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BARBARA FRALE CRIMINE DI STATO LA DIFFAMAZIONE DEI TEMPLARI [email protected] 10.09.2014 17:07 www.giunti.it © 2014 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165, 50139 Firenze – Italia Piazza Virgilio 4, 20123 Milano – Italia Prima edizione: ottobre 2014 Ristampa Anno 6 5 4 3 2 1 0 2018 2017 2016 2015 2014 Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A. – Stabilimento di Prato [email protected] 10.09.2014 17:09 Crimine di stato LA DIFFAMAZIONE DEI TEMPLARI [email protected] 10.09.2014 17:09 1 L’ATTACCO [email protected] 10.09.2014 17:08 1 SEXGATE: LO SCANDALO COME ARMA DA OFFESA È il 21 gennaio 1998, mercoledì. Sul Washington Post, il quotidiano più antico e più diffuso nella capitale degli Stati Uniti d’America, esce un articolo dal titolo inquietante: Clinton Accused of Urging Aide to Lie. Vale a dire che il Presidente aveva bisogno di pagare una complicità, doveva cioè ottenere che qualcuno lo aiutasse a sostenere una menzogna. L’omertà comprata è quella di Monica Lewinsky, una giovane stagista della Casa Bianca con cui il Presidente avrebbe una relazione; a lei sarebbe stato imposto il silenzio su un caso scottante nel quale Clinton era rimasto implicato anni prima: una denuncia per molestie sessuali sporta da una giornalista di nome Paula Jones. Il reato è una colpa tutto sommato secondaria, che diventa però gravissima se mette in dubbio la buona fede del Presidente, se contamina con il sospetto del falso il sacro dovere etico che il capo dello Stato si è 8 [email protected] 10.09.2014 17:09 assunto nei confronti dei cittadini. Clinton sarebbe un bugiardo, perciò ha tradito il mandato fondamentale che gli è stato affidato. La colpa capace di incastrare Clinton non poteva essere la scappatella, bensì la menzogna detta per coprirla. La Lewinsky era consenziente, molto giovane, bella; il Presidente rischiava insomma di passare per un uomo di mezza età sedotto dall’audacia di una ragazza tutta curve. Per rovinare la reputazione dell’accusato serviva qualcosa di caustico: dunque si collegò la relazione con la stagista al caso Paula Jones, che invece si dichiarava vittima di un abuso. Il lettore si chiederà quale rapporto a prima vista inesplicabile possa legare lo scandalo Sexgate al caso dei Templari, un ordine religioso e militare nato al tempo delle Crociate. Può stupire, in effetti, che due eventi divisi da ben settecento anni rivelino di avere talvolta strette relazioni fra loro; eppure, il processo contro i Templari, l’ordine religioso-militare più potente del medioevo, comincia esattamente nella stessa maniera. L’innesco è una complessa strategia di diffamazione, che utilizza quale punta di diamante lo scandalo sessuale per dimostrare l’indegnità dell’imputato. Naturalmente, Bill Clinton è un singolo uomo politico, mentre i Templari erano una vasta istituzione diffusa in quasi tutto il mondo allora noto, composta da migliaia di persone. Il Presidente degli Stati Uniti viene inoltre accusato di molestie nei confronti di alcune donne, mentre ai Templari fu addossata la colpa di praticare l’omosessualità in modo indiscriminato, fatto 9 [email protected] 10.09.2014 17:09 che nella società del medioevo costituiva un peccato grave (cioè “contro natura”); la banale accusa d’aver compiuto atti immorali con le donne non sarebbe certo bastata a diffamarli, perché la dottrina e il pensiero diffuso nella gente del tempo erano molto indulgenti verso i rapporti eterosessuali, il cosiddetto “peccato secondo natura”. Queste e altre differenze strettamente dipendenti dal contesto storico non annullano però un dato evidente: fra le due manovre di attacco esistono numerose analogie. È proprio l’impatto dello scandalo sulla collettività, quella che noi oggi chiamiamo l’opinione pubblica (al tempo detta “pubblica fama”), a innescare un meccanismo di sfiducia profonda capace di sgretolare la credibilità della vittima. Il Trecento, secondo gli storici, è del resto il secolo dei processi politici. Chiamando in causa reati di tipo religioso o morale, il tribunale diventa una durissima arena di scontro; ma ancora prima di salire sul banco degli imputati, la vittima in qualche modo è esposta al pubblico disprezzo, viene distrutta moralmente con l’uso spregiudicato dei mezzi di comunicazione di massa. La morte civile precede dunque la condanna giudiziaria, che nel caso dei Templari in realtà non venne mai sancita. La divulgazione delle accuse assume in questi casi un carattere spettacolare, diffuso, globale; alle sue spalle, come vedremo, c’è una regia sapiente gestita da abili professionisti della comunicazione. 