El cuadro de la familia I ritratti di Velazquez e Goya

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El cuadro de la familia I ritratti di Velazquez e Goya
n° 319 - marzo 2005
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El cuadro de la familia
I ritratti di Velazquez e Goya
Velazquez è artista innovatore, in bilico tra l'etichetta di corte e la realtà
cruda dei fatti, creatore
di rivoluzionarie composizioni di sacro e profano. Pittore che guarda
la realtà, ma la trascende
trasportandola in un
mondo irreale quasi metafisico. Un brillante e
intelligente ritrattista,
capace di cogliere nell'osservazione attenta
dei volti, delle mani, degli atteggiamenti, ogni
sfumatura del carattere
sia nei ritratti singoli sia
in quelli di gruppo.
Ed è un vero e proprio
gruppo di famiglia in un
interno l'Adorazione dei
Magi (1619 Madrid, Museo del Prado), una rappresentazione sacra che
cela un vero e proprio ritratto familiare, quello
della famiglia del pittore. Dedicata forse alla
Compagnia di Gesù, nell'opera si possono riconoscere Juana, la bellissima sedicenne moglie
del pittore (la Madonna),
la piccola figlia di Velazquez (il Bambino), il suocero Pacheco (il personaggio barbuto) e Velazquez stesso (il più giovane dei Magi).
Anche nel decennio
1651-1660 Velazquez è
impegnato sul fronte del
ritratto, in particolare di
quello della famiglia
reale di Filippo IV, con
la sua giovanissima moglie Marianna d'Austria
e la piccola Margherita,
nata il 12 luglio 1651.
Appare bellissima nei
numerosi ritratti che segnano tutte le tappe di
vita e di crescita, l'infanta Margherita, dal
primo ritratto a Vienna
(Kunsthistorisches Museum) che la presenta a
tre anni come una dolce
dea piccola e bionda dinanzi a un tendone, a
quello in cui la bambina
ha cinque anni (sempre
nello stesso museo), più
grande, con i capelli
biondi e ricci. E poi ancora a otto con un grande
abito blu come i suoi occhi, sino all'ultimo in
cui ha nove anni (Museo del Prado) dove appare una ragazzina diafana ed elegante con lo
sguardo sorridente, ignara
del tragico futuro che
l'attende (morirà a 22
anni).
Ma l'immagine che davvero immortala Margherita è quella che la inserisce come protagonista in uno dei quadri più
affascinati dell'artista,
Las Meninas del 1656
(Museo del Prado).
L'opera rappresenta una
particolarissima scena:
la bionda principessa di
cinque anni è nel mezzo
di una stanza, vezzeggiata da due damigelle,
con attorno nani e personaggi di Palazzo: uno
di questi gioca con un
cane. C'è anche Velazquez, che in piedi sta dipingendo un grande tela
di cui è visibile solo il retro, mentre contemporaneamente guarda Ma-
ria Augustina de Sarmento, una delle damigelle, inginocchiata vicino a Margherita. Tra
gli astanti Marcela de
Ulloa e un gentiluomo,
forse don Diego Ruiz
de Azcona; al di là della
porta il maresciallo di
Palazzo don Josè Nieto
de Velazquez. Sullo
sfondo l'immagine riflessa dei due sovrani
nello specchio contribuisce a rendere misteriosa la composizione
già enigmatica e complessa, oggetto da sempre delle più svariate interpretazioni. Potrebbe
ad esempio lo specchio
anche essere semplicemente il riflesso di un
quadro? E perché i personaggi della scena hanno
l'aria sorpresa?
L'ampio ventaglio di interpretazioni, i sottili
giochi illusionistici, i significati evidenti o sottintesi fanno di quest'opera un enigma che
ha ispirato artisti e critici sino a oggi. Lo stile
è modernissimo, fatto di
colpi di luce e colore,
come scrive la Tazartes.
Nel “cuadro de la familia” non c'è ancora Felipe
Prospero, nato il 20 novembre 1657 dalla coppia reale e ritratto da Velazquez nel 1659 come
un altro piccolo semidio,
che morirà prestissimo,
nel 1661. Ma c'è, in
quello specchio incorniciato d'ebano un volto
di sovrano molto più vicino a quello dei due ul-
D. Velazquez: Adorazione dei Magi (part.) - Madrid,
Museo del Prado
D. Velazquez: Las Meninas - Madrid, Museo del Prado
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timi ritratti di Filippo
IV, rispettivamente a Madrid e a Londra. Più intimo il primo con un
semplice abito nero, più
ufficiale il secondo in cui
spicca la catena col Toson d'oro, rivelano entrambi dietro l'impassibilità, la caduta delle
illusioni: è il re che “si
vede invecchiare”, che
piange sulla tomba degli antenati, che si prepara a morire, come racconta Jeronimo de Barrionuevo nei suoi “Avisos”del 1656: nel medesimo modo ce lo tramanda Velazquez. D'altra parte quel re che nello
specchio delle Meninas
si contrappone al volto
ancora bello e sanguigno del pittore, è il suo
più grande amico.
