Agosto - Ottobre 2013

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Agosto - Ottobre 2013
NEWSLETTER DAI PROGETTI IN KENYA
L’Associazione Internazionale Volontari Laici (LVIA) è una ONG italiana presente in Kenya dal
1967, anno in cui si è impegnata maggiormente nella costruzione e gestione del Tigania
Hospital e Tigania Housing Co-operative Society.
Negli anni 80 la LVIA ha implementato un programma integrato comprendente interventi nel
settore della salute preventiva e in quello idrico e agricolo, sempre nella zona del Tigania.
Dal 1990 ad oggi la LVIA, in partenariato con la Diocesi di Meru, sua storica controparte, ha
realizzato un totale di 16 acquedotti a caduta e un programma di raccolta dell’acqua piovana
nelle zone semi-aride nella regione del Meru.
Il numero totale di beneficiari è finora stimato intorno ai 240,000 con una lunghezza
complessiva di tubature di 580 km.
SOMMARIO:
Agosto - Ottobre 2013
1. Un viaggio di solidarietà
2. Aggiornamenti sui progetti LVIA in
Kenya
3. Attacco terroristico al centro
commerciale Westgate di Nairobi
4. Benvenuto Bato e arrivederci Letizia!
5. Storiella africana
5. Curiosità
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Selezione e formazione: [email protected]
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Un viaggio di solidarietà
Dal 12 al 27 agosto un gruppo di 10 ragazzi italiani è stato in visita in Kenya insieme a Luisa, ex volontaria LVIA e moglie
dell’attuale Presidente dell’Associazione. Ogni anno, grazie alla sua pluriennale esperienza come medico alla clinica di Tigania,
un progetto sanitario che Luisa ha seguito qualche anno fa nella Contea di Meru, lei accompagna in Kenya gruppi di sostenitori
di LVIA per esplorare insieme le bellezze naturali del paese, ma soprattutto per conoscere da vicino i numerosi progetti realizzati
dall’associazione nelle Contee di Meru e Isiolo e i beneficiari delle attività.
Il gruppo che Luisa ha accompagnato quest’anno era composto da ragazzi di età compresa tra 18 e 29 anni. Tra loro vi erano
studenti all’ultimo anno delle scuole superiori, così come dell’Università (tra cui 4 infermieri) più un lavoratore. Il gruppo ha girato
il paese principalmente a bordo di un matatu, il mezzo di trasporto tipico del Kenya che ricorda molto un pulmino Volkswaghen
anni ’70, e hanno pernottato presso alloggi gestiti da missionari.
Arrivati a Nairobi, hanno visitato il Kivuli Center, il centro per bambini di strada situato nella baraccopoli di Riruta - nella periferia
della capitale, e avviato dal padre comboniano Kizito Sesana, mentre il giorno successivo sono stati in safari al Parco Nazionale
del Masaai Mara, per poi dirigersi verso la Rift Valley. Qui hanno visitato il lago Naivasha, dove si possono vedere gli
ippopotami, quello di Bogoria e alcuni progetti nella zona. La settimana successiva si sono diretti verso la Contea di Meru con
prima tappa a Tharaka, dove hanno visitato il progetto “Meru Herbs” avviato dal primo volontario di LVIA in Kenya, Andrea Botta.
Così hanno potuto vedere la fabbrica dove vari gruppi di donne si dedicano alla coltivazione di spezie ed erbe naturali dalle
quali ricavano marmellate, tisane, vini e altri prodotti biologici che sono destinati sia al mercato interno che internazionale. In
seguito sono arrivati a Ruiri, dove si trova il compound LVIA, e hanno passato alcuni giorni in compagnia di Enrico, il
Rappresentante Paese di LVIA, e Letizia, volontaria LVIA.
Lo staff LVIA li ha accompagnati nelle visite presso le sedi degli uffici di LVIA a Meru e Isiolo, dove hanno potuto vedere le
fotografie dei progetti, le mappe della rete idrica realizzata in loco da LVIA negli anni e posto diverse domande a Enrico riguardo
agli aspetti tecnico-progettuali. Poi è seguito l’incontro con Padre Argese della Congregazione della Consolata e storico
collaboratore di LVIA, che sin dagli anni ’70 ha dato un valido contributo nella realizzazione di diversi progetti inerenti la
distribuzione dell’acqua nella Contea di Meru. Tra le opere realizzate insieme alla LVIA ha costruito più di 60 KM di acquedotto
permettendo a 250.000 famiglie della zona di ricevere il bene più prezioso, l’acqua.