10 [email protected] 10.09.2014 17:09 Proprio come nel processo che travolse la carriera di Bill Clinton, quanto accadde in Francia diversi secoli prima fu essenzialmente uno scontro tra poteri, in cui l’arma della diffamazione serviva precisi fini politici. Nella Parigi del medioevo non c’era un antagonista politico da abbattere: fu il governo, il potere costituito, a montare in modo artificioso un caso giudiziario eclatante per ottenere il consolidamento dell’apparato monarchico a danno dei Templari, e lo fece tramite una campagna di delegittimazione che aveva il suo più dirompente strumento accusatorio nello scandalo sessuale. Due vicende separate da quasi settecento anni, contraddistinte però da una dinamica simile che punta molto sull’effetto sorpresa: scioccare la collettività con una notizia terribilmente incresciosa, qualcosa che le persone comuni non avrebbero mai immaginato. L’articolo sul Washington Post del 21 gennaio provocò il proverbiale fulmine a ciel sereno. Dopo lo sconcerto subitaneo, lasciò nell’opinione collettiva un sapore amaro, un diffuso senso di disgusto e fastidio. Non si trattava di essere moralisti, era soprattutto una questione di dignità: nessun cittadino americano desiderava essere rappresentato da un Presidente che, almeno in via ipotetica, poteva essere un bieco molestatore. Clinton minimizzò, ma lo scalpore suscitato nel paese era tale che cinque giorni dopo, il 26 gennaio, decideva di incontrare i mezzi di informazione alla Casa Bianca: in presenza della moglie Hillary, che apparve al suo fianco serena e solida come una torre, si dichiarò 11 [email protected] 10.09.2014 17:09 vittima di mere calunnie. Non aveva mai imposto a nessuno di mentire, né del resto gli occorreva l’omertà di qualcuno: era innocente, e non aveva mai avuto rapporti sessuali con la donna in questione. Il Consigliere indipendente Kenneth Starr aveva tuttavia raccolto un voluminoso dossier, a tal punto consistente da motivare la richiesta dell’impeachment (cioè la messa in stato d’accusa): fra le prove, spicca il famoso abito blu della stagista dove restano tracce di materia seminale capaci di inchiodare Clinton con l’esame del DNA. Si apriva in tal modo il Sexgate, il più famoso scandalo politico caduto sulla Casa Bianca dopo quello del Watergate che aveva condotto alle dimissioni del Presidente Richard Nixon nel 1974. Curiosamente, anche nel caso Watergate era stato proprio il quotidiano di Washington a lanciare la notizia, e anche stavolta ne cavalcherà la diffusione in tutta la sua devastante portata. L’attacco consisteva prima di tutto in una vera guerra mediatica basata sulla demolizione dell’immagine del Presidente; ma facciamo un passo indietro, per vedere su quali basi oggettive il Washington Post e il Consigliere Kenneth Starr avevano impiantato la loro manovra d’accusa. Ci sarà molto utile per addentrarci nella complessa strategia che decretò la fine dei Templari. I codici linguistici e culturali utilizzati molti secoli fa richiamano infatti quelli del nostro tempo: oggi il medioevo è tanto di moda anche perché spesso lo si usa come una lente attraverso cui guardare alla società attuale. 12 [email protected] 10.09.2014 17:09 2 PRIMA DI TUTTO, DELEGITTIMARE Il 6 maggio 1994 la giornalista Paula Corbin Jones aveva denunciato Bill Clinton, allora Governatore dello stato dell’Arkansas, per molestie sessuali avvenute in una stanza dell’Hotel Excelsior, dove lo aveva incontrato per un’intervista. Secondo la Jones, Clinton le aveva preso la mano, cercando di abbracciarla; dinanzi alle sue reticenze, si sarebbe seduto sul divano denudando i genitali per mostrarle la propria potenza virile. Più che di molestie, si sarebbe potuto definire come un esempio di “esibizionismo”; il caso si era chiuso con una sentenza che non qualificava quei comportamenti, comunque odiosi e