L'intonazione dell'opera
ne ricorda un'altra con
un altro famoso ritratto
familiare: La famiglia
dell'Infante don Luis di
Goya (1784 Parma, Fondazione Magnani Rocca)
nella quale l'autore allo
stesso modo di Velazquez, il suo grande maestro ideale, ne Las meninas si ritrae nel dipinto,
a testimonianza del legame di amicizia e stima
che lo univa ai principi.
Goya si rappresenta infatti nel dipinto in una
posizione anomala, alle
spalle del committente,
da cui gli è impossibile
vedere i volti da ritrarre.
Licht nota come Goya
avendo insistito a rammentarci il capolavoro
di Velázquez, sopprime
il perno di Las Meninas,
e cioè lo specchio col
quale Velázquez ci fornisce una delle chiavi di
lettura del suo quadro.
Forse l'unica che chiarisce sia la posizione di
Goya sia la mancanza
dello specchio è che quest'ultimo non sia stato
soppresso da Goya, bensì
solamente spostato dalla
parete di fondo alla parete davanti al gruppo
della famiglia reale. Nell'opera la famiglia di
Luigi di Borbone viene
ritratta durante il soggiorno del pittore presso
il principe Luis, fratello
cadetto del re Carlo III,
sesto e ultimo figlio di
Filippo V, ad Arenas de
San Pedro, avvenuto in
due riprese nel 1783 e
nel 1784.
Nella grande tela l'artista ritrae la famiglia di
don Luis ferma come su
un palcoscenico; i quattordici personaggi, come
ha osservato Riccomini,
sono irrigiditi come sull'ultima battuta, prima
che cali il sipario. Sulla
sinistra, oltre al pittore
e alle due cameriere,
donna Antonia de Vanderbrocht e donna Petronila Valdearenas, vestito di azzurro, osserviamo don Luis María
(1777-1823), futuro cardinale-arcivescovo di Toledo, e la piccola María
Teresa (1780-1828), futura moglie di Godoy e
contessa di Chinchón;
sulla destra, sono stati
identificati personaggi
noti della corte dell'infante, la bambinaia donna
Isidra Fuentes con la piccola María Josefa (17831847), che diventerà duchessa di San Fernando.
Sembra gli uomini siano
stati identificati con don
Manuel Moreno, il più
corpulento, responsabile
della Segreteria dell'in-
fante, don Gregorio Ruiz
de Arce, aiutante di Camera, don Alejandro de
la Cruz, pittore di Camera di sua Altezza, e, il
più giovane che ride, potrebbe essere Francisco
del Campo, il segretario
particolare di donna María Teresa; l'uomo con la
lunga giacca rossa è stato
identificato in Luigi Boccherini violoncellista e
compositore di Camera
di don Luis, dal 1770
fino alla morte del suo
protettore, avvenuta nel
1785.
Goya evita i toni ufficiali della ritrattistica di
corte e sceglie l'atmosfera intima di una serata qualsiasi: all'ombra
di una fioca candela, don
Luis fa un solitario, mentre gli amici, ritratti tutt'attorno senza distinzione di rango principi
e cameriere, amministratori e artisti osservano il
gioco; contemporaneamente la moglie si fa pettinare; le cameriere sono
invece colte di sorpresa,
mentre ignare compaiono nella scena. Solamente la piccola Maria
Teresa svela la finzione
osservando curiosa il pittore al lavoro. Don Luis
ha il volto stanco e inespressivo, quasi premonitore della morte che lo
coglierà poco dopo.
Dopo questo ritratto
Goya, ne La famiglia di
Carlo IV, circa diciassette
anni dopo, nel periodo
che segue la Rivoluzione
francese, giungerà a un'interpretazione tanto drammatica quanto densa di
timore della condizione
umana e regale insieme.
maria siponta de salvia
D. Velazquez: Ritratto di Filippo IV - Madrid, Museo
del Prado
F. Goya: La famiglia dell’infante don Luis - Parma,
Fondazione Magnani Rocca
D. Velazquez: L’infanta Maria Margarita - Vienna,
Kunsthistorisches Museum