Leggi un estratto
Transcript
Leggi un estratto
[email protected] 12.04.2016 14:01 [email protected] 12.04.2016 14:01 Giulia Besa Il cattivo ragazzo che voglio [email protected] 12.04.2016 14:01 www.giunti.it © 2016 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165 – 50139 Firenze – Italia Piazza Virgilio 4 – 20123 Milano – Italia Prima edizione: maggio 2016 Published by arrangement with Loredana Rotundo Literary Agency Realizzazione editoriale: Studio Editoriale Littera, Rescaldina (MI) [email protected] 12.04.2016 14:01 Ad Andrea, la mia anima gemella [email protected] 12.04.2016 14:01 [email protected] 12.04.2016 14:01 1 Domanda su ask.fm: A che età hai fatto sesso la prima volta? Risposta: C’è la domanda di riserva? È ufficiale: il mio ragazzo mi odia. Da una settimana non mi risponde al telefono e ignora i miei sms, i miei messaggi su WhatsApp, su Messenger e su Skype. Ci manca solo che mi banni da Facebook e dia una mano a costruire il Muro di Berlino qui a Roma, da Monte Mario al parco della Caffarella, sia mai che mi venga in mente di andare a trovarlo a casa sua. Tommaso mi odia. Mi odia per come mi sono comportata con lui e non vuole più parlarmi. Comincio a sentirmi a disagio a bombardarlo di messaggi e di telefonate: sto passando dal livello fidanzata al livello stalker. Come ho fatto a essere così idiota? L’ ho ferito, lo so. Anche se in fondo... è solo un mese che stiamo insieme, e non è normale farlo dopo solo un mese. O sì? «Magari la prossima volta» gli ho detto. Come se stessi ri fiutando la pizza o una serata al cinema. È stata una risposta davvero cretina. Si è sentito respinto e ora mi odia: la sua faccia non lasciava dubbi. Eravamo sdraiati, o meglio “accartocciati”, sui sedili posteriori dell’auto di suo padre, lui era sopra di me, e io, con le mie parole, l’ho profondamente deluso. 7 [email protected] 12.04.2016 14:01 Sospiro, rigirandomi supina sul letto. Rivedo la scena in ogni dettaglio, proiettata sul soffitto di camera mia, come se fossi al cinema: Tommaso che non replica al mio rifiuto, invece fa leva con il palmo sullo schienale del sedile per tirarsi su e sfila l’altra mano da sotto la mia maglietta, rinunciando a slacciarmi il reggiseno. Poi mi guarda con un misto di tristezza e fastidio e mi dice: «Okay, ti riporto a casa. Meglio così». È sceso dalla Lancia Delta, si è rimesso la felpa, è salito al posto del guidatore, si è ravviato i capelli sbarazzini e ha ingra nato la prima. Il rombo del motore è stato l’unico suono finché non mi sono chiusa il portone del mio palazzo alle spalle. Per la prima volta in vita mia avevo la concreta possibilità di fare l’amore con un ragazzo, di toccare il paradiso con un dito – be’, forse! – e invece sono scivolata in un inferno silenzioso e glaciale. È vero, probabilmente Alessandra ha ragione, sono un’esa gerata, ma non riesco a scacciare la sensazione di aver chiuso per sempre con il sesso, di aver sprecato la mia unica buona occasione. Rimarrò una zitella vergine fino alla tomba. Mi ren do conto anch’io che è un pensiero assurdo, eppure mi si è appiccicato addosso, come quando incollavo in camera i poster di Justin Timberlake con il vinavil e mi rimanevano le dita im piastricciate di quella sostanza puzzolente e vischiosa. Tommaso è carino, in effetti somiglia un po’ a Justin Timber lake, e sono convinta che si tenga la barba e i capelli in un certo modo apposta, perché apprezza il paragone. Tommaso mi piace, mi piace tanto, piace persino alle mie amiche, che lo approvano senza remore, è di quattro anni più grande di me, esperto... insomma, è perfetto. Eppure la mia dannata timidezza mi ha impedito di dirgli di sì. Se non ce la faccio a concedermi a lui, che speranze ho per il futuro? Non troverò mai qualcuno come Tommaso. 