Quindi il gruppo si è diretto nella foresta di Niambene a Mukuklulu, dove ha potuto visionare diverse dighe nonché un ingegnoso
sistema di raccolta d’acqua pensato dallo stesso Argese e scavato dentro ad una montagna. In seguito Enrico li ha
accompagnati in diversi luoghi della Contea per mostrare loro le terre dove si trovano i condotti dell’acquedotto, le vasche per la
raccolta dell’acqua e i relativi sistemi di pulitura, i numerosi pozzi, le fontane e gli abbeveratoi per il bestiame, i serbatoi realizzati
nelle scuole o per privati.
Oltre ad apprezzare il giro turistico della zona, il gruppo si è dimostrato molto interessato e stupito nel realizzare quale ingente
contribuito LVIA ha apportato nell’area sin dagli anni ’70, nonostante la penuria di risorse tecnologiche e le diverse difficoltà
strutturali. Inoltre è stata un’occasione per i ragazzi di sperimentare le diversità di paesaggio che ci sono in Kenya, passare una
giornata nella foresta, vedere piantagioni di riso, thè e cotone così come le zone aride dominate da arbusti, piante di acacia e
terra rossa. Un’altra tappa è stata infatti Merti, nel Nord del Paese verso l’Etiopia, dove il gruppo si è diretto per vedere gli ultimi
progetti che LVIA ha realizzato con finanziamenti delle Nazioni Unite. A bordo della Land Cruiser di LVIA e dopo un viaggio di più
di quattro ore di fuoristrada in mezzo ad un deserto di roccia, passando in fianco a gruppi di Somali con file infinite di cammelli e
a pastori con mandrie di buoi a una gobba e attraversando i villaggi dei Borana con le loro abitazioni tradizionali in sterco e
paglia.
Dopo aver attraversato un fiume (che fortunatamente non era in piena e ha quindi permesso al gruppo di proseguire il viaggio
fino a Merti) il gruppo ha visitato le scuole dove LVIA ha di recente costruito i serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana e ha
fatto visita alla sede del partner locale di LVIA, MID-P.
Una volta rientrati a Ruiri, vi è stata la visita alla clinica di Chaaria costruita dai Padri del Cotolengo ad una trentina di Km da
Meru e a quella di Tigania, dove Luisa ha lavorato per quattro anni con LVIA. Infine, prima del ritorno a Nairobi e alla visita alla
barracopoli di Korogocho con successivo stop al Masaai Market, il gruppo ha passato una piacevole e rilassante giornata a
Nanyuki, sulla strada per la capitale, dove ha mangiato pesce in un ristorante costruito su un albero di fico gigante, tra le
scimmie e gli opossum.
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Aggiornamenti sui progetti LVIA in Kenya
Il mese di agosto è stato effettuato l’assessment delle tre scuole scelte come destinatarie dell’intervento LVIA per ricostruire il
sistema di raccolta d’acqua piovana: Muramba Secondary School, Lairangi Secondary Day School, Reii Primary School.
L’incontro con lo staff delle scuole e con i Comitati dei Genitori si è svolto grazie alla mediazione del Rappresentante Paese
Enrico Gorfer e della volontaria Letizia Fontanesi, che hanno incontrato i Presidi delle tre scuole ed i membri dei rispettivi
Comitati. Le scuole sono strumenti importanti per lo sviluppo rurale della zona, ma per garantire la loro sopravvenienza e il loro
funzionamento bisogna intervenire sulle strutture e sui sistemi di raccolta dell’acqua, che è scarsa durante i mesi di siccità.
Nella Muramba Secondary School gli studenti sono 220, di cui 136 ragazzi e 84 ragazze. L’intervento nella scuola è
giustificato dal fatto che al momento vi è una spesa settimanale di 5,000 scellini (45 euro) per garantire la fornitura d’acqua. E’
necessario fornire un serbatoio da 10.000 litri, costruirne la piattaforma, installare la grondaia con relativo collegamento al
serbatoio ed infine la struttura di protezione dello stesso (una tettoia di lamiera).
