diagnosi di epoca della morte

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diagnosi di epoca della morte
DIAGNOSI DI EPOCA
DELLA MORTE
a.argo
La tanatologia costituisce quella parte della
medicina legale volta allo studio dei fenomeni
ed alla individuazione dei segni che consentono
di accertare la realtà e l’epoca della morte
nonché la rapidità o meno del decesso.
Oggetto dello studio tanatologico:

Le modificazioni che si verificano nell’organismo umano nel passaggio
tra la vita e la morte e che consentono di accertare la realtà del decesso
(TANATODIAGNOSI)
Le alterazioni chimico-fisiche e, quindi, morfologiche del cadavere,
con specifico riferimento ai diversi fattori in grado di influenzarne l’evoluzione
e soprattutto ai relativi tempi di estrinsecazione e di apprezzabilità
(TANATOCRONODIAGNOSI)


Le alterazioni morfologiche anatomo ed istopatologiche, unitamente alle
variazioni biochimiche-ormonali e di tutte le componenti bio-umorali
che si verificano durante il periodo agonico
(DOCIMASIE DELL’AGONIA)
FENOMENI TANATOLOGICI
(Borri, 1914)

Fenomeni Abiotici (o Negativi):

Immediati:
 Arresto
della funzionalità del sistema nervoso centrale
 Arresto dell’attività cardio-circolatoria
 Arresto della respirazione
La loro assenza indica il cessare della vita, essi hanno
solo utilità tanatodiagnostica e non certo
tanatocronologica.

Consecutivi:
 Disidratazione
con essiccamento cutaneo e mucoso
 Acidificazione
 Perdita
della eccitabilità neuromuscolare
 Raffreddamento corporeo
 Ipostasi
 Rigidità cadaverica

Fenomeni Trasformativi del cadavere (Positivi):
Autolisi
 Putrefazione
 Macerazione
 Saponificazione
 Mummificazione
 Corificazione

TANATOLOGIA FORENSE
TANATOLOGIA FORENSE
Diagnosi
di
morte
(REALTÀ DELLA MORTE)
Diagnosi
di
epoca della morte
(TANATOCRONOLOGIA)
Diagnosi
di
rapidità o meno della morte
(DOCIMASIE DELL’AGONIA)
I PRINCIPALI SEGNI ABIOTICI
CONSECUTIVI

La “Triade classica”:
 Algor
Mortis
 Livor Mortis
 Rigor Mortis
L’osservazione del raffreddamento del cadavere,
dell’ insorgenza delle lividure ipostatiche e della
rigidità cadaverica, se correttamente eseguita,
permette la formulazione di una accettabile
diagnosi tanatocronologica entro un breve
lasso di tempo dal decesso, tanto più
attendibile quanto più precoce è stato il rilievo
dei tre segni post mortali.
Tuttavia, si tratta di un’insieme di variabili,
quasi sempre tra di loro indipendenti,
non circoscrivibili in rigidi schemi interpretativi,
che non di rado determinano sostanziali
variazioni nell’andamento dei principali
fenomeni tanatologici, fino a sovvertirne il
classico decorso, rendendo pertanto la stima
tanatocronologica estremamente approssimativa
se non addirittura fallace.
ALGOR MORTIS
Il decremento post mortale della temperatura
corporea è senza dubbio tra i fenomeni
tanatologici più noti, tanto da essere
volgarmente equiparato alla stessa realtà della
morte.
ALGOR MORTIS
ALGOR MORTIS
La temperatura corporea interna, nel vivente, a livello
rettale è mediamente pari a 37°C.
L’arresto delle funzioni vitali ed il conseguente venir meno
dei processi metabolici fanno sì che il cadavere –
esposto, come di consueto, ad una temperatura
ambientale inferiore ai 37°C – raggiunga gradualmente
la temperatura dell’ambiente circostante disperdendo
progressivamente il proprio calore per conduzione,
convezione, irraggiamento ed avaporazione.
Il decremento termico di un corpo è regolato dalla
legge di Newton in base alla quale, la velocità della
perdita di calore da parte di un oggetto caldo che si
raffredda all’aria, a temperatura costante e in assenza di
variabili quali la ventilazione e l’umidità, è in rapporto
di proporzionalità diretta con la differenza tra la
temperatura dell’oggetto stesso e quella ambientale ed è
in relazione con la propria conduttività termica, cioè
con la capacità di condurre calore, specifica di ogni
sostanza.
Nella realtà clinica, tuttavia, il raffreddamento del
corpo umano, a causa della eterogeneità dei
tessuti e degli organi da cui è costituito, non
segue tale legge, ma si raffredda secondo un
andamento sigmoide decrescente con variazioni
di temperatura meno rapide (plateau) nelle prime
ore che seguono il decesso e nelle ore più
prossime all’allineamento della temperatura
corporea con la temperatura ambientale.
CURVE DI RAFFREDDAMENTO DEL CADAVERE:
EFFETTIVA E TEORICA
Il peculiare andamento della curva di dispersione
termica del corpo umano è determinato, per
quanto attiene il primo plateau, dai fenomeni di
vita residua che, in quanto metabolicamente
attivi, producono piccole quantità di calore,
rendendo quindi disomogeneo il progressivo
raffreddamento corporeo (in alcuni casi
determinando addirittura un lieve quanto
transitorio iniziale innalzamento della
temperatura cadaverica).
Il secondo plateau, invece, è da porre in relazione
con la produzione di calore che si verifica a
causa degli ormai incipienti fenomeni
putrefattivi.
EVOLUZIONE DEL
DECREMENTO
TERMICO
POST-MORTALE

