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Pagina inziale » Musica » Articolo n. 3366 del 12 settembre 2005
Nuovo album per McCartney
Il nuovo lavoro di Sir Paul McCartney, "Chaos and creation
in the back yard", è il suo ventesimo album in studio dopo i
Beatles (il primo fu "McCartney" del 1970) dopo quasi 4 anni
di attesa dalla pubblicazione, nel 2001, di "Driving rain".
A 64 anni, dunque, con un tour statunitense di 37 date
partito il 9 settembre da Miami che si concluderà il 30
novembre a Los Angeles, l'ex bassista dei Beatles ha
ancora voglia di mettersi in gioco.
"Chaos and creation in the back yard" contiene tredici nuove
canzoni, registrate fra Londra e Los Angeles nel corso degli
ultimi due anni e, per certi versi, rappresenta un ritorno alle origini. E' stato prodotto da
Nigel Godrich (Radiohead, Travis e Beck), consigliato dal vecchio amico George Martin a
cui Paul aveva chiesto aiuto non immaginando che avesse smesso di produrre album.
Nel disco, così come in quello del '70, fa un po' tutto lui, suonando batteria, chitarre, basso
e tastiere.
La copertina è splendida, con una vecchia foto in bianco e nero di Paul nei primi anni '60,
ritratto nel giardino dietro casa, mentre strimpella la chitarra.
Il disco... un po' meno.
Guardate, è ovvio che per un vecchio fan come me è difficile essere oggettivo, ma vi
assicuro che, qualsiasi critica leggiate in giro... credetemi: non è un gran disco.
Ci sono delle canzoni molto belle (in fondo al disco c'è un
traccia nascosta, una ghost track) e le prime tre (compresa la
"Fine Line" scelta come primo singolo) funzionano molto bene;
ma poi il disco si dilunga in canzoni che non "decollano".
Sono atmosfere molto raffinate, è un disco "cantautorale", di
ballate (genere in cui Macca eccelle) ma spesso iniziano bene
e poi si perdono in armonizzazioni ricercate che dimostreranno
sì una maturazione musicale ma tolgono immediatezza al
prodotto.
Alla fine, mi secca ammetterlo, ma può risultare un po' noioso.
Intendiamoci: stiamo parlando di un "grande" che ha già dato moltissimo alla musica del
'900 ma, forse, proprio per questo da lui si pretende di più.
C'è un pezzo (bellissimo) che si intitola "Jenny Wren" e il modo in cui suona la chitarra si
rifà allo stile di "Blackbird"; "English tea", "Anyway", "A certain softness" e "Follow Me" sono
ottime canzoni, ma non bastano a fare un grande album.
E' un disco che piacerà molto alla critica ma meno ai fans e non so quanti avranno il
coraggio di ammettere che a McCartney manca un partner, un alter-ego duro e arrabbiato
che lo stimoli, lo critichi e gli impedisca di cadere nell'autocompiacimento.
Insomma, gli manca John Lennon.
Furio Sollazzi
Pavia, 12/09/2005 (3366)
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