offensivi, come veri reati sessuali. I fatti risalivano a tre anni prima, l’8 maggio 1991, ma Paula Jones sporse denuncia contro Bill Clinton con un tempismo straordinario: appena due giorni dal termine dopo il quale il reato sarebbe caduto in prescrizione, rendendo in tal modo il presunto crimine non più perseguibile. Inoltre, l’azione legale di Jones era stata preceduta da un articolo del giornalista David Brock 13 [email protected] 10.09.2014 17:09 uscito sull’American Spectator, dal titolo Troopergate: in base alla testimonianza di due agenti della Polizia di Stato dell’Arkansas, il Governatore Clinton avrebbe tenuto comportamenti sessuali lesivi verso una donna chiamata semplicemente Paula. Di nuovo i giornali si trovano al centro dello scandalo, in questo caso un settimanale che faceva clamore con servizi dedicati a vicende imbarazzanti legate agli ambienti politici. Il caso Jones vs Clinton fu insabbiato per l’inconsistenza del reato in sé; nondimeno, nel gennaio 1998 le intemperanze amorose del Presidente tornarono agli onori delle cronache. Stavolta la “gola profonda” apparteneva al personale della Casa Bianca: una fonte interna, perciò ritenuta particolarmente autorevole. Il giornalista Michael Isikoff scrisse che Linda Tripp, impiegata negli uffici della Presidenza, aveva visto uscire dallo Studio Ovale la collega Kathleen Willey piuttosto discinta, sconvolta, e con il rossetto disfatto; la ragazza le aveva riferito di essere stata aggredita dal Presidente, e poi costretta a compiere certe azioni contro la sua volontà. Linda Tripp era divenuta la confidente di Monica Lewinsky, che le aveva rivelato di intrattenere da tempo una relazione intima con Clinton; dietro suggerimento di Lucianne Goldberg, una nota agente letteraria, aveva registrato le sue telefonate con la Lewinsky consegnando poi i nastri al Consigliere Kenneth Starr. Voci, accuse, mass media scatenati e decisi a battere il ferro finché è caldo, persino il coinvolgimento di un’esperta in scienza della comunicazione come un 14 [email protected] 10.09.2014 17:09 agente letterario: può stupire, ma qualcosa del genere era avvenuto anche nel caso dei Templari. Al netto di reati concreti, che sembrano avere un’entità irrisoria, questo è per la cronaca il profilo dello scandalo Sexgate: una grande manovra politica orchestrata da una regia sapiente che non ha avuto fretta di bruciare le tappe (1991-1998), abile a sfruttare in tutte le sue dirompenti conseguenze anche un dettaglio in sé modesto, il quale diviene tuttavia prezioso e potenzialmente esplosivo se inserito nel contesto opportuno. L’astro politico di Bill Clinton ne ricevette una ferita insanabile, colpito in quello che era forse l’unico punto debole. Nell’ottica dei suoi nemici, probabilmente non c’era altra soluzione, volendo eliminare un avversario politico che godeva di un favore popolare enorme, quasi uguale a quello mai superato di John Fitzgerald Kennedy. Politico raffinato, grande comunicatore, affabile e spontaneo con le persone comuni, Bill Clinton possiede anche il giusto background sociale per assurgere alle più alte vette della popolarità: consumatore di cibo Mac Donald’s, è definito dal Premio Nobel Toni Morrison “il primo Presidente dei Neri” per l’umiltà e la schiettezza di modi che trae dalle sue umili radici familiari, e per lo spiccato talento nel suonare il sassofono. Sembrava insomma personificare la sintesi perfetta dei migliori valori degli Stati Uniti d’America. Era la simpatia della gente comune, la sua immane forza; e quel grande serbatoio di energie, il consenso collettivo, doveva essere colpito e affondato. Bisognava infrangere 15 [email protected] 10.09.2014 17:09 questo solido mito popolare, facendo del Presidente in carica un bieco pervertito. E i Templari? Che ne fu di questi combattenti che, alla pari di Bill Clinton, sembravano incarnare un elevatissimo modello etico e sociale nella loro epoca? Membri di un ordine religioso e militare fondato in Terrasanta poco dopo la Prima Crociata, erano frati abilitati a combattere per difendere Gerusalemme e il Santo Sepolcro. Favorito dai sovrani e dai papi, l’ordine era stato riconosciuto da papa Onorio II nel Concilio di Troyes (1129), e divenne ben presto una grande organizzazione