Per 7 imprese su 10 è voglia di mercato americano
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Per 7 imprese su 10 è voglia di mercato americano
28-04-2016 Data LIBEROQUOTIDIANO.IT (WEB) Pagina 1 / 3 Foglio Questo sito utilizza cookie di profilazione [propri e di altri siti] per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. ACCEDI PUBBLICA FULLSCREEN GALLERY METEO CERCA Mi piace Ok LIBERO EDICOLA LIBERO TV LIBERO SHOPPING Lavoro HOME LIBERO BLOG POLITICA ITALIA ECONOMIA ESTERI SPETTACOLI PERSONAGGI SPORT VIDEO SALUTE ALTRO DATI Per 7 imprese su 10 è voglia di mercato americano 28 Aprile 2016 Commenti N. commenti 0 Allegro Arrabbiato Stupito Triste 0 0 0 aa a Per voi Totti dovrebbe accettare le offerte che arrivano dall'estero? VOTA SUBITO! Toti nega la scissione, ma lui e il Cav possono convivere in FI? VOTA SUBITO! American-pro Gilet moto custom in vera pelle a- 004690 99 €Outletmoto Codice abbonamento: 0 I SONDAGGI DEL GIORNO Camera di Commercio Americana LIBEROQUOTIDIANO.IT (WEB) 28-04-2016 Data Pagina 2 / 3 Foglio Bologna, 28 apr. (Labitalia) - Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati più attrattivi per i capitali delle aziende di tutto il mondo e L'IMBECCATA DI FRANCO BECHIS storicamente occupano una posizione di leadership per i nuovi investimenti delle imprese. Secondo ben 7 imprenditori italiani su 10 (72%), infatti, il mercato statunitense è il migliore dove investire i propri capitali. E il perchè è presto detto: può contare su un’economia solida e in continua espansione (62%), un sistema fiscale certo e trasparente (58%) e una tassazione vantaggiosa (55%). È quanto emerge da un’indagine promossa da K&L Gates Legal Observatory, l’osservatorio della sede di Milano dello studio internazionale K&L Gates, che analizza il panorama legale nel contesto italiano e internazionale. Tra le preoccupazioni principali che inibiscono gli investimenti all’estero, ci sono però la burocrazia (68%), la scarsa conoscenza del sistema legale (62%) e la lenta ripresa economica (57%). Dubbi raccolti Sulle trivelle Matteo tradito da 1 su 5. A ottobre rischia Che il referendum sulle trivelle sia stato perduto dai comitati per il Sì, è certo: non è passato. Ma per capire se Matteo Renzi ha davvero vinto ... dagli esperti in campo di tutela legale degli investimenti, che raccomandano di operare con il supporto di professionisti con grande 1 2 3 esperienza internazionale per non rischiare di andare incontro a L'IMBECCATA controversie fiscali e legali. L’indagine è stata condotta in occasione del convegno 'Investire in Usa: crescita e opportunità per le imprese', organizzato dall’American PIÙ LETTI PIÙ COMMENTATI Chamber of Commerce in Italy e K&L Gates in collaborazione con Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Confindustria Emilia Romagna; ha preso a campione 150 imprenditori delle maggiori città italiane proponendo loro un questionario volto a comprendere come le aziende 21.04.2016 Conto corrente, l'errore da evitare Altrimenti il Fisco si scatenerà... italiane considerano e valutano gli investimenti negli Stati Uniti e se pensano di effettuarne nel loro futuro. Dall’indagine è emerso inoltre che, nonostante molti imprenditori non abbiano mai investito negli Stati Uniti (68%) o all’estero (57%), ben 7 su 10 considerano un’operazione negli Usa la migliore opportunità per lo sviluppo della propria azienda (72%) e hanno preso in considerazione 25.04.2016 Lo schiaffo di Gigi Buffon ai partigiani: la frase proibita in diretta (il 25 aprile) 21.04.2016 Il super-senatore fa le corna alla moglie con la collega-vip la possibilità di farlo in futuro (69%). Ad incoraggiare le aziende verso tale orientamento sono la presenza di un mercato maturo e solido che può contare su quasi 320 milioni di abitanti (62%), un sistema fiscale certo e trasparente che non ammette 'furbetti' (58%) sia per quanto riguarda l’import, sia per quanto riguarda l’export, e una tassazione concretamente vantaggiosa per le aziende straniere che vogliono investire negli Usa (55%). 