PRIMO PERIODO:



SECONDO PERIODO:



Durata: circa 3 ore
Decremento termico: circa 0,5°C/1h
Durata: 6 - 8 ore
Decremento termico: circa 1°C/1h
TERZO PERIODO:


Durata: minimo 11 ore, massimo 30 ore
Decremento termico: ¾ di grado all’ora
½ grado all’ora
Decremento termico post mortale
FATTORI INFLUENTI
SUL DECREMENTO
DELLA TEMPERATURA
CADAVERICA

Fattori intrinseci:
Costituzione corporea (pannicolo adiposo)
 Rapporto tra massa e superficie corporea
 Temperatura del corpo al momento della morte
(ipotermia / ipertermia)
 Estese aree di perdita di sostanza cutanea
post-traumatica (escoriazioni, ustioni,…)
 Sottigliezza della cute


Fattori estrinseci:
Temperatura ambientale
 Umidità e ventilazione
 Indumenti
 Natura del mezzo ambiente

Approccio metodologico-operativo
Toccare la superficie cadaverica è solo una
manovra preliminare che, unitamente
all’apprezzamento del fenomeno ipostatico e
della rigidità cadaverica, consente di farsi un’idea
circa l’epoca del decesso (recente o remota): se la
superficie cutanea non ricoperta da indumenti
risulta fredda al termotatto, saranno passate in
via del tutto approssimativa 2-4 ore da decesso
se ci si trova in luogo aperto, ovvero 6-8 ore se
in ambiente chiuso.


Imprescrittibile, in ogni caso, il ricorso ad
un’esatta rilevazione termometrica mediante
termometro tanatologico.
Termometri tanatologici

Termometro a mercurio:
costituito da un’asta di vetro appositamente graduata e
conformata al “L”, dotati di una branca terminante con
il bulbo sufficientemente lunga da poter essere inserita
nel canale
ano-rettale per circa 10 cm.
• Pregi: non devono essere continuamente tarati.
• Difetti: fragilità.
Termometri tanatologici

Termometro Digitale:
in genere dotato di due sonde rispettivamente per la
rilevazione della temperatura ambientale e di quella
rettale.
Pregi:
-Possono fornire la temperatura differenziale
(Δt ambiente/cadavere) e memorizzare i risconti termometrici
effettuati.
-Alcuni modelli più moderni possono essere collegati ad un
personal computer portatile che, se fornito di apposito
software, può rappresentare automaticamente il diagramma
della curva di dispersione termica.
•
Comunque vogliano essere effettuate le
misurazioni, si sottolinea che:

La temperatura ambientale deve essere misurata
in modo da non esporre la sonda od il
termometro a fonti dirette di calore, vento o
umidità ed usando l’accortezza di effettuare il
rilievo in stretta prossimità del cadavere.

La temperatura cadaverica va rilevata a livello del
canale ano-rettale ad una profondità di circa 10 centimetri
o, in alternativa, nei soggetti di sesso femminile, a livello del
canale vulvo–vaginale.
(ATTENZIONE: purchè il caso non presenti problematiche
relative a violenza sessuale, al fine di non inficiare l’esame della
eventuale lesività e/o il rilievo di materiale biologico quale
possibile fonte di prova)

Nota: la misurazione nel canale vaginale può essere preferita
esclusivamente per maggiore pulizia, infatti è stato dimostrato che le
misurazioni termometriche non sono alterate in modo significativo dalla
presenza di abbondante materiale fecale anche quando le feci siano in
evidente e precoce fase putrefattiva metabolicamente attiva e quindi in
grado di produrre minime quantità di calore.