Nella Lairangi Secondary Day School gli studenti sono 22, di cui 11 ragazzi e 11 ragazze. Nonostante il numero degli studenti
di questa scuola possa risultare esiguo, è rilevante che nello stesso compound si trovi anche la Lairangi Primary School, che
ospita invece 276 studenti (145 bambini e 131 bambine) che sicuramente usufruiranno dell’acqua che verrà raccolta nella
cisterna da installare nella Secondary Day School. Anche qui è necessario fornire un serbatoio da 10.000 litri, costruirne la
piattaforma, installare la grondaia con relativo collegamento al serbatoio ed infine la struttura di protezione dello stesso (una
tettoia di lamiera).
Nella Reii Primary School gli studenti sono 356, di cui 180 ragazzi e 176 ragazze. Questa scuola ha già 3 serbatoi forniti dal
TANA WATER SERVICE BOARD; tuttavia dall’assessment è emerso che le grondaie non sono funzionanti e quindi inadatte a
convogliare l’acqua nelle cisterne. In questo caso l’intervento prevede di sostituire le grondaie ed i relativi collegamenti ai 3
serbatoi esistenti, costruire un ulteriore serbatoio da 10.000 litri con relativa piattaforma, installare la grondaia ed il
collegamento al serbatoio ed infine montare la struttura di protezione dello stesso (una tettoia di lamiera).
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Attacco terroristico al Centro Commerciale Westgate di Nairobi
Purtroppo i nostri ultimi aggiornamenti dal Kenya contengono anche la tragedia dell’attacco terroristico a uno dei centri
commerciali più frequentati dalle comunità locale e internazionale, il Westgate di Nairobi. Non vogliamo ripetere il tragico
bilancio delle vittime, visto che negli ultimi tempi si è parlato tanto di questo evento, ma la notizia ci ha fatto venire i brividi anche
perchè si tratta di un punto di ritrovo di tanti amici e cooperanti che, come noi, svolgono le loro attività a Nairobi o in Kenya.
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Poteva capitare a chiunque di noi, in un pomeriggio qualsiasi, ma per fortuna nessuno dei nostri amici e colleghi è stato
coinvolto. Ovviamente siamo solidali con le vittime innocenti di questa follia, donne e bambini, uomini e anziani, che si trovavano
all’interno del centro. Se ci soffermiamo sulla situazione attuale del Kenya forse possiamo dare una spiegazione, anche se priva
di logica perchè la violenza non ha logica, dell’accaduto: il Kenya sostiene le forze armate dell’Alleanza Africana contro il
terrorismo internazionale, sopratutto quello somalo di Al Shabaab. Questa è stata quindi la risposta contro la presa di posizione
keniota in Somalia, nonchè contro la strategia internazionale alla lotta contro il terrorismo delle nazioni più potenti.
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Il Kenya è uno dei paesi con la maggior presenza di cittadini somali che vivono temporaneamente o sono nati qui, e che
rappresentano una bella fetta dell’economia del Paese, grazie alle numerose attività commerciali che hanno intrapreso. E’ un
Paese che ha ferite e vecchi rancori aperti tra le varie etnie che lo compongono, e che ora si aggiungono al rischio di vendetta
contro i somali. Il Paese ha inoltre subito questo duro colpo mentre è in attesa di una decisione del Tribunale dell’Aja nei
confronti del Presidente per crimini contro l’umanità.
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E’ ora una bella sfida politica e strategica in cui sono intrecciati tanti nodi da risolvere, tutti in contrasto tra di loro, ma mentre
possiamo fare delle supposizioni sulle possibili soluzioni centinaia di persone rischiano ogni giorno di essere esposte ad un
grande rischio. E purtroppo alla fine chi paga il conto sono sempre gli innocenti.
Ben arrivato al nuovo - e più giovane - volontario della LVIA in Kenya
Il 7 settembre mamma Maurizia, con il prezioso aiuto di papà Bledar, ha dato alla luce il piccolo Edoardo Bato, peso 3,720 kg,
capelli scurissimi e foltissimi, occhi ancora di colore indefinito, lunghezza 52 cm.
E' il più giovane volontario del Kenya, anche se al momento si trovano tutti in Italia.
Partiranno presto con il nuovo nato per il paese, dove lavorano tra Meru e Isiolo come volontari LVIA.
Arrivederci e GRAZIE a Letizia Fontanesi, volontaria LVIA in Kenya da luglio a settembre
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Il 26 settembre Letizia ha lasciato lo staff LVIA Kenya, dopo tre mesi di intenso lavoro e supporto a livello amministrativo, oltre
che umano, che ha aiutato a portare a termine vecchi progetti e iniziarne di nuovi.
