Egregia Presidente della Provincia di Trieste prof.ssa Bassa Poropat
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Egregia Presidente della Provincia di Trieste prof.ssa Bassa Poropat
Egregia Presidente della Provincia di Trieste prof.ssa Bassa Poropat, graditi partecipanti a quest'incontro! La consegna del riconoscimento avviene in questo palazzo, che ha, forse, chissà, nelle sue mura anche qualcuno di quei pezzi di marmo che mio nonno, Ivan Zidarič, trasportava con i suoi buoi dalle cave di Aurisina, angosciato, alla discesa di Contovello, che i freni non reggessero e il carico finisse in mare. Ora però non vorrei fare delle allusioni alla Trieste storica, ma vorrei ribadire un suo momento europeo. Nel passato c'è stata a Trieste molta Antieuropa: a cominciare dall'uso dell'espressione »slavo« al posto di »sloveno«, quasi a significare che, a incombere su Trieste non fosse un popolo di due milioni, ma una immensità razziale stendentesi fino al Mar Giallo. Nella Trieste di un tempo meno europeo, il cittadino sloveno, anche se democratico e perfino cattolico, veniva, con dizione bolscevica, nominato »slavo bianco«. Oggi però non è un momento municipalistico, ma europeo. Oggi, la Provincia di Trieste dà un suo importante riconoscimento ad un uomo di cultura slovena. Nel gesto ravviso due omaggi: il primo alla cultura come tale, oggi, purtroppo, in fondo alla scala dei valori; il secondo, ad una lingua che convive con quella di Dante da un millenio e apertissima alla sua messe culturale. Trieste è stata per me anche ispirativa. Un mio romanzo si svolge in un vecchio palazzo austriaco di Via Lazzaretto Vecchio. Ad un altro romanzo pensavo seduto in tram in piazza Oberdan. L'inizio del libro Nel vento della Sibilla, il mio romanzo più impegnativo, mi è venuto in mente mentre dal tram di Opicina andavo verso Via XXX ottobre. Un altro mio romanzo, Zeleno izgnanstvo (L'esilio verde), dedicato al vescovo triestino Enea Silvio Piccolomini è tutto ambientato a Trieste e sul Carso. Sul Carso poi ho voluto collocare anche il libro Kačja roža (La peonia del Carso). A Trieste mi legano anche contatti con personalità culturali italiane come ad esempio Manlio Cecovini, con cui scambiai una fitta correspondenza poi pubblicata, e soppratutto con Fulvio Tomizza con cui ho avuto almeno due incontri più che formalmente amichevoli. I miei tre libri, pubblicati recentemente dalle Edizioni San Paolo, non possono contare che su un'accoglienza cattolica. Ma il resto della mia opera, soppratutto il romanzo sulla classicità trascende l'area confessionale per aprirsi ad un largo umanesimo. Ma questa è una scelta che limita la reale dimensione di un uomo uscito da una vasta e sofferente ricerca umanistica. Posso alla fine ben dire che la Provincia, con questo riconoscimento, dà un esempio di cittadinanza europea, anzi, dimostra in pratica come si fa concretamente l'Europa delle dodici stelle. Alojz Rebula