sovranazionale finalizzata alla politica della crociata; il suo primo scopo, oltre a difendere la fede, era mantenere una stabile presenza cristiana nei territori di Siria-Palestina. Agli inizi del Trecento i Templari furono messi in stato d’accusa dal re di Francia Filippo IV detto il Bello, e trascinati pertanto in un processo per reati contro la fede che durò diversi anni, a seguito del quale l’ordine fu soppresso per decreto papale. Un vero paradosso, dunque: uomini votati alla difesa del Sepolcro e della religione cristiana, paragonati addirittura ai martiri da papa Eugenio III (1145), sono deliberatamente trascinati in un processo con gravissime accuse di reati contro la fede. Travolto dall’infamia, l’ordine cadde vittima di uno scandalo concepito su larga scala e condotto nel lungo periodo. Una pianificazione articolata, analoga a quella che contraddistingue il caso Sexgate. Anche la raccolta delle informazioni scottanti sembra seguire 16 [email protected] 10.09.2014 17:09 la stessa dinamica: la diffamazione dei Templari cominciò da un rinnegato chiamato Esquieu de Floyran, ex priore di Montfaucon, che cercò invano di vendere la sua testimonianza a re Giacomo II d’Aragona: il sovrano gli prestò udienza, ma non intraprese nessuna azione contro il temuto ordine militare: Floyran ripeté il tentativo con un sovrano molto più potente, quello di Francia: e stavolta ebbe successo. Nel caso di Bill Clinton, il reporter Michael Isikoff aveva cercato di vendere il suo articolo incendiario al settimanale Newsweek, che però all’ultimo momento bloccò la pubblicazione; si rivolse allora al Washington Post, una testata munita di appoggi politici più saldi. Questo libro ha dunque un’ottica particolare: indaga come fu usata l’arma della diffamazione per infliggere un danno irreparabile. Aperto dalla Corona di Francia, il processo ai Templari finì per coinvolgere l’intero mondo cristiano. Riluttanti sulle prime, gli altri sovrani trovarono con il tempo che l’idea di Filippo il Bello era conveniente anche per loro. Furono davvero pochi i governi che anteposero un concetto sacro e assoluto di giustizia allo stretto connubio fra interesse economico e politico, e difesero l’innocenza dei Templari a scapito di ciò che in seguito Machiavelli avrebbe detto “ragion di stato”. Il processo ai loro danni fu indubbiamente un crimine di stato. Percorriamone in dettaglio le fasi. 17 [email protected] 10.09.2014 17:09 3 COSE ADDIRITTURA “DISUMANE” È il 13 ottobre 1307. Un giorno come tanti altri, a Parigi, la città più grande d’Europa, a quel tempo: una vera metropoli che contava fra il centro e i sobborghi circa duecentomila abitanti, mentre Roma, cuore del cristianesimo occidentale, ne aveva appena quarantamila. Filippo IV detto il Bello, nipote di re Luigi IX che era stato proclamato santo appena pochi anni prima, governava sulla Francia, signore di un dominio esteso geograficamente dal Canale della Manica ai Pirenei. Con i suoi circa venti milioni di sudditi, il paese racchiudeva una porzione importante della popolazione europea. Pur non essendo uno stato unitario e nazionale come lo intendiamo oggi, ma piuttosto un regno feudale, la Francia era la maggiore potenza del mondo cristiano. Quel 13 ottobre, venerdì, sembrava una giornata come le altre. I documenti non registrano nessun trattato o evento particolare: il giorno avanti, 12 ottobre, era stata concessa un’autorizzazione alla Corporazione 18 [email protected] 10.09.2014 17:09 dei mercanti parigini per tenere assemblee; il giorno dopo, sabato 14, si discusse il valore legale che doveva avere nei mercati del regno la “salma”, una misura per i liquidi. Si direbbe dunque una giornata banale, seguita a un’altra rattristata dai funerali solenni della principessa Caterina de Courtenay, moglie del principe Carlo di Valois, fratello del re. La morte della nobildonna costituiva una grave perdita non solo sotto il profilo umano; Caterina era infatti l’ultima erede di una dinastia che aveva regnato sul trono di Costantinopoli fino al 1261, quando la grande metropoli sul Bosforo era stata riconquistata dall’Imperatore greco Michele Paleologo. Carlo di Valois, fratello del monarca più potente d’Europa, contava di recuperare il trono bizantino