8 [email protected] 12.04.2016 14:01 Mi rigiro sul fianco e afferro il cellulare abbandonato tra le pieghe del copriletto della Desigual. Accendo il display, lo schermo scintilla nella penombra della stanza: ormai sono le nove, e anche il sole caldo di maggio è tramontato. Dio, che tristezza! Non c’è nulla di più deprimente di un cellulare silenzioso, che da ore e ore non mi dà la soddisfazione di un pigolio. Niente di niente. Neanche una notifichina piccina piccina. Non solo Tommaso non mi vuole più parlare, ma pare che anche il resto del mondo si sia dimenticato di me. Forse dovrei chiamare Alessandra. Potrei raccontarle per la decima volta in cinque giorni come ho rifiutato Tomma so. Quando gliene parlo emergono sempre particolari nuovi: dall’odore dei sedili posteriori della Lancia al gioco di luci e ombre sui vetri dei finestrini quando il vento agitava le foglie dell’albero sotto cui eravamo parcheggiati. E poi parlare con Ale mi può aiutare, mi potrebbe togliere un peso. Non è successo le ultime cinque volte, ma la speranza rimane. Scorro la rubrica fino al suo numero. Sto per selezionarlo, quando in alto a sinistra mi appare la notifica di un sms in arrivo. Deve essere la mia amica, capita spesso che quando sto per chia marla mi contatti lei, è come se fossimo telepatiche. Magari di pende dal fatto che siamo migliori amiche da una vita, dai tempi dell’asilo. Clicco sull’iconcina dell’sms. Oddio, non è Ale. È Tommaso. SE TI VA ANCORA, STASERA SONO AL CIRCO MASSIMO, SARÒ LÌ VERSO LE UNDICI. TI ASPETTO. Ho il cuore in gola, mi batte così forte che lo sento tambu rellare nelle orecchie. Rileggo altre due volte il messaggio. Sì, sì, sì! Non posso credere che mi abbia perdonata! Da quando stiamo insieme, ogni sabato ci siamo visti al Circo Massimo per 9 [email protected] 12.04.2016 14:01 un romantico picnic notturno. Una piccola, dolce tradizione. Per questo sabato avevo perso le speranze e invece... Saltello sul letto, come una dodicenne. Poi mi blocco e mi passo la mano tra i capelli, tirandomeli indietro. No, Chiara, non sei più una bambina. Hai diciotto anni compiuti, da due mesi ormai, e devi comportarti da adulta. Devi essere una per sona seria e prenderti le tue responsabilità. Se decidi di raggiun gere Tommaso al Circo Massimo, devi essere pronta a dirgli di sì. Dopo i tramezzini confezionati, la birra e la CocaCola Light, su quel telo, tra l’erba, sotto le stelle fulgide, c’è la possibilità che ti chieda di farlo. La concreta possibilità. E tu ti troverai di fronte al dilemma della settimana scorsa. «Cosa faccio?» mormoro, smangiucchiandomi l’unghia del pollice, gli occhi fissi su quelli grandi e opachi del peluche rosa a forma di elefantino accoccolato sul mio computer portatile. «Gli dico di sì stavolta?» domando a Dumbo, che, tanto per cambiare, non mi risponde. Scuoto la testa. Chiedere aiuto agli elefantini rosa non mi sembra proprio un comportamento da persona matura. No, no, devo piantarla di fare la ragazzina. Meglio sentire Alessandra! Apro WhatsApp e le invio un messaggio vocale: voglio che senta il mio tono preoccupato, che percepisca che mi trema la voce tanto sono emozionata nel prendere la decisione più importante della mia vita. Ale si deve preparare al lavoro di supporter più impegnativo da quando ci conosciamo. La suoneria del telefonino parte un nanosecondo dopo che ho inviato il messaggio vocale. Avvicino il cellulare al viso. La voce di Alessandra mi esplode nell’orecchio. «Cazzo Chiara! Sai quante ragazze pagherebbero per essere al tuo posto?» «C’è gente che paga per diventare sorda?» 10 [email protected] 12.04.2016 14:01 Alessandra si schiarisce la voce, in imbarazzo. Forse si è resa conto che mi ha sfondato il timpano. «Volevo solo dimostrarti il mio entusiasmo» dice. «E comun que, se non si fosse capito, la mia risposta alla tua domanda è: decisamente sì. Vacci e dagliela.» «Una risposta meno volgare?» Altrimenti mi ci ritrovo io in imbarazzo. «Vai a trascorrere la tua prima notte d’amore, la notte che ti cambierà la vita, la notte dopo la quale non sarai più la stessa. E goditela un pochino anche tu, finalmente. A diciotto anni non averlo ancora fatto è grave.» «Non so se mi sento pronta.» Arriccio una ciocca di capelli neri intorno all’indice e mi mordo il labbro. «L’altra volta crede vo di esserlo, invece all’ultimo ho avuto un crampo allo stomaco e ho capito che dovevo