I rilievi termometrici devono essere effettuati in
maniera non occasionale, bensì sistematica,
mediante plurime misurazioni che consentano
una ragionata ricostruzione della curva di
dispersione termica cadaverica.

Sarebbe utile tracciare sullo stesso quadrante di un diagramma
cartesiano (dove in ascissa sono riportati i tempi della
misurazione ed in ordinata le temperature accertate) sia la
temperatura ambientale che quella del cadavere. In tal modo si
otterranno due curve di cui:


Quella relativa al cadavere rappresenta l’indice di
decremento termico del corpo nel periodo di osservazione;
Quella relativa alla temperatura ambientale indica le eventuali
variazioni della stessa durante il medesimo periodo di
osservazione.
Sovrapponendo e confrontando le curve così ottenute con il
diagramma standard di riferimento si può risalire con una certa
approssimazione all’ora della morte.

Le operazioni di inserimento e di rimozione del
termometro rettale possono indurre una
dilatazione dell’orifizio anale con conseguente
aspetto beante dello stesso, da non interpretare
in alcun caso come segno di avvenuto rapporto
sessuale.
La misurazione della temperatura
cadaverica, in certi casi, può essere
controindicata o complessa
È CONTROINDICATA:

Quando si sospetta una violenza sessuale o
comunque un rapporto sessuale precedente il
decesso.
È COMPLESSA:




In ambienti poco illuminati e/o angusti
Nei casi di depezzamento del cadavere
Lesioni estese del perineo
Occlusioni intestinali basse ….
Cosa fare allora?
È POSSIBILE FARE RIFERIMENTO
ALLA TEMPERATURA CUTANEA
ASCELLARE O OMBELICALE.
ALGORITMI PER LA DETERMINAZIONE
DELL’INTERVALLO POST MORTEM (PMI)
A PARTIRE DAL RAFFREDDAMENTO
DEL CADAVERE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Rule of Thumbs (Moritz)
De Saram et Al
Fiddes e Patten
Marshall e Hoare
Green e Wright
Al – Alousi e Anderson
Henssge
NORMOGRAMMA
di
HENSGGE
Tra i vari modelli matematici proposti al fine di
effettuare datazione della morte quanto più
possibile corretta, Hensgge è quello che ha
fornito una metodica che si contraddistingue
per la notevole applicabilità nella pratica
forense, in virtù della relativa semplicità
metodologica.
Tale metodica si distingue per la notevole
applicabilità nella pratica forense in virtù della
relativa semplicità metodologica ma anche e
soprattutto per la possibilità di impiego nelle
fattispecie più differenti, in rapporto alle diverse
condizioni ambientali, dal momento che
vengono presi in considerazione la quasi totalità
dei fattori in grado di modificare l’andamento
del raffreddamento cadaverico.
Si basa sui principi enunciati nel 1962 da Marshall e
Hoare secondo i quali per poter effettuare il calcolo
dell’ora della morte, mediante un’equazione
matematica, si devono comprendere valori costanti
legati non solo alla temperatura rettale, a quella
ambientale e al tempo trascorso dal decesso, ma
anche altre costanti legate alla massa ed al peso
corporeo, dal momento che l’andamento del plateau
della curva di raffreddamento varia a seconda del peso
corporeo ed è tanto più pronunciato quanto più
quest’ultimo è elevato.
Henssge ha integrato tale sistema di calcolo
introducendo un nuovo concetto secondo il
quale la costante data dal rapporto superficie
corporea/massa può essere sostituta dal solo
peso corporeo.
Apportando ulteriori modifiche al modello
matematico di Marshall ed Hoare, Henssge lo
semplificò creando un normogramma
caratterizzato da una più semplice applicazione.
Il normogramma difatti consente in tempo reale la
lettura del dato tanatocronologico purché si
conoscano:

TEMPERATURA RETTALE


TEMPERATURA RETTALE
TEMPERATURA AMBIENTALE



TEMPERATURA RETTALE
TEMPERATURA AMBIENTALE
PESO DEL CADAVERE

In base alla temperatura ambientale vengono
utilizzati due differenti normogrammi:


Per temperatura compresa tra -10°C e 23°C
Per temperatura compresa tra 23°C e 35°C
Ciò proprio in relazione all’estrema importanza della
temperatura ambientale che, ricordiamo, deve
essere quantificata in sede prossima al cadavere.
Quindi si deve poi procedere a:
1)
Valutare i FATTORI DI CORREZIONE
quando il cadavere non è stato ritrovato nelle
“condizioni standard di raffreddamento”
(corpo nudo, giacente in posizione supina, con normale temperatura
al momento del decesso, in assenza di ventilazione, in
microclima privo di significative
fonti di calore).
I fattori di correzione includono tutte quelle variabili intrinseche
ed estrinseche capaci di alterare il normale raffreddamento del
cadavere.
2)
Valutare se per il caso in questione non può
essere applicato il metodo di Henssge.
Esistono infatti delle controindicazioni
assolute.
Controindicazioni assolute:

Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o
con sistemi di condizionamento artificiale
Controindicazioni assolute:


Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o
con sistemi di condizionamento artificiale
Nel sospetto di una ipotermia cadaverica
Controindicazioni assolute:



Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o
con sistemi di condizionamento artificiale
Nel sospetto di una ipotermia cadaverica
Qualora il luogo dove viene rinvenuto il cadavere non sia lo
stesso nel quale è avvenuto il decesso
Controindicazioni assolute:




Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o
con sistemi di condizionamento artificiale
Nel sospetto di una ipotermia cadaverica
Qualora il luogo dove viene rinvenuto il cadavere non sia lo
stesso nel quale è avvenuto il decesso
Qualora le informazioni circostanziali depongano per una
variabilità della temperatura durante il periodo compreso tra
il momento del decesso e l’osservazione da parte del
medico legale
Controindicazioni assolute:





Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o
con sistemi di condizionamento artificiale
Nel sospetto di una ipotermia cadaverica
Qualora il luogo dove viene rinvenuto il cadavere non sia lo
stesso nel quale è avvenuto il decesso
Qualora le informazioni circostanziali depongano per una
variabilità della temperatura durante il periodo compreso tra
il momento del decesso e l’osservazione da parte del
medico legale
In condizioni climatiche inusuali
3)
Effettuare una doppia applicazione del
normogramma, nel caso in cui non vi sia
certezza dei parametri di base, che tenga conto
di un range della temperatura ambientale e di un
range del peso corporeo, così da ottenere non
un solo dato tanatocronologico ma due dati,
all’interno dei quali far cadere la diagnosi di
epoca della morte.
Giorgetti et al. hanno portato a termine un lavoro
che, integrando il normogramma di Hensgge,
consente il calcolo dell’epoca della morte
mediante il rilievo della temperatura cutanea
(e non quella rettale) per mezzo di
termometro digitale a contatto. Si è difatti
riusciti a giungere ad una correlazione lineare tra
la temperatura rettale e quella cutanea ascellare
ed ombelicale.
Tale metodo è di utile impiego qualora il rilievo
della temperatura rettale sia controindicato
ovvero di complessa esecuzione.
La relazione lineare tra Temperatura rettale e
Temperatura ascellare è risultata essere:
La relazione lineare tra Temperatura rettale e
Temperatura ascellare è risultata essere:

Per temperature ambientali inferiori a 15°C:

T. rettale = -1,6881 + (1,2138 × T. Ascellare)
La relazione lineare tra Temperatura rettale e
Temperatura ascellare è risultata essere:

Per temperature ambientali inferiori a 15°C:


T. rettale = -1,6881 + (1,2138 × T. Ascellare)
Per temperature ambientali uguali o superiori a
15°C:

T. rettale = 2,0060 + (1,0453 × T. Ascellare)
La relazione lineare tra Temperatura rettale e
Temperatura ombelicale (non influenzata
dalla temperatura ambientale)
è risultata essere:

T. rettale = -2,3993 + (1,2429 × T. Ombelicale)
Regolo
Ottenuta la temperatura rettale si può quindi
passare all’applicazione del normogramma di
Hensgge e dei relativi fattori di correzione.
Con tale metodo, l’errore nella stima dell’epoca
della morte è di ± 1 ora per la sede ombelicale e
di ± 1,8 ore per quella ascellare.
LIVOR MORTIS
La formazione delle ipostasi è da
porre in relazione a:
La formazione delle ipostasi è da
porre in relazione a:

L’accumulo di sangue nelle zone più declivi del
sistema vascolare dovuto alla forza di gravità
La formazione delle ipostasi è da
porre in relazione a:

L’accumulo di sangue nelle zone più declivi del
sistema vascolare dovuto alla forza di gravità

Lo svuotamento dei vasi arteriosi e la spinta
della massa ematica verso la periferia ed il
sistema venoso, per azione combinata della
persistente attività contrattile arteriosa e della
rigidità della muscolatura liscia delle arterie
Tempo di comparsa delle ipostasi



E’ variabile. In genere iniziano a comparire
circa ½ ora dopo la morte, ma sono ancora
tenui, scarse e di colore rosa pallido.
Confluiscono rendendosi più evidenti dopo 4-6
ore.
Raggiungono la massima estensione ed intensità
tra la 12 a e la 18a ora.
Cronologia del fenomeno ipostatico
Cronologia del fenomeno ipostatico
Fase di migrazione totale (ipostasi mobili):
1.

