Estate - Santagataviva

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Estate - Santagataviva
Il progetto culturale “Terrae Sanctae Agathae” promuove:
L’ANNUNZIO
Periodico d’informazione della Parrocchia SS. Annunziata di Sant’Agata di Esaro (CS)
Estate 2014 N°27
ANNUNZIO
Estate 2014
IL POPOLO CRISTIANO IN CAMMINO VERSO LA GRANDE CROCE
“A perenne ricordo della Santa Missione predicata dal 13 al 27 maggio 1979 dai Padri Passionisti in
ricorrenza del 25° Anniversario di Ministero Parrocchiale di Mons. Antonio Montalto, è stata issata
una Croce alta otto metri in Località Timpe Vermicelle (860 m.slm). L’Amministrazione Comunale,
guidata da Eduardo Fasano, in segno di gratitudine per l’opera pastorale e sociale svolta in
venticinque anni dall’Arciprete, ha provveduto ad illuminarla. Nella notte tra il 26 e 27 maggio ’79,
dallo stesso arciprete, alla presenza di p. Fedele, p. Giammaria e p. Giacinto, veniva benedetta a
conclusione di una suggestiva marcia della fede e della pace con fiaccolata, alla quale ha
partecipato numeroso il popolo di Sant’Agata di Esaro.“ La notizia riportata la rintracciamo tra i
documenti dell’Archivio parrocchiale, in una cronaca inserita nei registri anagrafici della Parrocchia. Ricordiamo che
l’impianto di illuminazione che rendeva visibile la Croce anche di notte da tutti i punti cardinali, fu più volte
danneggiato dagli incendi, fino a renderlo inservibile. Forse bisognerebbe ripristinarlo, ricorrendo, questa volta, a
nuove tecnologie più resistenti ad agenti atmosferici e non. A distanza di 35 anni, la Parrocchia, in collaborazione con
la locale sezione degli Amici della montagna, guidata da Giovanni Sirimarco e con la GIZA, per far rivivere il clima e i
valori di quell’avvenimento, ha organizzato per GIOVEDI’ 14 AGOSTO un pellegrinaggio, al quale tutti sono invitati a
partecipare, il quale, partendo alle ore 16 dal Convento di San Francesco di Paola, si porterà presso la Croce dove
Don Carmelo celebrerà la Santa Messa. In seguito, per ricordare l’evento, su iniziativa dello stesso Giovanni
Sirimarco, verrà apposta e benedetta sul basamento del monumento una significativa fotografia di Don Antonio,
ritratto in divisa Scout con il suo inseparabile fazzoletto al collo.
Carmine Arcuri
APPROFONDIMENTO CULTURALE a cura di Mario Di Cianni
PREGHIERA DI SAN BERNARDO A MARIA
"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Dante Alighieri (Divina Commedia,
Paradiso, C.33)
Con ardente affetto San Bernardo innalza alla Vergine un inno di lode, esaltandoLa come la più alta tra le
creature, destinata ab aeterno ad essere madre di Gesù. Essa è “face di caritate” nel cielo e “fontana di
speranza” sulla terra; La sua misericordia è così grande che soccorre gli uomini prima ancora di essere pregata.
In queste sublimi terzine c’è sintetizzato il motivo espresso nelle parole di ringraziamento di Maria al Signore
nella visita a Santa Elisabetta, cioè di quel canto più comunemente noto come Magnificat (Luca. I 46 ss): “Tu sei
benedetta fra le donne” e “Il Signore ha guardato alla umiltà della sua ancella”: tutte le generazioni mi
chiameranno beata”. A rifletterci, il nostro dovere principale sta nell’imitarLa. Pensiamo a Lei, a tutta la sua vita.
Lei è stata la perfetta cristiana: da bambina, era già tutta orientata a Dio, però era perfetta fidanzata; poi la
perfetta sposa, ma anche la perfetta vergine; poi la perfetta madre, poi la perfetta vedova. E Lei è anche un
monumento di virtù, lo si vede sotto la Croce, lì la Madonna ha tutte le virtù: la povertà perché perde Gesù,
l’umiltà perché è lì, niente, ai piedi della Croce, la purezza, si stacca perfino dal figlio che è Dio. Noi tutti,
dunque, siamo chiamati ad imitare la Madonna nell’amore concreto verso gli uomini, andando incontro alle
necessità del fratello con sollecitudine. Saremo, così, più vicini a Dio: l’amore per il prossimo, cioè la carità, ci
avvicina, infatti, a Dio. E’, anzi, indispensabile per amare Dio. Come dice San Giovanni: “Chi, infatti, non ama il
proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da Lui:
Chi ama Dio, ami anche suo fratello”.
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Estate 2014
MILANO-CALABRIA, 15 ORE
C’è un pullman che collega Milano e la Calabria cinque volte alla settimana.