dirgli di no. Sentivo che non era giusto farlo lì, in quel momento.» «Stasera sarai preparata. Ti aiuterò io.» Per certe faccende mi fido ciecamente di lei: ormai lo fa regolarmente da quando aveva quindici anni. Un minimo di esperienza dovrà pur averla. E adesso è giunto il momento che mi riveli tutti i suoi segreti. «Sono tutt’orecchi e prendo appunti.» «Regola numero uno, devi sentirti bellissima. Se hai anche solo il lontano sospetto che la tua faccia o il tuo fisico abbiano qualcosa che non va, ti mancherà il coraggio, o peggio, inter romperai tutto a metà. Basta un brufolo, una smagliatura o un pezzetto di insalata tra i denti e ti sentirai una merda. Per le smagliature possiamo fare poco, a parte mettere un po’ di cor rettore, ma per il resto c’è rimedio. Guardati allo specchio e dimmi cosa non ti piace.» Mi alzo dal letto e tasto la parete in cerca dell’interruttore 11 [email protected] 12.04.2016 14:01 della luce. Ma ho un brivido di paura e, prima di procedere, abbranco l’elefantino. Dumbo mi infonderà sicurezza. Faccio scattare l’interruttore e mi piazzo davanti allo specchio che oc cupa l’intera anta dell’armadio aperto. I capelli lisci mi ricadono in ciocche sfatte sulle spalle, un ciuffo birichino mi scende davanti al viso e mi carezza gli occhi color nocciola, dalle ciglia tanto folte che sembro già truccata. Il nero lucido dei capelli e gli occhi scuri sono in netto contrasto con la mia carnagione chiara, ed è una caratteristica di me che mi è sempre piaciuta. «Direi niente brufoli» dichiaro. «E una è andata.» Mi tolgo la maglietta del pigiama, sollevo i seni con le mani e li avvicino, strizzandoli tra loro. Poi mi alzo in punta di pie di, girandomi di profilo, facendo finta che tacchi immaginari slancino il mio fisico leggero e minuto. Tiro su i pantaloncini già corti del pigiama fino a scoprire le cosce: ecco come appa rirebbero se indossassi la minigonna nuova che ho comprato prima di Pasqua e che non ho ancora avuto il coraggio di mettere. Scollatura, tacchi, minigonna... non sarei affatto male, an che se mi sentirei mille volte più a mio agio con indosso il pigiamino ricamato a fiori e Dumbo sottobraccio. Non è colpa mia se nel profondo mi sento come Dora l’esploratrice e non come Belén. D’altra parte dubito che Tommaso vorrebbe portarsi a letto Dora. Rimetto l’elefantino al suo posto, a far da guardia al com puter, e torno a concentrarmi sullo specchio. Prendo un lun go respiro. «Anche il fisico, tutto sommato, mi sembra okay, ma, ecco... Cosa posso fare per sentirmi proprio bellissima?» 12 [email protected] 12.04.2016 14:01 Alessandra sospira. Me la vedo che scuote mestamente la testa: devo suonare co me una completa cretina. «Per prima cosa, assicurati di disboscare la foresta.» «Eh?» «Ti devi depilare. Dappertutto.» «Sono depilata!» «No, mia cara, ti devi depilare come non hai mai fatto in vita tua. Io, prima di farlo la prima volta con Daniele, ho messo le lenti a contatto, mi sono chiusa in bagno e ho esaminato ogni centimetro del mio corpo alla ricerca del più sfuggente pelo traditore. E ne è valsa la pena! Mi ero dimenticata di passare la ceretta dietro il polpaccio e avevo un’intera striscia di peletti. Ti rendi conto? E se Daniele li avesse toccati?» «Io credo che sarebbe sopravvissuto.» «Non darlo per scontato. In fatto di peli i maschietti sono schizzinosi quanto noi.» I consigli di Alessandra, però, non si limitano alla mia pel le, che oltre a essere liscia come il culetto di un neonato deve anche essere idratata, profumata e massaggiata con le giuste creme; la mia amica mi spiega anche qual è l’altezza ideale dei tacchi che dovrei portare, di che colore devo scegliere la gonna, quanti bottoni della camicetta devo lasciare slacciati per mettere in risalto la scollatura e come devo acconciare i capelli perché, sapientemente raccolti, non mi coprano il collo. Io mi appunto tutto quanto e poi passo all’azione. Prima trascorro una mezz’ora buona sotto la doccia a dare la caccia ai peletti ribelli, poi comincio a provarmi i vari outfit. Mi cambio e mando le foto via WhatsApp