Attacco al Radisson Hotel di Bamako

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Attacco al Radisson Hotel di Bamako
Attacco al
Radisson Hotel
di Bamako
20 Novembre 2015
Mali
Alle ore 07,00, circa, del 20 novembre 2015 un commando armato, formato da 2-4
uomini (secondo alcune fonti, 10), ha attaccato il Radisson Blu Hotel, nella zona occidentale
di Bamako, capitale del Mali, prendendo in ostaggio 170 persone (30 membri del personale
e 140 ospiti). Il commando è entrato nel complesso alberghiero accodandosi ad una
autovettura con targa diplomatica, che aveva superato i controlli senza fermarsi. Le forze
speciali del Mali, appoggiate da truppe della Missione ONU in Mali (MINUSMA) e da
militari francesi e statunitensi, hanno prima circondato l’hotel e poi fatto irruzione
nell’edificio. Alle 15,38 (ora locale), un flash dell’Agenzia France Presse ha annunciato che
l’assalto era terminato e sono stati trovati 18 cadaveri. Poco dopo, il Ministro della sicurezza
del Mali, Salif Traore, ha dichiarato in una conferenza stampa che nell’albergo non ci sono
più ostaggi.
Figura 1: Dislocazione del Radisson Blu Hotel a Bamako Fonte: RFI
Una volta introdottisi nella struttura, i terroristi si sono recati in un primo tempo nei
sotterranei per poi salire e asserragliarsi al settimo piano con gli ostaggi; tra questi anche
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cittadini stranieri (i resoconti parlano di 20 indiani e 10 cinesi, oltre che di un numero
imprecisato di francesi, tedeschi, statunitensi, turchi, algerini e guineani). Alcuni dei
testimoni hanno riferito che i terroristi hanno obbligato gli ostaggi a recitare versi del
Corano per separare i musulmani dagli appartenenti alle altre confessioni. Stando a fonti
delle forze di sicurezza maliane, il commando, che pure si muoveva molto velocemente, non
conosceva bene i vari settori dell’albergo.
La responsabilità dell’attacco resta ancora da chiarire con certezza, anche se pare
Figura 2: Veduta aerea del Radisson Blu Hotel Fonte: BBC
credibile la rivendicazione fatta dal gruppo jihadista Al-Murabitoun, guidato da Mokhtar
Belmokhtar, che nei mesi scorsi avrebbe colpito altri obiettivi in Mali.
L’azione è avvenuta alcuni giorni dopo che un esponente jihadista attivo in Mali, Iyad
Ag Ghali (leader del gruppo Ansar Dine), ha lanciato appelli contro la Francia e i suoi
interessi nel Paese. Va peraltro notato che l’attentato di Bamako si è verificato pochi giorni
dopo quelli di Parigi. Non è escluso che i cittadini francesi presenti nell’albergo fossero un
obbiettivo primario, ma la struttura ospita di norma una clientela internazionale. Stando ad
alcuni organi di stampa, gli equipaggi di Air France erano soliti alloggiare al settimo piano
(quello in cui si sono asserragliati i terroristi), ma nei giorni scorsi era stata cambiata la
disposizione delle loro stanze. In ogni modo, le autorità di Parigi hanno subito inviato in
Mali 50 membri del corpo di élite GIGN (Groupe d'Intervention de la Gendarmerie
Nationale) per assistere le forze speciali locali. Sugli account Twitter che fanno capo allo
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Stato Islamico (Islamic State - IS) sono apparsi messaggi di sostegno e di esaltazione per i
terroristi di Bamako.
Negli ultimi anni, gli scarsi controlli ai confini hanno permesso l’insediamento nelle
regioni desertiche del nord-est del Mali di cellule di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI)
e di altri gruppi terroristici appartenenti alla galassia qaedista, come il Movimento per
l'Unità e lo Jihad in Africa Occidentale (MUJAO). La rivolta delle tribù tuareg del nord raccolte in particolare attorno al Movimento Nazionale per la Liberazione dello Azawad
(MNLA) - iniziata alla metà di gennaio 2011, e un successivo colpo di stato militare che ha
rovesciato l’allora Presidente della Repubblica Amadou Toumani Touré, hanno permesso
ai gruppi jihadisti di prendere progressivamente il controllo delle regioni settentrionali
(Gao, Kidal e Timbuktu). Combattenti di organizzazioni terroristiche africane (incluso
presumibilmente il gruppo nigeriano Boko Haram) si sono recati nel nord del Mali per
addestrarsi.
