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Protocollo di intesa di Vivian Wiwoloku
tra “Il Pellegrino della terra” e il Consorzio “Sviluppo e Legalità”
Premessa
L’Associazione “Il pellegrino della terra” nasce nel 1986, su iniziativa del
pastore Vivian Wiwoloku, con l’obbiettivo di strappare alla strada le ragazze
nigeriane schiavizzate dalle organizzazioni criminali nigeriane e costrette a
prostituirsi per pagare dalle 60.000 alle 100.000 € per il loro “riscatto”.
Le organizzazioni criminali transnazionali si sono radicate nel territorio
italiano circa 20 anni fa per speculare nell’industria del sesso considerevoli
somme, attraverso la schiavizzazioni di ingenue ragazze, reclutate con
l’inganno, e per lo più provenienti dalla regione di Benin City in Nigeria.
L’organizzazione criminale nigeriana si configura sempre più come una
efficiente organizzazione mafiosa, che, attraverso la tratta di giovani e spesso
giovanissime ragazze minorenni, produce ingenti profitti.
Nella sola città di Palermo, dove le ragazze costrette alla prostituzione sono
più di 500, si calcola che abbiano un fatturato annuo di 10 milioni di euro.
Il fenomeno delle mafie internazionali della tratta è per lo più sottovalutato o
spesso ignorato sia dalla stampa che dalle Istituzioni. Esso viene percepito
dalla opinione pubblica come un fenomeno di offesa al decoro, un fenomeno
di “normale” prostituzione di alcune ragazze straniere, che vengono in
occidente per procurarsi un facile guadagno, attraverso “il mestiere più antico
del mondo”.
Invece, dietro le giovani ragazze nigeriane, rumene, slave si nascondono
sofferenze, tragedie dovute alle violenti e criminali sevizie che subiscono dai
loro carcerieri.
Negli ultimi anni in Italia sono state uccise più di 500 ragazze, sparite nel
nulla con documenti clonati e falsi: sono le vittime delle mafie internazionali,
vittime dell’indifferenza di una opinione pubblica troppo distratta rispetto al
dramma che si consuma giorno e notte sotto i nostri occhi, nei parchi e nelle
strade delle città.
Le vittime sono spesso ragazze uccise dai loro clienti brutali e talvolta
maniaci o vittime della stessa tratta perché colpevoli di essersi ribellate al
turpe destino della prostituzione.
Le statistiche ci parlano del 40% di minorenni che tutti i giorni sono costrette
a vendere il loro corpo nelle strade italiane.
La mafia nigeriana non demorde, essa si è ben radicata nel territorio italiano
prima al nord e successivamente al sud entrando nelle grazie delle mafie
locali, venendo a patti con la camorra e molto probabilmente anche con “cosa
nostra”.
A seguito della morte, lo scorso anno, di due ragazze nigeriane (Favour,
uccisa e poi brutalmente carbonizzata nelle campagne di Misilmeri da un
cliente consegnato poi alla giustizia; Loveth, trovata morta, in circostanze
misteriose, una domenica mattina, nel centro città, tra i cassonetti della
immondizia), si è costituito un coordinamento anti-tratta formato da circa venti
associazioni attente al fenomeno delle nuove mafie e delle nuove schiavitù
del XXI secolo, e che prende il nome dalle due vittime su menzionate:
coordinamento anti-tratta Favour e Loveth.
Una parte del mondo del volontariato, sia religioso (cattolici e protestanti) che
laico, ha preso coscienza di trovarsi di fronte ad un nuovo pericolo nel nostro
territorio, l’infiltrazione nella nostra società di un pericoloso “cavallo di Troia”
che si è insediato, con la verosimile complicità di “cosa nostra”, nel nostro
territorio, nell’indifferenza generale.
La mafia nigeriana, la più potente, assieme alle altre mafie dei paesi dell’est
(rumena, albanese, e slave) e di altri paesi africani, alimenta non solo la
criminalità internazionale ma anche la mafia siciliana.
Il Consorzio “Sviluppo e Legalità”, costituito… nasce allo scopo… (x il dott.
Guarino: aggiungere una descrizione sommaria del Consorzio e delle sue
finalità)
TUTTO CIO’ PREMESSO
Tra l’Associazione “Il Pellegrino della terra” e il Consorzio “Sviluppo e Legalità
si stipula la seguente convenzione, che ha l’obiettivo - mediante lo strumento
del riuso sociale dei beni confiscati alle mafie - di elaborare ed attuare il
PROGETTO “Il lavoro che libera”, unendo le forze per avviare una strategia
di lotta alle mafie internazionali, in particolare alla mafia nigeriana, che stanno
dando nuove energie e nuovo ossigeno alla mafia locale.