Un pullman che richiude come una cerniera lo strappo della distanza
percorsa da tutti coloro che hanno deciso di venire a tentare la fortuna del
nord. Eccoli qui i viaggiatori infagottati sotto le pensiline dell’autostazione
milanese, stretti per non sentire le ventate umide di pioggia ed intenti ad
esorcizzare l’imminente fatica. Sono famiglie, uomini e donne sole, coppie di
anziani in pensione accompagnati da figli e nipoti, prodighi di saluti alla partenza. Organizzazione impeccabile, prezzi
imbattibili. All’epoca dell’Alta Velocità, impensabile trascorrere 15 ore sull’autobus, eppure pochi sono i posti liberi
quando il mezzo si muove per intraprendere la rotta verso sud. C’è chi percorre la Ruta 40 in Argentina, c’è chi
racconta le vacanze sulla Route 66 negli Stati Uniti. Ecco invece in Italia un viaggio nella storia del nostro Paese. Un
affondo sociologico intenso che porta due culture organizzative diverse a mescolarsi col passare delle ore. Mi guardo
attorno. Una coppia settantenne di simpatici amici mi chiama vicino e mi offre da mangiare. E non siamo ancora
usciti da Milano! A Rogoredo siamo già al panino con formaggio e capicollo. Ne hanno portati 12 , di panini, per non
farsi mancare niente lungo la strada e per “far passare la notte”! Siamo seduti tutti vicini e ognuno si racconta. Di
cosa ti occupi, dove vai, perché. Tutti si confessano, più o meno e mai fino in fondo. Intanto fuori piove a dirotto e il
traffico milanese ci si avviluppa addosso con tutte le sue luci, moltiplicate dalle gocce sui vetri. Nuova fermata. Nuovi
viaggiatori. Delusione sul volto di chi sperava di avere un posto libero a fianco per potersi allungare durante la
notte. “Un viaggio atroce”, dicono alcuni. Non si riferiscono al bus, ma alla notte, alla distanza e alla fatica che
presto sentiranno sulla schiena e nel gonfiore delle gambe. Ma non ne troverete uno disposto ad ammetterlo nei
giorni successivi e alla vigilia del prossimo viaggio. “In pullman si viaggia una favola e a volte si balla pure”, ti dicono.
Come un parto, quando arrivi a destinazione, rimuovi il durante. Lo stomaco è già sottosopra e il collo risente di un
poggiatesta che mi obbliga ad una postura innaturale. Qualcuno chiede di sentire la partita. Sento la voce concitata
del radiocronista, ma non capisco una parola. Prima sosta. Venti minuti di terra ferma. Toilette. Caffè. Tutti a
sgranchirsi le gambe in piedi fuori dall’autobus. Alla partenza l’autista ci conta. Era dai tempi della scuola che non mi
capitava. Mi fa sorridere questa cosa e mi piace. Mi sento ancora piccola. In gita. La conta sulla spalla, in fondo, è la
progenitrice del check in. Mi guardo attorno. La signora accanto mi racconta di suo padre, deciso a rimanere in
Calabria dopo la pensione, lontano dai suoi quattro figli a Milano. Ora non sta bene e lei corre in suo soccorso,
perché la distanza, si sa, ingigantisce le cose e, se non vedi di persona, l’ansia ti sale ancora di più. Davanti a me una
famiglia ha prenotato quattro posti. Due servono per far sdraiare il loro bambino, che quasi non si accorge di essere
in autobus. Che bello essere piccoli. Che bello lasciarsi trasportare sotto la coperta di pile. È un’immersione nel
passato questo viaggio in autobus, che fa pensare a quando correvano gli anni delle vacanze estive in Calabria per
l’intero mese di agosto. Le fabbriche erano chiuse. Non esistevano i condizionatori e l’anguria sapeva di anguria
davanti al mare scintillante della stazione ferroviaria di Belvedere Marittimo. Quella stessa stazione che oggi è un
monumento spettrale, disabitata e presidiata solo da una macchinetta self service per l’erogazione di
biglietti. Qualche fila più indietro, un ragazzo è immerso della visione di un film su un ipod di ultima generazione.
Organizzato con determinazione autistica a snocciolare le ore fino all’arrivo, ascoltando buona musica e guardando
film d’essai. Di dormire non se ne parla. Trentacinque anni e carattere tosto. Fa due lavori per pagarsi il mutuo.