facendo leva sui diritti ereditari di sua moglie, una Courtenay. Alle esequie solenni aveva preso parte anche il sovrano, egli pure vedovo da circa due anni; il pubblico onore di sorreggere lo stendardo funebre era stato assegnato a un cavaliere anziano, illustre in Francia e non solo: si chiamava Jacques de Molay, ed era Gran Maestro dell’ordine dei Templari. Il 13 ottobre 1307 non lasciò insomma segni vistosi nei registri della Cancelleria di Francia, mentre le cronache al contrario lo ricordano per un evento memorabile: poco prima che facesse giorno, in tutto il territorio del regno, un nutrito drappello di soldati reali fece irruzione in ciascuna delle precettorie del Tempio 19 [email protected] 10.09.2014 17:09 per mettere in stato di fermo i Templari presenti. Arresti domiciliari, potremmo dire. Era la conseguenza di una manovra preparata da tempo: un ordine regio, diramato in segreto con un mese d’anticipo, prevedeva che si accertasse il numero di frati guerrieri residenti in ciascuna precettoria. Questo perché, quando la cattura fosse scattata, piombassero in ciascuna sede un numero tale di uomini armati che i Templari presenti non potessero opporre resistenza. L’ordine d’arresto era stato firmato nell’abbazia di Maubuisson presso Pontoise il 14 settembre 1307; se ne conserva copia a Parigi, nei fondi degli Archivi Nazionali (J 413, n. 22). Agli occhi dello storico esperto, il documento presenta una certa singolarità: è per così dire “doppio”. C’è una prima parte redatta in latino, la lingua ufficiale della Chiesa, della cultura, dell’università; qui si enunciano i principi ideali che hanno spinto il sovrano a un passo tanto grave. Il testo deve esibire una sorta di giustificazione, un alibi morale per un gesto così estremo: catturare i membri di un ordine che, oltre a essere militare, è anche religioso, perciò appartiene ai ranghi della Chiesa. La seconda parte è formata invece da una specie di postilla contenente le istruzioni pratiche, dirette ai soldati e agli ufficiali dello Stato che dovevano eseguire quelle imposizioni. Questa sorta di “allegato” è scritto nel francese corrente di primo Trecento, quello propriamente alla portata di tutti. Perché si fece ricorso a un doppio registro? Per ovvie esigenze pratiche: chi organizzava l’attacco ai Templari voleva la certezza che 20 [email protected] 10.09.2014 17:09 questi uomini d’arme, non di cultura, capissero bene ogni dettaglio, senza possibilità di equivoci. Il proclama iniziale in latino è infatti un documento che trabocca pretesti, che chiama in causa molte citazioni altisonanti tratte dalla Sacra Scrittura, ed è improntato a uno stile aulico, difficile, denso di figure retoriche e immagini simboliche per enfatizzare la gravità delle colpe di cui i Templari si sono macchiati. L’eleganza è il suo primo scopo, non certo la chiarezza. Vediamone due brevi stralci, tanto per avere un’idea del suo tenore: Una cosa amara, una cosa deplorevole, una cosa assolutamente orribile al pensarci, terribile a intendersi, un crimine detestabile, un delitto esecrabile, un’opera abominevole, un’infamia orribile, una cosa addirittura disumana... [...] Ecco dunque come questa gente perfida, gente insana e votata al culto degli idoli, non si vergogna di commettere questi delitti e anche altri. Il loro operato detestabile, le loro parole inopportune possono contaminare la terra con la loro nefandezza, sottrarre i benefici della rugiada e corrompere la purezza dell’aria, e indurre la confusione nella nostra fede. (Lizérand, L’affaire des Templiers, pp. 18-20) Simili esagerazioni abbondano in questo scritto: si voleva affermare che i delitti commessi dai Templari erano così immondi da infliggere all’umanità intera un danno anche fisico; i loro misfatti costituivano un 21 [email protected] 10.09.2014 17:09 male morale capace di guastare la terra, l’aria, i raccolti. La postilla che lo segue parla invece tutt’altra lingua. Contiene istruzioni dettagliate, trasmesse in modo inequivocabile: Questa è la forma che i Commissari devono seguire nello svolgimento della missione. Innanzitutto, quando saranno arrivati e avranno trasmesso l’ordine ai funzionari locali (siniscalco e balivo), faranno un’indagine in segreto su tutte le case templari