Le agroenergie secondo «Le Iene»
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Le agroenergie secondo «Le Iene»
ATTUALITÀ ● TORNATA DI COLLOQUI IN FLORIDA Ttip: tengono banco le denominazioni L’annosa questione del possibile riconoscimento da parte degli Usa delle denominazioni europee divide sempre i due schieramenti. Il prossimo incontro a inizio 2016 di Angelo Di Mambro C’ erano vino, olive, latticini e prodotti dop sul menu dell’undicesimo round di colloqui del Ttip (il trattato di commercio Usa-UE) tra i negoziatori della Commissione Europea e la controparte americana, tenuto dal 19 al 23 ottobre in Florida. Lo mette nero su bianco l’Esecutivo UE, coerentemente con gli impegni sulla trasparenza assunti dal commissario al commercio internazionale Cecilia Malmstrom, in un rapporto di 22 pagine pubblicato sul sito dedicato al Ttip (http://ec.eu ropa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/in dex_it.htm). Manca la reazione degli americani, che non si sono impegnati sullo stesso livello di trasparenza dell’UE. Vino, olive e latticini Con la discussione su prodotti sensibili come il riso, da fare alla fine del negoziato, gli emissari europei hanno fatto pressione per risolvere alcune annose questioni relative ai vini e ad altri prodotti. In particolare, le difficoltà che i vini dell’UE hanno ancora nell’arrivare ai consumatori finali Oltreoceano a causa di barriere non tariffarie e della macchinosità dell’Aamministrazione americana, e questo nonostante due accordi bilaterali già siglati (nel 2006 e nel 1994). Sul tavolo anche i requisiti ameri- cani di ispezione per le olive da tavola e la tariffa che tutti gli esportatori stranieri di formaggi e latticini devono subire per la «promozione» del consumo di latte e derivati sul mercato Usa. Appello per le denominazioni Dopo l’ennesima spiegazione di come funziona il sistema delle dop e igp, e delle carenze del sistema dei marchi Usa per la tutela di alcuni prodotti, l’UE ha rinnovato il suo appello agli Stati Uniti per iniziare a negoziare davvero sui prodotti a indicazione geografica. Importante, per la delegazione europea, portare avanti la questione assieme a quella delle tariffe, anche per avere ben chiaro fin dove ci si può spingere (cioè cosa si può dare in cambio) per ottenere il riconoscimento delle dop. L’UE ha presentato i risultati di una «simulazione» con un breve elenco di nomi di dop e igp nel territorio degli Stati Uniti. Obiettivo, mettere in evidenza casi esemplari, come la differenza tra un titolare di marchio dop dell’UE che ha anche un marchio registrato e un altro operatore; l’uso originario della denominazione da parte di produttori non dop, e le denominazioni «presumibilmente generiche», che è l’argomento principale dell’industria americana (secondo cui l’UE vuole «sequestrare» i nomi generici dei formaggi) contro il riconoscimento delle dop negli Usa. Il prossimo round di colloqui è previsto per le prime settimane del 2016 a Bruxelles. • L’INFORMAZIONE CHE NON INFORMA Le agroenergie secondo «Le Iene» Anche «Le Iene», nota trasmissione del palinsesto di Italia1, sono cadute nella tentazione di voler affrontare temi molto tecnici senza documentarsi adeguatamente. E così all’agricoltura è toccata ingiustamente un’altra figuraccia nei confronti dell’opinione pubblica. Forse imbeccata in modo scorretto, la «Iena» Nadia Toffa è incorsa in errori tali da ridicolizzare il contenuto, in parte condivisibile, dell’intero servizio. Innanzitutto, dei 10 miliardi di euro destinati a sostenere la produzione di energie rinnovabili, quelli per le agroenergie sono circa un decimo, il resto serve soprattutto a premiare il fotovoltaico. Per non parlare poi dei macroscopici errori tecnici: in tutto il mondo occidentale la produzione di energia dalle biomasse è incentivata perché l’anidride carbonica emessa è a bilancio pressoché neutro. Dal servizio sembra invece che le «vere» rinnovabili siano solo: eolico, idroelettrico e fotovoltaico, che però costano agli italiani miliardi di euro all’anno. Ancora, Michele Corti dell’Università di Milano (una vecchia conoscenza!), interpellato da Toffa, paragona i cogene- © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. ratori a «grossi motori navali», ma, al di là della potenza termica al focolare di questi motori (max 3 MW), paragonabile a una caldaia a gas naturale di una piccola industria, ciò che conta è la natura del combustibile ovvero il biogas, molto simile al gas naturale. È poi inaccettabile l’accostamento tra le diverse fonti: biogas, oli vegetali, grassi animali, ecc. Le Iene non hanno per nulla colto il nocciolo della questione: le dimensioni degli impianti e la materia prima con cui sono alimentati. Per questo forse parlano del digestato come di uno «scarto industriale», una vera e propria corbelleria da tutti i punti di vista. Insomma i produttori di agroenergie dovevano risultare a tutti i costi degli inquinatori e degli approfittatori! Consigliamo agli autori del programma televisivo di dar voce non solo agli accusatori ma anche agli «imputati» e in seconda battuta di informarsi bene, avvalendosi di professionisti competenti A.Red. prima di andare in onda.