Torna a casa appena può perché niente è più bello che svegliarsi la mattina col profumo dei fiori di zucca fritti o con
quello del sugo di salsiccia, che lascia presagire la pasta fatta in casa. Due signori anziani dietro di me discutono
animatamente, in un italiano inframmezzato dal dialetto, di argomenti classici: eredità, appartamenti, matrimoni,
famiglia. A un certo punto uno di loro chiede: ma l’abbiamo presa l’autostrada? Siamo a Firenze. Che tenerezza. Una
ragazza apre e chiude il suo cellulare. Mi incuriosisce. Forse aspetta una chiamata che non arriva, un messaggio, una
notizia. Il bus è uno dei mezzi più utilizzati dagli insegnanti. Una vita difficile, posto precario e supplenze in posti
lontani da casa. Il display si illumina nel buio ogni volta. Prendo coraggio e spio. Lo so non si fa, ma lo faccio. Mi
appare la foto di una bimba di pochi mesi. Ogni tanto lei la guarda e poi richiude. Probabilmente non vede l’ora di
riabbracciarla. Storie di straordinaria normalità. Un’altra sosta nella notte. Sono le due del mattino. Un giro rapido
nell’autogrill deserto e un inaspettato moto di appetito. Nella piazzola di sosta i camionisti lasciano accese loro
motrici per scaldarsi mentre dormono. La vibrazione di queste cicale giganti entra nelle fibre muscolari. Un muggito
rauco e continuo sotto la pioggia. Si riparte. Impossibile dormire. Ripercorro ennesime volte la larghezza del sedile
girandomi su un fianco e sull’altro, senza pace. La notte fuori è ancora fonda. I due vecchietti ancora parlano ad alta
voce. Qualcuno dice schhhh!!! un po’ stizzito, ma i due faticano anche a sentirsi tra di loro, quindi ignorano il
richiamo. Qualcuno chiede se può abbassare il sedile per dormire, la risposta però è perentoria e nel contempo
simpatica: “eh no, mi dispiace qui si dorme in piedi come i cavalli!”. Napoli mattina presto. L’esercito presidia l’aerea
di servizio. Militari in mimetica si concedono un cappuccino e una riccia ripiena di ricotta fumante. Noi, stesso clichè:
toilette, giro obbligato tra prodotti che nessuno ha voglia di comprare, qualcosa di caldo da bere, attesa fuori dalla
portiera del bus ancora chiusa. All’alba la Salerno-Reggio Calabria si presenta sonnecchiante sotto la pioggia.
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Estate 2014
Qualche mezzo al lavoro è illuminato. Il vapore esce dai prefabbricati degli operai. Qui smette di funzionare isoradio,
qui non paghi il pedaggio autostradale, qui tutto è sempre uguale. Cumuli di sabbia a destra, te li ritrovi a sinistra
qualche mese dopo. Altra sabbia sui camion che viaggiano nelle corsie a lato della carreggiata di marcia. La ruggine
divora l’ossatura dei lavori. E piove. A Lagonegro, ultimo avamposto autostradale del viaggio, il bus si
ferma. Perfetto smistamento dei passeggeri a seconda delle destinazioni in minibus e autovetture. Tutto funziona
come un orologio. Come cuscini stropicciati, sulle facce pallide i segni dei chilometri.
Maria Elisa Borrelli
L’AMMINISTRAZIONE COMU…NICA
Si è tenuto in data 14 giugno 2014 a Sant’Agata di Esaro, l’importantissimo Convegno sul
Sepolcreto Protostorico di Grotta della Monaca. Un appuntamento con la cultura territoriale, fortemente
voluto dall’Amministrazione Comunale per due principali motivi: per promuovere, all’interno del paese,
una conoscenza condivisa sull’argomento che già da tempo affascina, a livello nazionale e internazionale, il
mondo scientifico – archeologico e, in secondo luogo, per una questione di trasparenza e chiarezza nei
confronti della cittadinanza, riguardo la gestione economica dei finanziamenti ottenuti negli ultimi tre anni.
Al tavolo della presidenza il Sindaco di Sant’Agata di Esaro, Luca Branda e il Capogruppo di maggioranza,
Arianna Fasano, hanno relazionato insieme agli ospiti invitati per l’evento: il Presidente del Parco del
Pollino, Onorevole Domenico Pappaterra, il Soprintendente Regionale per i Beni Archeologici della
Calabria, Dottoressa Simonetta Bonomi, il Direttore della Missione di Ricerca Uniba, che da anni dirige le
ricerche all’interno del sito ipogeo e la Dottoressa Fabiola Arena, che si occupa degli studi sugli inumati
rinvenuti nel sito, presso l’università di Ferrara. Al vaglio degli specialisti, dunque, non più la funzione di
estrazione mineraria che ha assunto negli anni la grotta, ma la
funzione sepolcrale svolta in età pre - protostorica. Tantissimi, circa
un centinaio, gli scheletri rinvenuti all’interno dei cunicoli terminali
della grotta e in varie aree della sala dei pipistrelli e della pregrotta,
tra i quali si riscontra anche la presenza di due neonati. Il resto osseo
più significativo, un’ulna, è stato datato col radiocarbonio a 20.000
anni fa, in piena età paleolitica. L’impegno dell’Amministrazione
Branda prosegue come sempre e anzi, alla luce delle recenti
scoperte, più motivato di prima, allo scopo di poter rendere al più
presto fruibile e, dunque, visitabile Grotta della Monaca.
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