Si protrae sino a 6 ore dalla morte.
Cronologia del fenomeno ipostatico
Fase di migrazione totale (ipostasi mobili):
1.

Si protrae sino a 6 ore dalla morte.
Fase di migrazione parziale (ipostasi semifisse):
2.

Si riscontra fino a 6-12 ore.
Cronologia del fenomeno ipostatico
Fase di migrazione totale (ipostasi mobili):
1.

Si protrae sino a 6 ore dalla morte.
Fase di migrazione parziale (ipostasi semifisse):
2.

Si riscontra fino a 6-12 ore e talora anche 48 ore
dal decesso.
Fase di fissità assoluta (ipostasi fisse):
3.

Oltre 12 ore dal decesso.
Colore delle ipostasi
ROSSO VINOSO
↓
ROSSO VERDASTRO (per il sopraggiungere
della putrefazione - solfometaemoglobina)
↓
BRUNO (fase putrefattiva più avanzata –
ematina)
Tale fenomeno cadaverico, a causa della variabilità
della sua insorgenza e della sua successiva
evoluzione, è scarsamente utilizzabile per una
attendibile stima dell’epoca della morte, a meno
che non venga inserito in una valutazione
complessiva congiuntamente ad altri parametri
di valutazione (soprattutto il decremento
termico post mortale).
RIGOR MORTIS
Processo Biochimico di Base
È stata accreditata la teoria che nella formazione ed evoluzione di
tale fenomeno svolga un ruolo fondamentale la adenosintrifosfato (ATP).
Il progressivo decremento fino alla scomparsa dell’ATP nel
muscolo, a causa della mancata sintesi post mortale, causerebbe
la gelificazione dei filamenti di actina e di miosina, con
formazione di un’acto-miosina insolubile che manterrebbe le
fibre muscolari in uno stato di accorciamento e di rigidità.
La risoluzione spontanea della rigidità si realizza quando l’autolisi
post mortale e l’iniziale putrefazione provocano la lisi dei
miofilamenti ed il distacco dell’actina dalla miosina, con il
risultato di un completo e definitivo rilasciamento della rigidità
post mortale.
Fattori influenzanti il rigor mortis:

Fattori estrinseci:

Temperatura:


La Bassa temperatura ne ritarda la comparsa e la
diffusione, ma ne favorisce l’intensità e la durata;
L’Alta temperatura ne anticipa la comparsa ma ne accelera
la risoluzione (poiché vengono favorite le reazioni
enzimatiche che portano alla formazione e poi alla
risoluzione dei ponti acto-miosinici).

Fattori intrinseci:



Il grado di sviluppo muscolare
L’età
Il tipo di morte:
Nell’avvelenamento da stricnina o da composti organofosforici sono anticipate l’insorgenza e l’evoluzione;
 In tutti gli stati di iperattività muscolare di poco
precedenti l’exitus (epilessia, tetano, eclampsia, asfissia
acuta, elettrocuzione), la rigidità è intensa e precoce, ma di
rapida scomparsa.

Comparsa, evoluzione e cronologia
della rigidità cadaverica:




Compare dopo 3 – 4 h dalla morte
Si diffonde completamente a tutte le
articolazioni tra la 7a e la 12a ora
Raggiunge la massima intensità verso la 36a -48a
ora
La risoluzione si completa entro la 72a ora
Legge di Nysten



Fase di insorgenza
Fase di stabilizzazione
Fase di risoluzione

Fase di insorgenza:

Si manifesta primariamente ai muscoli masseteri ed
ai muscoli nucali, con coinvolgimento dapprima
della articolazione temporo-mandibolare e poi
estendendosi ai muscoli del collo, degli arti superiori,
del tronco ed infine degli arti inferiori.

