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IL CARSO TRIESTINO
Il Carso triestino è un altopiano, mosso da colline e ricco di vegetazione, che si innalza dalla costa del golfo
di Trieste. Dal Lisert (4m slm) il terreno si solleva lievemente verso SE fino alla piana di Basovizza (400m
slm) per proseguire poi fino alla Val Rosandra.
Chiamiamo carso triestino quella fascia, profonda pochi chilometri e lunga circa 25, compresa entro il
confine dello Stato italiano: è solo una parte della regione carsica complessiva, che si estende per lo più
nella Repubblica di Slovenia.
Questa zona si può dividere in due parti: una parte settentrionale o di Comeno, caratterizzata dalla presenza
di terra rossa, vigneti e numerosi centri abitati, e una parte meridionale o di Villa Opicina, vera steppa
rocciosa più desolata, battuta dalla bora, dai centri abitati minori e più poveri.
Il Carso triestino si estende su 5 dei 6 comuni della provincia: TRIESTE, DUINO-AURISINA , MONRUPINO,
SGONICO, SAN DORLIGO DELLA VALLE. Per tutelare e sviluppare la sua importanza naturalistica (il carsismo),
economica (l' agricoltura e la viticultura) ed etnica (la minoranza slovena), è stata istituita la Comunità
Montana del Carso. Sul carso triestino vivono circa 20.000 abitanti che nei paesi dell' altipiano sono in
prevalenza di origine slovena.
GEOMORFOLOGIA DEL CARSO
Il carso è formato da ammassi di carbonato di calcio ( CaCO3 ), che a contatto con acqua ( H2O ) e anidride
carbonica ( CO2 ) forma bicarbonato di calcio ( Ca (HCO3) 2 ), sostanza solubilissima in acqua. Ciò ha
permesso il verificarsi di particolari fenomeni noti come carsismo.
Il terreno del Carso è ricoperto principalmente dalla terra rossa sul calcare e da terra marrone sul flisch , il
deposito della sedimentazione dei materiali terrigeni portati dai grandi fiumi.
La terra rossa presente sui calcari è la terra carsica per eccellenza; essa si trova in grande quantità
soprattutto nelle doline e negli affossamenti.
All'esterno il carsismo si manifesta con distese di rocce brulle e solcate, con conche a imbuto e con residui
di terra rossa: spicca comunque l' assenza di IDROGRAFIA superficiale; questa invece è quasi sempre
presente in profondità, dove il carsismo si manifesta con cavità di varie forme, sia orizzontali (gallerie e
caverne) che verticali (pozzi e abissi). Tipico è il caso del Timavo, dal complesso corso in gran parte ipogeo.
Il mondo sotterraneo è proprio una delle caratteristiche principali del Carso triestino, con le sue cavità
scavate dalla lenta erosione delle acque. Se rapportiamo il grande numero delle grotte, caverne, cunicoli, all'
estensione dell' altipiano, possiamo affermare che non ci sono paragoni al mondo con altre zone.
Tra le forme tipiche del suolo citiamo i CAMPI SOLCATI o CARREGGIATI: affioramenti rocciosi in cui sono
presenti in associazione più tipologie, quali solchi, scannellature, vaschette, fori... Queste forme sono
dovute all' azione battente dell' acqua piovana (le più minute) , ma soprattutto a quella del ruscellamento in
rivoli (le più grandi) .
L' elemento più caratteristico del paesaggio carsico è la DOLINA: cavità a forma più o meno circolare, con
uno o più punti di assorbimento idrico sul fondo. Si distinguono delle forme a "piatto", a "ciotola", a
"imbuto", a "pozzo", oltre ad una vasta varietà di forme non regolari. Sul fondo può essere presente del
terriccio rossastro (terra rossa) di residuo dal processo di idrosoluzione . Tra le aride pietraie rocciose, le
doline rappresentano delle vere e proprie oasi verdeggianti.
La loro formazione è generalmente dovuta alla soluzione del calcare ad opera dell' acqua superficiale
oppure al crollo del soffitto di una cavità sotterranea.
LE GROTTE CARSICHE
Tra le numerosissime grotte del Carso triestino le più importanti sono la GROTTA GIGANTE (quota 265
m ) , l' immensa cavità naturale formatasi per sprofondamento ed erosione, ricca di formazioni cristalline tra
le quali numerose STALATTITI e STALAGMITI .