presenti sul territorio; all’occorrenza, indagheranno anche sui conventi locali degli altri ordini religiosi, per dare a vedere che si stanno compiendo verifiche ad esempio sul pagamento delle decime, o usando un altro pretesto. Nel giorno prestabilito, chi sarà incaricato dell’operazione dal siniscalco o dal balivo, dovrà scegliere un certo numero di uomini potenti e notabili che abitano in quel luogo. Che siano gente senza sospetto, membri dell’aristocrazia o ufficiali del regno: devono prestare giuramento, ed essere informati in segreto che quanto sta per accadere dipende da un ordine del re e del papa. Quindi siano inviati presso ogni casa templare del territorio per arrestare le persone lì presenti, sequestrare i beni e organizzare la loro custodia. Affideranno le vigne, i terreni coltivati e quelli appena seminati a persone adatte, insieme ai servitori che si troveranno in ogni magione; la sorveglianza su ogni cosa dovrà essere svolta da uomini facoltosi e onesti del territorio. Quello stesso giorno, si provveda a stilare subito un inventario dei beni mobili, che devono firmare apponendo il loro sigillo. 22 [email protected] 10.09.2014 17:09 Ogni incaricato deve recarsi nelle case del Tempio con una forza armata di sergenti e uomini d’arme tale che i frati e i loro servitori non siano in grado di opporre resistenza. (Lizérand, L’affaire des Templiers, pp. 24-29) Nell’ottica dello storico odierno, il documento ha un carattere indubbiamente rivoluzionario, perché in un certo senso scardina i fondamenti del pensiero rimasto in vigore per molto tempo. Da secoli, ormai, gli uomini credevano che il mondo poggiasse per volere divino su due fondamenti essenziali: il Papato e l’Impero. L’uno governava sullo spirito, l’altro sui corpi e le cose materiali; dalla buona armonia fra questi due poteri, dipendeva la felicità del genere umano. La società era costituita da tre ordini nettamente divisi fra loro: clero, aristocrazia, lavoratori. Il primo ordine si dedicava alle preghiere e al servizio di Dio, un ruolo importante perché doveva scongiurare disastri e calamità attirando la protezione divina sugli altri gruppi della società; il secondo ordine, quello dei nobili capaci di fare la guerra a cavallo, aveva il compito di difendere militarmente tutti gli altri. Il terzo, infine, formato da contadini, artigiani e mercanti, lavorava per produrre e commerciare beni di consumo necessari all’intera collettività. Un famoso intellettuale del secolo XII, Guiberto di Nogent, riteneva che i Templari si trovassero sulla vetta di questo ideale ordine del mondo: erano infatti membri del clero in quanto prendevano i voti religiosi, e in 23 [email protected] 10.09.2014 17:09 quanto cavalieri combattenti, appartenevano all’aristocrazia militare. L’ordine del Tempio incarnava insomma l’eccellenza spirituale e sociale del genere umano. Due secoli dopo, il re di Francia li avrebbe ignominiosamente trascinati nel fango con l’accusa di commettere reati abominevoli. Quella stessa suddivisione degli uomini in tre ranghi, creduta valida per molto tempo, cominciava a cedere: già re Filippo III, padre di Filippo il Bello, alla fine del Duecento aveva nominato cavaliere in via eccezionale il suo orefice per “motivi di servizio”. Un lavoratore, un artigiano, era entrato nei ranghi dell’aristocrazia non per diritto di nascita, ma in virtù di un decreto reale. Filippo il Bello renderà quell’azione straordinaria una prassi abbastanza frequente, nobilitando diversi funzionari che riteneva suoi fedeli e benemeriti servitori. L’ordine tradizionale della società iniziava pericolosamente a scricchiolare. A distanza di tanto tempo, l’atto d’arresto contro i Templari appare come un vero spartiacque nella storia dell’Europa: in seguito, sarebbe emerso ciò che noi definiamo lo Stato laico, il quale rivendica la propria indipendenza dal controllo della Chiesa. Sarebbe sorto quindi lo Stato nazionale, formato da uomini tutti omogenei per cultura, origine e lingua, abitanti entro precisi confini geografici che la politica fissa e tutela. In qualche modo, il mondo era cambiato. Ma gli uomini del tempo, se ne resero conto? Per quanto le fonti ci permettono di capire, probabilmente no. 24 [email protected] 10.09.2014 17:09