Nella prima settimana di gennaio 2013 i militanti jihadisti hanno ripreso l'avanzata
verso sud, costringendo il governo di Bamako a chiedere l'aiuto militare di Parigi. L'11
gennaio, forze terrestri e aeree francesi sono giunte nel Paese nell’ambito della Operazione
Serval e in alcune settimane hanno liberato le principali località delle regioni settentrionali.
Nel Paese sono affluite anche unità militari della Comunità Economica degli Stati dell'Africa
Occidentale (ECOWAS) e del Ciad.
Figura 3: Truppe maliane circondano il Radisson Blu Hotel Fonte: BBC
I militanti jihadisti hanno evitato il combattimento cercando rifugio sulle montagne
di Adrar des Ifoghas (al confine con l'Algeria), nella foresta di Ouagadou o in altri paesi
della regione. Essi continuano tuttavia a compiere attacchi con ordigni esplosivi e attentati
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suicidi nelle aree che hanno dovuto abbandonare. Prendono anche di mira le persone
sospettate di collaborare con le autorità e con le forze internazionali e di recente hanno
esteso la loro azione anche al centro e al sud del Paese.
Con l’inizio della fase di stabilizzazione, che ha consentito anche lo svolgimento nel
2013 di elezioni presidenziali e politiche, Parigi ha cominciato a ritirare le sue truppe dal
Mali senza tuttavia abbandonare il Paese. Infatti, a Gao si trova una delle due basi di
appoggio permanenti della Operazione Barkhane (l’altra è a N’Djamena, in Ciad), la cui
missione è stabilizzare il Sahel, impedendo la ricostruzione di santuari terroristici. La
Missione può contare su circa 3.000 militari (forniti oltre che dalla Francia, dalla Mauritania,
dal Niger, dal Burkina Faso, dal Mali e dal Ciad), 200 veicoli blindati e sei aerei da caccia.
Nel gennaio 2015, nelle regioni di Segou e di Mopti, ha fatto la sua comparsa un altro
gruppo terroristico di ispirazione jihadista, il Fronte di Liberazione del Macina (FLM, dal
nome di una zona nel centro del Mali). Ha compiuto attacchi soprattutto contro le forze di
sicurezza presenti sul territorio. E’ composto da persone di etnia Peul, provenienti in molti
casi da altre formazioni estremiste (come il MUJAO).
Fra gli attentati compiuti in Mali negli ultimi anni va ricordato, per le sue modalità,
quello del 7 agosto 2015 a Sevaré (nella regione di Mopti, a circa 600 km a nord-est della
capitale). Un commando ha prima attaccato una caserma e poi un hotel frequentato da
personale dell'ONU, dove ha preso anche alcuni ostaggi. Il bilancio delle vittime è stato
pesante: oltre agli uomini del commando sono state uccise, almeno 13 persone, inclusi
cinque soldati e quattro cittadini stranieri che lavoravano per le agenzie delle Nazioni Unite.
Un altro episodio simile si è verificato a Bamako, nella notte tra il 6 e il 7 marzo 2015.
Cinque persone, fra le quali due europei, sono state uccise in una serie di attacchi contro
locali pubblici. Si è trattato del primo attacco mirato contro gli occidentali in questa città.
Appare assai probabile che l’attacco di Bamako mirasse a destabilizzare nuovamente
il Paese, mostrando l’incapacità delle forze internazionali di garantire livelli accettabili di
sicurezza. Nello stesso tempo, gli organizzatori volevano colpire la Francia, per il ruolo che
ha svolto e intende ancora svolgere nel Paese e in tutto il Sahel.
L’attacco testimonia anche che strutture ricettive (come alberghi e ristoranti)
frequentati in particolare da occidentali costituiscono ormai un obbiettivo primario per i
gruppi terroristici a livello internazionale. La presenza di misure di sicurezza a protezione
di tali edifici può non essere un deterrente sufficiente per simili azioni.
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