Situata nel comune di Trieste ed esplorata per la prima volta nel 1840, è oggi la più grande cavità turistica
del mondo, alta 107 m e lunga 280 m .
Viene utilizzata anche come stazione di ricerche scientifiche.
La GROTTA DI PADRICIANO (comune di Trieste) è una delle più vaste del Carso triestino, profonda 242 m e
con 708 m di gallerie; vi è situata una stazione meteorologica per lo studio delle condizioni ambientali nelle
cavità naturali.
La GROTTA DI TREBICIANO (comune di Trieste) è una delle più profonde cavità conosciute (319 m),
scoperta nel 1841 e costituita da 17 pozzi verticali lunghi fino a 50 m; in profondità scorre il TIMAVO .
Da menzionare per il loro interesse sono anche :
- la GROTTA POCALA presso Aurisina;
- la GROTTA DELLE GALLERIE nella Val Rosandra;
- la GROTTA DELL' ORSO presso Gabrovizza, dove sono venute alla luce resti paleolitici;
- la GROTTA AZZURRA presso Samatorza .
Il comune di Duino Aurisina attualmente sta studiando il progetto di rendere visitabile ai turisti anche la
ricchissima grotta delle TORRI di SLIVIA.
LA FLORA CARSICA
Pur essendo la provincia di Trieste di dimensioni contenute, il suo territorio presenta una incredibile
varietà di specie vegetali.
Sulla costa da Miramare a Duino si ha infatti una flora di tipo mediterraneo con caratteristiche balcaniche
in cui ritroviamo una vegetazione perlopiù arbustiva.
Sull'altipiano vero e proprio domina invece una flora di tipo illirico mentre nelle doline, a seconda
dell'esposizione dei versanti, troviamo elementi di flora subalpina.
LA FLORA MEDITERRANEA
Sulle rupi scoscese, soleggiate e al riparo dal vento si è sviluppato un particolare mesoclima. Il periodo
vegetativo delle piante risulta qui più lungo che sull'altipiano. Sulle rupi protette dalla bora, esposte
all'insolazione diretta ed a quella indiretta dei raggi riflessi dal mare, è cresciuto un tipo di vegetazione di
grande rilievo, sia per la sua composizione floristica, che per il suo carattere vegetazionale.
La vegetazione abbracciata sui bianchi roccioni, insediata sulle strette cenge, sul fianco delle falesie,
rappresenta una forma particolare di macchia mediterranea. La vegetazione principale di tale associazione è
costituita dal leccio, una quercia sempreverde, che viene accompagnato da altre specie sempreverdi e da
sclerofille mediterranee arboree o arbustive: la fillirea, l'alloro, il terebinto, la ginestra, con i suoi
caratteristici fiori gialli, o specie lianose come l'asparago selvatico, la robbia selvatica, il caprifoglio etrusco,
l'edera spinosa e altre.
LA FLORA ILLIRICA
Accanto alle specie mediterranee, che popolano le pareti assolate della Costiera Triestina, al margine nordoccidentale della loro distribuzione, troviamo un complesso di specie carsiche di origine illirica, tra cui il
carpino nero, la carpinella, l'orniello e lo scotano (erroneamente chiamato sommacco). La caratteristica
principale di questo insieme flogistico è proprio la coesistenza delle specie mediterranee con quelle
continentali.
LA FLORA SUBALPINA (O SUBMEDITERRANEA)
Oltrepassando il crinale dell'altipiano, cessa l'effetto mitigatore del clima costiero e la vegetazione
mediterranea scompare: ecco il Carso. La sua vegetazione boschiva è una formazione submediterranea a
roverella e carpino nero con l'aspetto di boscaglia rada, più o meno discontinua, sviluppatasi sulle superfici
rupestri.
Accanto al carpino nero, alla roverella, all'orniello e all'acero, sono presenti anche lo scotano, il corniolo, la
sanguinella, il ciliegio canino ed altre specie.
La particolarità della flora submediterranea si riflette in particolare sulla landa carsica. Essa ha una flora
particolarmente ricca e qui confluiscono le specie che si possono definire tipicamente carsiche.