26.04.2016 Sapete chi finanzia la Meloni? Bechis ce lo rivela: una grossa sorpresa 26.04.2016 Guardi porno online? Fai attenzioni: se vedi questa foto, sei finito / Guarda “Il primo ostacolo per gli investitori -spiega Vittorio Salvadori di Wiesenhoff, partner della sede milanese dello studio legale internazionale K&L Gates e responsabile del dipartimento di diritto NEWS DA RADIO 105 tributario- è confrontarsi con un sistema fiscale diverso dal nostro. Il primo e fondamentale step è valutare le conseguenze fiscali derivanti dalla tipologia d’ingresso che viene effettuata sul mercato statunitense. Anche in assenza di una presenza fisica sul territorio, infatti, c’è il rischio della creazione di una ‘stabile organizzazione’, possibile in alcuni casi anche con un accordo commerciale con terzi (come un Se si opta per una presenza più strutturata nel Paese, "occorre, da un lato, valutare quale sia la tipologia societaria più adatta -dice Salvadorial perseguimento dei propri obiettivi e, dall’altro, scegliere lo Stato dove procedere alla costituzione (spesso è il Delaware, in considerazione di una legislazione societaria estremamente evoluta e Camera di Commercio Americana David Guetta: un milione di tifosi per la canzone degli Europei David Guetta: un milione di tifosi per la canzone degli Europei. Una canzone "collettiva". Era questo l'intento del dj Codice abbonamento: Uniti". 004690 distributore locale), che implica il pagamento di imposte negli Stati Data LIBEROQUOTIDIANO.IT (WEB) 28-04-2016 Pagina Foglio flessibile)". Insomma, suggerisce Salvadori, l'importante è "non andare 3 / 3 francese che sembra e...... allo sbaraglio, e rendersi conto che ci si sta affacciando in un mercato 1 2 3 4 5 diverso che richiede l’assistenza di consulenti esperti per trarre i maggiori vantaggi da questa economia incredibile”. Se Olanda, Giappone e Svizzera sono i primi tre paesi investitori negli ASCOLTA ORA RADIO 105 Usa, con flussi rispettivamente di 29,3 miliardi di euro, 25,4 miliardi di euro e 17,7 miliardi di euro, secondo i dati diffusi dalla Farnesina l’Italia nel 2014 ha fatto affluire nel mercato americano ben 2,8 miliardi di euro, un aumento che sfiora il 50% rispetto agli 1,5 miliardi di euro nel 2013. Una tendenza che vede un ritorno dei capitali italiani, oltre che negli Stati Uniti, anche in altre parti del mondo. Secondo gli esperti, gli altri mercati dove si stanno maggiormente concentrando gli investimenti sono l’Iran, grazie alla revoca delle sanzioni internazionali, a seguito dell’accordo sul nucleare del luglio 2015, la Cina, l’India e il Brasile. Mercati che, sebbene abbiano progressivamente aumentato la loro redditività, a causa della loto instabilità economica e politica, rappresentano ancora territori ad alto rischio per gli investimenti stranieri. “Dal nostro punto di vista -osserva Arturo Meglio, avvocato partner di K&L Gates esperto in ambito societario- la prima difficoltà riguarda la poca dimestichezza degli imprenditori con la normativa legale americana che peraltro non è unitaria ma differisce su base statale oltre a prevedere anche una regolamentazione federale in alcune materie. Si tratta di un sistema molto competitivo - assicura - che può offrire tante opportunità, ma che fa incontrare anche delle difficoltà oggettive, come le dimensioni notevoli del mercato, la lingua, la scarsa conoscenza del sistema e la difficile gestione organizzativa che richiede un team specializzato di professionisti che segua tutte le fasi". "Per quanto riguarda, invece, gli stati più attrattivi per i capitali italiani, si possono citare quello di New York, la California, la Carolina del Nord, che per esempio a Charlotte e Carolina del Sud, con Charleston, offrono degli incentivi, e il Delaware che presenta una normativa societaria più flessibile. Esistono anche altri mercati importanti, come quello di Cina e India, ma non danno le stesse garanzie politiche, giuridiche e finanziarie”, conclude. 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