i versamenti a favore di progetti o di adozioni a distanza: UNICREDIT BANCA SPA Ag. Verona Ponte Crencano IBAN IT 35 Q 02008 11713 000003893727 BANCO POPOLARE Agenzia di Porta San Giorgio “U” Verona IBAN IT 81 B 05034 11716 000000006000 C/C POSTALE 19095371 IBAN BANCO POSTA IT 59 J 07601 11700 000019095371