ad Alessandra, che si riserva l’ultima parola. Sperimento varie camicette, jeans più o meno aderenti, reggiseni push up, gonne di ogni lunghezza, 13 [email protected] 12.04.2016 14:01 calze a rete con le maglie più o meno larghe, ballerine rasoterra e scarpe con tacchi vertiginosi. Alla fine, dopo una serie interminabile di accostamenti e abbinamenti, e di battute sarcastiche di Alessandra, decido per leggings neri e una felpa con un’ampia scollatura, che lasci in travedere il pizzo del reggiseno. I capelli come al solito sciolti, e per il trucco appena un filo di matita. Ah, le scarpe quelle da ginnastica. Alessandra può insistere finché vuole, ma il Circo Massimo è un giardino, e se ci vado con i tacchi l’unico risul tato che otterrò sarà di trascorrere la nottata non a letto con Tommaso, ma su una barella d’ospedale con una caviglia rotta. «Sei una strafiga. Divertiti!» mi congeda Alessandra. «E quando rientri, chiamami subito, non importa che ore sono, io rimarrò sveglia. Sarà la nostra prima conversazione da donna adulta a donna adulta. E poi voglio conoscere tutti i dettagli!» Mi specchio un’ultima volta, spengo la luce ed esco dalla ca mera in punta di piedi. Percorro il corridoio, diretta all’ingres so. Passando davanti alla porta del soggiorno trattengo il fiato. Non sento la televisione, forse mia madre non è ancora tornata a casa... magari potrei fare un salto in cucina, per sgraffignare qualcosa dal frigo. Nello zaino che ho in spalla non c’è niente a parte un asciugamano da stendere sull’erba. Se Tommaso non ha pensato ai viveri, sarà il picnic più veloce della storia. Ma la faccenda potrebbe anche non dispiacermi... «Non è un po’ tardi per andare a scuola?» Mamma è sulla soglia della cucina, dietro di lei il frigo aper to, in mano un bicchiere pieno di cubetti di ghiaccio a mollo in un liquido color ambra. Dall’odore direi che è brandy. Beve un sorso. È ancora vestita di tutto punto nel suo tailleur chiaro all’ultima moda, i capelli acconciati alla perfezione e il trucco 14 [email protected] 12.04.2016 14:02 senza la minima sbavatura. Come sempre ha le labbra luccicanti di rossetto, un colore intenso che potrebbe stare bene solo a lei. Accidenti alle ferrovie: quando la aspetto in stazione il treno è sempre in ritardo, invece oggi il Frecciarossa da Milano deve essere arrivato addirittura in anticipo. Così mamma è puntuale a casa per rompere. «Dove vai con quello zaino?» mi chiede. «A studiare da Alessandra.» Lei inarca un sopracciglio, e io mi sento come un topolino stretto in un angolo dal gatto. Mi sono inventata una scusa trop po banale, che evidentemente non regge. Meglio correggersi subito. «No, okay, esco con un amico.» Mamma sorseggia il brandy e posa il bicchiere sull’isola di marmo al centro della cucina. «A che ora avresti intenzione di tornare?» Mia madre è incredibile. Con la media che ho – dell’otto, vo glio sottolinearlo –, dovrebbe concedermi il permesso di uscire anche alle tre di notte senza fiatare, e invece ogni volta deve sottopormi al terzo grado: ho fatto tutti i compiti? Tornerò in tempo per dormire abbastanza? Mi sono preparata all’inter rogazione di turno? E che palle! Dio santo, è sabato sera! Ma quando entra in modalità mammina rompina, la tattica miglio re è quella della dolcezza. Mi avvicino a lei e le schiocco un bacio sulla guancia, ma porta i tacchi e devo alzarmi in punta di piedi. «Non farò più tardi di mezzanotte, promesso.» Indietreggio. «Esco con Tommy!» Ora che ho citato il mio fidanzato, l’espressione di mia ma dre non sembra più rilassata di prima. E sì che anche a lei sta simpatico. «Ce l’hai il cellulare dietro?» 15 [email protected] 12.04.2016 14:02 «Certo, ciao!» Raggiungo l’ingresso a passo svelto e sfreccio giù dalle scale prima che a mamma venga in mente che non merito di spassarmela. Ma non posso farmi fermare, non stasera. Questo appun tamento è troppo importante, il più importante della mia vita. Stanotte dirò addio alla mia verginità. 