Tra quelle che adornano la landa, sono costantemente presenti la centaurea rupina e la carice rossigna.
La landa è in fiore dall'inizio della primavera alla tarda estate, ma già durante l'inverno compaiono tra l'erba
secca i primi fiori della carice rossigna e di altre piante. La fioritura prosegue pure durante i mesi più caldi e
secchi e nella tarda estate si adorna di uno splendore particolare, quando fioriscono il calcatreppolo
ametistino e il titimalo olivello con i suoi fiori arancio-rossastri.
LA FLORA DELLE DOLINE
Le numerose doline costituiscono un ambiente a sè stante, che va ad arricchire il paesaggio vegetale carsico.
In quelle più estese si instaura un clima diverso da quello generale, come fossero delle isole con clima più
rigido di quello submediterraneo circostante.
La vegetazione varia a seconda che i versanti siano esposti a sud o a nord.
Il versante delle doline esposto a nord, più fresco e umido, ospita il bosco di dolina a carpino bianco con
sottobosco costituito da specie europeo-montane come l'asaro, per cui l'associazione boschiva della dolina
ha preso il nome di "Asaro-Carpinetum betuli".
I versanti della dolina più caldi e soleggiati ospitano una flora diversa dall'asaro carpineto, simile a quella
della circostante boscaglia carsica (flora subalpina).
Nel bosco, oltre al carpino bianco, sono presenti anche il rovere, il cerro e il tiglio selvatico. Il sottobosco è
costituito da specie primaticce che determinano la fioritura primaverile delle doline, ma che si trovano
solitamente nei boschi di faggio. Le più caratteristiche sono il bucaneve, l'anemone dei boschi, l'erba trinità,
la primula, l'asaro.
GLI ENDEMISMI
Uno dei più tipici endemismi del carso è quello presente nella zona del Sentiero Rilke, costituito dalla
centaurea fronzuta (Centaurea kartschiana). Le centauree sono fiori che crescono un po' dovunque tra le
rocce, tra l'erba e sui bordi del Sentiero stesso.
Un altro endemismo degno di nota è quello riscontrabile sulle pareti a picco sotto i bastioni del castello di
Duino. Anche il fiore presente su queste rocce non ha nulla di eccezionale: si tratta dalla violaciocca gialla,
segnalata da almeno due secoli.
In questi ultimi anni è stata segnalata la presenza di un altro endemismo, riguardante le bocche di leone,
che sbocciano sulle pareti strapiombanti, proprio dove finisce il Sentiero Rilke.
E' pensabile che il vento abbia portato i semi sino a queste rocce, dove una pianta è riuscita ad attecchire,
dando origine ad una colonia circoscritta, per ora, in poche decine di metri.
LA FAUNA CARSICA
La fauna attuale del carso triestino è caratterizzata dalla presenza di una molteciplità di specie diverse,
sebbene ciascuna di esse sia spesso rappresentata da pochi individui.
Paragonando l'odierna consistenza faunistica a situazioni del passato, si nota la progressiva estinzione di
alcune specie comuni e l'aumento o la comparsa di altre. Ciò determina profondi mutamenti nella fauna
locale, tanto da distinguere la fauna della zona costiera da quella dell'altipiano
LA ZONA COSTIERA
Le caratteristiche geomorfologiche e climatiche della zona costiera hanno creato delle particolari nicchie
ecologiche, in cui hanno trovato il proprio ambiente alcune rare specie di animali.
Le rocce strapiombanti offrono rifugio sicuro e favoriscono la nidificazione di alcune specie rupicole e
mediterranee. Qui vive il gheppio che nidifica tra Duino e Sistiana, il falco pellegrino, il corvo imperiale, che
è frequente anche in Dalmazia. Nelle fessure delle rocce nidifica anche il rondone, presente
prevalentemente nel periodo primaverile ed estivo.
Tra le specie mediterranee si possono menzionare il passero solitario, il cui maschio dall'inconfondibile
piumaggio grigio-azzurro si fa notare talvolta sulle rocce vicino al mare; l'occhiocotto e la sterpazzolina, che
nidifica tra la vegetazione mediterranea.