Fase di insorgenza:


Si manifesta primariamente ai muscoli masseteri ed
ai muscoli nucali, con coinvolgimento dapprima
della articolazione temporo-mandibolare e poi
estendendosi ai muscoli del collo, degli arti superiori,
del tronco ed infine degli arti inferiori.
Fase di stabilizzazione:

L’irrigidimento totale del corpo si mantiene
stazionario per circa 36-48 ore dalla morte.

Fase di insorgenza:


Fase di stabilizzazione:


Si manifesta primariamente ai muscoli masseteri ed
ai muscoli nucali, con coinvolgimento dapprima
della articolazione temporo-mandibolare e poi
estendendosi ai muscoli del collo, degli arti superiori,
del tronco ed infine degli arti inferiori.
L’irrigidimento totale del corpo si mantiene
stazionario per circa 36-48 ore dalla morte.
Fase di risoluzione:

La rigidità si dissolve gradualmente secondo un
andamento cranio-caudale, scomparendo dopo
72-84 ore.
ATTENZIONE: nonostante il rigor mortis si
manifesti clinicamente seguendo un andamento
cranio-caudale, si è accertato che esso inizia
simultaneamente a livello di tutti i distretti
muscolari, rendendosi però manifesto prima a
carico dei muscoli più piccoli (quali quelli del
volto e del collo) e successivamente a carico dei
muscoli più voluminosi.
Il rigor mortis è un parametro tanatologico
certamente più affidabile rispetto alle ipostasi
ma, in ogni caso, è caratterizzato da una limitata
attendibilità in relazione all’estrema variabilità sia
dell’insorgenza che della risoluzione.
Pertanto i vari AA. non lo considerano un
parametro valido ai fini della
tanatocronodiagnosi, poiché mancano parametri
standard di riferimento da applicare al singolo
caso.
POTENZIALITA’
TANATOCRONODIAGNOSTICHE
DEI SEGNI
ABIOTICI CONSECUTIVI
NON APPARTENENTI ALLA
“TRIADE CLASSICA”
Il fenomeno tanatocronologico può essere
ulteriormente ristretto mediante altri parametri
non correlati alla temperatura corporea del
cadavere o agli altri fenomeni della “Triade
classica”.
OFTALMOTANATOCRONOLOGIA
Parte della tanatocronologia che si basa sui
segni post mortali oculari conseguenti alla
disidratazione e ed alla eccitabilità
neuromuscolare residua

REAZIONE PUPILLARE ALLA STIMOLAZIONE
FARMACOLOGICA

OPACITA’ CORNEALE

SEGMENTAZIONE DEI VASI DELLA RETINA

MODIFICAZIONI DEL COLORE DELLA RETINA

PRESSIONE INTRAOCULARE
Dagli studi sulla stimolazione farmacologica
dell’iride nel cadavere, condotti da Klein A. e Klein S.
è emerso che:

Il fenomeno diviene macroscopicamente visibile in un intervallo
post mortem compreso tra i 5 ed i 30 minuti; la reazione
permane per un tempo massimo pari ad un’ora.

La quantità di farmaco non influenza né la durata della reazione,
né l’intensità della stessa.

Maggiore è l’intervallo post mortale (PMI), maggiore è il tempo
di inizio della contrazione muscolare dal momento in cui si
instilla il farmaco.
L’intensità della reazione è muscolare è inversamente
proporzionale all’intervallo post mortem.

Modificazioni del bulbo oculare
conseguenti alla disidratazione
(evidenziabili tra le 12 e le 24 ore dalla morte)



Riduzione della tensione endo-oculare con conseguente
riduzione della consistenza del bulbo oculare
(digitopressione)
Opacamento della cornea (specie se le palpebre sono rimaste
aperte): perdita di lucentezza, formazione di piccole ripiegature,
infossamento (dopo circa 24 ore)
Macchie triangolari, di colore bruno-nerastro (macchie
sclerocorticali di Sommer-Larcher) ai lati dell’iride; secondarie
alla visualizzazione per trasparenza del pigmento scuro della
coroide per disseccamento della sclera.
Sono tutti segni riscontrabili generalmente tra
le 12 e le 24 ore dopo la morte ma è opinione
comune che siano poco utili ai fini della stima
tanatocronologica poiché eccessivamente
influenzati dai fattori estrinseci (temperatura
ambiente ed umidità), quanto di quelli intrinseci
(apertura della rima palpebrale).
Divisero il periodo post mortale in 4 fasi:
1)
2)
3)
4)
Primo giorno dopo la morte: acqua e MPS sono
ancora fermi ai valori iniziali;
Dal 1° al 3° giorno p.m.: MPS ancora normali;
l’acqua aumenta notevolmente;
Dal 3° al 6° giorno: i MPS decrescono gradualmente
mentre l’acqua mantiene sempre valori elevati;
Dal 6° giorno in poi: MPS ed acqua notevolmente
diminuiti.
Limiti:
Non vi sono dubbi che l’opacamento della cornea
è fortemente influenzato da vari fattori tra cui:
• la posizione delle palpebre (chiuse o aperte);
• la temperatura esterna;
• la ventilazione ambientale;
• la eventuale immersione del cadavere in acqua;
• il seppellimento.
Fattori che possono falsare il dato
tanatocronologico:




Età
Patologie oculari primitive o secondarie
Modalità e causa del decesso
Fattori estrinseci
RIGIDITÀ MUSCOLARE






Atteggiamento: mandibola serrata, collo rigido, testa fissa e
iperestesa, mani chiuse a pugno, arti sup. semiflessi, arti inf.
iperestesi.
Palpazione: muscoli induriti e accorciati.
Movimenti artico/ari: impossibili per fissità di tutte le
articolazioni.
Risoluzione artificiale: flessione forzata del braccio: la rigidità
viene vinta, ma si riforma se recente.
Ordine di comparsa: cranico - caudale (prima la mandibola,
infine gli arti inf.), risoluzione nello stesso ordine.
Tempo di comparsa: inizio 2-3 h, completamento 12-24 h,
risoluzione dopo 72-84 ore.
IPOSTASI







Ispezione: a cadavere supino compaiono le macchie
rosso-vinose nelle regioni dorsali.
Tempo di comparsa: inizio 1/2 - 1 h, estensione completa
12-18 h.
Ipostasi mobili: scompaiono con la digitopressione o
cambiando posizione al cadavere fino a 6-8 h. Ipostasi fisse:
dopo 12-15 h.
Ipostasi viscerali: polmoni, cervelletto, stomaco, reni.
Caratteri particolari: per la sede (impiccati, annegati), per il
colore (avvelenamenti, morte da freddo).
Significato: l'ipostasi è segno sicuro di morte.
Diagnosi differenziale: con le ecchimosi.
RAFFREDDAMENTO
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Temperatura: al termotatto cutaneo il cadavere si sente ancora
caldo o già freddo. Prendere la temperatura rettale e quella
ambientale.
Curva termica post-mortale: temperatura rettale di ora in ora;
sulle ordinate i valori della temperatura, sulle ascisse il tempo.
Caduta non graduale della temperatura e raffreddamento
completo in 18-24 ore.
Significato: la temperatura corporea a 24°-22° è segno di
morte.
DISIDRATAZIONE
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Segni cutanei: aspetto pergamenaceo in zone di cute sottile
(labbra, pinne nasali, scroto): comparsa dopo alcune ore.
Segni oculari: bulbi flaccidi, cornea opacata, cristallino torbido,
macchia scleroticale. Tempo di comparsa: 12-24 ore.
Diagnosi differenziale: con escoriazioni, abrasioni, unghiature,
solchi cutanei da compressione.
PUTREFAZIONE
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Periodo cromatico: macchia verde, da solfometaemoglobina,
sulla parete addominale destra:
Tempo di comparsa: dopo 18-24 h d'estate, 3-8 gg. d'inverno.
Significato: la macchia verde è segno sicuro di morte.
Stadi successivi: enfisematoso dopo 3-6 giorni, colliquativo
dopo 2-4 mesi, scheletrizzazione dopo 3-5 anni.
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Il meccanismo putrefattivo consiste nella degradazione e
decomposizione dei tessuti ad opera di germi anaerobi e
aerobi, i cui enzimi provocano la fermentazione putrida dei
tessuti stessi con formazione di gas e di sostanze provenienti
dalla scissione dei componenti organici, già attaccati dalla
autolisi.
Per azione dei germi vengono scisse le proteine, già attaccate
dall'autolisi, che sono degradate a peptidi, aminoacidi, amine
libere e gas vari (idrogeno solforato, ammoniaca, azoto e altri
gas putrifici).
I carboidrati, già degradati ad acido lattico dall'autolisi, sono
scissi ulteriormente ad acqua e anidride carbonica, che sono i
prodotti terminali della glicolisi cadaverica. Anche i lipidi
vengono demoliti a glicerina e ad acidi grassi che sono
ulteriormente degradati ad acidi grassi inferiori e a sostanze
volatili.
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Dalla decomposizione putrefattiva delle sostanze organiche si
formano, ed è noto, composti basici azotati, le ptomaine, che
in parte si comportano come alcaloidi dal punto di vista
chimico, alcune inerti, altre tossiche.
L'andamento della putrefazione è influenzato da vari fattori di
diversa natura, inerenti al cadavere o all'ambiente esterno, cioè
intrinseci
o
estrinseci.
Età
Costituzione fisica
Cause e modalità del decesso
Integrità del cadavere
