scarica allegato - Museo Cappella Sansevero

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scarica allegato - Museo Cappella Sansevero
08/03/2015
Bell'Italia - N.347 - Marzo 2015
Pag.28
(diffusione:65636, tiratura:89806)
Un Museo un Capolavoro
Vittorio
NAPOLI
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Appuntamento con
Sgarbi
M u s e o Cappella S a n s e v e r o
L'APOGEO D E L BAROCCO
SUL CORPO D E L CRISTO VELATO
È una prova estrema di abilità la scultura settecentesca di Giuseppe Sammartino, voluta per la cappella
di famiglia da Raimondo di Sangro, principe di Sansevero. Lo straordinario, sottilissimo velo di m a r m o
che avvolge la figura è anche un'affermazione della capacità dell'arte di superare la caducità del reale
V i r t u o s i s m o tecnico
Grazie a una tecnica molto sofisticata,
Sammartino ha reso il minimo
spessore delle pieghe evitando la
scheggiatura del marmo. In passato
è stato addirittura ipotizzato un
improbabile procedimento, ideato da
Raimondo di Sangro, grazie al quale un
velo reale sareboe stato marmorizzato.
lunghezza 180 cm
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Bell'Italia
MUSEO CAPPELLA SAN SEVERO - Rassegna Stampa 01/01/2015 - 20/11/2015
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Bell'Italia - N.347 - Marzo 2015
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(diffusione:65636, tiratura:89806)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Drammatico
sudario
A r t i s t i di valore
al servizio del principe
La figura di Cristo è
Nel profondo rinnovamento della
composta in m o d o
cappella voluto da Raimondo di Sangro
classico, quasi
furono coinvolti artisti di fama. Lo scultore
carraccesco, ma il
veneziano Antonio Corradini (1688-1752)
leggero sudario la
realizzò la statua velata della Pudicizia
stravolge attraverso
(foto a sinistra), in memoria della madre
un d r a m m a t i c o effetto
del principe, e il bozzetto del Cristo velato
" s o t t o v u o t o " che
(Napoli, Museo di San Martino). La figura
crea in chi guarda
del Disinganno, che celebra la liberazione
il più barocco dei
del padre di Raimondo dal peccato, è del
coinvolgimenti emotivi.
genovese Francesco Queirolo (1704-1772).
È un luogo speciale la cappella Sansevero a Napoli, nell'omonimo palazzo,
fortemente intriso della vicenda umana
e intellettuale del suo fautore, il principe Raimondo di Sangro (1710-1771).
Nel contempo, rivela gusti e umori culturali affrancabili dalla sola figura del
principe, finanche da Napoli, partecipi
di un'incipiente modernizzazione già
del tutto europea. Uomo dal sapere enciclopedico, Raimondo aveva riscattato
nello studio un'infanzia non facile, segnata dalla morte della madre e dalle
scelleratezze del padre, pluriomicida,
fuggito a Roma per prendere i voti. Illuminista a suo modo, Raimondo promosse a Napoli la massoneria, in opposizione all'oscurantismo gesuita, coltivando
l'esoterismo e la scienza sperimentale,
cosa per la quale veniva ritenuto, a seconda degli interlocutori, un inventore di genio o un negromante. Dilapidò
molto del patrimonio nel rifacimento
della cappella di famiglia, dedicata alla Madonna della Pietà, trasformata in
un sontuoso impianto simbolico che
accosta cristianesimo, cabala, alchimia,
massoneria, antichi culti egizi.
Al centro, un marmoreo Cristo morto a grandezza naturale, realizzato da
uno scultore fino a quel momento solo
onesto, il locale Giuseppe Sammartino,
poi affermatosi con i presepi. Era subentrato nell'incarico ad Antonio Corradini,
scomparso nel 1752, autore di un bozzetto dell'opera. La competizione tra i
due è palese, e Sammartino la vince. Se
in Corradini il velo è tecnicismo dissimulato, celando l'estrema difficoltà esecutiva in una morbidezza di modellato
che assorbe l'aria nelle forme e le rende
più leggiadre, in Sammartino l'esibizione dell'artificio è motivo fondante
dell'opera, raggiungendo, nella metico-
MUSEO CAPPELLA SAN SEVERO - Rassegna Stampa 01/01/2015 - 20/11/2015
losità di un panneggio così realistico da
sfiorare l'astrazione, livelli sensazionali
di virtuosismo. Il messaggio di questo
Cristo velato è chiaro: è l'arte, per quanto
possa essere fittizia, il corrispettivo più
vicino della palingenesi, il segreto, cioè,
per cui dalle spoglie si ritorna in vita,
mito che, nel pensiero di Raimondo, era
comune a religione e scienza.
La resurrezione, dalla morte, dal
peccato, dall'oscurantismo, ai fini
del trionfo della vita, della sapienza,
della verità, è già in atto nel Cristo del
Sammartino, a differenza di quanto non
capiti nella vicina Pudicizia velata del
Corradini. E non come qualcosa di sovrannaturale, semmai come un processo chimico: il velo umido verrà assorbito
dalla pelle fino a sparire, dalla simbiosi
rinascerà l'esistenza, stavolta non terrena, non caduca, come ancora ricordato
dai simboli della Passione in fondo al
letto, ma eterna. Eccola, la luce a cui mirare: il mistero non sarà più fede cieca,
umiliante per la ragione, ma verità sperimentabile, alla portata dei più dotati.
Il Cristo velato è il canto del cigno della
scultura barocca, oltre non si potrà andare. Il corpo risorto che si alzerà dal
giaciglio della cappella Sansevero sarà
per forza nuovo, seppure improntato
al recupero di canoni antichi. Nella sua
estrema, terminale apologia dell'artificio, la scultura del Sammartino riesce
comunque a guadagnarsi l'onore delle
armi da parte di Antonio Canova (in
visita a Napoli nel 1780), il campione
del Neoclassicismo, l'arte che supera
definitivamente il Barocco.
Museo Cappella Sansevero, Napoli, via
Francesco De Sanctis 19-21, 081/5.51.84.70.
Orari: giorni feriali 9,30-18,30, domenica
9,30-14, chiuso martedì; ingresso 7 6.
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