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Un grosso grazie da parte di Enrico, che ha ricevuto compagnia e aiuto, e da Maurizia e Bledar, i cui ruoli sono stati
perfettamente coperti durante la loro assenza dal progetto. E un saluto da parte di Dennis ed Ambrose, lo staff locale, che ha
goduto della sua simpatia e buonumore quotidiani!
Fiaba africana
La lepre chiede a Dio di insegnarle l’astuzia
In questa fiaba si parla della lepre che ha raggiunto Dio al cielo per chiedergli di insegnarle l’astuzia.
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Dio risponde di portargli tre cose: una zanna di elefante, le lacrime del serpente e il latte di una bufala.
La lepre ritorna sulla terra e va dapprima a trovare l’elefante. Per procurarsi la sua zanna usa
delle lusinghe e il suo talento di fine affabulatore e inganna l'elefante rivolgendosi a lui in
questi termini: “Beh, credevo che questo albero fosse più piccolo di te, ma credo di essermi
sbagliato... come molti dicono tu sei più piccolo di questo albero”.
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Da sciocco, l'elefante si alza sulle zampe posteriori appoggiandosi all'albero per mostrare
che è lui il più grande. Ma facendo questo, l'albero cade sul peso dell'elefante, che
nell’incidente perde una zanna. La nostra ingegnosa lepre si precipita sulla zanna
e l'offre gentilmente all'elefante, che la rifiuta un po’ per orgoglio ma soprattutto
perchè ormai non gli serve più.
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In seguito va dal serpente, che era con i suoi piccoli. Si nasconde non molto lontano e appena il serpente
si allontana uccide tutti i piccoli. Quando il serpente ritorna e li trova tutti morti si mette a piangere.
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La lepre, che si era nascosta per la seconda volta, appare e per consolarlo dice: “Non piangere, avrai
altri piccoli”, poi raccoglie le lacrime e se ne va.
Deve ora superare l'ultima prova. Così ritorna a casa sua per pestare la farina del miglio con il sale, ne fa una palla che porta
con sè nella savana alla ricerca di una madre bufala. Ne trova una vicino a un baobab. La lepre arriva correndo e, facendo finta
di sbattere contro il baobab, si stende ai piedi dell'albero.
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La bufala chiedendole che cosa ci facesse lì, le va vicino così la lepre ne approfitta per mettere una palla di sale e miglio sotto il
naso della bufala, che l'assaggia e la trova di suo gusto. In questo modo la lepre convince la bufala che è possibile averne una
al giorno ricreando la stessa situazione, perché la palla di sale e miglio si stacca dai rami del
baobab se qualcuno ci sbatte contro.
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Allettata, la bufala si propone di fare lei stessa la prova, ma le sue due corna si piantano
profondamente nel tronco dell'albero. Per ottenere il latte della bufala, la lepre le dice: “Si può
usare del latte intorno alle corna in modo che sia più facile farle uscire”. La bufala chiede alla
lepre di mungerla, così la lepre si dà da fare e dopo aver messo il latte intorno alle corna, con il
resto del latte se ne va.
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La lepre porta quanto richiesto a Dio reclamando la conoscenza di più astuzie.
Ma Dio le risponde: “Vattene via. A che cosa servirebbe darti altre astuzie?
Le possiedi già tutte: non posso aggiungerne né altre né di più straordinarie”.
Curiosità – Alla scoperta dei vicini di casa
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I Turkana, il popolo del lago
Vivono in luoghi aridi, inospitali e poco adatti ad una vita normale....come normale la
intenderemmo noi…..eppure i Turkana hanno stabilito le loro dimore nell'estremo nordovest del Kenya, in una zona chiamata Turkanaland. Solo grazie alla loro indole
aggressiva e poco incline alla vita "tenera" oggi sono ancora numerosi.
Il nome, come le origini, sono avvolte nel mistero. Forse Turkana deriva da "Turkwen",
uomini delle cave (le tipiche capanne a forma di botte), ma nessuno può confermarlo.
Di sicuro il ceppo d'origine era situato nel Dodoth Escarpment, situato nel nord-est
dell'Uganda, l'attuale Karamoja, poiché usi e costumi tipici dei Karimojong sono tuttora
conservati. Anche la lingua ha le sue radici nell'intricato sottobosco nilotico, ma il
sangue e la cultura li spingono a est verso i Cusciti.