•temperatura ambiente: quella
compresa tra i 25° e i 35°C. è ottimale
•umidità dell'aria
•Indumenti
•1 h in estate = 1 giorno in inverno
•Regola di Casper: x = 1,2,8
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Periodo cromatico: macchia verde, da solfometaemoglobina,
sulla parete addominale destra: tra le 18 e le 36 ore dalla morte
Tempo di comparsa: dopo 18-24 h d'estate, 3-8 gg. d'inverno.
Significato: la macchia verde è segno sicuro di morte.
Stadi successivi: enfisematoso dopo 3-6 giorni (gas putrefattivi
per opera dei germi anaerobi (azoto, ammoniaca, metano,
idrogeno libero e solforato, anidride carbonica, ecc.): forma
batraciana, faccia negroide, aspetto gigantesco
Colliquativo: malacia cadaverica dopo 2-3 settimane dalla morte
in estate e dopo alcuni mesi (2-4) in inverno; colore da
verdastro diviene bruno nerastro per trasformazione del
pigmento ematico in ematina
Scheletrizzazione dopo 3-5 anni.
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ALTRE FORME DI DISTRUZIONE DEL CADAVERE
Alla distruzione del cadavere, oltre i processi ordinari della
putrefazione, possono partecipare la fauna, rappresentata da
animali di varia specie (larve di insetti, insetti, pesci, crostacei,
uccelli, mammiferi roditori e carnivori) e la flora (miceti) che
attaccano le parti molli dei cadaveri abbandonati all'aperto,
immersi nell'acqua o inumati a poca profondità.
La fauna cadaverica è costituita soprattutto da insetti i quali, nei
cadaveri esposti all'aria, si avvicendano a "squadre", attratti dai
prodotti organici della decomposizione post-mortale.
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Già nel periodo cromatico compare la prima squadra, formata da ditteri, cioè
la comune mosca domestica, la calliphora e la curtoneura, che depongono
sul cadavere le uova, da cui nascono miriadi di larve così voraci da ridurre
d'estate un cadavere in scheletro entro poche settimane.
Quando inizia l'enfisema putrefattivo, compare la seconda squadra di mosche,
del genere lucilia, sarcophaga e cynomya, che depongono anch'esse larve
molto voraci nella distruzione delle parti molli.
Dopo 3-6 mesi, allorché il cadavere comincia a irrancidire con liberazione
di acidi grassi volatili (fermentazione butirrica), interviene la terza squadra,
composta da coleotteri e lepidotteri, i quali continuano l'opera di
demolizione organica.
In seguito, attratta dai liquami putridi in fermentazione caseosa, interviene
la quarta squadra, costituita da altre specie di mosche (pyophila casei, cioè la
mosca del formaggio e del salame) e da alcuni coleotteri del genere
corynetes, che invade il cadavere dopo circa un anno dalla morte.
Superata la fase della fermentazione butirrica e caseosa e iniziata la
colliquazione putrida con fermentazione ammoniacale, si presentano altre
specie di ditteri e di coleotteri, formanti la quinta squadra, quali le specie
tyreophora, ophyra, lonchea, necrophorus, sylpha e saprinus.
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6. Quando è stata distrutta gran parte della materia organica, entra in campo
la sesta squadra, formata da acari prosciugatori (genere uropoda, trachynotus,
glyciphagus, serrator, ecc.) che assorbono la maggior parte dei liquami
cadaverici e provocano, a distanza di oltre 1 anno dalla morte, il
disseccamento dei tessuti.
7. Le parti molli così disseccate nonché i tessuti più resistenti, quali i
tendinei, i legamenti e le cartilagini, vengono attaccati dalla settima squadra,
composta da alcuni coleotteri e lepidotteri, cioè farfalle e scarafaggi del
genere aglossa, tinolea, attagenus e anthrenus, che provvedono alla riduzione
scheletrica operando a distanza di circa 1-3 anni dalla morte.
8. Gli ultimi resti di sostanza organica ancora presenti vengono eliminati
dalla ottava squadra, formata da piccoli coleotteri del genere tenebrio e ptinus,
che dal quarto al quinto anno completano la scheletrizzazione.