Le pendici assolate, rocciose e piuttosto cespugliose, offrono un ambiente ideale per i rettili. Possiamo
ricordare la testuggine palustre e le tartarughe marine, la lucertola adriatica, il ramarro ed il geco (che è un
particolare animale con abitudini notturne). I serpenti sono dei perfetti indicatori biologici in quanto vivono
solo negli ambienti più puri, non inquinati.
Tra i rettili possiamo rilevare la presenza dell'algiroide magnifico - che vive in un'ampia fascia dell'Adriatico,
dell'Istria e sulle isole Ionie - e in particolare tra S.Croce ed Aurisina il serpente gatto. Il suo areale si estende
dalla penisola balcanica a Creta, e all'Asia Minore fino alla Siria del nord, ma la costiera triestina e poche
altre oasi xeriche (ambienti molto secchi) della provincia di Trieste rappresentano le uniche stazioni in cui la
specie vive in Italia.
I serpenti che destano più curiosità sono le vipere, che però non vanno confuse con i colubri in quanto le
prime sono corte e tozze i secondi possono essere agili e sinuosi e hanno tecniche di caccia diverse: la
vipera morde la preda e la segue per aspettare che muoia mentre i colubri la strozzano.
La vipera più temuta è la vipera dal corno che può attaccare l'uomo.
L'ALTIPIANO CARSICO
E' nel carso dell'altipiano che troviamo le maggiori specie di animali. L'esistenza del carso ipogeo ha
permesso la formazione di una vastissima gamma di organismi cavernicoli come i coleotteri, i blattodi, le
cavallette, termiti e grilli. Ma l'invertebrato più temuto è la zecca, dell'ordine degli aracnidi, che può essere
portatrice del morbo di Lyme e della meningite. Il suo habitat ideale è la boscaglia o il sottobosco dove trova
un clima umido a lei favorevole.
Tra gli anfibi ricordiamo i rospi che si scindono in rospi comuni e rospi smeraldini. Il rospo comune è più
grande, misura quasi 18 cm ed è longevo (vive dai 20 ai 30 anni); vive sulla terra ma in primavera si
trasferisce in acqua dove le femmine depongono le uova. Le femmine sono più grandi per sfruttare le
diverse risorse di cibo.
Il rospo smeraldino vive invece nelle dune dove c'è la presenza di acqua salmastra. Molto comuni sono
anche le rane che si dividono in rosse e verdi. Le verdi sono grandi, presentano iride gialla e sacchi vocali
pari ed esterni, al lato della bocca scuri per le ridibunde e bianchi per le altre, mentre le rane rosse hanno
zampe lunghe e sacchi vocali neri, pari ed interni (non visibili).
Tra i mammiferi è facile sorprendere il capriolo al pascolo, soprattutto all'alba. Tra gli ungulati fanno
occasionale comparsa il cervo e il daino, la cui presenza viene segnalata dalle tracce (escrementi ed orme).
Cervi e daini sono piuttosto numerosi nelle zone interne della vicina Slovenia .
Si incontra talvolta la lepre, che predilige i terreni aperti, ma con l'incespugliamento della landa questi spazi
si vanno restringendo. Pur non essendo rari la volpe ed il cinghiale, sarà difficile vederli.
Numerose sono anche le specie di piccoli mammiferi, fra i quali va menzionato il riccio orientale, che vive
nell'Europa centrale fino alla linea Golfo di Trieste - foci del fiume Oder, mentre nella penisola italica viene
sostituito dal riccio europeo.
Tra gli uccelli da preda possiamo ricordare la presenza dell'astore, dello spaviere e della poiana.
L'incespugliamento della landa determina inoltre la diminuzione dell'averla piccola e l'abbondanza della
ghiandaia e dell'allocco, mentre il declino della pastorizia provoca la diminuita presenza della rondine. La
maggiore frequenza del pettirosso testimonia un cambiamento nelle condizioni climatiche.
IL CLIMA
La zona carsica è compresa nell' ampia fascia del clima temperato-marino, che presenta però differenze
abbastanza marcate: a Trieste il clima temperato risente di quello mediterraneo più secco, mentre sul Carso
il clima acquista una forte componente di continentalità e spesso addirittura caratteristiche alpine.