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La loro pelle è di un nero lucente, il portamento è maestoso e fiero, del tutto in contrasto
con le loro attuali condizioni. In epoca precoloniale erano infatti ricchi di bestiame e capaci di offrire anche 40 capi
come prezzo per una sposa; oggi, a causa dei nuovi confini tribali e del progressivo inaridimento del terreno, di
piogge irregolari e pascoli che scarseggiano, sono costretti ad una vita più dura e difficile. La maggior parte sono
pastori nomadi di bovini capre e cammelli, costretti a spostarsi di continuo alla ricerca di nuovi pascoli e acqua per
il bestiame. Frequenti sono gli scontri con le etnie rivali dei Samburu e dei Pokot. Il centro principale è il villaggio di
Lodwar, sulla sponda occidentale del lago Turkana, che occupa tutto il periplo del lago ad eccezione della parte di
nord-est.
Le capanne in cui vivono sono costruite dalle donne, sono a forma di botte, formate
da uno scheletro di rami spinosi che si intrecciano ricoperti da foglie di palma dum.
All'interno, al centro, arde un piccolo fuoco sempre acceso. Tutt'intorno vi è un
recinto di frasche e spine che delimita la proprietà della famiglia. La sussistenza
della tribù si basa principalmente sugli alimenti derivati dal bestiame come la carne,
il latte, il burro e il sangue; ultimamente qualche tentativo di intraprendere attività
agricole fa capolino nella zona a sud di Loyangalani con colture di miglio, fagioli e
zucche.
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Vivendo in zone semi desertiche dove è difficile reperire l'acqua sono le donne che
si spostano per diversi chilometri per trovarla, usando contenitori di pelle chiamati
"akurum", fatte di zucca essiccata e a volte arricchite con conchiglie “cauri”, ma anche le immancabili taniche di
plastica. Si è invece risolta in un fiasco l'intenzione del Governo di trasformare i Turkana in pescatori. L'esperimento
pilota nella zona della baia di Ferguson's che ha coinvolto centinaia di famiglie con barche, reti ed arpioni, dopo
qualche anno è stato accantonato. Non si sa invece per quale motivo i Turkana abbiano abbandonato alcune
pratiche tradizionali della loro cultura come le circoncisioni, sostituite oggi
dall’“athapan”, l'iniziazione che trasforma i ragazzi in uomini. Non esistono
nemmeno più le classi di età, ma soltanto un blando sistema di alternanza. La
società in genere è organizzata in clan esogamici patrilineari. I Turkana credono in
una divinità suprema chiamata Akuj, che vive nei pascoli del cielo. Sono molto
apprezzati i fabbri e i veggenti, quelli che guardano attraverso le interiora di una
capra e pronunciano profezie. Sono molto interessanti, per entrambi i sessi, le
acconciature e l'abbigliamento. Le donne hanno la testa rasata ai lati, mentre
tengono una ciocca di capelli lungo la parte centrale del capo raccolti come una
stringa e unti con burro e grasso. Portano diversi orecchini, fra cui spicca quello a
forma di foglia, tipico delle Turkana. Le donne anziane usano inserire un pezzo di rame nel labbro inferiore. Una
serie infinita di collane di perline di vetro multicolori circondano il collo dove in bella mostra al centro viene posta
una conchiglia o qualche ciondolo. Le ragazze da sposare portano "l'arrac", un grembiulino triangolare di pelle
decorato con pezzi di guscio d'uovo di struzzo e perline.
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Gli uomini decorano i capelli con piume di struzzo. Sostituiscono i capelli con una calotta di pelle dipinta di blu. Per
non rovinare l'acconciatura usano un poggiatesta di
legno decorato chiamato "karro". Anche loro usano
collane e bracciali in ottone. Essendo guerrieri portano la
Scritto e Redatto da:
lunga lancia donata dopo la cerimonia dell'athapan, il
Bledar Zajmi
bastone da combattimento e l'anello-bracciale che è
Maurizia
Sandrini
un'arma micidiale. Infilato al polso e coperto da una
sottile guarnizione di cuoio sembra un ornamento, ma
Heinrich Gorfer
liberato dall'involucro svela la sua vera identità. Il
(Enrico)
tatuaggio in entrambi i sessi esiste in forma rituale specie sul petto e sul ventre, mentre a
Letizia Fontanesi
volte compaiono le cicatrici di tagli fatti dallo stregone per far uscire dal corpo gli spiriti
Per contattarci:
maligni.
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