16 [email protected] 12.04.2016 14:02 2 Domanda su ask.fm: Qual è la città più bella, di notte? Risposta: Le amiche che ci sono state giurano New York, o Parigi. Ma io sono sicura che a Roma, di notte, ci sono più stelle di qualunque altro posto al mondo. Il vento mi scuote i capelli, li fa fremere sotto il casco mentre sfreccio velocissima in groppa al mio scooter; nelle orecchie mi rimbomba Shake It Off di Taylor Swift che le cuffie spara no a tutto volume. Non c’è traffico lungo la strada che cinge il Colosseo, così non rallento, esibendomi in uno slalom tra gruppetti sparuti di turisti diretti a via San Giovanni, in cerca di una buona pizzeria. Non dovrei avere fretta: nonostante l’accurata opera di “di sboscamento” e le infinite prove allo specchio, sono uscita in anticipo. Ma ho voglia lo stesso di correre nella notte, più rapida che posso, fino a farmi arrossare le guance dal vento. Ovvia mente il mio scooter Scarabeo – usato, mamma attraversava la sua fase anticapitalista – la pensa diversamente e, quando la strada che circumnaviga il Colosseo prende a salire, il motorino arranca pietosamente. Non importa! Respiro a pieni polmoni l’aria fresca della sera, ed è deliziosa. Mi sembra di sentire il profumo dei pini 17 [email protected] 12.04.2016 14:02 marittimi mescolato a quello delle piante sul Colle Oppio, che a maggio sono in piena fioritura. È un’aria calda, che già prean nuncia l’estate. Sono diretta al Circo Massimo, una conca ovale scavata nel cemento della città e larga quanto un campo da calcio. Il ter reno è sconnesso, un’alternanza di sprazzi d’erba e di chiazze incolte, senza una logica se non quella della mancanza di ma nutenzione. Solo la striscia di ghiaia che percorre la conca da una sponda all’altra testimonia un tentativo di dare un senso a questo antico luogo. Un tempo era un vero e proprio circo, con tanto di gradinate di legno dalle quali i Romani assistevano alle corse delle bighe. In certe occasioni addirittura lo riempivano d’acqua, creando un’enorme piscina al centro della città, e vi si svolgevano combattimenti navali simulati. Adesso di solito ci organizzano i concerti. Qualche tempo fa è venuta Lady Gaga, e mi ricordo ancora quando papà mi ha tenuta sulle spalle durante lo spettacolo del concerto di Capo danno che a lui è piaciuto moltissimo. Sono sicura che anche questa sera entrerà a far parte dell’album dei ricordi indelebili: sotto una trapunta di stelle, farò l’amore per la prima volta. Con Tommaso. Sarà bellissimo. Il firmamento sopra di noi, il vento a cul larci, l’erba morbida a carezzarci, il brusio delle automobili per una volta soffocato dal frinire dei grilli. Sarà come se lo stessimo facendo su un’isola deserta, o in mezzo alla campagna. Sarà come se i tre milioni di romani fossero spariti per concederci un momento magico, solo per noi. Per me e per Tommaso. Ho rischiato, ma sì, ho fatto bene ad aspettare: dentro la Lancia sarebbe stato un tantino squallido. A chi andrebbe di farlo la prima volta con il freno a mano piantato nella coscia? Mentre fissavo il volto di Tommaso sopra di me, facevo fatica 18 [email protected] 12.04.2016 14:02 a eccitarmi, piuttosto mi immaginavo la faccia di Alessandra quando le avessi raccontato la vicenda: Sì, Ale, ti assicuro, è stato romanticissimo! Mi ha presa sui sedili posteriori della macchina e poi siamo andati a mangiarci un kebab ad Arco di Travertino. Ho offerto io. Ma per piacere! Invece questa volta sarà tutto diverso. L’ atmosfera è perfetta e io sono pronta. Preparata, determinata e depilata: se alla fine anche oggi mi tiro indietro, giuro che domattina mi presento a Santa Maria Maggiore e mi faccio suora! Sobbalzo sui sampietrini, di nuovo lanciata a tutta velocità. Ormai il Colosseo è alle mie spalle, con la coda dell’occhio ne scorgo il profilo sopra le fronde degli alberi. Così illumina to dai fasci di luce gialla dei faretti, sembra un disco volante proveniente da un altro mondo, il relitto di una nave spaziale aliena atterrata secoli fa. Katy Perry è sulla mia stessa lunghezza d’onda e attacca a cantare E.T. Arrivata al Circo Massimo, svolto a destra e sfilo davanti ai rari pub che si affacciano sulle antiche