Da ciò emerge il primo contrasto. Infatti il mare Adriatico, insinuandosi ben addentro nel continente
europeo, porta fino alla nostra zona i caratteri mediterranei, che risultano più evidenti lungo la costiera
istriana e, in parte, lungo il margine della flessura calcarea, dove il clima di tipo marino praticamente
s'arresta. Il fatto che l'altipiano carsico s'innalza improvvisamente come un baluardo provoca una netta
cesura fra il clima temperato e quello tipico dell' altipiano stesso, sul quale si espande l' afflusso di aria
continentale più fredda e umida che la catena delle Alpi Giulie, qui molto bassa, lascia agevolmente passare.
LA TEMPERATURA
Se prendiamo in considerazione la media annua delle temperature notiamo le diversità tra centri costieri e
interni:
Trieste 14°C - Basovizza 10,9°C
Santa Croce 12,3°C - Divaccia 10,5°C
Opicina 11,1°C - Postumia 8,7°C
Risulta evidente come la temperatura diminuisca abbastanza rapidamente procedendo verso l'interno dell'
altipiano carsico.
E' interessante osservare la differenza di 3 gradi esistente fra Trieste ed Opicina, la quale, nella media
normale, sarebbe spiegata dall' esistenza di un dislivello di 600 metri, in quanto si ha un abbassamento di 1°
ogni 200 metri di aumento dell' altitudine.
Ma il dislivello fra le due localita è invece di soli 320 metri. Questa è una delle tante particolarità che il Carso
presenta, dovuta soprattutto al forte irraggiamento notturno, cioè all'escursione termica fra il giorno e la
notte, che d' estate è tanto marcata da raggiungere i 20°. E' proprio l' ampiezza di questi termini a costituire
una delle caratteristiche del clima continentale.
Differenze sensibili si hanno anche confrontando le medie annue minime del Carso e della città. Infatti le
giornate annue con minime sotto lo zero sono in media 13 a Trieste, mentre sull' altipiano sono 40: più di un
mese!
Per quanto riguarda il clima in generale, esso presenta alcune caratteristiche continentali più marcate lungo
la catena dei Vena che, pur mantenendosi tra i 400 e i 500 metri di altitudine, offre esempi di topoclimi con
caratteristiche subalpine.
Alle colline fanno riscontro le doline che, dal punto di vista climatico, sono delle alture alla rovescia. Le
doline sono infatti soggette ad un tipo di clima subalpino, funzionando come "trappole" per l'aria fredda. La
parte inferiore di una dolina profonda 20 metri presenta una temperatura media di 9°, vale a dire 2° in
meno di quella dell'orlo; quindi, mediamente, quei 20 metri di profondità corrispondono a 400 metri di
altitudine.
In conclusione, doline e colline carsiche presentano topoclimi diversi da quelli del resto dell'altipiano, e
questo, a sua volta, presenta varie zone climatiche che si diversificano a seconda
dell 'altitudine e della vicinanza al mare.
LA PIOGGIA
La pioggia più degli altri elementi del clima è importante per la composizione dell'ambiente forestale. La
roccia calcarea, così fratturata, lascia penetrare però quasi subito l'acqua meteorica, che permane un poco
più a lungo solo sul fondo delle doline, dove c'è maggior accumulo di "terra rossa".
La pioggia è abbondante, con due massimi, in ottobre e in giugno, e due minimi in gennaio e luglio. In un
anno sul Carso si verificano circa 120 giorni di pioggia, a Trieste 110, a Sistiana solo 90.
La forte piovosità, che cresce rapidamente man mano che ci si allontana dalla costa, è dovuta all'afflusso di
aria umida e calda, proveniente dal mare, che sui rilievi incontra l'aria fredda proveniente dall' interno.
I VENTI
La zona carsica vanta il primato di essere soggetta ad uno dei venti più potenti, cioè la bora. E' un vento
freddo che soffia da est nord-est, con direzione costante.
La bora è dovuta a masse d'aria provenienti da un'area di alte pressioni, situata nel cuore dell'Europa
danubiana, che si scaricano su un'area di basse pressioni, passando attraverso il valico di Postumia, dove
appunto il vento aumenta sempre più d'intensità, prima di abbattersi sul golfo di Trieste.
Altro comune vento è lo scirocco, che si alterna alla bora, apportando una temperatura più mite, ma
piovosa, e d' inverno anche ore di nebbia.