ART. 1
Il “Pellegrino della terra” intende partecipare all’elaborazione e all’attuazione
del PROGETTO per offrire ad alcune delle ragazze nigeriane, strappate alla
tratta, l’opportunità di intraprendere un percorso formativo e di lavoro in
agricoltura, mediante la coltivazione di prodotti ortofrutticoli tipici del loro
Paese d’origine e del Continente africano.
Ciò in considerazione del fatto che molte di queste ragazze, prima di essere
coinvolte nella tragedia della tratta, lavoravano la terra nei loro villaggi, ma, in
mancanza di strumenti adeguati di coltivazioni, traevano da questa attività
scarsi guadagni, che consentivano alle loro famiglie appena di sfamarsi.
Il lavoro nei campi, attraverso un’adeguata formazione e adeguate
attrezzature, diventerebbe per loro una buona opportunità per inserirsi in un
circuito di vendita a livello nazionale, una alternativa concreta di vita a cui
aspirano per riscattarsi dalla terribile schiavitù da cui con grande sofferenza si
sono liberate.
A tal fine, “il Pellegrino della terra”, nel corso del primo anno di attuazione del
progetto s’impegna a garantire a n. 10 ragazze una borsa di lavoro di €
…………. mensili, che le affrancherebbe dall’indigenza in cui si trovano e
consentirebbe loro di formarsi adeguatamente per dare, attraverso il lavoro
nei campi, una svolta decisiva alla loro vita.
ART. 2
Il Consorzio “Sviluppo e Legalità” si impegna, tramite le cooperative sociali
assegnatarie di terreni confiscati alla mafia nella zona del Corleonese, a
mettere a disposizione delle ragazze nigeriane individuate dall’associazione
“Pellegrino della terra”, i terreni sufficienti ad iniziare un efficace percorso
formativo e di lavoro.
Il Consorzio si impegna, inoltre, nel corso del primo anno di attuazione del
Progetto, ad affiancare alle ragazze nigeriane per un’attività di tutoraggio una
sua cooperativa assegnataria di terreni, già inserita nel processo produttivo,
per formarle e accompagnarle nell’attività di coltivazione delle terre.
La cooperativa “sorella” affiancherà il gruppo delle ragazze nigeriane,
individuate dal “pellegrino della terra”, seguendole nella coltivazione degli
appezzamenti di terreno in cui le stesse, con l’aiuto di mezzi tecnici e di
formazione adeguata, possano cominciare a coltivare e a gestire in modo
sempre più autonomo i prodotti tipici, per consentire loro di rendersi
autonome.
ART. 3
Il Consorzio “Sviluppo e Legalità” e le cooperative assegnatarie di beni
confiscati nella zona del Corleonese assumono l’impegno, inoltre, a favorire
nel tempo la nascita di una cooperativa sociale, costituita da ragazze
nigeriane, per consolidare il loro percorso di formazione al lavoro.
Assumono l’impegno, infine, ad adoperarsi, mediante il Consorzio “Libera
Terra Mediterraneo”, per favorire la commercializzazione dei prodotti agricoli
africani coltivati dalle ragazze nigeriane.
ART. 4
Partner del progetto sono la Camera del lavoro metropolitana di Palermo e la
Camera del lavoro di Corleone, fortemente interessate a contrastare le mafie
nazionali ed internazionali, affermando il valore del lavoro come strumento di
liberazione delle persone.
Esse assumono l’impegno di sostenere a tutti i livelli il Progetto “Il lavoro che
libera” e l’esperienza di lotta alla mafia mediante l’uso dei beni confiscati alle
mafie.
ART. 5
Il Progetto “Il lavoro che libera” ha un valore economico-sociale sia per le
ragazze nigeriane e per l’Associazione “Il Pellegrino della terra”, che per il
Consorzio “Sviluppo e Legalità”, per le cooperative sociale assegnatarie dei
terreni confiscati, per la CGIL, per gli Enti locali territoriali e per tutte le
organizzazioni che si battono per contrastare le mafie e costruire una società
più giusta.
Il Progetto, infatti, vuole porre all’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione
pubblica la realtà minacciosa delle mafie internazionali e il modo attraverso
cui la società civile intende combatterla.
Vuole indicare una strada, già ampiamente sperimentata dalle cooperative
sociali che coltivano i terreni confiscati, per restituire la libertà a chi è stata
negata e per restituire dignità a chi ha pagato un prezzo troppo alto nella lotta
alla tratta.
Vuole indicare una strada alle organizzazioni nazionali e internazionali,
impegnate nella lotta alla criminalità organizzata e alle mafie internazionali,
per ottenere risultati concreti e positivi mediante l’uso dei beni confiscati da
parte di coloro che sono stati vittime delle mafie internazionali. L’utilizzo del
bene confiscato diventa allora la strada per riconquistare la libertà perduta e
per restituire dignità e autonomia attraverso il lavoro.