rovine romane. Dalle porte aperte, l’alone dei neon si spande sulla strada che circon da la conca, e da dentro i locali giunge un chiacchiericcio forte, risate di ragazzi e il tintinnare dei bicchieri. Mi tolgo le cuffiette e rallento. Cazzo, mi è sembrato proprio di vedere Tommy in uno dei pub, sono quasi sicura di aver persino riconosciuto la sua voce. Ma è impossibile che sia andato a bere con gli amici. Non stasera. Non prima di vedermi. No, sarebbe davvero troppo strano. Parcheggio contro il muro esterno di un bar e scendo a piedi nella conca del Circo Massimo. L’ oscurità mi avvolge: non ci sono lampioni a rischiarare questa piscina di erba e terriccio, sotto un cielo senza luna. Solo le stelle mi guidano, quelle po 19 [email protected] 12.04.2016 14:02 che abbastanza fulgide da superare la cappa di aria sporca che incombe sulla città. Una folata gelida si infiltra nella scollatura della felpa e mi fa rabbrividire. Ho un crampo allo stomaco e mi stringo le braccia al petto. In pochi istanti, l’atmosfera pare aver perso ogni traccia di romanticismo, e ho un bruttissimo presentimento. Il rumore del traffico si affievolisce mentre cammino sull’erba, le scarpe affondano tra gli steli molli e cedevoli. L’ albero che sorge al centro del circo mi sembra la testa di un serpente gi gantesco che spunta dalle acque putride e fangose di una palu de. Un ammonimento che, se mi avvicinerò troppo, il serpente emergerà famelico a divorarmi. Che razza di pensieri balordi. E ho anche i brividi. Colpa della scollatura, c’era proprio bi sogno che fosse così ampia? Ma qualcuno ha preteso che mi vestissi in modo da congelare! Mannaggia ad Alessandra e ai suoi consigli! Giungo all’albero che per fortuna è sul serio una pianta e non un serpente. Mi appoggio di schiena al tronco che si staglia nero contro il cielo punteggiato di stelle fievoli. Respiro lentamen te, osservando i palazzi che circondano il lato corto del Circo Massimo. Le finestre illuminate mi rassicurano, anche se sono troppo distanti. Non devo farmi prendere dal panico, non c’è niente di cui aver paura. Io e Tommaso siamo già venuti qui di notte. Abbia mo bevuto nei pub e allestito i nostri picnic, prima di sdraiarci sull’erba a coccolarci. Però non siamo mai andati più in là di toglierci le magliette e baciarci. Tommy una volta ha provato a infilarmi la mano nelle mutandine, ma l’ho fermato succhian dogli il collo fino a farlo ridere. Purtroppo sono una ragazza insicura. Almeno per quanto riguarda quello. Spio l’ora sul cellulare. Le undici e un quarto. Strano che 20 [email protected] 12.04.2016 14:02 Tommaso non sia ancora arrivato, normalmente agli appunta menti si presenta in anticipo, ogni volta lo trovo lì ad aspettarmi. Gli scrivo un sms: DOVE SEI? Aggiro l’albero e mi guardo intorno, ma non si vede un acci denti. Potrebbe essere a dieci passi da me e non me ne accorge rei. Poso lo zaino per terra e mi ci siedo sopra. Alzo gli occhi al cielo: i puntini delle stelle appaiono sempre più fiochi, sempre più lontani e freddi. Di solito il buio non mi infastidisce, anzi, quando scendevo nella conca mano nella mano con Tommaso mi sentivo tranquilla, come se stessi per entrare in casa di un vecchio amico fidato. Stasera invece le tenebre mi assediano, protendono i loro tentacoli e mi fanno pizzicare la pelle, la stessa sensazione di quando ti sfili il maglione e l’elettricità statica ti fa formicolare i peletti sulla nuca. Sarà l’agitazione. O la pasta surgelata riscaldata al microonde che ho mangiato a cena. Op pure... Non so neanch’io perché mi sento così, e non saperlo mi fa stare peggio. Il cellulare pigola. L’ sms di Tommaso dice: PER UNA VOLTA SEI IN ORARIO. COMUNQUE STO ARRIVANDO. Rimango a fissare il display. Che cavolo di messaggio è? È questo il modo di iniziare una serata romantica? Dove sono la gentilezza, la dolcezza, la sensualità? Se è così, freddo come un ghiacciolo, poteva anche fare a meno di invitarmi. Trascorrono lenti altri minuti, e io sono sempre seduta sul mio zaino. Sola. Scrivo un messaggio su WhatsApp per Ale. Le spiego la situazione e lei mi risponde che se Tommaso non si fa vivo subito devo andarmene immediatamente: non bisogna mai farsi trattare come zerbini. Mai. Lei ci è cascata con un suo ex ed è stata un’agonia. Bisogna far valere le proprie ra gioni e persino incazzarsi, se necessario. Per esempio quando 21 [email protected] 12.04.2016 14:02 hai l’appuntamento più importante della tua vita e il tizio ti fa aspettare nel bel mezzo del nulla, di notte. Comincio a provare una sensazione di crescente fastidio nei confronti di Tommaso, ma decido di ignorarla e di conceder gli altri dieci minuti. Dopotutto la volta scorsa sono stata io a comportarmi male, e mi sentirei in colpa a levare le tende senza prima avergli almeno parlato. Magari è capitato qualche impre visto. Gli è successo qualcosa. Ma alle undici e quarantacinque supero il limite: mi sono proprio rotta le palle di starmene qui a gelarmi il sedere. «Vai al diavolo.» Mi alzo e spazzolo i leggings. Un frusciare nell’erba, alla mia destra. Rumore di passi. Mi volto in quella direzione. Dal buio spuntano dei ragazzi, sagome scure in controluce sullo sfondo luminoso dei pub. Sollevo il cellulare e accendo il flash della fotocamera, puntandolo sul gruppetto. «Tommy? Sei tu?» La luce gli danza sul viso, mette in risalto i lineamenti delica ti, la barba curata alla Justin Timberlake e i suoi occhi, con quel profilo all’ingiù che ho adorato dalla prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati. «Ciao» dice in tono piatto, senza calore. Non mi sorride. Chi sono i tizi alle sue spalle? I suoi amici dell’università? Mi avvicino a lui e mi sporgo per baciarlo, ma Tommaso scosta il viso di lato. Le mie labbra non incontrano le sue, ma solo la barba ruvida sulla guancia. Il cuore perde un battito, il sangue mi si raggela nelle vene. Indietreggio di un passo. «Si può sapere che ti prende?» gli chiedo. «È quasi un’ora che ti aspetto.» Accenno al gruppetto di ragazzi che lo affiancano. «E loro chi sono?» 22 [email protected] 12.04.2016 14:02 «Amici» risponde. «Eravamo a bere qui vicino. Ci abbiamo messo un po’, ma non c’è bisogno di fare l’isterica.» Isterica? Io? Rimango esterrefatta, mentre i suoi amici ridac chiano e commentano tra loro. Apro e chiudo la bocca un paio di volte, senza riuscire a dire niente. Sono sbigottita. Eravamo a bere... Intanto io ero qui ad arrovellarmi nel dubbio, a preoc cuparmi per lui, al freddo, al buio e con i grilli che facevano a gara a saltarmi nella scollatura nel tentativo di farmi venire un infarto per lo spavento! Un’ondata calda mi risale il volto, un’ondata di rabbia. «Sei ubriaco? O ti sei rincoglionito e non ricordi più gli ap puntamenti? Sei stato tu a chiedermi di venire.» Stringo il cel lulare nel pugno e la luce del flash abbandona la sua faccia. «Se volevi uscire a bere con i tuoi amici potevamo organizzare per un’altra volta.» Pensavo che anche tu volessi trascorrere una serata speciale, vorrei aggiungere, ma il pubblico – li ho contati, gli amici, cin que teste di cazzo che puzzano di sudore e di birra – mi im pedisce di scadere nel romantico o, peggio, nel malinconico. Se credono che si godranno lo spettacolino della fidanzata di Tommy che scoppia a piangere mentre lui si atteggia da duro, si sbagliano di grosso. «Oltre che frigida, è pure nervosetta» dice uno dei tizi. Il che significa che Tommaso è andato a raccontare in giro del mio rifiuto. Ha sparlato del nostro momento più intimo. E non si sarà fatto scrupoli nello scendere in dettagli: come avevo la pelle d’oca lungo le braccia quando mi baciava, quanto mi ver gognavo che mi vedesse anche solo in reggiseno, l’odore della mia eccitazione... Mi sento sprofondare. Affogo nella palude, e il serpente mi attende con le fauci spalancate. «Senti Chiara...» Tommaso, ormai una sagoma nera, beve 23 [email protected] 12.04.2016 14:02 un sorso dalla bottiglia di birra che regge in mano. «Ci ho pensato, e non credo che stiamo bene insieme. Penso che do vremmo prenderci una pausa.» Lo dice così, con il tono indifferente di chi sta recitando il codice fiscale all’impiegato delle poste. Questo non è il ragazzo gentile che un mese fa si è offerto di accompagnarmi in giro per la facoltà di Economia alla Sapienza, il ragazzo che vedendo una liceale in difficoltà si è proposto di farle da cicerone. Non è il ragazzo che mi scosta teneramente i capelli dal collo per coprirlo di baci o che mi viene a prendere all’uscita da scuola e mi consola con un mazzo di rose se un compito in classe mi è andato male, e sempre con un mazzo di rose viene a festeggiare se invece ho preso un bel voto. Non è il mio Tommy, o quello che pensavo fosse Tommy. Questo qui è uno stronzo che mi sta mollando solo perché non gliel’ho data. E che si porta al traino altri cinque imbecilli per sentirsi più figo, per far vedere che lui le ragazze le lascia quando gli pare, ché tanto non ci mette niente a rimorchiarsene una nuova al pub. Gli amici di Tommaso rimangono in silenzio, gli occhi luc cicanti nella notte. Un branco di lupi intorno alla preda ago nizzante. Vorrei essere forte. Vorrei non piangere. Vorrei che non mi tremasse la voce, vorrei mandare a fanculo Tommaso e i suoi amici e andarmene a testa alta. Vorrei lasciarmi questa storia alle spalle sapendo di aver mantenuto intatta la mia dignità. Ma se penso a come ero eccitata e felice appena un’ora fa, mentre passavo la piastra sui capelli immaginando Tommaso che me li carezzava sussurrandomi all’orecchio che mi voleva... Se penso a quanto lo desideravo mi sento morire. Una lacrima traditrice mi scivola lungo la guancia. Singhioz 24 [email protected] 12.04.2016 14:02 zo. Posso solo sperare che al buio non si noti che ho cominciato a frignare. «Dai, non fare così.» Tommaso mi si avvicina, allunga la mano libera, come per asciugarmi il viso. Sarebbe un gesto te nerissimo, se non fosse che mi ha spezzato il cuore. Mi ritraggo. «Ora capisco perché ti sei portato gli amichetti» dico, la voce ferma nonostante sia sul punto di piangere a dirotto. «Ti man cavano le palle di lasciarmi da solo.» «Guarda, Chiara, che se sono venuto a dirtelo a voce è solo perché ti rispetto. Avrei potuto mandarti un messaggio.» «Sarebbe stato più nel tuo stile.» Ridacchio. Vorrei che suo nasse come una risata sprezzante, ma è difficile quando le la crime ti rigano le guance. Alzo il viso per guardarlo bene in faccia. I tratti dolci del suo volto, così familiari, emergono dal buio. Il ricordo di quando gli carezzavo il mento e strofinavo il naso sulla sua barba prima di baciarlo mi lascia in bocca un sapore agrodolce, come sco prire che il frutto che dall’esterno sembra così gustoso in realtà all’interno è marcio. «Ero venuta a riprendere il discorso dell’altra sera» continuo. «Ma ripensandoci ho fatto bene a non dartela, i ragazzi senza palle a letto non sono un granché.» Un amico di Tommaso fa un breve fischio, un altro mi spiega con termini volgari quanto saprebbe soddisfarmi lui. Io sono sull’orlo dell’abisso, sul baratro della disperazione. Vorrei sca gliare il cellulare in faccia a Tommaso e andarmene. Ma il tele fono mi servirà per chiamare Alessandra, perciò non mi resta altro da fare che levarmi di torno. Raccolgo lo zainetto e mentre Tommaso scherza con gli ami ci, ed è distratto dai loro discorsi idioti, mi incammino a passo 25 [email protected] 12.04.2016 14:02 spedito in direzione della strada, verso il bar accanto al quale ho lasciato lo scooter. Non mi volto indietro neppure per un istante, ma mi accorgo dolorosamente che dentro di me ho an cora una scintilla di speranza: forse Tommaso si è già pentito di quello che mi ha fatto, magari scaccerà via i suoi amici del cazzo e mi rincorrerà. Mi implorerà di perdonarlo, e io gli concederò l’onore del picnic sul prato, prima di stenderci sull’asciugamano per proseguire la nostra notte d’amore. Proseguire. Non è neanche iniziata. Tiro su con il naso e mi pulisco il viso bagnato di lacrime con la manica della felpa. Ormai sono lontana e per fortuna Tommaso non mi ha seguita, perché adesso sto piangendo come una fontana, e la soddisfazione di vedermi distrutta per merito suo non voglio concedergliela. 26 [email protected] 12.04.2016 14:02